Il signore delle ombre
Opera di Larry Kagan
02/02/2005
Il lavoro di Larry Kagan esibito in questa mostra intitolata “Objects – Shadow” presenta un'affinità particolare con lo spirito che anima il progetto ospite: Tribe Art (iniziativa voluta dal Team Lucky Strike BּAּR Honda che ha la missione di sostenere l’arte contemporanea per far emergere i valori di dinamicità, creatività, innovazione).
Andare aldilà delle apparenze, esprimere dei valori, non limitarsi ad un'analisi superficiale degli aspetti della vita, "look inside" guardare dentro di sé per scoprire un mondo da esprimere, nuovo e sorprendente. Questi alcuni tratti dell’opera di Kagan, artista eccezionale, dotato di spirito ed intelligenza, che ironizza ricordando i tempi in cui si chiedeva “Chi avrebbe mai comprato un’ombra?”.
Qual è l’elemento più importante nel suo lavoro?
LK: “Penso l’ambiguità. L’idea che non si possa intuire la figura che scaturisce da un’ombra riflessa dalla proiezione di una forma d’acciaio. Non ci sono grandi trucchi per produrre un’ombra interessante. Il più delle volte, nel guardare il mondo noi relazioniamo un oggetto alla specie di ombra che irradia. E siamo così abituati, che è come se sapessimo che se si vede una lunga ombra il sole è basso, e non né mattino né notte. Se un’ombra cade su qualcosa, tu sai che l’oggetto è simile, ma nel mio lavoro l’idea è quella che si possano produrre ombre da cose che non assomigliano minimamente alle forme che producono…questo è il mistero e uno degli aspetti che mi appassiona”.
Nelle sue opere le ombre incontrano la storia, la memori, il suo vissuto …
LK: “Ho iniziato a lavorare con le ombre non perché fossero significative per me, ma perché le ho incontrate. Stavo creando delle sezioni di acciaio e ogni volta che le fotografavo, nelle immagini vedevo le ombre riflesse. Più tardi compresi che non era possibile liberarmi di loro e allora decisi di usarle. E mi venne questa idea. Quando iniziai a lavorare con le ombre, realizzai che erano state molto importanti per me. La mia intera storia: l’essere stato rifugiato, l’avere perso, durante la guerra, la mia famiglia, questi elementi lasciarono una sorta di assenza, come se non ci fossero stati. Ognuno ha cugini, zii e zii che non ha conosciuto. Ma le loro ombre sono esistite. Credo che le ombre sia parte di me molto più di quanto possa rendermi conto”.
Cosa pensa dell’arte contemporanea, negli Stati Uniti e nel mondo?
LK: “Mi incoraggia davvero che molte persone siano dedite all’arte. Non mi piace necessariamente tutto, penso sia importante che la gente si rivolga ancora all’arte. Non vedo un panorama artistico omogeneo, tutto è indiviso in aree differenti. Il mio immaginario proviene dalla Pop Art, che utilizzava immagini che potevano trovarsi ovunque. Non possedevano una grande storia prima di loro, erano lì. Facevano parte del quotidiano e le persone le identificavano immediatamente. Alcuni artisti rifiutarono questo approccio, perché troppo coinvolti nel concettuale e si diressero verso i media elettronici e il video, dove è molto difficile comprendere cosa sta accadendo, perché quello che succede copre un determinato periodo di tempo e spazio. Ogni artista fa arte e cerca la propria particolare audience, c’è qualcosa che accade che permette agli artisti di imparare ciascuno dall’altro, anche se impegnati in ambiti diversi, entrano in una sorta di collisione. E’ una cosa positiva e salutare, fa sì che la l’arte si arricchisca e diventi globale”.
Poche parole per descrivere le sue opere.
LK: “Accessibili e misteriose al contempo. Accessibili perché utilizzo immagini che le persone riconoscono immediatamente. Il mistero per me è l’idea che ci sia qualcosa dietro ad immagini che si riescono a comprendere così facilmente. Il modo in cui pensiamo le cose, le idee che che noi abbiamo non corrispondono necessariamente a quelle che abbiamo in mente. Le idee che possediamo sono solo quelle a cui abbiamo accesso, c’è qualcosa di molto più complesso, nelle nostre menti viaggiano cose diverse(…l’intero subconscio, Freud ) che gli scienziati cognitivi hanno iniziato a guardare. Quindi c’è una grande differenza tra quello che conosciamo e quello che abbiamo nella testa e in questa dicotomia l’arte per me diventa interessante”.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
LK:“Mi vuole come profeta? Ho molte idee per ampliare il mio lavoro sulle ombre. Creare un’opera mi coinvolge molto, c’è tanto da scoprire credo che lavorerò ancora molti anni con le ombre”. Larry Kagan, ”Objects – Shadow”
Andare aldilà delle apparenze, esprimere dei valori, non limitarsi ad un'analisi superficiale degli aspetti della vita, "look inside" guardare dentro di sé per scoprire un mondo da esprimere, nuovo e sorprendente. Questi alcuni tratti dell’opera di Kagan, artista eccezionale, dotato di spirito ed intelligenza, che ironizza ricordando i tempi in cui si chiedeva “Chi avrebbe mai comprato un’ombra?”.
Qual è l’elemento più importante nel suo lavoro?
LK: “Penso l’ambiguità. L’idea che non si possa intuire la figura che scaturisce da un’ombra riflessa dalla proiezione di una forma d’acciaio. Non ci sono grandi trucchi per produrre un’ombra interessante. Il più delle volte, nel guardare il mondo noi relazioniamo un oggetto alla specie di ombra che irradia. E siamo così abituati, che è come se sapessimo che se si vede una lunga ombra il sole è basso, e non né mattino né notte. Se un’ombra cade su qualcosa, tu sai che l’oggetto è simile, ma nel mio lavoro l’idea è quella che si possano produrre ombre da cose che non assomigliano minimamente alle forme che producono…questo è il mistero e uno degli aspetti che mi appassiona”.
Nelle sue opere le ombre incontrano la storia, la memori, il suo vissuto …
LK: “Ho iniziato a lavorare con le ombre non perché fossero significative per me, ma perché le ho incontrate. Stavo creando delle sezioni di acciaio e ogni volta che le fotografavo, nelle immagini vedevo le ombre riflesse. Più tardi compresi che non era possibile liberarmi di loro e allora decisi di usarle. E mi venne questa idea. Quando iniziai a lavorare con le ombre, realizzai che erano state molto importanti per me. La mia intera storia: l’essere stato rifugiato, l’avere perso, durante la guerra, la mia famiglia, questi elementi lasciarono una sorta di assenza, come se non ci fossero stati. Ognuno ha cugini, zii e zii che non ha conosciuto. Ma le loro ombre sono esistite. Credo che le ombre sia parte di me molto più di quanto possa rendermi conto”.
Cosa pensa dell’arte contemporanea, negli Stati Uniti e nel mondo?
LK: “Mi incoraggia davvero che molte persone siano dedite all’arte. Non mi piace necessariamente tutto, penso sia importante che la gente si rivolga ancora all’arte. Non vedo un panorama artistico omogeneo, tutto è indiviso in aree differenti. Il mio immaginario proviene dalla Pop Art, che utilizzava immagini che potevano trovarsi ovunque. Non possedevano una grande storia prima di loro, erano lì. Facevano parte del quotidiano e le persone le identificavano immediatamente. Alcuni artisti rifiutarono questo approccio, perché troppo coinvolti nel concettuale e si diressero verso i media elettronici e il video, dove è molto difficile comprendere cosa sta accadendo, perché quello che succede copre un determinato periodo di tempo e spazio. Ogni artista fa arte e cerca la propria particolare audience, c’è qualcosa che accade che permette agli artisti di imparare ciascuno dall’altro, anche se impegnati in ambiti diversi, entrano in una sorta di collisione. E’ una cosa positiva e salutare, fa sì che la l’arte si arricchisca e diventi globale”.
Poche parole per descrivere le sue opere.
LK: “Accessibili e misteriose al contempo. Accessibili perché utilizzo immagini che le persone riconoscono immediatamente. Il mistero per me è l’idea che ci sia qualcosa dietro ad immagini che si riescono a comprendere così facilmente. Il modo in cui pensiamo le cose, le idee che che noi abbiamo non corrispondono necessariamente a quelle che abbiamo in mente. Le idee che possediamo sono solo quelle a cui abbiamo accesso, c’è qualcosa di molto più complesso, nelle nostre menti viaggiano cose diverse(…l’intero subconscio, Freud ) che gli scienziati cognitivi hanno iniziato a guardare. Quindi c’è una grande differenza tra quello che conosciamo e quello che abbiamo nella testa e in questa dicotomia l’arte per me diventa interessante”.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
LK:“Mi vuole come profeta? Ho molte idee per ampliare il mio lavoro sulle ombre. Creare un’opera mi coinvolge molto, c’è tanto da scoprire credo che lavorerò ancora molti anni con le ombre”. Larry Kagan, ”Objects – Shadow”
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