La demolizione di monumenti un attacco contro la dignità e l’identità dell’intera popolazione
La distruzione del patrimonio culturale come crimine di guerra
Timbuktu (Mali) © UNESCO
Ludovica Sanfelice
02/03/2016
La Corte Penale Internazionale (CPI) ha avviato il processo contro Ahmad al-Faqi al-Mahdi, il primo jihadista, supposto membro del gruppo estremista di Ansar Dine, che nel Tribunale dell’Aja dovrà rispondere della demolizione di nove antichi mausolei e della celebre moschea Sidi Yahia di Timbuctù, in Mali.
Tra i crimini di guerra
Nella storia del Tribunale non era mai successo che l’azione della Corte estendesse l’ambito dei crimini di guerra agli assalti compiuti contro il patrimonio storico e culturale ma negli anni Novanta diversi militari vennero processati dal Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia (organo istituito ad hoc dalle Nazioni Unite per perseguire le violazioni commesse nel territorio dal 1991) per avere distrutto alcuni importanti siti culturali come l’antico ponte di Mostar e la libreria nazionale di Sarajevo. Da allora i responsabili di aggressioni al patrimonio culturale hanno però quasi sempre aggirato processi e sono rimasti impuniti.
Un precedente importante nella lotta al terrorismo
Fatou Bensouda, la giurista gambiana nominata Procuratore Capo della CPI, ha sottolineato come la distruzione di monumenti insostituibili costituisca di fatto un attacco gravissimo contro la dignità e l’identità dell’intera popolazione. Nel caso perciò che l’uomo venga condannato, si creerebbe un precedente fondamentale in un momento in cui i crimini culturali si sono dimostrati uno strumento prevalente di guerra e intimidazione.
Idolatria
Timbuctù, fondata dalle tribù Tuareg tra l’XI e il XII secolo, è stata inserita nelle liste del Patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1988. I fondamentalisti la considerano un luogo di idolatria e in nome di questa credenza, nel 2012 hanno distrutto 14 dei 16 mausolei della città che da allora le Nazioni Unite hanno ricostruito.
Consulta anche:
Nascono ufficialmente i Caschi Blu della cultura
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Fatou Bensouda, la giurista gambiana nominata Procuratore Capo della CPI, ha sottolineato come la distruzione di monumenti insostituibili costituisca di fatto un attacco gravissimo contro la dignità e l’identità dell’intera popolazione. Nel caso perciò che l’uomo venga condannato, si creerebbe un precedente fondamentale in un momento in cui i crimini culturali si sono dimostrati uno strumento prevalente di guerra e intimidazione.
Idolatria
Timbuctù, fondata dalle tribù Tuareg tra l’XI e il XII secolo, è stata inserita nelle liste del Patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1988. I fondamentalisti la considerano un luogo di idolatria e in nome di questa credenza, nel 2012 hanno distrutto 14 dei 16 mausolei della città che da allora le Nazioni Unite hanno ricostruito.
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