Critica in Arte 2013

Critica in Arte 2013, MAR - Museo d'Arte della città di Ravenna

 

Dal 15 Dicembre 2013 al 12 Gennaio 2014

Ravenna

Luogo: MAR - Museo d'Arte della città di Ravenna

Indirizzo: via di Roma 13

Orari: martedì, giovedì e venerdì 9-13.30 / 15-18; mercoledì e sabato 9-13.30; domenica 15-18

Curatori: Ilaria Bignotti, Silvia Cirelli, Davide Caroli

Enti promotori:

  • Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna
  • Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
  • Regione Emilia-Romagna
  • Provincia di Ravenna

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 0544 482477/ 0544 482356

E-Mail info: info@museocitta.ra.it

Sito ufficiale: http://www.mar.ra.it/ita


Il Museo d’Arte della città di Ravenna, dal mese di novembre fino a gennaio 2014, propone per il sesto anno il progetto espositivo Critica in Arte realizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna e con il generoso sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Critica in Arte vuole avere una valenza "militante" promuovendo un appuntamento autunnale, durante il quale tre giovani critici presentano il lavoro di tre giovani artisti in una mostra allestita negli spazi del MAR.
Critica in Arte intende far luce sulle promesse della critica attualmente attiva in Italia e dedita specificatamente alle espressioni artistiche delle ultime generazioni.
Coordinati da Claudio Spadoni, direttore del MAR, sono stati invitati a partecipare al progetto Ilaria Bignotti, storica dell’arte e curatrice indipendente; Davide Caroli, curatore del MAR di Ravenna; Silvia Cirelli, critica d’arte e curatrice indipendente.
Le sezioni della mostra saranno accompagnate da tre monografie presentate dai rispettivi artisti e critici, i tre cataloghi saranno poi riuniti in un unico cofanetto.
Emblema si intitola il percorso espositivo, ospitato nelle prime due sale, curato da Ilaria Bignotti e dedicato a Francesca Pasquali (Bologna, 1980), la cui ricerca intreccia il saper fare all’indagine visuale e concettuale, sempre attenta alla identità del luogo architettonico nel quale è chiamata a intervenire.
Come suggerisce il titolo del percorso espositivo proposto, ogni sua opera è infatti emblema di una ricerca dove l’osservazione del dato naturale, animale e vegetale, si traduce in opere biomorfiche costituite da materiali di diversa tipologia, prevalentemente provenienti dal mondo industriale, quali i polimerici, gli espansi e la gommapiuma, ma anche setole sintetiche colorate, elastici e cannucce colorate che l’artista ha nel tempo assemblato e intrecciato sulla base di reti metalliche e gabbie di nylon destinate a configurarli in forme spesso trasformabili a seconda degli ambienti espositivi. Così sapranno suggerire le opere esposte, da Nero 08, opera scultorea che pare fuoriuscire dalla parete con tentacoli di materia plastica, come dita solleticanti lo sguardo e invitanti al contatto; a Dring, installazione appositamente realizzata per la mostra e dal nome onomatopeico, opera sonora e cinetica in movimento reale, all’enigmatico arricciarsi delle onde plastiche di Frappa, opera che fin dal titolo rivela il legame autobiografico.
Emblematica della persistenze dei linguaggi della storia dell’arte nelle giovani generazioni – dall’Informale all’Arte Programmata alle esperienze poveriste – l’opera di Francesca Pasquali chiama costantemente in causa lo spettatore. Anche le sue Straws, se da lontano paiono crateri lunari e fondali marini, avvicinandosi ad esse si frantumano in mille piccoli elementi plastico-cromatici: sono cannucce diversamente colorate, ora trasparenti, ora monocrome, destinate a formare pattern visivi che solo grazie allo sguardo del fruitore diventano immagini, complice l’artista-alchimista che conosce le segrete relazioni tra le materie e le forme.
Il percorso espositivo prosegue con Silvia Giambrone (Agrigento, 1981) – curata da Silvia Cirelli – una giovane artista siciliana la cui ricerca si snoda fra i precari equilibri e le costanti ambivalenze della sfera emozionale. Silvia Giambrone smaschera le tensioni dei comportamenti umani, creando un’estetica tanto sottile quanto versatile. La sua è una poetica che miscela bellezza e sofferenza, evasione e costrizione, complicità e poi inganno, in un “gioco di specchi” che cattura l’osservatore con un magnetismo sofisticato ma anche autentico.
L’impronta stilistica di quest’artista è estremamente eclettica e spazia dal video all’installazione, dalla performance a tradizionali pratiche come il ricamo o l’incisione. La selezione delle opere in mostra segue un grande pluralismo espressivo e presenta una ricchezza di linguaggi che, seppur nella loro eterogeneità, traducono una grammatica lessicale inedita e personale.
Le due sale centrali del Museo ospitano le opere più recenti di Silvia Giambrone, evidenziandone i tratti tematici distintivi. Sono infatti presentati lavori che svelano l’esplorazione dei limiti che gli stereotipi sociali ancora impongono alla cultura contemporanea, in particolar modo a quella del mondo femminile, come nelle opere Made in Italy, Il Pizzo, Impero, oppure nell’emozionante video Teatro Anatomico - appena premiato alla Biennale lituana di Kaunas - che riprende la performance realizzata al Macro Mattatoio nel 2012. La narrazione artistica si sposta poi verso indagini che riflettono anche sui delicati equilibri fra linguaggio e corpo, sia da un punto di vista sensoriale, come nell’installazione dal titolo L’appuntamento, che nella sua espressione più lessicale e comunicativa, con il video Translation, la suggestiva installazione 8 Novembre 2011, o l’opera Il Diario.
Chiude l’allestimento una selezione, curata da Davide Caroli, dei Mindscapes di Eron (Rimini, 1973), uno dei primi e principali esponenti della street art in Italia, che da diversi anni si dedica in parallelo anche alla pittura su tela, mantenendosi però fedele alla tecnica e allo stile della strada.
Questo ciclo rappresenta il punto di sperimentazione e ricerca su cui si sta incentrando il suo lavoro, sia a livello tecnico - per le varie possibilità che offre la bomboletta a spray su tela - sia a livello di contenuti.
I paesaggi rappresentati sono luoghi reali, visitati e vissuti dall’artista, i quali una volta elaborati divengono lo sfondo per le figure che, come in un sogno, escono dalla mente e dalla mano di Eron, affollando lo spazio e raccontando storie già vissute e viste in altri contesti.
Il segno che caratterizza queste figure è semplice, come quello di un bambino, nei cui racconti la differenza tra realtà e invenzione è molto sottile.
In mostra saranno presentati alcuni tra i lavori più importanti di questi ultimi anni, insieme con alcune tele realizzate appositamente per questo appuntamento; sarà inoltre proiettato un video che documenta l’imponente lavoro For ever and ever... commissionato ad Eron per la volta della chiesa di San Martino in Riparotta a Rimini, primo intervento di street art all’interno di un luogo di culto ancora attivo; a fianco di questo, dal molto grande passando al molto piccolo, una piccola scultura, traduzione in 3d delle immagini realizzate su tela, ultimo ulteriore tentativo espressivo dell’artista riminese.

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