Susanna Berengo Gardin racconta Il ragazzo con la Leica in anteprima il 30 aprile ad Art Night
Con Gianni Berengo Gardin attraverso 60 anni di Italia. Su Rai 5 il documentario dedicato al grande fotografo
Gianni e Susanna Berengo Gardin nella nebbia - Il ragazzo con la Leica - Talpa Produzioni 2021 Copyright
Samantha De Martin
30/04/2021
Un pellegrinaggio attraverso sessant'anni di Italia, da Milano a Luzzara, tra i luoghi immortalati da uno degli sguardi più attenti e sensibili del nostro tempo.
Eccoli Gianni Berengo Gardin e sua figlia Susanna, protagonisti di un viaggio in quella stessa Italia che vibra dentro gli scatti di questo “testimone dell’epoca” che ha raccontato volti e vicende d'Italia “succhiando latte in bianco e nero”, deliziando gli appassionati di fotografia con la sua arte gentile.
Questa sera su Rai5, alle 21.15, il programma Art Night dedica la sua prima serata al documentario (in prima visione) Il ragazzo con la Leica di Daniele Cini e Claudia Pampinella per la regia di Daniele Cini, prodotto da Claudia Pampinella per Talpa Produzioni in collaborazione con Rai Cultura e con il sostegno del MiC Direzione Generale Cinema e Audiovisivo.
Il documentario segue il percorso dell’autobiografia del grande fotografo che Susanna Berengo Gardin ha scritto assieme al padre in occasione dei suoi 90 anni (Gianni Berengo Gardin In Parole povere, edizioni Contrasto 2020).
Una selezione di oltre cento fotografie, accanto a contributi video tratti dai più prestigiosi archivi italiani e francesi, diventa il fil rouge di un viaggio fisico e temporale dagli anni Cinquanta ad oggi.
Assieme a Susanna, custode del monumentale archivio di 2 milioni di scatti, sciogliamo alcune curiosità relative al documentario, disponibile, per chi se lo dovesse perdere, anche su Rai Play.
Gianni Berengo Gardin - Il Ragazzo con la Leica Talpa Produzioni Copyright 2021 | Courtesy Art Night
“È stata un’esperienza molto divertente, interessante e assolutamente inedita. Libro e documentario procedono in parallelo. Tutto è iniziato dall’autobiografia che abbiamo scritto per l’editore Contrasto. La scrittura di questa sorta di pellegrinaggio attraverso i luoghi di mio padre mi è sembrato un modo doveroso di raccontare la sua storia”.
Il viaggio fisico, iniziato la scorsa estate, è stato più volte interrotto dall’emergenza sanitaria. “Abbiamo cominciato da Milano. Siamo stati in Liguria e a Venezia, e poi, all’inizio dell’autunno, a Vercelli, a Luzzara. Tornare sui luoghi serve sicuramente a riaccendere la memoria’’. Ne è convinta Susanna. Anche se per lei questo viaggio (assieme alla scrittura della biografia del padre) più che una riscoperta, è stata un’emozionante scoperta della storia della sua famiglia.
“Un momento particolarmente emozionante di questo viaggio è stato quando siamo stati a Santa Margherita Ligure, precisamente all’hotel Imperiale, l’albergo nel quale mia nonna era direttrice e dove mio padre è nato. Non vi ero mai entrata. Ho vissuto un’altra grande emozione anche a Venezia, davanti al vecchio negozio di famiglia, e poi davanti alla vecchia casa dei nonni di mio padre, di cui non conoscevo l’esistenza. Ho appreso vicende di famiglia delle quali cui non ero assolutamente a conoscenza, come anche molti episodi relativi alla vita romana di mio padre. In genere racconta poco di sé”.
Gianni Berengo Gardin, Piazza San Marco, Venezia, 1959 (© Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia)
Una differenza tra documentario e libro.
“Il documentario, rispetto all’autobiografia, si sofferma di più sulla storia dell’Italia che corre in parallelo alle vicende di mio padre che, con il suo obiettivo, ha raccontato 60 anni di volti e di vicende del nostro paese”.
Oltre a ripercorrere l’Italia di Gianni Berengo Gardin, Il ragazzo con la Leica ricostruisce la genesi dei suoi scatti migliori nei luoghi e nel punto esatto in cui sono stati catturati. “C’è il lavoro su Luzzara con Cesare Zavattini e ci sono le foto al porto di Genova per Renzo Piano, del quale è stato prima cliente e poi amico, ci sono le risaie e c’è ovviamente la Venezia della fine degli anni Cinquanta, e quella delle grandi navi”.
Amici e testimoni del suo tempo, da Roberto Koch al fotografo Ferdinando Scianna, tracciano il ritratto del fotografo e dell’uomo, in un continuo intreccio tra vita privata e professionale. La storia di Gianni Berengo Gardin, nato a Santa Margherita Ligure, ma “veneziano di cuore”, come sottolinea Susanna, trova voce nei suoi lavori, dalle prime foto scattate quando era ancora un fotoamatore e collaborava con Il Mondo di Mario Pannunzio a quelle fatte negli istituti psichiatrici.
Ma Il Ragazzo con la Leica è soprattutto la narrazione del rapporto tra un padre e una figlia. “Fondamentalmente andiamo abbastanza d’accordo. Siamo entrambi un po’ pignoli e ci accomuna l’essere abbastanza schivi. Ogni tanto litighiamo anche perché apparteniamo a due generazioni diverse” risponde Susanna alla domanda su cosa la accomuni al padre.
Gianni Berengo Gardin, Fondazione Adriano Olivetti - Fondo Ludovico Quaroni (© Fondazione Adriano Olivetti / Ph. Gianni Berengo Gardin)
Alla curiosità sul Gianni Berengo Gardin privato, autore di eventali ritratti di famiglia, invece, scioglie ogni dubbio.
“Mio padre non ci ha mai fotografato, eccetto qualche rarissima volta, quando eravamo piccoli. Molte delle nostre foto sono fatte da altri fotografi. A lui piace molto ritrarre il nostro cane Nina, (che vizia in maniera indecorosa)".
Aspettando il documentario in onda questa sera cerchiamo di carpire da Susanna qualche curiosità sui prossimi progetti del maestro. “Non sta mai fermo, è sempre alla ricerca di un progetto che lo appassioni, dal giardino di Camogli alle fotografie del suo archivio. Adesso sta lavorando su un progetto iniziato durante la reclusione Covid, trascorsa a Camogli. È dedicato ad alcuni scatti che ha realizzato presso l’abbazia di San Fruttuoso. E poi sta cercando nel suo archivio, ripercorrendolo con l’idea, credo, di trovare nuovo materiale magari per un nuovo libro. Forse è questo voler sempre fare qualcosa a mantenerlo giovane”.
Susanna e Gianni Berengo Gardin - Il Ragazzo con la Leica - Talpa Produzioni Copyright 2021 | Courtesy Art Night
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Questa sera su Rai5, alle 21.15, il programma Art Night dedica la sua prima serata al documentario (in prima visione) Il ragazzo con la Leica di Daniele Cini e Claudia Pampinella per la regia di Daniele Cini, prodotto da Claudia Pampinella per Talpa Produzioni in collaborazione con Rai Cultura e con il sostegno del MiC Direzione Generale Cinema e Audiovisivo.
Il documentario segue il percorso dell’autobiografia del grande fotografo che Susanna Berengo Gardin ha scritto assieme al padre in occasione dei suoi 90 anni (Gianni Berengo Gardin In Parole povere, edizioni Contrasto 2020).
Una selezione di oltre cento fotografie, accanto a contributi video tratti dai più prestigiosi archivi italiani e francesi, diventa il fil rouge di un viaggio fisico e temporale dagli anni Cinquanta ad oggi.
Assieme a Susanna, custode del monumentale archivio di 2 milioni di scatti, sciogliamo alcune curiosità relative al documentario, disponibile, per chi se lo dovesse perdere, anche su Rai Play.
Gianni Berengo Gardin - Il Ragazzo con la Leica Talpa Produzioni Copyright 2021 | Courtesy Art Night
“È stata un’esperienza molto divertente, interessante e assolutamente inedita. Libro e documentario procedono in parallelo. Tutto è iniziato dall’autobiografia che abbiamo scritto per l’editore Contrasto. La scrittura di questa sorta di pellegrinaggio attraverso i luoghi di mio padre mi è sembrato un modo doveroso di raccontare la sua storia”.
Il viaggio fisico, iniziato la scorsa estate, è stato più volte interrotto dall’emergenza sanitaria. “Abbiamo cominciato da Milano. Siamo stati in Liguria e a Venezia, e poi, all’inizio dell’autunno, a Vercelli, a Luzzara. Tornare sui luoghi serve sicuramente a riaccendere la memoria’’. Ne è convinta Susanna. Anche se per lei questo viaggio (assieme alla scrittura della biografia del padre) più che una riscoperta, è stata un’emozionante scoperta della storia della sua famiglia.
“Un momento particolarmente emozionante di questo viaggio è stato quando siamo stati a Santa Margherita Ligure, precisamente all’hotel Imperiale, l’albergo nel quale mia nonna era direttrice e dove mio padre è nato. Non vi ero mai entrata. Ho vissuto un’altra grande emozione anche a Venezia, davanti al vecchio negozio di famiglia, e poi davanti alla vecchia casa dei nonni di mio padre, di cui non conoscevo l’esistenza. Ho appreso vicende di famiglia delle quali cui non ero assolutamente a conoscenza, come anche molti episodi relativi alla vita romana di mio padre. In genere racconta poco di sé”.
Gianni Berengo Gardin, Piazza San Marco, Venezia, 1959 (© Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia)
Una differenza tra documentario e libro.
“Il documentario, rispetto all’autobiografia, si sofferma di più sulla storia dell’Italia che corre in parallelo alle vicende di mio padre che, con il suo obiettivo, ha raccontato 60 anni di volti e di vicende del nostro paese”.
Oltre a ripercorrere l’Italia di Gianni Berengo Gardin, Il ragazzo con la Leica ricostruisce la genesi dei suoi scatti migliori nei luoghi e nel punto esatto in cui sono stati catturati. “C’è il lavoro su Luzzara con Cesare Zavattini e ci sono le foto al porto di Genova per Renzo Piano, del quale è stato prima cliente e poi amico, ci sono le risaie e c’è ovviamente la Venezia della fine degli anni Cinquanta, e quella delle grandi navi”.
Amici e testimoni del suo tempo, da Roberto Koch al fotografo Ferdinando Scianna, tracciano il ritratto del fotografo e dell’uomo, in un continuo intreccio tra vita privata e professionale. La storia di Gianni Berengo Gardin, nato a Santa Margherita Ligure, ma “veneziano di cuore”, come sottolinea Susanna, trova voce nei suoi lavori, dalle prime foto scattate quando era ancora un fotoamatore e collaborava con Il Mondo di Mario Pannunzio a quelle fatte negli istituti psichiatrici.
Ma Il Ragazzo con la Leica è soprattutto la narrazione del rapporto tra un padre e una figlia. “Fondamentalmente andiamo abbastanza d’accordo. Siamo entrambi un po’ pignoli e ci accomuna l’essere abbastanza schivi. Ogni tanto litighiamo anche perché apparteniamo a due generazioni diverse” risponde Susanna alla domanda su cosa la accomuni al padre.
Gianni Berengo Gardin, Fondazione Adriano Olivetti - Fondo Ludovico Quaroni (© Fondazione Adriano Olivetti / Ph. Gianni Berengo Gardin)
Alla curiosità sul Gianni Berengo Gardin privato, autore di eventali ritratti di famiglia, invece, scioglie ogni dubbio.
“Mio padre non ci ha mai fotografato, eccetto qualche rarissima volta, quando eravamo piccoli. Molte delle nostre foto sono fatte da altri fotografi. A lui piace molto ritrarre il nostro cane Nina, (che vizia in maniera indecorosa)".
Aspettando il documentario in onda questa sera cerchiamo di carpire da Susanna qualche curiosità sui prossimi progetti del maestro. “Non sta mai fermo, è sempre alla ricerca di un progetto che lo appassioni, dal giardino di Camogli alle fotografie del suo archivio. Adesso sta lavorando su un progetto iniziato durante la reclusione Covid, trascorsa a Camogli. È dedicato ad alcuni scatti che ha realizzato presso l’abbazia di San Fruttuoso. E poi sta cercando nel suo archivio, ripercorrendolo con l’idea, credo, di trovare nuovo materiale magari per un nuovo libro. Forse è questo voler sempre fare qualcosa a mantenerlo giovane”.
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