Meccaniche della Meraviglia 11. In the City
Dal 22 Ottobre 2016 al 27 Novembre 2016
Brescia
Luogo: Sedi varie
Indirizzo: sedi varie
Orari: dal giovedì al sabato dalle ore 15 alle 18,30 o su appuntamento
Enti promotori:
- Comune di Brescia
- Leonesia - Fondazione Vittorio Leonesio
Telefono per informazioni: +39 030.2977814
E-Mail info: meccanichedellameraviglia@gmail.com
Giunte alla loro undicesima edizione, le Meccaniche della Meraviglia - rassegna di mostre d’arte contemporanea allestite in spazi architettonici di particolare pregio, quali castelli, palazzi, chiese e siti di archeologia industriale o siti archeologici - approdano a Brescia, in una significativa partnership con l’Assessorato alla Cultura del Comune, Università Cattolica, il Conservatorio Luca Marenzio, le accademie Santa Giulia e Laba, che si affiancano agli storici partner del progetto, ossia Provincia di Brescia e Fondazione Leonesia.
Nate nel 2003, concepite e organizzate come un percorso itinerante, con lo scopo di far conoscere e valorizzare alcuni luoghi emblematici del territorio in cui la manifestazione si svolge, le Meccaniche della Meraviglia hanno già avuto modo di “abitare” il Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera o Villa Zanardelli a Toscolano Maderno le strutture del Castello di Desenzano del Garda, la chiesa Romanica di Santa Lucia di Balbiana a Manerba del Garda, lo storico Palazzo Leonesio di Puegnago del Garda, il Grand Hotel di Gardone Riviera e, in particolar modo, le incantate architetture del Lazzaretto di Salò, aperte per la prima volta al pubblico.
Nel 2013 si è intervenuti con progetti Site Specific in alcuni siti archeologici del comprensorio Gardesano, come Le Grotte di Catullo a Sirmione, la villa romana di Toscolano Maderno e il parco archeologico di Manerba del Garda, inoltre sono stati coinvolti l’Hotel Laurin a Salò, la Fondazione Vittorio Leonesio a Puegnago, i giardini e la cappella dell’Isola del Garda nel comune di San Felice del Benaco e villa Mirabella a Gardone Riviera, sede della Comunità del Garda.
Negli anni precedenti dal Castello Quistini di Rovato alle Terme di Boario, dal Castello di Montichiari all’antica Filanda di Gambara, fino alla vecchia fabbrica di reti da pesca di Marone o l’ex Cotonificio De Angeli Frua di Roè Volciano.
È ripensando alla figura di Joseph Beuys e alla sua concezione artistica, in particolare al concetto che sottolinea come la più grande opera d’arte sia la realizzazione della “scultura sociale”, che questo progetto si sviluppa. Per tornare ad avere una funzione sociale, l’artista deve trovare il modo di dedicarsi anche a quest’opera. Il progetto Meccaniche della meraviglia vuole inserirsi in questa forma di pensiero artistico.
Attraverso il meccanismo eterotopico della “duplice entrata”, ovvero, sottolineando la medesima importanza tra luogo che la ospita e opera che ingloba in se stessa lo spazio, si vuole garantire la cattura dello spettatore nella maniera in cui il solo spazio o la sola opera non ne sono capaci. Lo spaesamento dello sguardo, il creare l’abitudine a cambiare il punto di vista. Uscire dallo stereotipo e vedere le cose nella loro essenza. L’opera, che si presenta come una cosa sola con lo spazio reale che la contiene, obbliga chi la guarda a entrare in contatto fisico con la realtà e dunque con l’opera stessa. Questo permette di abolire quelle barriere di scetticismo che oltre un secolo di avanguardie hanno contribuito a costruire creando un sempre maggior distacco tra cultura artistica e società civile.
Intervenire in alcuni contesti della città significa continuare il processo di partecipazione che in 13 anni ha visto il territorio provinciale aprirsi al confronto passato/presente, ponendo l’Amministrazione Comunale cittadina quale nuovo punto di riferimento culturale per il territorio tutto.
Regia di Meccaniche della Meraviglia 11. In the city: Albano Morandi.
Comitato scientifico: Elena di Raddo, Maria Cristina Maccarinelli, Philippe Cyrulnik e Kevin Mcmanus.
La comunicazione dell’evento è stata curata da Team Cäef. I LUOGHI
I luoghi individuati per questo nuovo intervento sono:
- le 2 piccole absidi poste dietro il palco dell’Auditorium S. Barnaba;
- il cortile dietro la biblioteca presso la sede dell’Università Cattolica Sacro Cuore; - la sala 5 degli Scavi archeologici in Palazzo Martinengo Cesaresco;
- Palazzo Martinengo Colleoni (Mo.Ca);
in provincia:
- Spazio espositivo ex De Angeli Frua, Roè Volciano (Aspettando Meccaniche della Meraviglia - anteprima 17 settembre). Mostra omaggio al Pittore bresciano, recentemente scomparso, Armando Tomasi
- Fondazione Vittorio Leonesio Puegnago sul Garda
Gli artisti
Essendo il primo spazio individuato, l’Auditoriun di San Barnaba, luogo per eccellenza dedicato alla musica e in commistione con il Conservatorio Musicale Luca Marenzio, si è pensato ad un allestimento che tenesse conto di questa forte inclinazione. A tale proposito si è pensato ad un progetto che coinvolgesse tre generazioni di artisti della Famiglia Milhaud, con un’installazione sonora realizzata in collaborazione con il conservatorio Luca Marenzio.
Partendo dal grande musicista Darius Milhaud, compositore amico di Cocteau e di Satie, che fece parte del gruppo dei 6, attraverso la figura dello scultore Daniel Milhaud, suo figlio, fino a Mathias Milhaud figlio di Daniel e lui stesso artista visivo.
Sempre pensando al rapporto tra le arti visive e la musica si è pensato di collocare in una sala “inedita” di Palazzo Martinengo Colleoni, l’ex Tribunale della città di Brescia, l’installazione di La Huy, giovane artista vietnamita che lavora con la luce e la cera.
Nel cortile interno, alle spalle della biblioteca, dell’Università Cattoloca del Sacro Cuore, verrà collocata un’opera della scultrice Amalia del Ponte, artista che fa del rapporto con la musica una delle ragioni fondanti del suo modo di intendere la scultura.
Infine, nelle viscere di Palazzo Martinengo Cesaresco, dove la città mostra le startificazioni della sua storia verrà realizzata un’installazione di Nicola Pellegrini e Ottonella Mocellin.
DARIUS MILHAUD (Marsiglia, 4 settembre 1892 – Ginevra, 22 giugno 1974) Compositore francese. Nel 1918 entrò in contatto con Cocteau e Satie ed entrò a far parte del “Gruppo dei Sei”. Nel 1923, durante un soggiorno negli Stati Uniti, scoprì il jazz. Nel 1940, per sfuggire ai nazisti essendo egli di fede ebraica, ritornò negli Stati Uniti, dove insegnò al Mills College di Oakland (ruolo che conserverà fino al 1971). Nel 1947 si stabilì nuovamente a Parigi dove insegnò al conservatorio e dall’anno successivo fu chiamato a dirigere la sezione musicale di Radio France. La sua fede ebraica è testimoniata anche dalla sua ultima opera, “David”, scritta nel 1952. L’artrite reumatoide che gli venne diagnosticata lo portò infine alla paralisi costringendolo ad abbandonare quasi del tutto le sue attività. Nel 1971 venne comunque eletto all’Accademia delle Arti. Lascia un corpus musicale gigantesco (più di 450 opere) comprendente opere teatrali, balletti, musiche di scena e musica corale, composizioni per voci e strumenti, musica da camera e per pianoforte. Il suo stile è influenzato sia da Satie che dai ritmi esotici, specialmente del Brasile, che ebbe modo di conoscere nei suoi viaggi: il tutto si condensa in uno stile ironico e moderno, con un contrappunto notevole e un’armonia forte che sconfina anche nell’atonalità. Nella sua lunga carriera musicale, Milhaud non è stato solamente un grande compositore, ma anche un grande insegnante, riuscendo a crescere allievi destinati a fama mondiale. Fra di essi non vi sono solamente musicisti classici ma anche grandi della musica jazz e pop. A tal proposito sono da ricordare: Burt Bacharach, Dave Brubeck, Pierre Max Dubois, Philip Glass, György Kurtág, Eugene Kurtz, Steve Reich, Pete Rugolo, Karlheinz Stockhausen, Iannis Xenakis.
DANIEL MILHAUD (Parigi, 9 febbraio 1930 – Pietrasanta 5 ottobre 2014)
poeta del sottile umorismo. Nato in Francia nel 1930, compì gli studi negli Stati Uniti dove la sua famiglia si rifugiò durante la guerra, poi in Austria e in Francia dove tornò a risiedere. Nel 1959 fu allievo di Oskar Kokoschka. A partire dagli anni Ottanta fu frequentemente in Italia, a Pietrasanta, per lavorare il marmo. Vi soggiornò più e più volte fino a quando non decise di vivere tra Parigi e Pietrasanta dove aveva acquistato una vecchia segheria di marmo trasformata in splendido loft animato dalle sue sculture. Nella sua espressione artistica Milhaud, figlio del famoso compositore Darius Milhaud, si avvaleva dei piu’ disparati materiali: carta, cartone, poliestere, resina, neon, gesso, filo di ferro. Con “Altamente infiammabile”, nel maggio del 2009, aveva presentato nelle sale del Chiostro di Sant’Agostino, a Pietrasanta, quindici opere della sua più recente stagione creativa. Lasciava l’Italia nei mesi estivi per rifugiarsi nella sua Parigi o in Bretagna e tornava in autunno per ritrovare la città dei pietrasantini.
MATHIAS MILHAUD (Nato nel 1981 a Parigi.)
Dal 2002-2005 Frequenta l’ecol des Beaux-Arts di Rouen. Attualmente vive a Parigi. Pittura e disegno sono solo per me l’espressione del mio subconscio. Lascio che i miei feltri e miei colori agiscano da soli. Mi aspetto che le mie opere arrivino da sole a maturazione.
Per la fotografia, il processo è diverso, mi aspetto di trovare argomenti che parlino da soli, io non sono che l’interlocutore che se ne appropria, li blocco ad un certo punto del loro percorso.
AMALIA DEL PONTE (Milano, 1936) vive e lavora tra Milano e Venezia.
Allieva di Marino Marini all’Accademia di Belle Arti di Brera tra il 1956 e il 1961, da anni conduce una propria originale e solitaria ricerca che unisce il rigore formale alle indagini sugli archetipi, presenti nella stessa problematica scientifica. Sin dall’inizio della sua attività, nei primi anni Sessanta, ha indirizzato la propria ricerca sul vuoto, sulla luce e sulla struttura della materia. Dal 1985 per circa un decennio Amalia Del Ponte sviluppa una particolare ricerca sul suono con i Litofoni, “pietre sonore, forme-suono che rimandano oltre il visibile: ricreano le invisibili corrispondenze tra le forme geometriche, le scale musicali e quelle dei colori.” (Eleonora Fiorani) Nel 1986 viene invitata da Arturo Schwarz a partecipare alla Biennale di Venezia intitolata Arte e Alchimia. Il curatore chiede “Quanto è importante per il suo lavoro quotidiano il rapporto tra alchimia e arte?”, Amalia Del Ponte risponde: “La ricerca dell’alchimista non credo sia diversa da quella dell’artista, se questa è una proiezione a livello inconscio della psiche. Oppure, l’alchimista è artista quando cerca di scoprire l’essenza della materia e la riproduce intervenendo nei fenomeni chimici in tempi per così dire “umani”. La porta senza porta: “l’ultima mostra di Amalia Del Ponte (2015 Galleria Milano) si presenta ai visitatori come un’esperienza sensoriale di segni, suoni, e passaggi di luce e ombre ineffabili e appena percettibili.” (Alessandra Pioselli) LA HUY(1979, Bien Hoa Vietnam) La Huy è nato nel 1979, a Bien Hoa, nella provincia di Dong Nai, a sud di Ho Chi Minh (Vietnam), La Huy si è laureato nel 2004 alla Ho Chi Minh City University of Fine Arts. Egli attualmente vive e lavora a Ho Chi Minh City.
“Un’immagine di monaco sulla strada che chiede elemosina per avere del cibo. Da questa visione nasce l’ispirazione per la creazione di sculture di cera realizzate con vesti di monaci. Normalmente solo ai monaci dell’ordine buddista è concesso apprendere la tecnica per indossare la veste, ma io ottenni l’eccezionale possibilità di conoscere questo mistero dopo aver esposto la mia idea con delle sculture in una pagoda.” Cinque vesti sacre sono disposte con un lieve spostamento delle braccia del monaco. Le braccia discendono gradualmente arrivando, infine, al riposo. Il percorso termina in una veste bianca, pura, che pare quasi dissolversi nell’aria, qui, infatti, non esiste più una separazione fra tradizione e rituali antichi, la veste rimane vaga e indistinta, immobilizzata nel bianco della cera. La
Luce ardente e tremolante si riempie di profonda comprensione. Il tepore proveniente dall’interno sulla fredda e solida cera suggerisce l’approssimarsi dell’esistenza di un corpo formato d’aria, in continuo movimento.
OTTONELLA MOCELLIN (1966, Milano) e NICOLA PELLEGRINI (Milano, 1962) Artisti visivi, tra il 1984 e il 1993 hanno vissuto a Londra dove hanno studiato Arte Pubblica e Architettura presso la Chelsea School of Art e la Architectural Association. Durante quel periodo hanno fatto parte dell’Arc Group, lavorando su installazioni site specific. Alla fine del soggiorno londinese, rientrati in Italia, hanno continuato a lavorare sia individualmente che a progetti a quattro mani esponendo in musei, centri d’arte, fondazione gallerie (fra cui, recentemente presso la galleria Lia Rumma, a Milano). Tra il 2001 e il 2002 hanno soggiornato un anno a New York rappresentando l’Italia per il PS1 International Studio Program. Attraverso fotografia, video, installazione e performance, la ricerca di Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini è incentrata sul tema dell’identità e sul lato emotivo e conflittuale delle relazioni.
Realizzata in collaborazione tra il Comune di Brescia e la Fondazione Vittorio Leonesio con la partecipazione del Comune di Roè Volciano ha come Patners la Fondazione Provincia di Brescia Eventi, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, Il Conservatorio Luca Marenzio di Brescia, la LABA e l’Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia.
Meccaniche della Meraviglia 11 ha come patners tecnici:
Fondazione Provincia di Brescia Eventi; Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia; LABA Libera Accademia di Belle Arti; Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia; Conservatorio Luca Marenzio di Brescia.
Sponsor dell’iniziativa sono: Fondazione ASM; Gauss Magneti; Cantina Capuzza; Golden Food; Compagnia della Stampa.
Si ringrazia: Galleria Milano (Milano), Galleria Primae Noctis (Lugano CH), Galleria Peccolo (Livorno).
È possibile visitare Meccaniche della Meraviglia 11. In the City nei seguenti giorni: dal giovedì al sabato dalle ore 15 alle 18,30 o su appuntamento.
La visita agli spazi espositivi saranno affiancate dagli studenti del corso di Didattica dell’arte per i Musei dell’Accademia di Belle Arti SantaGiulia che condurranno i visitatori alla scoperta delle installazioni dedicate.
L’inaugurazione è prevista per sabato 22 ottobre e gli artisti invitati sono i seguenti:
alle ore 16:00 presso l’Auditorium San Barnaba (Corso Magenta 44, Brescia)
Darius Milhaud, Daniel Milhaud, Matias Milhaud
con un’installazione sonora realizzata in collaborazione con il conservatorio Luca Marenzio.
A seguire concerto promosso dal Conservatorio Luca Marenzio.
Le cheminée du Roi Reneé (1939), suite in sette movimenti
Quintetto, op. 205, per flauto, oboe, clarinetto, corno e fagotto.
Suona: Massimiliano Pezzotti (flauto), Andrea Chenna (oboe), Giovanni Sora (clarinetto), Gabriele Rocchetti (corno), Alberto Belli (fagotto).
Le voyageur sans bagage (1936)
Suona: Federico Rovagnati (violino), Paolo Pandolfi (clarinetto), Chiou Chuei Jen (pianoforte).
Amalia del Ponte
alle ore 17:00 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (via Gabriele Rosa, 45, Brescia)
Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini alle ore 17:45 presso Palazzo Martinengo Cesaresco (via dei Musei 30, Brescia)
La Huy
alle ore 18:30 presso Palazzo Martinengo Colleoni - Mo.Ca (via Moretto 78, Brescia)
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