Lunedì 25 gennaio l'apertura al pubblico
Gli splendori del Medioevo nel restauro del Battistero di Firenze
Mosaici del Battistero di San Giovanni, Firenze I User:MatthiasKabel, CC BY-SA 3.0 , via Wikimedia Commons
Francesca Grego
22/01/2021
Firenze - Figure di profeti, vescovi e cherubini si affacciano tra i marmi preziosi, accendendo di bagliori variopinti l’ottagono del Battistero di Firenze. “Il mio bel San Giovanni”, lo chiamava Dante Alighieri, che proprio qui ricevette il nome e il primo sacramento. Tra i più antichi monumenti della città, il Battistero sfoggia ancora oggi uno dei più importanti cicli a mosaico del Medioevo italiano: per realizzarlo furono utilizzati i disegni di artisti come Cimabue, Coppo di Marcovaldo, Meliore e il Maestro della Maddalena.
Da lunedì 25 gennaio, con la riapertura del Duomo di Santa Maria del Fiore e della Cupola del Brunelleschi i visitatori potranno finalmente ammirarlo nel suo antico splendore: un imponente restauro ha infatti restituito brillantezza e leggibilità a quattro delle otto pareti del Battistero, regalandoci interessanti scoperte. Ora i lavori procederanno speditamente sui lati restanti, restituendo l’opera completa a fine 2021 secondo le previsioni dell’Opera di Santa Maria del Fiore. Nel complesso parliamo di 110 metri quadri di superfici marmoree, 200 di decorazioni a mosaico e oltre 100 di dorature, lasciando fuori i mosaici della Cupola, sui quali l’intervento di restauro sarà condotto probabilmente in un secondo momento. “Vengono qui tutti coloro che vogliono vedere cose mirabili”, si legge non a caso sui marmi intarsiati del pavimento attraversando la Porta del Paradiso.
Battistero di San Giovanni, i mosaici restaurati I Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, Firenze
Con la direzione e i finanziamenti esclusivi dell’Opera di Santa Maria del Fiore e l’alta sorveglianza della Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, dal 2017 i restauratori di Impresa Cellini e Claudia Tedeschi hanno avuto accanto i ricercatori delle università italiane in una campagna di studi e indagini diagnostiche che abbraccia l’intero monumento e la sua storia. Tra le novità emerse dall’intervento sui mosaici parietali, spicca la scoperta di una tecnica musiva totalmente originale, un vero e proprio unicum nel panorama dell’epoca. Tracce di foglia d’oro sui capitelli dei matronei, inoltre, indicherebbero che all’origine le sommità delle colonne fossero tutte dorate, in un continuum con i luminosi mosaici della cupola e dei muri. Infine la presenza di una cera pigmentata, verde come la superficie dei marmi su cui era stesa, ci parla di un vecchio rimedio per coprire il bianco del calcare causato da antiche infiltrazioni. Con la rimozione di cera e incrostazioni, anche il verde di Prato torna a splendere unendosi alla sinfonia di colori. Con la pulitura del monumento funebre dell’antipapa Giovanni XXIII, infine, una pagina poco frequentata del Rinascimento rivive insieme ai virtuosismi di Donatello e Michelozzo.
Battistero di San Giovanni, i mosaici restaurati I Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, Firenze
Ma qual è la storia del Battistero di San Giovanni? Sono in molti ad aver fantasticato sulle sue origini, ipotizzando che sia sorto su un tempio romano dedicato a Marte. Per certo sappiamo che il monumento è nato ben prima della Cattedrale di Santa Maria del Fiore e che vide crescere il proprio pregio artistico fin dai primi del Duecento, grazie all’impegno congiunto della Chiesa e della facoltosa Arte di Calimala, che riuniva i mercanti fiorentini. Un pavimento di marmi intarsiati aprì le danze restituendo l’effetto di sontuosi tappeti. Poi toccò alla Cupola, decorata da maestri mosaicisti venuti da lontano, forse da Venezia: su oltre mille metri quadrati di superficie, narrarono le Storie della Genesi, di Giuseppe ebreo, di Cristo e del Battista, con al centro la grandiosa scena del Giudizio finale. Terminata quest’opera colossale, all’inizio del Trecento si passò alle pareti, decidendo di coprire con nuovi mosaici anche aree allora ricoperte di marmi. E qui gli artigiani dovettero industriarsi con tecniche su misura e mastici di nuova concezione: una sfida anche per i restauratori contemporanei, che entro l’anno ci restituiranno tutta la luce del gioiello medievale.
Interno del Battistero di San Giovanni a Firenze I Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore
Da lunedì 25 gennaio, con la riapertura del Duomo di Santa Maria del Fiore e della Cupola del Brunelleschi i visitatori potranno finalmente ammirarlo nel suo antico splendore: un imponente restauro ha infatti restituito brillantezza e leggibilità a quattro delle otto pareti del Battistero, regalandoci interessanti scoperte. Ora i lavori procederanno speditamente sui lati restanti, restituendo l’opera completa a fine 2021 secondo le previsioni dell’Opera di Santa Maria del Fiore. Nel complesso parliamo di 110 metri quadri di superfici marmoree, 200 di decorazioni a mosaico e oltre 100 di dorature, lasciando fuori i mosaici della Cupola, sui quali l’intervento di restauro sarà condotto probabilmente in un secondo momento. “Vengono qui tutti coloro che vogliono vedere cose mirabili”, si legge non a caso sui marmi intarsiati del pavimento attraversando la Porta del Paradiso.
Battistero di San Giovanni, i mosaici restaurati I Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, Firenze
Con la direzione e i finanziamenti esclusivi dell’Opera di Santa Maria del Fiore e l’alta sorveglianza della Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, dal 2017 i restauratori di Impresa Cellini e Claudia Tedeschi hanno avuto accanto i ricercatori delle università italiane in una campagna di studi e indagini diagnostiche che abbraccia l’intero monumento e la sua storia. Tra le novità emerse dall’intervento sui mosaici parietali, spicca la scoperta di una tecnica musiva totalmente originale, un vero e proprio unicum nel panorama dell’epoca. Tracce di foglia d’oro sui capitelli dei matronei, inoltre, indicherebbero che all’origine le sommità delle colonne fossero tutte dorate, in un continuum con i luminosi mosaici della cupola e dei muri. Infine la presenza di una cera pigmentata, verde come la superficie dei marmi su cui era stesa, ci parla di un vecchio rimedio per coprire il bianco del calcare causato da antiche infiltrazioni. Con la rimozione di cera e incrostazioni, anche il verde di Prato torna a splendere unendosi alla sinfonia di colori. Con la pulitura del monumento funebre dell’antipapa Giovanni XXIII, infine, una pagina poco frequentata del Rinascimento rivive insieme ai virtuosismi di Donatello e Michelozzo.
Battistero di San Giovanni, i mosaici restaurati I Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, Firenze
Ma qual è la storia del Battistero di San Giovanni? Sono in molti ad aver fantasticato sulle sue origini, ipotizzando che sia sorto su un tempio romano dedicato a Marte. Per certo sappiamo che il monumento è nato ben prima della Cattedrale di Santa Maria del Fiore e che vide crescere il proprio pregio artistico fin dai primi del Duecento, grazie all’impegno congiunto della Chiesa e della facoltosa Arte di Calimala, che riuniva i mercanti fiorentini. Un pavimento di marmi intarsiati aprì le danze restituendo l’effetto di sontuosi tappeti. Poi toccò alla Cupola, decorata da maestri mosaicisti venuti da lontano, forse da Venezia: su oltre mille metri quadrati di superficie, narrarono le Storie della Genesi, di Giuseppe ebreo, di Cristo e del Battista, con al centro la grandiosa scena del Giudizio finale. Terminata quest’opera colossale, all’inizio del Trecento si passò alle pareti, decidendo di coprire con nuovi mosaici anche aree allora ricoperte di marmi. E qui gli artigiani dovettero industriarsi con tecniche su misura e mastici di nuova concezione: una sfida anche per i restauratori contemporanei, che entro l’anno ci restituiranno tutta la luce del gioiello medievale.
Interno del Battistero di San Giovanni a Firenze I Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore
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