A Roma dal 14 giugno al 18 settembre
Un Tiziano dal Kunsthistorisches Museum di Vienna ospite d'eccezione alla Galleria Borghese
Tiziano Vecellio, Ninfa e pastore, 1570-1575, Olio su tela, 149.6 × 187 cm, Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemaldegalerie | Foto: Coen | © Galleria Borghese
Samantha De Martin
13/06/2022
Roma - In un paesaggio tracciato a “colpi rissoluti, con pennellate massiccie di colori”, una donna di spalle, distesa su un fianco accanto a un giovane uomo, adagiata su una pelle maculata di leopardo che le fa da giaciglio, si volta verso il compagno del suo erotico gioco d’amore.
Appoggiata sulla spalla destra del giovane, quasi completamente nuda, come appena sveglia, mostra all’osservatore una mano con la quale sembra accarezzarsi, aggiungendo carica erotica a un contesto già di per sé esplicito.
La coppia, sotto una quercia, immersa in una natura non proprio arcadica, dà le spalle a un capro intento a cibarsi dell’ultima parte frondosa del ramo di un albero già in parte secco, metafora del tempo che passa inesorabile.
Dipinta da Tiziano intorno al 1570 la tela Ninfa e pastore, arrivata a Roma in prestito dal Kunsthistorisches Museum di Vienna nell’ambito di un programma di scambio culturale tra le due istituzioni, grandeggia fino al 18 settembre nella sala XX della Galleria Borghese.
Tiziano, Ninfa e Pastore, 1570-1575, Olio su tela, 187 × 149.6 cm, Kunsthistoriches Museum, Gemäldegalerie, Vienna | Foto: © Coen | © Galleria Borghese
È questo capolavoro, ospite d’eccezione nel museo romano, e straordinario epilogo dell’intera produzione di Tiziano che morirà un anno dopo averlo realizzato, a dare il “la” ai Dialoghi di Natura e di Amore, la piccola, ma ben curata mostra dossier a cura di Maria Giovanna Sarti. Ad accendere il dialogo tra il capolavoro ospite e tre gioielli della collezione della Galleria Borghese sono alcuni temi che, dagli esordi, accompagnano l’attività di Tiziano fino alla maturità: la Natura, intesa come paesaggio significante e luogo dell’agire umano, l’Amore, restituito nelle sue diverse forme di amore divino, naturale, matrimoniale, e il Tempo, che scandisce la vita dell’uomo, ne regola il ciclo e lo assimila all’armonia dell’universo.
A prescindere dalle interpretazioni dei due protagonisti della tela arrivata da Vienna - che potrebbero rappresentare una ninfa e un pastore, ma anche Diana e Endimione, Dafni e Cloe, Medoro e Angelica, o simboleggiare Orfeo e una Menade, Paride ed Enone, o persino Arianna e Dioniso - l’opera cattura chi la osserva con il suo significato universale, sempre riconducibile per il vecchio Tiziano a un malinconico rimpianto verso un’umanità perduta.
Tiziano, DIaloghi di Natura e di Amore | Foto: © M.Coen | © Galleria Borghese
Se nel dipinto Ninfa e pastore la natura è un concetto primario, il contesto nel quale agiscono i protagonisti, nel dipinto sulla parete opposta, intitolato Le tre età dell’uomo, proposto in mostra nella replica della celebre opera di Tiziano (del 1511-1512) conservata a Edimburgo ed eseguita da Sassoferrato nel 1682, la natura assurge a paesaggio e a ciclo della vita, spazio dell’agire umano e del suo continuo fluire. L’opera dal Kunsthistorisches, tra le ultime del maestro, considerata la summa delle sue aspirazioni artistiche, snocciola le medesime riflessioni sull’amore, sul tempo che passa e tutto consuma, effettuate da Tiziano alla fine della propria esistenza.
Tiziano. DIaloghi di Natura e di Amore | Foto: © M.Coen | © Galleria Borghese
Se in Amor sacro e Amor profano, capolavoro della Collezione della Galleria Borghese che grandeggia su una parete della stanza XX, il paesaggio è moralizzato e significante, commenta e amplifica il senso del dipinto, sulla parete opposta, in Venere che benda amore, un dipinto “al femminile” della Galleria Borghese che precede di dieci anni Ninfa e pastore, Tiziano decide di dare voce allo sfondo.
Ma quest’opera affascina anche per un altro motivo.
“Dalle indagini diagnostiche - spiega Maria Giovanna Sarti - è emerso come Tiziano sia intervenuto su questo dipinto in maniera originale. In origine, dove oggi sulla tela distinguiamo una tipica vetta del paesaggio dolomitico, tanto caro al pittore di Pieve di Cadore e presente soprattutto nelle opere della maturità, il maestro aveva posto una figura che copriva l’attuale paesaggio e che recava in mano una cesta di frutti. Tiziano avrebbe deciso di eliminarla forse perché quella figura non era più funzionale all’allegoria che avrebbe voluto mettere in campo o forse in seguito a un cambio di committenza".
Tiziano, Amor sacro e Amor profano, 1514-15, Olio su tela, 278 × 118 cm, Galleria Borghese, Roma | Foto: © M.Coen | © Galleria Borghese
Al centro di questo dipinto “matrimoniale”, che è anche un’allegoria a sfondo mitologico, figurano una venere, allegoria di una sposa, un amore cieco e due ninfe. La donna sulla sinistra, ingioiellata, vestita di bianco, è affiancata da un piccolo amore che sembra suggerirle un comportamento da osservare, appoggiandosi sulla spalla. Al centro, nel grembo della donna, si riconosce un altro amore, bendato da Venere. Le altre due donne sorreggono l’arco e le frecce, le armi di cupido.
Attraverso l’abbigliamento Tiziano gioca con il tema matrimoniale. Se le vesti delle due donne di destra sono consone al ruolo della donna discinta e casta, la figura femminile sulla sinistra, alla quale Amore si affianca, si presenta ricca di orpelli.
Quasi a commento di questo dialogo a quattro voci - Ninfa e pastore, Amor sacro e Amor profano, Venere che benda Amore, Le tre età dell’uomo” - la sala XX accoglie anche le tavole con Adamo ed Eva di Marco Basaiti, i due cantori pseudogiorgioneschi, gli altri due Tizano, il Cristo flagellato e il San Domenico, cronologicamente contigui ai più tardi dipinti del pittore presentati in mostra.
Tiziano, Venere che benda Amore, 1565 circa, Olio su tela, 185 × 118 cm, Roma, Galleria Borghese | © Galleria Borghese
L'esposizione è accompagnata da un catalogo edito da Arte’m con i testi della curatrice Maria Giovanna Sarti. In occasione della mostra sarà pubblicato il primo numero della collana Galleria (De Luca editore) che approfondisce in maniera monografica temi e opere della collezione Borghese.
La mostra è aperta al pubblico dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19 (ultimo ingresso alle 17.45). Aperture straordinarie serali sono previste il venerdì e il sabato fino alle 22 (ultimo ingresso alle 20.45). Il museo è chiuso il lunedì.
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• Tiziano. Dialoghi di Natura e Amore
• FOTO - Tiziano. Dialoghi di Natura e di Amore
Appoggiata sulla spalla destra del giovane, quasi completamente nuda, come appena sveglia, mostra all’osservatore una mano con la quale sembra accarezzarsi, aggiungendo carica erotica a un contesto già di per sé esplicito.
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Dipinta da Tiziano intorno al 1570 la tela Ninfa e pastore, arrivata a Roma in prestito dal Kunsthistorisches Museum di Vienna nell’ambito di un programma di scambio culturale tra le due istituzioni, grandeggia fino al 18 settembre nella sala XX della Galleria Borghese.
Tiziano, Ninfa e Pastore, 1570-1575, Olio su tela, 187 × 149.6 cm, Kunsthistoriches Museum, Gemäldegalerie, Vienna | Foto: © Coen | © Galleria Borghese
È questo capolavoro, ospite d’eccezione nel museo romano, e straordinario epilogo dell’intera produzione di Tiziano che morirà un anno dopo averlo realizzato, a dare il “la” ai Dialoghi di Natura e di Amore, la piccola, ma ben curata mostra dossier a cura di Maria Giovanna Sarti. Ad accendere il dialogo tra il capolavoro ospite e tre gioielli della collezione della Galleria Borghese sono alcuni temi che, dagli esordi, accompagnano l’attività di Tiziano fino alla maturità: la Natura, intesa come paesaggio significante e luogo dell’agire umano, l’Amore, restituito nelle sue diverse forme di amore divino, naturale, matrimoniale, e il Tempo, che scandisce la vita dell’uomo, ne regola il ciclo e lo assimila all’armonia dell’universo.
A prescindere dalle interpretazioni dei due protagonisti della tela arrivata da Vienna - che potrebbero rappresentare una ninfa e un pastore, ma anche Diana e Endimione, Dafni e Cloe, Medoro e Angelica, o simboleggiare Orfeo e una Menade, Paride ed Enone, o persino Arianna e Dioniso - l’opera cattura chi la osserva con il suo significato universale, sempre riconducibile per il vecchio Tiziano a un malinconico rimpianto verso un’umanità perduta.
Tiziano, DIaloghi di Natura e di Amore | Foto: © M.Coen | © Galleria Borghese
Se nel dipinto Ninfa e pastore la natura è un concetto primario, il contesto nel quale agiscono i protagonisti, nel dipinto sulla parete opposta, intitolato Le tre età dell’uomo, proposto in mostra nella replica della celebre opera di Tiziano (del 1511-1512) conservata a Edimburgo ed eseguita da Sassoferrato nel 1682, la natura assurge a paesaggio e a ciclo della vita, spazio dell’agire umano e del suo continuo fluire. L’opera dal Kunsthistorisches, tra le ultime del maestro, considerata la summa delle sue aspirazioni artistiche, snocciola le medesime riflessioni sull’amore, sul tempo che passa e tutto consuma, effettuate da Tiziano alla fine della propria esistenza.
Tiziano. DIaloghi di Natura e di Amore | Foto: © M.Coen | © Galleria Borghese
Se in Amor sacro e Amor profano, capolavoro della Collezione della Galleria Borghese che grandeggia su una parete della stanza XX, il paesaggio è moralizzato e significante, commenta e amplifica il senso del dipinto, sulla parete opposta, in Venere che benda amore, un dipinto “al femminile” della Galleria Borghese che precede di dieci anni Ninfa e pastore, Tiziano decide di dare voce allo sfondo.
Ma quest’opera affascina anche per un altro motivo.
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Tiziano, Amor sacro e Amor profano, 1514-15, Olio su tela, 278 × 118 cm, Galleria Borghese, Roma | Foto: © M.Coen | © Galleria Borghese
Al centro di questo dipinto “matrimoniale”, che è anche un’allegoria a sfondo mitologico, figurano una venere, allegoria di una sposa, un amore cieco e due ninfe. La donna sulla sinistra, ingioiellata, vestita di bianco, è affiancata da un piccolo amore che sembra suggerirle un comportamento da osservare, appoggiandosi sulla spalla. Al centro, nel grembo della donna, si riconosce un altro amore, bendato da Venere. Le altre due donne sorreggono l’arco e le frecce, le armi di cupido.
Attraverso l’abbigliamento Tiziano gioca con il tema matrimoniale. Se le vesti delle due donne di destra sono consone al ruolo della donna discinta e casta, la figura femminile sulla sinistra, alla quale Amore si affianca, si presenta ricca di orpelli.
Quasi a commento di questo dialogo a quattro voci - Ninfa e pastore, Amor sacro e Amor profano, Venere che benda Amore, Le tre età dell’uomo” - la sala XX accoglie anche le tavole con Adamo ed Eva di Marco Basaiti, i due cantori pseudogiorgioneschi, gli altri due Tizano, il Cristo flagellato e il San Domenico, cronologicamente contigui ai più tardi dipinti del pittore presentati in mostra.
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