Cima da Conegliano e l'Emilia. Uno sguardo veneto in terra padana
Dal 24 Ottobre 2014 al 18 Gennaio 2015
Parma
Luogo: Museo della Pilotta
Indirizzo: piazza della Pilotta
Orari: da martedì a sabato 8.30-19; domenica e festivi 8.30-14; ogni prima domenica del mese 8.30-18
Enti promotori:
- Soprintendenza per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici di Parma e Piacenza
- Gallerie dell'Accademia di Venezia
- Galleria Estense di Modena
- Pinacoteca Nazionale di Bologna
Costo del biglietto: intero € 6 euro fino alle 14, € 3 dopo le 14; ridotto dai 18 ai 25 anni € 3 fino alle 14, € 1,50 dopo le ore 14; gratuito under 18. Ogni prima domenica del mese ingresso gratuito per tutti
Telefono per informazioni: +39 0521 233309 - 233617
E-Mail info: gallerianazionaleparma@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://www.parmabeniartistici.beniculturali.it
La Madonna dell’arancio testimonia infatti ai più alti livelli la produzione veneta di Cima nel periodo in cui dipinse la maggior parte delle opere eseguite per l’Emilia riunite per la prima volta nelle sale a Parma: la drammatica Deposizione, oggi alla Galleria Estense di Modena ma eseguita per Alberto Pio, Signore di Carpi, la più serena Madonna col Bambino della Pinacoteca Nazionale di Bologna, nonché la monumentale Pala dell’Annunciata, una delle ben tre tavole d’altare che il pittore di Conegliano eseguì per le chiese parmigiane; affiancare a queste le altre opere di Cima oggi conservate nella Galleria Nazionale di Parma consente un approfondimento specifico sul rapporto particolare fra cultura veneta e Emilia, meno scontato forse di quanto non fosse il contatto con l’area bolognese o lombarda, ma sicuramente ricco di stimoli fecondi, scambi e richiami reciproci e alimentato, tra l’altro, da committenti di rilievo, per esempio Bartolomeo Montini. Per lui, colto e influente cittadino parmigiano, fu eseguita la Cappella nel transetto destro del Duomo, che sull’altare aveva la cosiddetta Pala Montini, oggi nel museo di Parma, e alle pareti gli affreschi di Cristoforo Caselli, pittore vicino a Cima da Conegliano, i cui esiti -pur meno eclatanti rispetto alla rilevanza delle opere di Giovanni Bellini, con il quale collaborò a Venezia sullo scorcio del Quattrocento, o alle testimonianze lasciate dal maestro di Conegliano- si inseriscono a pieno titolo in quel clima, nella generale maniera di intendere e rivolgersi verso la classicità in termini meno austeri, traducendo in toni più intimi e narrativi anche il soggetto religioso.
La presenza di dipinti di Cima e l’influenza che ne deriva, in un ambiente fortemente impregnato di interessi umanistici, cui anche i suoi piccoli tondi a tema mitologico, sempre esposti nella Galleria Nazionale di Parma, rimandano con coerenza, danno ragione, inoltre, del maturare di un gusto, di una sensibilità, che proprio in area parmense conoscerà capolavori assoluti della pittura italiana del Cinquecento, la Camera di San Paolo e la Rocca di Fontanellato, traducendo quella “alta pace rurale” che Roberto Longhi sentiva nelle opere di Cima, in vitalità allegra e coinvolgente, con un senso della natura nuovo.
La presenza di ‘ospiti’ d’eccezione richiama, inoltre, un’attenzione rinnovata anche sulla ricchezza delle collezioni permanenti della Galleria parmense, in linea con il lavoro quotidiano della Soprintendenza in questi ultimi anni, teso a incentivare e rendere sempre più vivo e stimolante il rapporto tra città e museo.
L’occasione ha inoltre sollecitato interventi conservativi su alcune opere del territorio legate a questa congiuntura veneto/padana, ancora da indagare e approfondire meglio nelle diverse declinazioni e personalità coinvolte; ed è proprio nel territorio -in Duomo, in San Giovanni, come nelle sale del Palazzo Bossi Bocchi di Parma che custodiscono la raccolta della Fondazione Cariparma o nel Museo della Collegiata di Castell’Arquato- che si invitano i visitatori a riscoprire le testimonianze più rilevanti di questa stagione ancora presenti in area emiliana.
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