Su RAI 5 dall’11 settembre
Alla scoperta di capolavori nascosti con l’art rider Andrea Angelucci
Andrea Angelucci è il conduttore delle 6 puntate di "Art Rider", la nuova serie tv in onda su RAI 5 in prima serata a partire dall'11 settembre.
Eleonora Zamparutti
09/09/2020
Scoprire le meraviglie dell’Italia minore in tv in compagnia di un giovane archeologo appassionato, ma rigoroso, sportivo e avvezzo a destreggiarsi con il linguaggio dei social, per la RAI significa davvero un cambio di passo.
Questa promessa ha un nome, e si chiama Andrea Angelucci. Sarà lui il conduttore di “Art Rider”, la nuova e originale serie tv di arte, cultura e viaggio in onda dall’11 settembre su Rai 5 in prima serata. “Andrea è giovane e dinamico. Un personaggio a metà tra gli esploratori romantici dell’800 e un moderno travel blogger al passo con i tempi. Una sorta di Bruce Chatwin che va in giro con il suo taccuino sul quale ritrae i monumenti con i suoi acquerelli” afferma Gioia Avvantaggiato, ideatrice e produttore del format per la tv.
“Art Rider” si posiziona ai nastri di partenza con tutte le carte in regole per andare a genio anche al pubblico dei giovani: un mix di buono spirito di avventura che si unisce all’amore per il viaggio e alla curiosità verso l’arte, la cultura e la natura più nascoste.
Nella prima puntata, ad esempio, si percorre la valle dell’Aniene, nel Lazio, da Gabii a Subiaco. Un paesaggio di straordinaria bellezza che conserva ancora le rovine dell’antico santuario di Giunone di epoca romana lungo la via Prenestina. Il racconto prosegue con la visita al Museo Archeologico prenestino, ospitato nel palazzo Colonna Barberini a Palestrina. E qui Angelucci sceglie di raccontare un solo pezzo della vasta collezione, davvero unico e imperdibile, che vale la visita: il mosaico raffigurante la piena del Nilo in Egitto, una sorta di cartina geografica di età romana. Questa è un po’ la chiave del racconto: scoprire, selezionare, mostrare ciò che è nascosto e minore.
Il magnifico mosaico di età romana che raffigura la piena del Nilo, conservato al Museo Archeologico Nazionale di Palestrina
In tutto 6 puntate: da Roma a Melfi, alla ricerca delle suggestioni d’Oriente tra le strade d’Italia, tra icone greche e mosaici bizantini. Da Tagliacozzo alle cime del Gran Sasso con l’antica tradizione della transumanza, proclamata dall’UNESCO Patrimonio Mondiale Immateriale dell’Umanità. Dal Monte Amiata alla Valnerina, tra i boschi fatati e le montagne incontaminate della Tuscia, con il Parco di Bomarzo e la misteriosa architettura della Scarzuola, da Pietravairano a Cancello, per immergersi nelle acque del golfo di Napoli, alla ricerca dei resti della città sommersa di Baia e, per finire, da Monte D'Accoddi a Sant'Antioco, alla scoperta della Sardegna, culla della civiltà nuragica e di un’antica tradizione fenicia, custodita da una donna.
“La filosofia dell’Art Rider combina due elementi: la capacità di portare l’arte nelle abitazioni e di trasmettere la voglia di andare a scoprire questa arte. L’Art Rider svela luoghi interessanti che sono dietro casa, senza andare dall’altra parte del mondo”. Un programma tv destinato a dare nuovo ossigeno al turismo di prossimità per valorizzare tesori negli angoli più sperduti delle regioni italiane.
Alla scoperta di un eremo in Abruzzo.
“Art Rider” è un programma tv di divulgazione che sembra imprimere un nuovo indirizzo. Quali sono gli elementi di novità?
“In Rai il segmento dei programmi di divulgazione è in mano a conduttori conosciuti e blasonati. Ma il linguaggio di quei programmi tv non sempre riesce a incuriosire i giovani. La curiosità e la passione per l’immenso patrimonio che abbiamo ereditato, rappresentano una ricchezza che noi italiani abbiamo nel Dna. Da tempo volevo raccogliere la sfida di trovare un’altra modalità di racconto per trasferire questo genere di passione che nutro io stessa. Di Andrea, ragazzo giovane e dinamico, mi ha colpita il suo aspetto rigoroso al tempo stesso. Bisognava trovare uno spazio che fosse disponibile a investire su questo giovane che sta imparando velocemente la differenza tra comunicare attraverso i social o essere in TV. Rai 5 è probabilmente la rete più istituzionale di tutta la Rai per la programmazione, per il recupero degli archivi, però è anche la più disponibile a sperimentare per intercettare il pubblico più giovane. Abbiamo trovato una comunione di intenti: noi cercavamo uno spazio per far esprimere Andrea e loro cercavano una modalità di racconto diverso. E’ la prima volta che il canale ci consente di continuare l’attività anche sul web, aprendo dei profili dedicati su Facebook e Instagram dove continuiamo e probabilmente continueremo anche in fase successiva alla messa in onda, a pubblicare dei filmati brevi, in attesa magari di fare una seconda stagione tra un po’”.
Come si fa a trasferire l’esperienza dai social alla tv?
“Angelucci ha 34 anni. Ha un’impostazione di valori di un certo tipo. Non è esattamente la Chiara Ferragni della situazione, per quanto io non abbia nulla contro la Ferragni. La promozione di “Art Rider” su Instagram ci ha restituito dei contatti di giovani al di sotto dei 35: è evidente che Andrea parla a quel pubblico lì. Si è preparato attentamente e ha contribuito anche all’individuazione dei luoghi da visitare, anche se c’erano due autori alle sue spalle che hanno lavorato intensamente. Pur essendo un divulgatore del web, Andrea non va mai oltre correttezza delle informazioni accademiche. Per realizzare il programma abbiamo collaborato con le Soprintendenze. Tra l’altro Andrea usa fare dei piccoli filmati con la sua Gopro e abbiamo voluto portare questo tipo di linguaggio anche nel programma perché quei giovani che ci auguriamo ci seguano, trovino la voglia di emularlo.”
Come avete individuato i percorsi e i luoghi raccontati nelle puntate?
“La produzione era cominciata nel mese di gennaio e prevedeva un piano di lavorazione diverso. E’ stata interrotta tra l’8 e il 9 marzo quando c’è stato il famoso discorso di Conte. I ragazzi della troupe erano arrivati in Puglia e lì in piena notte hanno fatto i bagagli e sono tornati a casa. Questo è servito a noi, come speriamo serva agli spettatori, a capire che le bellezze italiane non sono lontane da casa. La prima puntata girata nella valle dell’Aniene è figlia delle restrizioni dovute alla pandemia, perché è stata girata nel periodo in cui si poteva circolare solo all’interno dei confini della Regione. Alcuni degli itinerari sono il frutto della necessità di dover ripensare il lavoro con tutte le limitazioni del caso. I luoghi che vengono raccontati sono frutto di un lavoro di collaborazione tra gli autori, il team della redazione, le Soprintendenze e i suggerimenti di Andrea. Andrea ha individuato dei luoghi che gli erano noti, altri che lo incuriosivano e sui quali si è documentato personalmente oppure si è rivolto ad esperti. Non è un tuttologo. Si presenta come l’amico del figlio. Io trovo abbastanza trasversale rispetto alle varie fasce di età. A ciascuno di noi parla in maniera diversa.
Sono fermamente convinta che la preservazione e il rispetto del nostro patrimonio artistico e immateriale siano fondamentali e partano dalla conoscenza. Con “Art Rider” avevo voglia di fare quello che faccio sempre con la mia casa di produzione, e cioè di portare un contenuto in più, un messaggio in più e Andrea me lo ha consentito”.
Una pagina del taccuino di Andrea Angelucci
Una sfida è quella di fare dei programmi tv che possano raggiungere il mercato internazionale?
“Stiamo già lavorando a un’edizione internazionale di “Art Rider” che sarà più breve, con puntate di circa 30 minuti, per renderle più veloci con un ritmo sostenuto. Il ritmo della versione italiana è costruito sulle esigenze del canale, Rai 5 che vuole andare verso i giovani, ma ha uno zoccolo duro di pubblico che non è giovanissimo. Poi il contenuto, l’arte e la cultura, necessitano di un montaggio più pacato per poter assimilare le opere. Nella versione internazionale ci sarà meno Andrea sullo schermo, più voice over, ovviamente in inglese o altre lingue, minori interazioni con Soprintendenti che per noi sono importanti ma per l’estero forse un po’ meno. Con il giusto riadattamento comune a tutti i prodotti destinati al mercato estero, questa serie tv verrà certamente distribuita sul mercato televisivo internazionale”.
Questa promessa ha un nome, e si chiama Andrea Angelucci. Sarà lui il conduttore di “Art Rider”, la nuova e originale serie tv di arte, cultura e viaggio in onda dall’11 settembre su Rai 5 in prima serata. “Andrea è giovane e dinamico. Un personaggio a metà tra gli esploratori romantici dell’800 e un moderno travel blogger al passo con i tempi. Una sorta di Bruce Chatwin che va in giro con il suo taccuino sul quale ritrae i monumenti con i suoi acquerelli” afferma Gioia Avvantaggiato, ideatrice e produttore del format per la tv.
“Art Rider” si posiziona ai nastri di partenza con tutte le carte in regole per andare a genio anche al pubblico dei giovani: un mix di buono spirito di avventura che si unisce all’amore per il viaggio e alla curiosità verso l’arte, la cultura e la natura più nascoste.
Nella prima puntata, ad esempio, si percorre la valle dell’Aniene, nel Lazio, da Gabii a Subiaco. Un paesaggio di straordinaria bellezza che conserva ancora le rovine dell’antico santuario di Giunone di epoca romana lungo la via Prenestina. Il racconto prosegue con la visita al Museo Archeologico prenestino, ospitato nel palazzo Colonna Barberini a Palestrina. E qui Angelucci sceglie di raccontare un solo pezzo della vasta collezione, davvero unico e imperdibile, che vale la visita: il mosaico raffigurante la piena del Nilo in Egitto, una sorta di cartina geografica di età romana. Questa è un po’ la chiave del racconto: scoprire, selezionare, mostrare ciò che è nascosto e minore.
Il magnifico mosaico di età romana che raffigura la piena del Nilo, conservato al Museo Archeologico Nazionale di Palestrina
In tutto 6 puntate: da Roma a Melfi, alla ricerca delle suggestioni d’Oriente tra le strade d’Italia, tra icone greche e mosaici bizantini. Da Tagliacozzo alle cime del Gran Sasso con l’antica tradizione della transumanza, proclamata dall’UNESCO Patrimonio Mondiale Immateriale dell’Umanità. Dal Monte Amiata alla Valnerina, tra i boschi fatati e le montagne incontaminate della Tuscia, con il Parco di Bomarzo e la misteriosa architettura della Scarzuola, da Pietravairano a Cancello, per immergersi nelle acque del golfo di Napoli, alla ricerca dei resti della città sommersa di Baia e, per finire, da Monte D'Accoddi a Sant'Antioco, alla scoperta della Sardegna, culla della civiltà nuragica e di un’antica tradizione fenicia, custodita da una donna.
“La filosofia dell’Art Rider combina due elementi: la capacità di portare l’arte nelle abitazioni e di trasmettere la voglia di andare a scoprire questa arte. L’Art Rider svela luoghi interessanti che sono dietro casa, senza andare dall’altra parte del mondo”. Un programma tv destinato a dare nuovo ossigeno al turismo di prossimità per valorizzare tesori negli angoli più sperduti delle regioni italiane.
Alla scoperta di un eremo in Abruzzo.
“Art Rider” è un programma tv di divulgazione che sembra imprimere un nuovo indirizzo. Quali sono gli elementi di novità?
“In Rai il segmento dei programmi di divulgazione è in mano a conduttori conosciuti e blasonati. Ma il linguaggio di quei programmi tv non sempre riesce a incuriosire i giovani. La curiosità e la passione per l’immenso patrimonio che abbiamo ereditato, rappresentano una ricchezza che noi italiani abbiamo nel Dna. Da tempo volevo raccogliere la sfida di trovare un’altra modalità di racconto per trasferire questo genere di passione che nutro io stessa. Di Andrea, ragazzo giovane e dinamico, mi ha colpita il suo aspetto rigoroso al tempo stesso. Bisognava trovare uno spazio che fosse disponibile a investire su questo giovane che sta imparando velocemente la differenza tra comunicare attraverso i social o essere in TV. Rai 5 è probabilmente la rete più istituzionale di tutta la Rai per la programmazione, per il recupero degli archivi, però è anche la più disponibile a sperimentare per intercettare il pubblico più giovane. Abbiamo trovato una comunione di intenti: noi cercavamo uno spazio per far esprimere Andrea e loro cercavano una modalità di racconto diverso. E’ la prima volta che il canale ci consente di continuare l’attività anche sul web, aprendo dei profili dedicati su Facebook e Instagram dove continuiamo e probabilmente continueremo anche in fase successiva alla messa in onda, a pubblicare dei filmati brevi, in attesa magari di fare una seconda stagione tra un po’”.
Come si fa a trasferire l’esperienza dai social alla tv?
“Angelucci ha 34 anni. Ha un’impostazione di valori di un certo tipo. Non è esattamente la Chiara Ferragni della situazione, per quanto io non abbia nulla contro la Ferragni. La promozione di “Art Rider” su Instagram ci ha restituito dei contatti di giovani al di sotto dei 35: è evidente che Andrea parla a quel pubblico lì. Si è preparato attentamente e ha contribuito anche all’individuazione dei luoghi da visitare, anche se c’erano due autori alle sue spalle che hanno lavorato intensamente. Pur essendo un divulgatore del web, Andrea non va mai oltre correttezza delle informazioni accademiche. Per realizzare il programma abbiamo collaborato con le Soprintendenze. Tra l’altro Andrea usa fare dei piccoli filmati con la sua Gopro e abbiamo voluto portare questo tipo di linguaggio anche nel programma perché quei giovani che ci auguriamo ci seguano, trovino la voglia di emularlo.”
Come avete individuato i percorsi e i luoghi raccontati nelle puntate?
“La produzione era cominciata nel mese di gennaio e prevedeva un piano di lavorazione diverso. E’ stata interrotta tra l’8 e il 9 marzo quando c’è stato il famoso discorso di Conte. I ragazzi della troupe erano arrivati in Puglia e lì in piena notte hanno fatto i bagagli e sono tornati a casa. Questo è servito a noi, come speriamo serva agli spettatori, a capire che le bellezze italiane non sono lontane da casa. La prima puntata girata nella valle dell’Aniene è figlia delle restrizioni dovute alla pandemia, perché è stata girata nel periodo in cui si poteva circolare solo all’interno dei confini della Regione. Alcuni degli itinerari sono il frutto della necessità di dover ripensare il lavoro con tutte le limitazioni del caso. I luoghi che vengono raccontati sono frutto di un lavoro di collaborazione tra gli autori, il team della redazione, le Soprintendenze e i suggerimenti di Andrea. Andrea ha individuato dei luoghi che gli erano noti, altri che lo incuriosivano e sui quali si è documentato personalmente oppure si è rivolto ad esperti. Non è un tuttologo. Si presenta come l’amico del figlio. Io trovo abbastanza trasversale rispetto alle varie fasce di età. A ciascuno di noi parla in maniera diversa.
Sono fermamente convinta che la preservazione e il rispetto del nostro patrimonio artistico e immateriale siano fondamentali e partano dalla conoscenza. Con “Art Rider” avevo voglia di fare quello che faccio sempre con la mia casa di produzione, e cioè di portare un contenuto in più, un messaggio in più e Andrea me lo ha consentito”.
Una pagina del taccuino di Andrea Angelucci
Una sfida è quella di fare dei programmi tv che possano raggiungere il mercato internazionale?
“Stiamo già lavorando a un’edizione internazionale di “Art Rider” che sarà più breve, con puntate di circa 30 minuti, per renderle più veloci con un ritmo sostenuto. Il ritmo della versione italiana è costruito sulle esigenze del canale, Rai 5 che vuole andare verso i giovani, ma ha uno zoccolo duro di pubblico che non è giovanissimo. Poi il contenuto, l’arte e la cultura, necessitano di un montaggio più pacato per poter assimilare le opere. Nella versione internazionale ci sarà meno Andrea sullo schermo, più voice over, ovviamente in inglese o altre lingue, minori interazioni con Soprintendenti che per noi sono importanti ma per l’estero forse un po’ meno. Con il giusto riadattamento comune a tutti i prodotti destinati al mercato estero, questa serie tv verrà certamente distribuita sul mercato televisivo internazionale”.
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