Movimento Madì. Una geometria oltre le regole
Dal 24 Giugno 2012 al 26 Agosto 2012
Lovere | Bergamo
Luogo: Atelier del Tadini
Indirizzo: via Giorgio Oprandi
Orari: da martedì a sabato 15-19; domenica e festivi: 10-12/ 15-19
Curatori: Paola Silvia Ubiali, Angelo Piazzoli
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 035 962780
E-Mail info: direzione@accademiatadini.it
Sito ufficiale: http://www.accademiatadini.it
La mostra in programmazione all’Atelier del Tadini si prefigge di far scoprire al
pubblico un movimento artistico che, oltre a rappresentare un caso unico nella storia
dell’arte per longevità (esiste da sessantasei anni), risulta essere estremamente
interessante in virtù delle vicende che ne hanno caratterizzato il percorso fino ad
oggi.
Il Movimento Madì è stato fondato a Buenos Aires nel 1946 da Carmelo Arden Quin
e da altri artisti che già avevano collaborato alla rivista “Arturo” nel 1944, in pieno
periodo peronista, spinti dal desiderio di modificare la tradizionale concezione del
quadro.
Si tratta dell’avanzato traguardo raggiunto dall’arte aniconica dopo il Concretismo ed
il Costruttivismo, che inizialmente ha coinvolto gli artisti latino-americani e negli anni
cinquanta, con l’avvenuto trasferimento a Parigi del suo fondatore, un folto numero
di artisti europei.
Fin dall’inizio con l’introduzione della poligonalità - sia accorpando diverse superfici
dipinte, sia abolendo la cornice - gli artisti Madì si prefiggevano la distruzione di tutti i
condizionamenti e limiti imposti dalla tradizione geometrica, chiusa nei quattro angoli
retti del supporto tradizionale del piano, dando un ulteriore sviluppo alle intuizioni di
alcuni pionieri costruttivisti di inizio secolo e concretizzando un vero e proprio
cambiamento.
Oggi il movimento Madì conta circa sessanta artisti distribuiti nei vari gruppi presenti
in Argentina, Belgio, Francia, Germania, Italia, Stati Uniti, Ungheria, Venezuela e
singole entità in Giappone, Inghilterra, Slovacchia, Spagna, Svezia e Olanda (tutti in
stretto collegamento fra di loro). Essi, con il loro operare danno un’attuale ed
originale testimonianza di come il Madì continui ad essere pensiero,
sperimentazione, invenzione, una condizione di coscienza e conoscenza,
rielaborazione di tecniche tradizionali e ricerca stimolante di forme e materiali nuovi,
in rapporto con gli sviluppi della società contemporanea, che ha provocato una
reazione critica inizialmente caratterizzata da momenti di perplessità, inevitabile per
cambiamenti incisivi e dirompenti, ma che ha comunque finito per riconoscere al
movimento la rigorosità della ricerca e la validità dei risultati.
DICHIARAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DEL CREDITO BERGAMASCO
E DELLA FONDAZIONE CREBERG, ANGELO PIAZZOLI
“La mostra fa parte del programma di iniziative attraverso le quali la Fondazione -
che si sta sempre più affermando come importante protagonista nella promozione di
eventi e di interventi artistici/culturali di eccellenza nei territori di propria pertinenza -
intende agire capillarmente nei principali luoghi di storica presenza per ribadire la
stretta vicinanza, ed anzi la piena appartenenza, alle Comunità locali. Con questa
mostra, destinata a suscitare grande interesse, la Banca e la Fondazione Creberg
proseguono dunque nel ruolo attivo di divulgazione e valorizzazione dell’arte e della
cultura, donando ai visitatori un’opportunità significativa per conoscere ed
apprezzare le opere di artisti internazionali che hanno posto il proprio talento naturale
al servizio del desiderio di bellezza estetica che da sempre connota l’avventura
dell’uomo nella storia.
Quale qualificata rassegna d’arte, essa costituisce inoltre uno stimolo aggiuntivo alla
visita dell’Accademia Tadini e delle significative bellezze storico/paesistiche della
Città di Lovere e del suo comprensorio, soggetti con i quali - oltrepassando la
dimensione del semplice sostegno finanziario a eventi, pubblicazioni, formazioni
sociali - il Credito Bergamasco ha portato a felice compimento rilevanti iniziative. In
primo luogo ricordo con piacere il grande successo di pubblico e di critica conseguito
a Lovere, nella primavera del 2011, grazie alla mostra che abbiamo organizzato
all’Accademia Tadini con opere di Angelo Celsi, significativamente titolata Colore e
dissolvenze; essa ha rappresentato un unicum nel percorso espositivo del grande
artista (bergamasco) di rilievo internazionale, in quanto dedicata ai temi della natura
e del paesaggio affrontati con la peculiare tecnica della dissolvenza.
In linea più generale, è di tutta evidenza come la prossimità della Banca a questa
Città si esplichi sia attraverso l’importante sostegno che da un secolo (la filiale storica
iniziò ad operare a Lovere nel 1913) essa assicura all’economia locale, alle imprese
ad alle famiglie del territorio, sia mediante il costante supporto a progetti di grande
qualità che questa comunità ha, nel corso del tempo, felicemente attuato. Al riguardo
non posso non ricordare, fra gli altri, numerosi interventi di restauro della Basilica di
Santa Maria in Valvendra - realizzati grazie a contributi a fondo perduto della Banca -
ovvero la risalente prossimità all’Accademia Tadini per i cui dipinti il Credito
Bergamasco ha a più riprese sostenuto i costi di interventi di accurato restauro e per
la quale ha disposto altresì, per il triennio in corso, un rilevante stanziamento per la
ristrutturazione di una porzione storica dell’edificio. E sicuramente - proprio perché
parte attiva di questi territori - non ci fermeremo qui.”
DICHIARAZIONE DELLA CURATRICE, PAOLA SILVIA UBIALI
“Se si pensa alla durata media dei movimenti storicamente riconosciuti il caso Madì,
che ha alle spalle sessantasei anni di ininterotta attività a livello internazionale,
rappresenta una reale eccezione che vale la pena di conoscere e approfondire. La
storia ci insegna infatti che ai gruppi artistici si è spesso sostituito l’individualismo sul
quale oggi molta arte si fonda. Molte sono le ragioni di questa longevità, solo per
citare qualche spunto possiamo ricordare – in primis – la brillante personalità
dell’uruguayano Carmelo Arden Quin, strenuo animatore del movimento fino
all’ultimo dei suoi giorni (Rivera, Uruguay, 1913 – Savigny-sur-Orge, Francia, 2010);
il rinnovamento teorico e pratico del fare arte che è stato alla base della filosofia
Madì, anche attraverso l’introduzione di un aspetto che nessun linguaggio artistico
aveva mai realmente e consapevolmente considerato prima di allora, nonostante
fosse sempre stato profondamente radicato nell’uomo, nelle culture e in tutte le
età(quello ludico); e ancora, l’apertura alle nuove generazioni (con gli artisti nati negli
anni ‘70 siamo ormai alla terza) e quindi l’aver attirato a sé nuove leve, autoalimentandosi
di questa linfa, mescolando le esperienze vissute e raccontate dai
“senior” con gli impulsi, le capacità, le aspettative e le speranze dei giovani; la
collocazione della sede del movimento a Parigi con ponte sull’Argentina sin dagli
anni ‘40, che si è dimostrata strategica ai fini di una raccolta di adesioni
straordinariamente eterogenea; il modus operandi dei membri del movimento, tutti
sempre in stretto collegamento fra di loro nel “fare rete” e “sistema” organizzando
periodicamente gruppi di lavoro, tavole rotonde, incontri, dibattiti e convegni in tutto il
mondo, non solo a porte chiuse, ma anche aperti al pubblico.
Arden Quin, nel suo testamento spirituale, ha avuto la lungimiranza di nominare i
suoi successori, un team di persone - artisti e non - capaci e affidabili, che potessero
lavorare per la coesione e la continuità del movimento, che avessero capito a fondo
l’importanza del ruolo giocato dal Madì in passato, ma anche come scommessa sul
futuro. L’artista che segue i principi Madì infatti, creando ex novo forme e soluzioni
non anteriormente esistenti, non può correre il rischio di realizzare opere inattuali o
superate perchè ogni suo lavoro, essendo il prodotto di una sensibilità che
appartiene al hic et nunc è, per forza di cose, profondamente radicato nel suo tempo.
L’eredità di Arden Quin e i suoi progetti non si sono ancora esauriti.”
pubblico un movimento artistico che, oltre a rappresentare un caso unico nella storia
dell’arte per longevità (esiste da sessantasei anni), risulta essere estremamente
interessante in virtù delle vicende che ne hanno caratterizzato il percorso fino ad
oggi.
Il Movimento Madì è stato fondato a Buenos Aires nel 1946 da Carmelo Arden Quin
e da altri artisti che già avevano collaborato alla rivista “Arturo” nel 1944, in pieno
periodo peronista, spinti dal desiderio di modificare la tradizionale concezione del
quadro.
Si tratta dell’avanzato traguardo raggiunto dall’arte aniconica dopo il Concretismo ed
il Costruttivismo, che inizialmente ha coinvolto gli artisti latino-americani e negli anni
cinquanta, con l’avvenuto trasferimento a Parigi del suo fondatore, un folto numero
di artisti europei.
Fin dall’inizio con l’introduzione della poligonalità - sia accorpando diverse superfici
dipinte, sia abolendo la cornice - gli artisti Madì si prefiggevano la distruzione di tutti i
condizionamenti e limiti imposti dalla tradizione geometrica, chiusa nei quattro angoli
retti del supporto tradizionale del piano, dando un ulteriore sviluppo alle intuizioni di
alcuni pionieri costruttivisti di inizio secolo e concretizzando un vero e proprio
cambiamento.
Oggi il movimento Madì conta circa sessanta artisti distribuiti nei vari gruppi presenti
in Argentina, Belgio, Francia, Germania, Italia, Stati Uniti, Ungheria, Venezuela e
singole entità in Giappone, Inghilterra, Slovacchia, Spagna, Svezia e Olanda (tutti in
stretto collegamento fra di loro). Essi, con il loro operare danno un’attuale ed
originale testimonianza di come il Madì continui ad essere pensiero,
sperimentazione, invenzione, una condizione di coscienza e conoscenza,
rielaborazione di tecniche tradizionali e ricerca stimolante di forme e materiali nuovi,
in rapporto con gli sviluppi della società contemporanea, che ha provocato una
reazione critica inizialmente caratterizzata da momenti di perplessità, inevitabile per
cambiamenti incisivi e dirompenti, ma che ha comunque finito per riconoscere al
movimento la rigorosità della ricerca e la validità dei risultati.
DICHIARAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DEL CREDITO BERGAMASCO
E DELLA FONDAZIONE CREBERG, ANGELO PIAZZOLI
“La mostra fa parte del programma di iniziative attraverso le quali la Fondazione -
che si sta sempre più affermando come importante protagonista nella promozione di
eventi e di interventi artistici/culturali di eccellenza nei territori di propria pertinenza -
intende agire capillarmente nei principali luoghi di storica presenza per ribadire la
stretta vicinanza, ed anzi la piena appartenenza, alle Comunità locali. Con questa
mostra, destinata a suscitare grande interesse, la Banca e la Fondazione Creberg
proseguono dunque nel ruolo attivo di divulgazione e valorizzazione dell’arte e della
cultura, donando ai visitatori un’opportunità significativa per conoscere ed
apprezzare le opere di artisti internazionali che hanno posto il proprio talento naturale
al servizio del desiderio di bellezza estetica che da sempre connota l’avventura
dell’uomo nella storia.
Quale qualificata rassegna d’arte, essa costituisce inoltre uno stimolo aggiuntivo alla
visita dell’Accademia Tadini e delle significative bellezze storico/paesistiche della
Città di Lovere e del suo comprensorio, soggetti con i quali - oltrepassando la
dimensione del semplice sostegno finanziario a eventi, pubblicazioni, formazioni
sociali - il Credito Bergamasco ha portato a felice compimento rilevanti iniziative. In
primo luogo ricordo con piacere il grande successo di pubblico e di critica conseguito
a Lovere, nella primavera del 2011, grazie alla mostra che abbiamo organizzato
all’Accademia Tadini con opere di Angelo Celsi, significativamente titolata Colore e
dissolvenze; essa ha rappresentato un unicum nel percorso espositivo del grande
artista (bergamasco) di rilievo internazionale, in quanto dedicata ai temi della natura
e del paesaggio affrontati con la peculiare tecnica della dissolvenza.
In linea più generale, è di tutta evidenza come la prossimità della Banca a questa
Città si esplichi sia attraverso l’importante sostegno che da un secolo (la filiale storica
iniziò ad operare a Lovere nel 1913) essa assicura all’economia locale, alle imprese
ad alle famiglie del territorio, sia mediante il costante supporto a progetti di grande
qualità che questa comunità ha, nel corso del tempo, felicemente attuato. Al riguardo
non posso non ricordare, fra gli altri, numerosi interventi di restauro della Basilica di
Santa Maria in Valvendra - realizzati grazie a contributi a fondo perduto della Banca -
ovvero la risalente prossimità all’Accademia Tadini per i cui dipinti il Credito
Bergamasco ha a più riprese sostenuto i costi di interventi di accurato restauro e per
la quale ha disposto altresì, per il triennio in corso, un rilevante stanziamento per la
ristrutturazione di una porzione storica dell’edificio. E sicuramente - proprio perché
parte attiva di questi territori - non ci fermeremo qui.”
DICHIARAZIONE DELLA CURATRICE, PAOLA SILVIA UBIALI
“Se si pensa alla durata media dei movimenti storicamente riconosciuti il caso Madì,
che ha alle spalle sessantasei anni di ininterotta attività a livello internazionale,
rappresenta una reale eccezione che vale la pena di conoscere e approfondire. La
storia ci insegna infatti che ai gruppi artistici si è spesso sostituito l’individualismo sul
quale oggi molta arte si fonda. Molte sono le ragioni di questa longevità, solo per
citare qualche spunto possiamo ricordare – in primis – la brillante personalità
dell’uruguayano Carmelo Arden Quin, strenuo animatore del movimento fino
all’ultimo dei suoi giorni (Rivera, Uruguay, 1913 – Savigny-sur-Orge, Francia, 2010);
il rinnovamento teorico e pratico del fare arte che è stato alla base della filosofia
Madì, anche attraverso l’introduzione di un aspetto che nessun linguaggio artistico
aveva mai realmente e consapevolmente considerato prima di allora, nonostante
fosse sempre stato profondamente radicato nell’uomo, nelle culture e in tutte le
età(quello ludico); e ancora, l’apertura alle nuove generazioni (con gli artisti nati negli
anni ‘70 siamo ormai alla terza) e quindi l’aver attirato a sé nuove leve, autoalimentandosi
di questa linfa, mescolando le esperienze vissute e raccontate dai
“senior” con gli impulsi, le capacità, le aspettative e le speranze dei giovani; la
collocazione della sede del movimento a Parigi con ponte sull’Argentina sin dagli
anni ‘40, che si è dimostrata strategica ai fini di una raccolta di adesioni
straordinariamente eterogenea; il modus operandi dei membri del movimento, tutti
sempre in stretto collegamento fra di loro nel “fare rete” e “sistema” organizzando
periodicamente gruppi di lavoro, tavole rotonde, incontri, dibattiti e convegni in tutto il
mondo, non solo a porte chiuse, ma anche aperti al pubblico.
Arden Quin, nel suo testamento spirituale, ha avuto la lungimiranza di nominare i
suoi successori, un team di persone - artisti e non - capaci e affidabili, che potessero
lavorare per la coesione e la continuità del movimento, che avessero capito a fondo
l’importanza del ruolo giocato dal Madì in passato, ma anche come scommessa sul
futuro. L’artista che segue i principi Madì infatti, creando ex novo forme e soluzioni
non anteriormente esistenti, non può correre il rischio di realizzare opere inattuali o
superate perchè ogni suo lavoro, essendo il prodotto di una sensibilità che
appartiene al hic et nunc è, per forza di cose, profondamente radicato nel suo tempo.
L’eredità di Arden Quin e i suoi progetti non si sono ancora esauriti.”
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