Giorgio Schumann. Abitare
Dal 06 Maggio 2021 al 23 Maggio 2021
Trieste
Luogo: Sala Comunale d'Arte
Indirizzo: Piazza dell'Unità d'Italia 4
Orari: tutti i giorni 10-13 / 17-20; sabato e festivi su prenotazione tramite e.mail giorgio.schumann@alice.it (con almeno un giorno di anticipo)
Sito ufficiale: http://www.triestecultura.it
Giovedì 6 maggio 2021 alle ore 10, nella Sala Comunale d'Arte di Piazza dell'Unità d'Italia 4, si apre la mostra “ABITARE” di Giorgio Schumann.
“Abitare” vuole essere una sintesi nella quale vengono presentati esempi di architetture oniriche che sfuggono alla logica della funzione architettonica tendendo verso l'impossibile o, talvolta, verso una storia mai esistita, una finta archeologia che rimanda a racconti fantastici e mondi irreali. Altrettanto particolari sono gli abitanti, rappresentativi dei caratteri più disparati e della varietà umana e non solo umana, non so ancora quanto compatibili con le architetture proposte.
Scrive di lui Stefania Magiulli Alfieri - “Architetto, designer e docente Giorgio Schumann è una delle Eccellenze del gruppo Rossofilo e del mondo dell’Arte Contemporanea internazionale. La sua carriera artistica nasce lontano e ha alle spalle molti anni di sperimentazione e ricerca. Giorgio recupera l’eredità dei movimenti degli anni Sessanta, pur rivisitandola con una nuova visione e sensibilità plastica, contestualizzata al momento storico e tramite i suoi assemblaggi riesce a creare micromondi concettuali.
Le sue opere reinterpretano il presente in divenire, attraverso l’uso di oggetti eterocliti e assemblaggi eterogenei di più materiali riscattandoli dal ruolo di oggetto d’uso destinato ad altre funzioni. Nel contempo costruisce un impianto di tipo scultoreo che porta alla nascita di nuovi richiami espressivi e figurativi. Il recupero di materiali destinati al macero o alla storia del passato, che rivivono attraverso le opere di Schumann, li fa coesistere con stupefacente armonia e dinamicità plastica. I materiali e gli oggetti si tramutano in altro e tornano a vivere al presente sotto nuove spoglie cucendo quel prezioso legame con la storia che costituisce le radici dell’oggi. Protagonisti delle opere non più materiali preziosi quali il marmo, il legno pregiato, il bronzo, ma materiali poveri: legni recuperati, telefonini, chip…
L’artista guarda e interpreta la società consumistica, demistificandola con sottile ironia e senso estetico, offre così l’oggetto allo sguardo stupito dell’osservatore, lo stimola a riconoscere o valorizzare l’aspetto inusuale di qualcosa che fino ad ora, legata all’uso, passava inosservata.Mistagocico Schumann crea sculture oggettuali, costituite da una serie di micromondi il cui valore semiologico muta quello semantico, dando origine a un Nuovo, un Inedito che immobilizza gli elementi in un Unico destinato a durare e vivere una propria identità.Potremmo suggerire che l’intera produzione artistica di Schumann si basi su una ricerca che di per sé è una metafora narrativa del contemporaneo, della vacuità e della massificazione come elementi caratterizzanti la società contemporanea, costruita sul consumo e sulla momentaneità.Lì dove tutto corre e si consuma rapidamente, finanche i pensieri e le logiche, Schumann contrappone il linguaggio del recupero, semina tracce di vita testimoniate dall’uso di oggetti e frammenti del grande meccanismo consumistico, la narrazione riesce a diventare poetica grazie all’eleganza estetica, alla visione d’insieme che permette all’assemblaggio, anche quando imprevedibile, di dare vita a opere di grande rilievo comunicativo ed emozionale.
L’artista sembra volerci suggerire che tutto può essere ciò che è ma anche il suo contrario, un sofismo moderno che sollecita a interrogarsi sul valore semiologico e sulle logiche che ci legano indissolubilmente alla catena di montaggio sociale attraverso i simboli – oggetto a cui non si riesce a rinunciare, restandone inevitabilmente soggiogati.
“Abitare” vuole essere una sintesi nella quale vengono presentati esempi di architetture oniriche che sfuggono alla logica della funzione architettonica tendendo verso l'impossibile o, talvolta, verso una storia mai esistita, una finta archeologia che rimanda a racconti fantastici e mondi irreali. Altrettanto particolari sono gli abitanti, rappresentativi dei caratteri più disparati e della varietà umana e non solo umana, non so ancora quanto compatibili con le architetture proposte.
Scrive di lui Stefania Magiulli Alfieri - “Architetto, designer e docente Giorgio Schumann è una delle Eccellenze del gruppo Rossofilo e del mondo dell’Arte Contemporanea internazionale. La sua carriera artistica nasce lontano e ha alle spalle molti anni di sperimentazione e ricerca. Giorgio recupera l’eredità dei movimenti degli anni Sessanta, pur rivisitandola con una nuova visione e sensibilità plastica, contestualizzata al momento storico e tramite i suoi assemblaggi riesce a creare micromondi concettuali.
Le sue opere reinterpretano il presente in divenire, attraverso l’uso di oggetti eterocliti e assemblaggi eterogenei di più materiali riscattandoli dal ruolo di oggetto d’uso destinato ad altre funzioni. Nel contempo costruisce un impianto di tipo scultoreo che porta alla nascita di nuovi richiami espressivi e figurativi. Il recupero di materiali destinati al macero o alla storia del passato, che rivivono attraverso le opere di Schumann, li fa coesistere con stupefacente armonia e dinamicità plastica. I materiali e gli oggetti si tramutano in altro e tornano a vivere al presente sotto nuove spoglie cucendo quel prezioso legame con la storia che costituisce le radici dell’oggi. Protagonisti delle opere non più materiali preziosi quali il marmo, il legno pregiato, il bronzo, ma materiali poveri: legni recuperati, telefonini, chip…
L’artista guarda e interpreta la società consumistica, demistificandola con sottile ironia e senso estetico, offre così l’oggetto allo sguardo stupito dell’osservatore, lo stimola a riconoscere o valorizzare l’aspetto inusuale di qualcosa che fino ad ora, legata all’uso, passava inosservata.Mistagocico Schumann crea sculture oggettuali, costituite da una serie di micromondi il cui valore semiologico muta quello semantico, dando origine a un Nuovo, un Inedito che immobilizza gli elementi in un Unico destinato a durare e vivere una propria identità.Potremmo suggerire che l’intera produzione artistica di Schumann si basi su una ricerca che di per sé è una metafora narrativa del contemporaneo, della vacuità e della massificazione come elementi caratterizzanti la società contemporanea, costruita sul consumo e sulla momentaneità.Lì dove tutto corre e si consuma rapidamente, finanche i pensieri e le logiche, Schumann contrappone il linguaggio del recupero, semina tracce di vita testimoniate dall’uso di oggetti e frammenti del grande meccanismo consumistico, la narrazione riesce a diventare poetica grazie all’eleganza estetica, alla visione d’insieme che permette all’assemblaggio, anche quando imprevedibile, di dare vita a opere di grande rilievo comunicativo ed emozionale.
L’artista sembra volerci suggerire che tutto può essere ciò che è ma anche il suo contrario, un sofismo moderno che sollecita a interrogarsi sul valore semiologico e sulle logiche che ci legano indissolubilmente alla catena di montaggio sociale attraverso i simboli – oggetto a cui non si riesce a rinunciare, restandone inevitabilmente soggiogati.
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