In arrivo nella città veneta 50 capolavori del Kunsthistorisches Museum

Da Vienna a Treviso, sulle tracce della natura morta europea

Attribuito a Karel de Vogelaer, Natura morta con frutta, Ultimo quarto XVII secolo, Olio su tela, 112 cm × 84,2 cm, Courtesy KHM-Museumsverband
 

Francesca Grego

20/06/2019

Treviso - “Di nuovo al mondo c'è nulla o pochissimo”, disse una volta Giorgio Morandi: “l'importante è la posizione diversa e nuova in cui un artista su trova a considerare e a vedere le cose della cosiddetta natura”. Ed è una vera e propria rivoluzione dello sguardo quella che, tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento, dà origine al genere pittorico che in Italia chiamiamo “natura morta” e che nei paesi nordici prende il nome di “still life”: frutta, fiori, pesci e selvaggina, libri, teschi, strumenti musicali e oggetti d'uso quotidiano si scoprono protagonisti di opere d'arte che per la prima volta assegnano loro uno status autonomo, sganciato da intenti simbolici e decorativi. Sono tanti i motivi che, dalle Fiandre al Belpaese, favoriscono la diffusione di quest'onda – l'interesse scientifico per la natura, l'ascesa della borghesia, il divieto in voga nei paesi protestanti di dipingere la Madonna, Cristo e i santi. Il risultato è sempre un ossimoro: l'artista ritrae come se fosse “vivo” un fiore o un frutto destinato ad appassire in breve tempo, consegnandolo all'eternità. Non è questo il desiderio di ogni immagine?

In Italia il Nord-Est è una delle culle del nuovo genere, che ebbe nella pittura fiamminga il suo principale incubatore. E oggi la natura morta torna a raccontarsi in Veneto, grazie a un ampio progetto espositivo concepito da Città di Treviso e Civita Tre Venezie in collaborazione con il Kunsthistorisches Museum di Vienna.

In occasione di Natura in posa. Capolavori dal Kunsthistorisches Museum di Vienna in dialogo con la fotografia contemporanea (30 novembre 2019-21 maggio 2020) il Complesso di Santa Caterina ospiterà 50 opere provenienti dal grande museo austriaco, al debutto assoluto sulla scena italiana. Gioielli della tradizione nordica, da Jan Bruegel a Gerard Dou e Pieter Claesz, incontreranno i quadri dei virtuosi italiani del genere, tra cui Francesco Bassano, Lodovico Pozzoserrato, Evaristo Baschenis, Gasparo Lopez de Fiori, Elisabetta Marchioni, mostrando come lo still life si sia diffuso nel contesto europeo. Celebrità dell'arte e maestri immeritatamente dimenticati tornano alla ribalta con una straordinaria varietà di invenzioni, soggetti, dettagli ritratti preziosamente tra realismo scientifico e vanitas, il sentimento di caducità che quasi sempre fa da contrappeso a tanta ricchezza.

Ma non basta: a Treviso la natura morta antica si apre al confronto con il contemporaneo in una sezione dedicata alla fotografia, che trova nello still life uno dei filoni più vivi e in grado di trasmettere emozioni. Qui gli eredi dei grandi pittori di un tempo sono David LaChapelle con le sue vanitas ingannevoli, Martin Parr con i reportage crudi e ironici sul consumo di massa, Robert Mapplethorpe con i suoi fiori magnifici e sensuali, per proseguire con Araki, Franco Vimercati e Hans Op De Beek.

Curata da Francesca Del Torre, Gerlinde Gruber e Sabine Pénot per le sezioni dedicate alla pittura e da Denis Curti per la fotografia, la mostra è la prima tappa di un ampio programma espositivo elaborato da Città di Treviso con importanti partner istituzionali, al fine di valorizzare in Italia e all'estero il patrimonio artistico-culturale del territorio: non una mera esposizione di prestiti da grandi musei, ma un progetto tagliato su misura, in dialogo con la storia della città, le sue collezioni museali permanenti, l'elegante centro storico dell'Urbs Picta.

Leggi anche:
“Il cinematografo mi fa paura”: all'Asolo Art Film Festival con Cosimo Terlizzi