Paolo Masi. Pittura, vibrazione e segno

Paolo Masi, ST, 2011, tecnica mista su cartone, cm. 70x50

 

Dal 17 Ottobre 2020 al 28 Febbraio 2021

Legnano | Milano

Luogo: FerrarinArte

Indirizzo: via De Massari 10

Orari: lunedì ore 15.30-19.00, da martedì a sabato ore 9.00-12.30 e 15.19.30, oppure su appuntamento. L'accesso alla sala espositiva è contingentato nel rispetto della normativa vigente. È obbligatorio l'uso della mascherina

Curatori: Matteo Galbiati

Prolungata: fino al 28 febbraio 2021

Telefono per informazioni: +39 0442 20741

E-Mail info: info@ferrarinarte.it

Sito ufficiale: http://www.ferrarinarte.it


L'esposizione, curata da Matteo Galbiati, presenta un allestimento rinnovato, per consentire ad appassionati d'arte e collezionisti di approfondire ulteriormente la ricerca dell'artista, maestro indiscusso nel panorama italiano, capace di consegnare all'attualità del presente il senso di una liricità in cui il binomio segno-colore oltrepassa il limite confinato del quadro.
Una collaborazione consolidata, quella tra l'artista e la galleria, che ha portato recentemente alla realizzazione di una mostra pubblica presso il Palazzo del Monferrato di Alessandria (III evento collaterale della Biennale d'Arte di Alessandria OMNIA III Edizione 2020) e del relativo tour virtuale (www.ferrarinarte.it/vgallery/Paolo_Masi/index.html), proposto la scorsa primavera durante il lockdown.

"Pittura, vibrazione e segno. 60 anni di ordinata casualità" si configura come una concisa antologica, che attraverso opere selezionate riassume l'intero percorso dell'artista, a partire dalla fine degli anni Cinquanta sino alle più recenti ricerche, documentate grazie alla presenza di alcuni lavori inediti.

«L'esperienza di Paolo Masi - scrive Matteo Galbiati - costituisce un'importante testimonianza che lo colloca nel pieno del dibattito artistico che ha connotato il panorama italiano, e non solo, a partire dalla fine degli anni Cinquanta e che ha messo in forte discussione, se non vera e propria crisi fondante, la pittura. Masi ricorre, senza mai tradirlo, al mezzo pittorico come strumento ancora efficace nel pronunciamento originario e perdurante nella sua attualità rinnovata e rinnovabile, essenziale nel definire un complesso meccanismo di relazioni con chi osserva. Masi dipinge con quel senso di orgogliosa e sentita responsabilità che itera la pittura nel tempo e nello spazio del vivere; la sua astrazione non è speculazione artefatta, ma sempre presenza di memorie ed è, per questo, capace di far affiorare deduzioni e intuizioni che consolidano il patto tra nuova conoscenza ed esperienza vissuta, tra immaginazione creativa e sensazioni pregresse. L'esercizio cromatico viene esperito con un rinnovamento costante di tecniche, gestualità e modalità risolutive, in cui il fare, per questa prolificità concettuale e concreta, si determina ed esplicita nella forma di un'inestricabile matassa di relazioni le quali, acquisite dalle prolifiche manifestazioni della sua essenza diffusa, sanno naturalmente trasferirsi all'altro. Masi, in definitiva, salva la pittura modificandola continuamente; lasciandosi stupire accetta il senso di una libertà d'azione che diviene salvifica. Nell'opera dell'artista fiorentino comprendiamo che la radice e l'essenza del suo rinnovamento e della sua messa in discussione costante è il cercare la verità del reale, nel coglierne le indicazioni come metafore di una possibile trasfigurazione dell'immagine del dipinto semplicemente respirando appieno il vivere del mondo».

Le opere esposte, individuate tra le maggiormente iconiche del pensiero di Paolo Masi, percorrono sessant'anni di ricerca e sperimentazione, portando all'attenzione del pubblico uno spaccato riassuntivo della sua lunga scrittura pittorica che, ininterrotta, arriva all'oggi ancora forte del suo originario accento emotivo.  Paolo Masi nasce a Firenze nel 1933, dove vive e lavora. Dopo aver elaborato negli anni Cinquanta e Sessanta un’attività articolata, complessa e diversificata, si avvicina alle contestuali esperienze analitico-riduttive, scomponendo e riorganizzando sul pavimento e contro le pareti aste di alluminio, specchi, fili o piccole stecche di plexiglas colorato, che estendono anche alla terza dimensione la ritmicità dello "spazio-colore". La fase successiva coincide con il ritorno alla bidimensionalità attraverso il progetto "Rilevamenti esterni - conferme interne" (1974-76), elaborazione che egli sviluppa all'esterno e all’interno del suo studio con le "Tessiture" (tela grezza cucita) e i "Cartoni" da imballaggio, dove utilizza per la prima volta adesivi trasparenti e coprenti, facendo emergere la struttura interna del materiale. Partecipa alla Biennale di Venezia (1978); alla XI Quadriennale romana (1986); alle mostre "Kunstlerbücher" di Francoforte e "Erweiterte Fotographie Wiener Secession" di Vienna (1980); alla mostra parigina sul libro d’artista (Centre Georges Pompidou, 1985), ad "Arte in Toscana 1945-2000" (Palazzo Strozzi, Firenze, Palazzo Fabroni, Pistoia, 2002) e alla mostra "Pittura Analitica. I percorsi italiani 1970-1980" (Museo della Permanente, Milano, 2007). Le opere successive sono i "Contenitori di forma colore", le "Serialità" e nuovamente i "Cartoni" (superfici di vario tipo: legno, tela, carta), sulle quali l’artista interviene con una complessa operazione pittorica. La serie di plexiglas "Trasparenze", iniziata nel 2000, dipinta con la tecnica della vernice spray, permette all’artista di operare una nuova definizione dello spazio attraverso "sollecitazioni cinetico-cromatiche" di luci e ombre.

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