Per la prima volta a Roma dal 19 luglio al 9 settembre
Da Oriente a Occidente sulle tracce della pittura a olio
Wang Yidong, Il sole mi segue ovunque io vada, 2006, Olio su tela, 145 x 180 cm
Samantha De Martin
18/07/2018
Roma - Quando, un secolo fa, in Cina la pittura a olio divenne sinonimo di Occidente, l’assimilazione della tecnica pittorica da parte degli artisti orientali fu un evento epocale che segnò per sempre il dialogo tra le correnti pittoriche europee e i maestri dagli occhi a mandorla.
Questo continuo confronto tra due universi apparentemente diversi è il fulcro della più importante mostra di pittura a olio cinese mai allestita nella capitale, un evento che porta per la prima volta a Roma i più rappresentativi pennelli cinesi del Novecento.
Le riflessioni sul significato della vita, del pensiero umanistico, sulle forme della terra dell’anima raccontate attraverso scene di vita quotidiana, ritratti, paesaggi e vedute dal linguaggio pittorico imbevuto di armonia e temperamento estetico cavalcano i capolavori che riflettono lo specchio di una civiltà che corre, attraversata da continui fermenti, ma anche da cambiamenti sociali e culturali che ne hanno segnato la storia.
È Nicolina Bianchi - curatrice del percorso insieme allo storico dell'arte e saggista Claudio Strinati, e a Zhang Zuying, direttore dell'Istituto di Pittura a olio dell'Accademia Nazionale cinese di Pittura - a ribadire l’obiettivo dell’appuntamento romano accolto al Complesso del Vittoriano fino al prossimo 9 settembre.
“Risonanza cinese - spiega - allude a una sorta di riverbero globale dell'universo Cina e si configura come un originale cross road a rappresentare l’inedita saldatura con la tradizione del Rinascimento italiano e del Romanticismo pittorico dell'Ottocento europeo”.
E infatti le 150 opere di oltre 60 artisti diversi mirano a enfatizzare quei legami e quelle sinergie stimolate dai numerosi viaggi in Occidente, oltre che dalle ricorrenti frequentazioni delle Accademie d’Arte intraprese dagli artisti cinesi già agli inizi del XX secolo. Esperienze culturali e sociali che inducono questi interpreti alla ricerca di nuove forme espressive senza rinunciare a un linguaggio creativo e stilistico contemporaneo della pittura a olio che consente di rappresentare la loro personale visione della vita, della cultura e dello spirito tradizionale reinterpretandolo e rendendolo sempre attuale.
Attraverso le tre sezioni tematiche che caratterizzano la mostra sfilano i lavori di Zhan Jian Jun, Jin Shang Yi, Zhang Zu Ying, Luo Zhong Li, Yang Feiyun solo per citare alcuni degli artisti. Si tratta di opere che riflettono un’inquietudine creativa sovranazionale, incentrate sull'incontro tra la cultura orientale e quella occidentale.
Grazie al rapporto consolidato tra Arthemisia e l’Ufficio Culturale dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia, dopo il successo ottenuto nel 2017 dalle rassegne dedicate all’arte contemporanea cinese e all’indomani del grande trionfo di pubblico al Palais Brongniart di Parigi e, in Cina, al Museo dell’Accademia di Belle Arti di Cina, Risonanza cinese accende anche a Roma i riflettori su un appuntamento inedito.
“Questa mostra - spiega uno dei curatori, Claudio Strinati, storico dell'arte e saggista - è una sorta di epopea, una grandiosa immagine di una cultura individuata nei suoi valori più significativi, valori che la portano a uno scambio intenso e profondo con il mondo occidentale, non più visto come lontano e mal comprensibile, ma vicino e condivisibile per molti aspetti, senza per questo in nulla rinunciare alle proprie radici più vere e profonde. È una questione di integrazione e dialogo, non di sottomissione o imitazione. È una testimonianza dell’immenso amore e dell’immensa fiducia che la cultura cinese attuale manifesta verso l’Occidente visto come un mondo che è ancora oggi in grado di comunicare valori e idee che non appartengono soltanto alla realtà attuale, ma traggono la loro origine da molti secoli fa”.
Come un delicato fil rouge, la tecnica della pittura a olio unisce gli artisti cinesi a quelli europei. Nel Settecento il pendolo oscillante tra le due civiltà ondeggiò in direzione della moda delle “cineserie”, dei mobili laccati o degli arazzi con scene e figure di personalità della cultura e della vita cinese, imponendosi in innumerevoli tradizioni occidentali anche italiane.
Oggi, a distanza di secoli, i due grandi imperi continuano a sfiorarsi, a incontrarsi, pur nella diversità delle loro lingue e delle abitudini sociali.
Leggi anche:
• Risonanza cinese
• La prima volta dei Musei Vaticani in Cina. Uno scambio di mostre nel segno della bellezza
Questo continuo confronto tra due universi apparentemente diversi è il fulcro della più importante mostra di pittura a olio cinese mai allestita nella capitale, un evento che porta per la prima volta a Roma i più rappresentativi pennelli cinesi del Novecento.
Le riflessioni sul significato della vita, del pensiero umanistico, sulle forme della terra dell’anima raccontate attraverso scene di vita quotidiana, ritratti, paesaggi e vedute dal linguaggio pittorico imbevuto di armonia e temperamento estetico cavalcano i capolavori che riflettono lo specchio di una civiltà che corre, attraversata da continui fermenti, ma anche da cambiamenti sociali e culturali che ne hanno segnato la storia.
È Nicolina Bianchi - curatrice del percorso insieme allo storico dell'arte e saggista Claudio Strinati, e a Zhang Zuying, direttore dell'Istituto di Pittura a olio dell'Accademia Nazionale cinese di Pittura - a ribadire l’obiettivo dell’appuntamento romano accolto al Complesso del Vittoriano fino al prossimo 9 settembre.
“Risonanza cinese - spiega - allude a una sorta di riverbero globale dell'universo Cina e si configura come un originale cross road a rappresentare l’inedita saldatura con la tradizione del Rinascimento italiano e del Romanticismo pittorico dell'Ottocento europeo”.
E infatti le 150 opere di oltre 60 artisti diversi mirano a enfatizzare quei legami e quelle sinergie stimolate dai numerosi viaggi in Occidente, oltre che dalle ricorrenti frequentazioni delle Accademie d’Arte intraprese dagli artisti cinesi già agli inizi del XX secolo. Esperienze culturali e sociali che inducono questi interpreti alla ricerca di nuove forme espressive senza rinunciare a un linguaggio creativo e stilistico contemporaneo della pittura a olio che consente di rappresentare la loro personale visione della vita, della cultura e dello spirito tradizionale reinterpretandolo e rendendolo sempre attuale.
Attraverso le tre sezioni tematiche che caratterizzano la mostra sfilano i lavori di Zhan Jian Jun, Jin Shang Yi, Zhang Zu Ying, Luo Zhong Li, Yang Feiyun solo per citare alcuni degli artisti. Si tratta di opere che riflettono un’inquietudine creativa sovranazionale, incentrate sull'incontro tra la cultura orientale e quella occidentale.
Grazie al rapporto consolidato tra Arthemisia e l’Ufficio Culturale dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia, dopo il successo ottenuto nel 2017 dalle rassegne dedicate all’arte contemporanea cinese e all’indomani del grande trionfo di pubblico al Palais Brongniart di Parigi e, in Cina, al Museo dell’Accademia di Belle Arti di Cina, Risonanza cinese accende anche a Roma i riflettori su un appuntamento inedito.
“Questa mostra - spiega uno dei curatori, Claudio Strinati, storico dell'arte e saggista - è una sorta di epopea, una grandiosa immagine di una cultura individuata nei suoi valori più significativi, valori che la portano a uno scambio intenso e profondo con il mondo occidentale, non più visto come lontano e mal comprensibile, ma vicino e condivisibile per molti aspetti, senza per questo in nulla rinunciare alle proprie radici più vere e profonde. È una questione di integrazione e dialogo, non di sottomissione o imitazione. È una testimonianza dell’immenso amore e dell’immensa fiducia che la cultura cinese attuale manifesta verso l’Occidente visto come un mondo che è ancora oggi in grado di comunicare valori e idee che non appartengono soltanto alla realtà attuale, ma traggono la loro origine da molti secoli fa”.
Come un delicato fil rouge, la tecnica della pittura a olio unisce gli artisti cinesi a quelli europei. Nel Settecento il pendolo oscillante tra le due civiltà ondeggiò in direzione della moda delle “cineserie”, dei mobili laccati o degli arazzi con scene e figure di personalità della cultura e della vita cinese, imponendosi in innumerevoli tradizioni occidentali anche italiane.
Oggi, a distanza di secoli, i due grandi imperi continuano a sfiorarsi, a incontrarsi, pur nella diversità delle loro lingue e delle abitudini sociali.
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