Dal 1° ottobre 2025 al 7 gennaio 2026

L’atteso ritorno: Raffaello a Perugia per il Giubileo della Speranza

L’atteso ritorno. Raffaello per Monteluce dai Musei Vaticani I Courtesy Museo del Capitolo Isola San Lorenzo, Perugia
 

Francesca Grego

30/09/2025

Perugia - È il 1505 quando le clarisse del monastero di Monteluce, a Perugia, chiedono a Raffaello di realizzare una grande pala d’altare per la chiesa di Santa Maria Assunta. L’Incoronazione della Vergine giungerà a destinazione solo nel 1525, dopo lunghe attese e contratti non rispettati. Raffaello è scomparso da cinque anni e l’opera è stata completata dai suoi allievi più fidati, Giulio Romano e Giovan Francesco Penni. Per quasi tre secoli la pala illuminerà la chiesa perugina, fino a quando Napoleone, conquistato dall’arte del maestro urbinate, ordinerà ai suoi emissari di appropriarsene per trasferirla in Francia durante le famigerate requisizioni. L’impegno Antonio Canova, scultore favorito dal Bonaparte e diplomatico presso la Santa Sede, riuscirà a riportare in Italia la Madonna di Monteluce, che però non farà più ritorno a Perugia ed entrerà a far parte delle collezioni pontificie, confluendo poi nella Pinacoteca Vaticana. 

A 500 anni dal suo ingresso in città e oltre 200 dalla partenza, l’Incoronazione della Vergine torna per la prima volta a Perugia in occasione del Giubileo 2025 con la collaborazione dei Musei Vaticani. Da domani, mercoledì 1° ottobre, fino al prossimo 7 gennaio sarà possibile ammirarla presso il Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo, finalmente riunita alla sua predella con le Scene della vita di Maria, custodita invece presso la Galleria Nazionale dell’Umbria.

“È stata una sfida movimentare un capolavoro dal formato così imponente (354 x 232 cm, n.d.r.), che in quarant’anni non era mai stato rimosso dalla Pinacoteca Vaticana”, racconta Francesca Persegati, fino a qualche settimana fa responsabile del Laboratorio restauro dipinti dei Musei Vaticani, che a quest’opera ha dedicato l’ultimo anno e mezzo della sua carriera. 
“Il dipinto, dettaglio veramente unico, è composto fin dalla sua origine da due parti assemblabili e smontabili”, spiega. L’Assunzione e l’Incoronazione si fondono così in un unico momento di gloria e di speranza, che ben rappresenta il motto del Giubileo 2025, “Pellegrini di Speranza” appunto. Gli studi più recenti hanno permesso di definire con ragionevole certezza la paternità di entrambe le tavole. Quella superiore, dove il Cristo incorona la Vergine nella luce abbagliante del Paradiso, sarebbe attribuibile a Raffaello e Giulio Romano; quella inferiore, in cui gli Apostoli scoprono un sepolcro fiorito dove non c’è più traccia del corpo di Maria. La potenza dell’iconografia è amplificata dalla tavolozza cromatica in un gioco di armonie e contrasti: tra la luce dorata e il blu plumbeo del cielo, tra la grazia composta della Vergine incoronata e lo stupore degli uomini di fronte ai di fiori cresciuti nella sua bara. 

“Si tratta di un ritorno importante per una pala che riafferma il ruolo di Perugia come capitale del Rinascimento”, ha affermato il direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta, sottolineando il legame dell’Incoronazione della Vergine con altri capolavori delle raccolte vaticane legati all’ultima fase dell’Urbinate: “La Sala di Costantino, di cui abbiamo da poco terminato il restauro completo, ha sicuramente una relazione strettissima con la Pala di Monteluce”. In entrambi i casi si rivela infatti fondamentale l’apporto dei “garzoni che rimangono orfani di Raffaello, ma che hanno un'autonomia, una capacità straordinaria. Pensiamo a Giulio Romano, a Giovanni Francesco Penni, a quegli artisti che dopo il Sacco di Roma porteranno l’eredità di Raffaello in tutta Italia e in corti europee come Fontainebleau”. Momenti cruciali “per comprendere quel periodo straordinario delle arti rappresentato dai pontificati di Giulio II, Leone X e dei pontefici successivi che hanno reso Roma e il Vaticano protagonisti dell'arte universale”.