Fino al 23 giugno alle Gallerie dell’Accademia e Casa dei Tre Oci
Affinità elettive. A Venezia i capolavori della Collezione Berggruen
Affinità elettive. Picasso, Matisse, Klee, Giacometti. Opere dal Museo Berggruen - Neue Nationalgalerie in dialogo con i capolavori delle Gallerie dell’Accademia. Foto Massimo Pistrore
Francesca Grego
25/03/2024
Venezia - Arrivano da una delle più importanti collezioni di arte moderna d’Europa per un faccia a faccia con i maestri della tradizione veneziana: parliamo dei Picasso, dei Matisse, dei Klee, Giacometti e Cézanne messi insieme dal mercante d’arte tedesco Heinz Berggruen (1914-2007) e acquisiti nel 2000 dalla Neue Nationalgalerie di Berlino. Complici i lavori di restauro in corso al Berggruen Museum fino al 2026, ad accogliere le 40 opere moderniste nella loro prima trasferta in Italia sono i capolavori dei grandi artisti veneti di casa alle Gallerie dell’Accademia, da Giorgione a Giambattista Tiepolo, da Sebastiano Ricci a Pietro Longhi e Antonio Canova.
Appena inaugurata a Venezia e in corso fino al prossimo 23 giugno, la mostra Affinità elettive si dipana tra le Gallerie dell’Accademia e la Casa dei Tre Oci, la nuova sede del Berggruen Institute Europe sull’isola della Giudecca, per la prima volta aperta al pubblico dopo il restauro. Un doppio percorso che, in ciascuna delle sue sedi, offre al pubblico un’esperienza differente. Ai Tre Oci l’attenzione è tutta per le opere su carta, con pochi, selezionati tesori delle raccolte veneziane che dialogano con 26 opere ospiti. Il percorso è scandito per generi tra temi come il ritratto e il paesaggio, ma anche “Interazioni” o “Miti e i giochi di ruolo”.
Pablo Picasso, Le chandail jaune, 1939. Olio su tela. Museum Berggruen - Neue Nationalgalerie
Alle Gallerie dell’Accademia i gioielli della Collezione Berggruen sono invece disseminati lungo l'itinerario espositivo consueto, pronti a sorprendere gli spettatori con cortocircuiti imprevisti. “La scelta di collocare le opere lungo tutto il percorso museale, coinvolgendo tutte le sale delle Gallerie, invita il visitatore a partecipare a una sorta di caccia al tesoro, alla ricerca di questi straordinari capolavori”, ha spiegato il direttore del museo veneziano Giulio Maneri Elia, che ha curato il progetto insieme a Gabriel Montua e Veronika Rudorfer, rispettivamente direttore e curatrice del Museum Berggruen di Berlino, e a Michele Tavola, curatore delle Gallerie dell’Accademia.
“Ogni volta che un’opera viene inserita nel percorso museale si instaurano nuove relazioni, spesso inaspettate. Le opere d’arte dialogano tra loro e con ognuno di noi si confrontano in modo totalmente autonomo e individuale”, scrive Maneri Elia nel catalogo della mostra (Marsilio Editore): “Abbiamo creato un dialogo che permette ai visitatori di esplorare liberamente le connessioni e le corrispondenze tra le opere, consentendo loro di trarre le proprie interpretazioni e intuizioni dagli accostamenti”. Così il Nudo blu che salta di Matisse, fluido, leggero e dinamico, incontra la solida e monumentale Nuda di Giorgione, dalle carni rosee e le forme ben ancorate ai canoni della statuaria classica.
Affinità elettive. Picasso, Matisse, Klee, Giacometti. Opere dal Museo Berggruen - Neue Nationalgalerie in dialogo con i capolavori delle Gallerie dell’Accademia. Foto Massimo Pistrore
Ancor più inaspettato giunge il confronto tra i bozzetti di Picasso per le rivoluzionarie Demoiselles d’Avignon e gli studi di Giambattista Tiepolo per affreschi e grandi tele settecentesche: dal punto di vista formale sono lontani anni luce, ma ammirarli insieme permette di comprendere come, a due secoli distanza, i due artisti abbiano potuto “adottare metodi di lavoro simili, declinandoli liberamente a seconda delle loro necessità e sensibilità”, fa notare il curatore Michele Tavola. “Tutti gli artisti della nostra collezione hanno tratto ispirazione dal passato”, commenta Gabriel Montua, direttore del Museum Berggruen: “Appare quindi sensato accostarli a questi antichi maestri. Ciò vale in modo particolare per Picasso”.
Affinità elettive. Picasso, Matisse, Klee, Giacometti. Opere dal Museo Berggruen - Neue Nationalgalerie in dialogo con i capolavori delle Gallerie dell’Accademia. Foto Massimo Pistrore
L'affermazione è vera anche nel caso di Alberto Giacometti, presente in mostra con il bronzo materico e allungato della Femme de Venise IV. Che cosa avrebbe pensato lo scultore svizzero vedendo la sua dinoccolata creatura a confronto con l'armonia perfetta e levigata delle statue di Canova? Ironia della sorte vuole che nel 1817, quando le collezioni delle Gallerie dell’Accademia furono aperte al pubblico, a rappresentare il nuovo tra i capolavori del passato fosse proprio la Polimnia di Canova, all’epoca il più grande artista vivente.
Pablo Picasso, Dora Maar aux ongles verts, 1936. Olio su tela. Museum Berggruen - Neue Nationalgalerie
“Credo che la ricezione della singola opera sia molto influenzata dal modo in cui la si presenta”, osserva ancora Montua: “Quando si accostano due opere di epoche diverse, risulta più semplice determinare il modo in cui un artista risponde a tematiche universali utilizzando le tecniche e lo stile artistico del proprio tempo”. Tra le attrazioni della mostra c’è il ritratto di Dora Maar con le unghie verdi di Picasso, protagonista di un dialogo d'impatto con la celebre Vecchia di Giorgione. “Tenevo molto a questo confronto”, racconta il direttore delle Gallerie dell’Accademia: “Due capolavori assoluti, sebbene ovviamente due ritratti completamente diversi, che ritengo possano essere accostati perché contengono alcune similitudini e trasmettono un’idea comune”. Le donne sono entrambe raffigurate a mezzo busto, leggermente di tre quarti. Dora volge lo sguardo leggermente al di sopra dello spettatore, mentre la Vecchia ci fissa negli occhi. Entrambe sottintendono un rapporto intimo con chi le ha dipinte: se Dora Maar fu l’amante di Picasso, il viso della Vecchia si ritiene appartenesse alla madre di Giorgione.
Giorgione, La vecchia, 1506 circa. Olio su tela. Gallerie dell'Accademia, Venezia
Appena inaugurata a Venezia e in corso fino al prossimo 23 giugno, la mostra Affinità elettive si dipana tra le Gallerie dell’Accademia e la Casa dei Tre Oci, la nuova sede del Berggruen Institute Europe sull’isola della Giudecca, per la prima volta aperta al pubblico dopo il restauro. Un doppio percorso che, in ciascuna delle sue sedi, offre al pubblico un’esperienza differente. Ai Tre Oci l’attenzione è tutta per le opere su carta, con pochi, selezionati tesori delle raccolte veneziane che dialogano con 26 opere ospiti. Il percorso è scandito per generi tra temi come il ritratto e il paesaggio, ma anche “Interazioni” o “Miti e i giochi di ruolo”.
Pablo Picasso, Le chandail jaune, 1939. Olio su tela. Museum Berggruen - Neue Nationalgalerie
Alle Gallerie dell’Accademia i gioielli della Collezione Berggruen sono invece disseminati lungo l'itinerario espositivo consueto, pronti a sorprendere gli spettatori con cortocircuiti imprevisti. “La scelta di collocare le opere lungo tutto il percorso museale, coinvolgendo tutte le sale delle Gallerie, invita il visitatore a partecipare a una sorta di caccia al tesoro, alla ricerca di questi straordinari capolavori”, ha spiegato il direttore del museo veneziano Giulio Maneri Elia, che ha curato il progetto insieme a Gabriel Montua e Veronika Rudorfer, rispettivamente direttore e curatrice del Museum Berggruen di Berlino, e a Michele Tavola, curatore delle Gallerie dell’Accademia.
“Ogni volta che un’opera viene inserita nel percorso museale si instaurano nuove relazioni, spesso inaspettate. Le opere d’arte dialogano tra loro e con ognuno di noi si confrontano in modo totalmente autonomo e individuale”, scrive Maneri Elia nel catalogo della mostra (Marsilio Editore): “Abbiamo creato un dialogo che permette ai visitatori di esplorare liberamente le connessioni e le corrispondenze tra le opere, consentendo loro di trarre le proprie interpretazioni e intuizioni dagli accostamenti”. Così il Nudo blu che salta di Matisse, fluido, leggero e dinamico, incontra la solida e monumentale Nuda di Giorgione, dalle carni rosee e le forme ben ancorate ai canoni della statuaria classica.
Affinità elettive. Picasso, Matisse, Klee, Giacometti. Opere dal Museo Berggruen - Neue Nationalgalerie in dialogo con i capolavori delle Gallerie dell’Accademia. Foto Massimo Pistrore
Ancor più inaspettato giunge il confronto tra i bozzetti di Picasso per le rivoluzionarie Demoiselles d’Avignon e gli studi di Giambattista Tiepolo per affreschi e grandi tele settecentesche: dal punto di vista formale sono lontani anni luce, ma ammirarli insieme permette di comprendere come, a due secoli distanza, i due artisti abbiano potuto “adottare metodi di lavoro simili, declinandoli liberamente a seconda delle loro necessità e sensibilità”, fa notare il curatore Michele Tavola. “Tutti gli artisti della nostra collezione hanno tratto ispirazione dal passato”, commenta Gabriel Montua, direttore del Museum Berggruen: “Appare quindi sensato accostarli a questi antichi maestri. Ciò vale in modo particolare per Picasso”.
Affinità elettive. Picasso, Matisse, Klee, Giacometti. Opere dal Museo Berggruen - Neue Nationalgalerie in dialogo con i capolavori delle Gallerie dell’Accademia. Foto Massimo Pistrore
L'affermazione è vera anche nel caso di Alberto Giacometti, presente in mostra con il bronzo materico e allungato della Femme de Venise IV. Che cosa avrebbe pensato lo scultore svizzero vedendo la sua dinoccolata creatura a confronto con l'armonia perfetta e levigata delle statue di Canova? Ironia della sorte vuole che nel 1817, quando le collezioni delle Gallerie dell’Accademia furono aperte al pubblico, a rappresentare il nuovo tra i capolavori del passato fosse proprio la Polimnia di Canova, all’epoca il più grande artista vivente.
Pablo Picasso, Dora Maar aux ongles verts, 1936. Olio su tela. Museum Berggruen - Neue Nationalgalerie
“Credo che la ricezione della singola opera sia molto influenzata dal modo in cui la si presenta”, osserva ancora Montua: “Quando si accostano due opere di epoche diverse, risulta più semplice determinare il modo in cui un artista risponde a tematiche universali utilizzando le tecniche e lo stile artistico del proprio tempo”. Tra le attrazioni della mostra c’è il ritratto di Dora Maar con le unghie verdi di Picasso, protagonista di un dialogo d'impatto con la celebre Vecchia di Giorgione. “Tenevo molto a questo confronto”, racconta il direttore delle Gallerie dell’Accademia: “Due capolavori assoluti, sebbene ovviamente due ritratti completamente diversi, che ritengo possano essere accostati perché contengono alcune similitudini e trasmettono un’idea comune”. Le donne sono entrambe raffigurate a mezzo busto, leggermente di tre quarti. Dora volge lo sguardo leggermente al di sopra dello spettatore, mentre la Vecchia ci fissa negli occhi. Entrambe sottintendono un rapporto intimo con chi le ha dipinte: se Dora Maar fu l’amante di Picasso, il viso della Vecchia si ritiene appartenesse alla madre di Giorgione.
Giorgione, La vecchia, 1506 circa. Olio su tela. Gallerie dell'Accademia, Venezia
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