Francesi in Italia
Dove ammirare gli Impressionisti in Italia: a Milano il Ritratto di Monsieur Arnaud di Manet
Édouard Manet, Ritratto di Michel Arnaud, Milano, GAM | Foto: © Umberto Armiraglio
Samantha De Martin
20/04/2020
Milano - Gli amanti del “soleil levant” e dei paesaggi avvolti dalla bruma, delle marine luminose e delle vedute urbane popolate da cattedrali, coppie borghesi e aggraziate ballerine dovranno rassegnarsi. I capolavori dei pittori impressionisti, presenti in collezioni pubbliche in Italia, si contano sulla punta delle dita e per ammirarli bisogna raggiungere Milano o Roma.
Iniziamo dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano dove il ritratto non finito del Signor Arnaud a cavallo sbuca da una delle sale della GAM con la sua posa solenne, appena abbozzata, eppure capace di delineare al meglio il misterioso protagonista. Siamo di fronte all’unica opera di Manet presente in una collezione pubblica in Italia.
Una vicenda collezionistica affascinante
L’opera, approdata in Collezione permanente della GAM nel 1958, è stata al centro di una storia collezionistica affascinante che ripercorriamo assieme a Paola Zatti, conservatore responsabile della Galleria d’Arte Moderna di Milano.
Realizzato dal pittore intorno al 1875, il ritratto fu venduto dalla vedova di Manet, Suzanne, 17 anni dopo morte del pittore. Andò ad un certo barone Vitta, un imprenditore di origini italiane che viveva in Francia e che nutriva una fervida passione per le opere dell'artista parigino. Vitta, che lo acquistò nel 1900, custodì l’opera nella sua villa di Evian fino al 1913.
Alla morte del barone, il mercante Paul Durand-Ruel vendette la tela a Max Liebermann, il pittore tedesco che nutriva un’autentica ossessione per Manet, e che fu proprietario dell’opera fino al 1935. L’anno dopo, il Ritratto di Monsiuer Arnaud lasciò Villa Liebermann per passare nelle mani di Carlo Grassi e approdare solo nel 1958, come donazione della vedova Grassi, nella Collezione della Galleria d’Arte Moderna di Milano.
Un'opera incompleta
“Dal restauro che abbiamo effettuato - spiega Paola Zatti - il dipinto risulta ritoccato sullo sfondo. Una campagna fotografica di Jean-Etienne Liotard - un fotografo dell’epoca che aveva immortalato tutte le opere rimaste nella casa di Manet - mostra come il dipinto avesse zone di non finito più ampie di quelle che oggi scorgiamo. Potrebbe essere stata la moglie di Manet o uno dei successivi proprietari dell’opera, forse Max Liebermann, a consentire di metter mano al dipinto o a intervenire direttamente sulla tela per completare lo sfondo, che comunque resta molto manettiano”.
Il grande ritratto immortala l’imprenditore e collezionista amante dei cavalli, Michel Arnaud. Tuttavia non conosciamo il motivo di questa rappresentazione scandita da pochi, efficaci tocchi di colore.
Paul Cézanne, I ladri e l’asino, 1869, Olio su tela, 55 x 41 cm, Milano, Galleria d’Arte Moderna
Ci intratteniamo ancora alla GAM di Milano. Nella collezione grafica della Galleria d’Arte Moderna di Via Palestro sono custodite altre opere di pittori Impressionisti e post-Impressionisti. Ci avviciniamo a un piccolo, ma significativo dipinto di Cézanne, una delle pochissime opere dell’artista ad essere conservata in un museo pubblico italiano. È intitolata I ladri e l’asino ed è stata dipinta tra il 1869 e il 1870. La scena, ispirata alle Metamorfosi di Apulejo, si riferisce all'episodio di Lucio che, trasformato in un asino, viene liberato dai suoi rapitori.
In un luogo desolato e indefinito si scorgono i briganti vestiti di rosso e azzurro, uno strano personaggio che fuma la pipa o il sigaro, e un piccolo asino bianco rappresentato al centro della scena. I personaggi, in abiti contemporanei, non sono tuttavia identificabili.
Accanto a Vento e Sole, un paesaggio con alberi e case di Alfred Sisley realizzato nel 1880, la GAM vanta anche un Ritratto di signora di Berthe Morisot del 1880.
Gli Impressionisti alla GNAM di Roma
Per ammirare un capolavoro di Claude Monet bisogna invece spostarsi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma dove ci accolgono le Ninfee rosa.
Il dipinto conservato a Roma compare in una fotografia di Monet nel suo primo atelier a Giverny, pubblicata da Arnyvèlde in un articolo intitolato Le peintre de la lumière. La tela apparterrebbe alla cosiddetta "prima serie" delle ninfee che, secondo Tassi il pittore avrebbe eseguito tra agosto e settembre 1897.
Claude Monet, Ninfee rosa, 1898, Olio su tela, 100 x 81.5 cm, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna
Alla GNAM di Roma ritroviamo anche Dopo il bagno, pastello su carta applicata su cartone, di Edgar Degas e Le Cabanon de Jourdan di Cézanne, tela rubata nel maggio 1998 assieme a due quadri di Van Gogh, ma ritrovata poco tempo dopo, considerata una delle ultime opere dell’artista.
Ne troviamo traccia in una lettera scritta dal pittore al figlio, nella quale Monet raccontava di essere a lavoro presso Jourdan, il mercante proprietario di numerosi terreni a Beauregard.
Paul Cézanne, Le cabanon de Jourdan, 1906, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna
Leggi anche:
• Impressionisti a Roma: tra segreto e scoperta
• Manet: le 5 opere più famose
Iniziamo dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano dove il ritratto non finito del Signor Arnaud a cavallo sbuca da una delle sale della GAM con la sua posa solenne, appena abbozzata, eppure capace di delineare al meglio il misterioso protagonista. Siamo di fronte all’unica opera di Manet presente in una collezione pubblica in Italia.
Una vicenda collezionistica affascinante
L’opera, approdata in Collezione permanente della GAM nel 1958, è stata al centro di una storia collezionistica affascinante che ripercorriamo assieme a Paola Zatti, conservatore responsabile della Galleria d’Arte Moderna di Milano.
Realizzato dal pittore intorno al 1875, il ritratto fu venduto dalla vedova di Manet, Suzanne, 17 anni dopo morte del pittore. Andò ad un certo barone Vitta, un imprenditore di origini italiane che viveva in Francia e che nutriva una fervida passione per le opere dell'artista parigino. Vitta, che lo acquistò nel 1900, custodì l’opera nella sua villa di Evian fino al 1913.
Alla morte del barone, il mercante Paul Durand-Ruel vendette la tela a Max Liebermann, il pittore tedesco che nutriva un’autentica ossessione per Manet, e che fu proprietario dell’opera fino al 1935. L’anno dopo, il Ritratto di Monsiuer Arnaud lasciò Villa Liebermann per passare nelle mani di Carlo Grassi e approdare solo nel 1958, come donazione della vedova Grassi, nella Collezione della Galleria d’Arte Moderna di Milano.
Un'opera incompleta
“Dal restauro che abbiamo effettuato - spiega Paola Zatti - il dipinto risulta ritoccato sullo sfondo. Una campagna fotografica di Jean-Etienne Liotard - un fotografo dell’epoca che aveva immortalato tutte le opere rimaste nella casa di Manet - mostra come il dipinto avesse zone di non finito più ampie di quelle che oggi scorgiamo. Potrebbe essere stata la moglie di Manet o uno dei successivi proprietari dell’opera, forse Max Liebermann, a consentire di metter mano al dipinto o a intervenire direttamente sulla tela per completare lo sfondo, che comunque resta molto manettiano”.
Il grande ritratto immortala l’imprenditore e collezionista amante dei cavalli, Michel Arnaud. Tuttavia non conosciamo il motivo di questa rappresentazione scandita da pochi, efficaci tocchi di colore.
Paul Cézanne, I ladri e l’asino, 1869, Olio su tela, 55 x 41 cm, Milano, Galleria d’Arte Moderna
Ci intratteniamo ancora alla GAM di Milano. Nella collezione grafica della Galleria d’Arte Moderna di Via Palestro sono custodite altre opere di pittori Impressionisti e post-Impressionisti. Ci avviciniamo a un piccolo, ma significativo dipinto di Cézanne, una delle pochissime opere dell’artista ad essere conservata in un museo pubblico italiano. È intitolata I ladri e l’asino ed è stata dipinta tra il 1869 e il 1870. La scena, ispirata alle Metamorfosi di Apulejo, si riferisce all'episodio di Lucio che, trasformato in un asino, viene liberato dai suoi rapitori.
In un luogo desolato e indefinito si scorgono i briganti vestiti di rosso e azzurro, uno strano personaggio che fuma la pipa o il sigaro, e un piccolo asino bianco rappresentato al centro della scena. I personaggi, in abiti contemporanei, non sono tuttavia identificabili.
Accanto a Vento e Sole, un paesaggio con alberi e case di Alfred Sisley realizzato nel 1880, la GAM vanta anche un Ritratto di signora di Berthe Morisot del 1880.
Gli Impressionisti alla GNAM di Roma
Per ammirare un capolavoro di Claude Monet bisogna invece spostarsi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma dove ci accolgono le Ninfee rosa.
Il dipinto conservato a Roma compare in una fotografia di Monet nel suo primo atelier a Giverny, pubblicata da Arnyvèlde in un articolo intitolato Le peintre de la lumière. La tela apparterrebbe alla cosiddetta "prima serie" delle ninfee che, secondo Tassi il pittore avrebbe eseguito tra agosto e settembre 1897.
Claude Monet, Ninfee rosa, 1898, Olio su tela, 100 x 81.5 cm, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna
Alla GNAM di Roma ritroviamo anche Dopo il bagno, pastello su carta applicata su cartone, di Edgar Degas e Le Cabanon de Jourdan di Cézanne, tela rubata nel maggio 1998 assieme a due quadri di Van Gogh, ma ritrovata poco tempo dopo, considerata una delle ultime opere dell’artista.
Ne troviamo traccia in una lettera scritta dal pittore al figlio, nella quale Monet raccontava di essere a lavoro presso Jourdan, il mercante proprietario di numerosi terreni a Beauregard.
Paul Cézanne, Le cabanon de Jourdan, 1906, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna
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