Dal 7 giugno alla Fondazione Prada una coinvolgente installazione di realtà virtuale

CARNE y ARENA: in viaggio con i migranti di Iñárritu

Ph. Chachi Ramirez | CARNE y ARENA, Alejandro G. Iñárritu directing the piece, 2017
 

Francesca Grego

07/06/2017

Milano - Il viaggio dei migranti del XXI secolo diventa arte con l’audace installazione di realtà virtuale di Alejandro Gonzàles Iñárritu, inclusa nella Selezione Ufficiale del 70° Festival del Cinema di Cannes e presentata oggi nella sua versione completa negli spazi della Fondazione Prada.

CARNE y ARENA (Virtually Present, Physically Invisible) – questo il titolo dell’opera – è molto più di un film o di un documentario: è un’esperienza di toccante condivisione, che oblitera i confini tra soggetto e spettatore, tra visione e vita vissuta, conducendo i visitatori in viaggio insieme a un gruppo di migranti.

“Durante la realizzazione di questo progetto ho avuto il privilegio di incontrare e intervistare molti migranti e rifugiati provenienti dal Messico e dall’America Centrale” spiega il regista, vincitore di quattro premi Oscar e altrettanti Golden Globe: “Ho invitato alcuni di loro a prendere parte a CARNE y ARENA in modo tale che i loro viaggi personali non fossero per noi un semplice dato statistico, ma potessero essere visti, sentiti, ascoltati e vissuti anche da altri”.
“Qui non ci sono attori – continua Iñárritu – Queste sono storie vere reinterpretate dalle persone che le hanno vissute. Persino alcuni degli indumenti indossati per l’installazione sono gli stessi che portavano attraversando il confine”.
 
Grazie ai mezzi più avanzati della realtà virtuale, ciascun visitatore potrà entrare nei pensieri e nelle sensazioni dei protagonisti, camminare al loro fianco in uno spazio immersivo dalle infinite prospettive e possibilità, costruendo il proprio percorso unico e irripetibile.
Il personalissimo sguardo del cineasta messicano fonde emozioni e tecnologia, poesia ed efficacia documentaristica in un mix peculiare, dando luogo a un’etnografia semi-romanzata in cui ciascuna delle componenti trova la propria esaltazione.
Un’avventura creativa non esente da rischi, racconta il regista: “Sebbene siano entrambi prodotti audiovisivi, la realtà virtuale è tutto ciò che il cinema non è, e viceversa; l’inquadratura scompare e i limiti della bidimensionalità si dissolvono… Durante questa esperienza irreale ma realistica il nostro cervello si connette e i nostri sensi vengono messi alla prova”.

“È una rivoluzione comunicativa in cui il vedere si trasforma in sentire e in condividere fisicamente il cinema” commenta Germano Celant, soprintendente artistico e scientifico della Fondazione Prada: “Una transizione dallo schermo allo sguardo dell’essere umano, con un’immersione totale dei sensi. Il progetto di Iñárritu incarna alla perfezione la vocazione sperimentale di Fondazione Prada e la sua continua ricerca di possibili scambi tra cinema, tecnologia e arte”.

Il progetto si configura infatti come una tappa naturale del percorso che dal 2003 ha visto l’istituzione creata da Miuccia Prada e Fabrizio Bertelli impegnata in collaborazioni con prestigiosi organismi internazionali come il Tribeca Film Festival e la Mostra del Cinema di Venezia, artisti come Steve McQueen, Tobias Rehberger e Francesco Vezzoli, nonché in rassegne ideate da Roman Polanski e dallo stesso Iñárritu, oltre alla piattaforma e al progetto di didattica cinematografica sperimentale “Belligerent Eyes”.

Creata da Iñárritu insieme al tre volte premio Oscar Emmanuel Lubezki con Mary Parent e ILMxLAB, prodotta da Legendary Entertainment e Fondazione Prada, CARNE y ARENA è fruibile individualmente su prenotazione da visitatori di età maggiore di 16 anni. L’installazione sarà in programma fino al 15 gennaio 2018 negli spazi del Deposito della Fondazione Prada.


All’Osservatorio in Galleria Vittorio Emanuele II, invece, ha appena aperto i battenti EU: Satoshi Fujiwara (7 giugno-16 ottobre): un’antologica che spazia dai lavori più significativi della carriera del fotografo giapponese a 5K Confinement, realizzato per Fondazione Prada.
Curata da Luigi Alberto Cippini, la mostra esplora una serie di possibili alternative ai canoni dominanti nella fotografia europea.
In un allestimento che assembla gruppi di immagini con l’esplicito obiettivo di evitare le forme consuete di linearità narrativa, Fujiwara riflette su una gamma di temi ampia ed eterogenea, dal reportage sui comportamenti di foto e videogiornalisti durante gli attacchi terroristici di Parigi del novembre 2015 (Friday: a report on a report), alle dinamiche del racconto degli scontri tra polizia e manifestanti in diverse capitali europee (#R), fino alle reazioni del pubblico durante una fiera erotica tedesca (Venus) e alla documentazione degli apparati tecnologici di sicurezza messi in campo all’interno di Ca’ Corner della Regina, sede veneziana della Fondazione, durante la scuola sperimentale di cinema Belligerent Eyes (5K Confinement).




Leggi anche:

• Alla Fondazione Prada Vezzoli guarda la Rai: viaggio negli anni '70 attraverso lo schermo

COMMENTI