La polis magnogreca in provincia di Salerno continua a regalare sorprese

Gli ultimi ritrovamenti gettano nuova luce sulla colonia di Velia-Elea

Una veduta dall'alto dell'Acropoli di Velia | Courtesy MiC
 

Samantha De Martin

01/02/2022

Salerno - Vasi, armature, ceramiche dipinte, due elmi perfettamente conservati sbucano tra i resti del più antico tempio arcaico dedicato ad Atena sull’acropoli di Elea-Velia.
Sono alcuni dei silenziosi testimoni delle più antiche e lacunose fasi di vita della città magnogreca che i coloni Focei provenienti dall’Asia Minore fondarono verso il 540 a.C. all’indomani della Battaglia di Alalia, combattuta tra i Focei di Alalia e una coalizione di Etruschi e Cartaginesi.

La Velia dei Romani - l’antica polis magnogreca di Elea - in provincia di Salerno, nota per aver dato i natali al filosofo Parmenide, continua a regalare bellezza. Alcuni ritrovamenti, frutto della campagna di scavi appena conclusasi, gettano nuova luce sulla storia della colonia e sulla battaglia che ne anticipò la fondazione.


L'elmo Negau rinvenuto sull'Acropoli di Velia | Courtesy MiC

Gli archeologi hanno rinvenuto resti di muri in mattoni crudi, intonacati e fondati su zoccolature in blocchi accostati in poligonale. Queste tracce disegnano un edificio rettangolare, lungo almeno 18 metri e largo sette, pavimentato in terra battuta e tegole, sul quale, in posizione di crollo, sono stati ritrovati gli elementi dell’alzato, gli elmi e le ceramiche dipinte.

Le indagini archeologiche, programmate sotto la direzione di Gabriel Zuchtriegel, hanno previsto l’esecuzione di sondaggi in diversi punti dell’Acropoli, e hanno risposto a due importanti obiettivi: fare chiarezza sull’organizzazione iniziale dell’Acropoli di Velia e risolvere problemi di cronologia delle principali strutture sacre della città.

“I rinvenimenti archeologici presso l’acropoli di Elea-Velia - spiega il direttore generale dei Musei e direttore avocante del Parco Archeologico di Paestum e Velia, Massimo Osanna - lasciano ipotizzare una destinazione sacra della struttura”.
Insomma, con tutta probabilità secondo Osanna questo ambiente accolse le reliquie offerte alla dea Atena dopo la battaglia di Alalia.
Questo scontro navale, consumatosi tra il 541 e il 535 a.C. circa, vide affrontarsi al largo del Tirreno, tra la Corsica e la Sardegna, i profughi greci di Focea e una coalizione di Cartaginesi ed Etruschi.


Acropoli di Velia, pavimento della struttura sacra | Courtesy MiC

“È importante continuare a investire con convinzione nella ricerca archeologica che non smette di restituire importanti tasselli della storia del Mediterraneo” ha sottolineato il ministro della Cultura, Dario Franceschini, commentando il ritrovamento.
Liberati dalla terra solo qualche giorno fa, i due elmi, uno calcidese, l'altro di tipo Negau, devono ancora essere ripuliti in laboratorio e studiati.

“Al loro interno - ipotizza Osanna - potrebbero esserci iscrizioni, cosa abbastanza frequente nelle armature antiche, e queste potrebbero aiutare a ricostruire con precisione la loro storia, chissà forse anche l'identità dei guerrieri che li hanno indossati. Si tratta di prime considerazioni che già così chiariscono molti particolari inediti di quella storia eleatica accaduta di più di 2500 anni fa”.

Gli scavi hanno permesso di risalire alla cronologia del principale tempio della città dedicato alla dea. La costruzione del tempio maggiore, almeno in una prima fase, deve collocarsi cronologicamente dopo la struttura sacra riemersa in questi ultimi mesi.

Come fa notare Osanna, la struttura del tempio più antico risale al 540-530 a.C., e cioè agli anni subito successivi alla battaglia di Alalia, mentre la struttura più recente, che si credeva di età ellenistica, è databile in prima battuta al 480-450 a. C..



Scavo presso l'Acropoli di Velia, sequenza stratigrafica | Courtesy MiC

“È possibile quindi che i Focei in fuga da Alalia - suppone Osanna - lo abbiano innalzato subito dopo il loro arrivo, com'era loro abitudine, dopo aver acquistato dagli abitanti del posto la terra necessaria per stabilirsi e riprendere i floridi commerci per i quali erano famosi”.
Alle reliquie da offrire alla loro dea per propiziarne la benevolenza aggiunsero le armi strappate ai nemici in quell'epico scontro in mare che di fatto cambiò gli equilibri di forza nel Mediterraneo.

“I risultati - dichiara l’archeologo del Parco, Francesco Uliano Scelza - hanno chiarito topografia, architettura, destinazione d'uso e cronologia delle varie fasi dell'Acropoli, dall'età del Bronzo al periodo ellenistico. Adesso si lavora ad ulteriori progetti di fruizione, studio e valorizzazione”.

L’Acropoli si avvia pertanto a essere visibile e visitabile in ogni sua parte, mentrte i luoghi espositivi della Cappella Palatina e della Chiesa di Santa Maria saranno rielaborati in modo da rendere il paesaggio di Velia ancora più suggestivo.

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