Firenze, restaurato lo storico edificio e museo dell’Istituto degli Innocenti
Rinasce lo Spedale di Brunelleschi
![](http://www.arte.it/foto/600x450/3d/59399-098fd973b0d1bcca0afff66916e11c2b.jpg)
Istituto degli Innocenti, Firenze |
Particolare della facciata con putto di Luca della Robbia
Francesca Grego
06/02/2017
Firenze - Si è appena concluso l’imponente intervento di recupero, adeguamento e restauro che ha visto protagonista il quattrocentesco Spedale degli Innocenti. Un nuovo allestimento museale, 22 opere restaurate, la nuova Bottega dei Ragazzi e il complesso progettato dall’architetto simbolo del Rinascimento sono finalmente pronti ad accogliere i visitatori.
Fu costruito per ospitare il primo ospedale per trovatelli in Europa il pregevole edificio di Filippo Brunelleschi, incastonato nella mirabile armonia di piazza della Santissima Annunziata.
Oggi alla cura dell’infanzia unisce un affascinante percorso museale nell’arte e nella storia. Dopo la bella facciata e gli affreschi del portico esterno firmati da Bernardino Poccetti, si ammirano i due Cortili degli Uomini e delle Donne, ripristinati nella pavimentazione, negli intonaci e nelle decorazioni murarie. All'ultimo piano la terrazza del Verone, ex stenditoio dell'orfanotrofio, con vista mozzafiato sulla città.
Nel museo, articolato sui tre fili conduttori Storia, Archittettura ed Arte, alcune perle del Rinascimento, come la Madonna col Bambino e un angelo di Sandro Botticelli e la Madonna col Bambino di Luca della Robbia. E poi Domenico Ghirlandaio, Piero di Cosimo, Bartolomeo di Giovanni, Neri di Bicci, Giovanni del Biondo, per un totale di 80 dipinti ospitati nella Galleria del terzo piano.
Fra le novità, le sale dedicate all'arte devozionale, con 22 opere fresche di restauro provenienti dal Tesoro della Chiesa, che comprendono codici miniati del XV secolo, pezzi di oreficeria contrassegnati da un bimbo in fasce, emblema dello Spedale, e un crocifisso ligneo di Baccio da Montelupo.
Ma le immagini più rappresentative dell'Istituto sono certamente le terracotte invetriate di Luca della Robbia: dieci putti policromi, uno diverso dall'altro, riportati all'antico splendore dall'intervento a cura dell'Opificio delle Pietre Dure. Otto sono tornati al loro posto originario sul loggiato della facciata, gli altri due sono protagonisti di un allestimento speciale all'interno del percorso espositivo, per permettere al pubblico di osservarli da vicino in tutta la loro delicata bellezza.
L'intervento di recupero e valorizzazione, durato quattro anni, ha coinvolto complessivamente una superficie di 3000 metri quadri e ha visto la collaborazione di Mibact, regione Toscana, soprintendenze territoriali, fondazioni bancarie e donatori privati.
Fu costruito per ospitare il primo ospedale per trovatelli in Europa il pregevole edificio di Filippo Brunelleschi, incastonato nella mirabile armonia di piazza della Santissima Annunziata.
Oggi alla cura dell’infanzia unisce un affascinante percorso museale nell’arte e nella storia. Dopo la bella facciata e gli affreschi del portico esterno firmati da Bernardino Poccetti, si ammirano i due Cortili degli Uomini e delle Donne, ripristinati nella pavimentazione, negli intonaci e nelle decorazioni murarie. All'ultimo piano la terrazza del Verone, ex stenditoio dell'orfanotrofio, con vista mozzafiato sulla città.
Nel museo, articolato sui tre fili conduttori Storia, Archittettura ed Arte, alcune perle del Rinascimento, come la Madonna col Bambino e un angelo di Sandro Botticelli e la Madonna col Bambino di Luca della Robbia. E poi Domenico Ghirlandaio, Piero di Cosimo, Bartolomeo di Giovanni, Neri di Bicci, Giovanni del Biondo, per un totale di 80 dipinti ospitati nella Galleria del terzo piano.
Fra le novità, le sale dedicate all'arte devozionale, con 22 opere fresche di restauro provenienti dal Tesoro della Chiesa, che comprendono codici miniati del XV secolo, pezzi di oreficeria contrassegnati da un bimbo in fasce, emblema dello Spedale, e un crocifisso ligneo di Baccio da Montelupo.
Ma le immagini più rappresentative dell'Istituto sono certamente le terracotte invetriate di Luca della Robbia: dieci putti policromi, uno diverso dall'altro, riportati all'antico splendore dall'intervento a cura dell'Opificio delle Pietre Dure. Otto sono tornati al loro posto originario sul loggiato della facciata, gli altri due sono protagonisti di un allestimento speciale all'interno del percorso espositivo, per permettere al pubblico di osservarli da vicino in tutta la loro delicata bellezza.
L'intervento di recupero e valorizzazione, durato quattro anni, ha coinvolto complessivamente una superficie di 3000 metri quadri e ha visto la collaborazione di Mibact, regione Toscana, soprintendenze territoriali, fondazioni bancarie e donatori privati.
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