Nathaniel Mary Quinn. Split face
Dal 07 Ottobre 2023 al 11 Marzo 2024
Firenze
Luogo: Museo Novecento e Museo Stefano Bardini
Indirizzo: Sedi varie
Curatori: Sergio Risaliti e Stefania Rispoli
“Mi piace pensare che il mio lavoro rifletta una diversità tanto armoniosa quanto disinibita - a volte fluida e senza soluzione di continuità, a volte grottesca e discordante - ma, sicuramente vicina ad abbracciare la realtà così come a cercare di raggiungere ciò che è possibile. Più che come “attitudine al collage" definirei la mia arte un "cubismo espressionista", in cui si è in grado di abbracciare lo spettro-arcobaleno dell'umanità, di provare a riflettere i mondi che abbiamo interiorizzato come persone.” – Nathaniel Mary Quinn
In occasione della terza edizione della Florence Art Week, Museo Novecento è lieto di annunciare, dal 7 Ottobre 2023 al 11 Marzo 2024, Split Face, una mostra monografica di Nathaniel Mary Quinn (Chicago, 1977) artista noto per i suoi ritratti pittorici realizzati con uno stile che richiama la scomposizione e il collage tipici delle avanguardie storiche.
La mostra, a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, è la prima monografica dell’artista in Italia e a Firenze, e coinvolgerà il Museo Stefano Bardini e il Museo Novecento, offrendo al pubblico la possibilità di conoscere una serie di dipinti inediti o di recente produzione accanto alle opere della ritrattistica rinascimentale fiorentina e dei maestri del Novecento italiano.
Insieme ai capolavori di Donatello, del Pollaiolo, dei Della Robbia, e a quelle di Felice Casorati, Virgilio Guidi, Carlo Levi e molti altri, verranno presentate oltre quindici opere dell’artista provenienti dal suo studio e da alcune prestigiose collezioni pubbliche e private.
Split Face è un'occasione unica per presentare al pubblico una selezione di opere di Quinn, tra cui diversi nuovi dipinti creati appositamente per questa mostra e in diretto dialogo con i ritratti del Rinascimento fiorentino e dei maestri italiani del XX secolo.
Come nelle passate incursioni di John Currin, Gleen Brown, Luca Pignatelli, Anj Smith, Emiliano Maggi e Rachel Feinstein, la direzione artistica del Museo Novecento rinnova e ripropone il dialogo tra una delle ricerche più avanzate in campo figurativo, come quella di Quinn, e il Museo Bardini, la cui collezione e sistemazione museologica è il frutto di una passione eclettica per l’arte classica, medioevale e rinascimentale, come è stata quella del mercante e collezionista Stefano Bardini.
I ritratti di Nathaniel Mary Quinn, a tratti grotteschi, distorti e scombinati, sono realizzati con una meticolosa attenzione ai particolari, un’eccezionale qualità e tecnica pittorica e un’attitudine all’iperrealismo e al cartoon. Tutti questi aspetti, uniti a una forte carica e tensione espressiva, creano un senso di disorientamento e confusione in chi guarda. I volti sembrano ritagliati, come immagini fatte a pezzi e poi ricombinate, per corrispondere nelle intenzioni dell’artista al volto del ritrattato.
Attraverso un esercizio quotidiano, costante e meticoloso, Quinn ha perfezionato negli anni uno stile pittorico unico nel suo genere che affonda le sue radici tanto nel passato, richiamando alla mente la scomposizione e il collage tipici delle avanguardie storiche, quanto nella cultura visiva contemporanea, attingendo a immagini e contenuti dei mass media (fotografie, pubblicità, illustrazioni) e muovendosi continuamente tra low e high culture. Le sue opere, incentrate esclusivamente sulla pittura e sul ritratto, hanno uno stretto legame con il suo vissuto e mescolano l’universo biografico, popolato da eventi e persone a lui vicine, a quello immaginifico, sovrapponendo livelli di memoria e indagando la capacità di elaborare i ricordi nonché di percepire l’Altro.
Pur essendo a tratti grotteschi e deformati, i ritratti sono realizzati con una meticolosa attenzione ai particolari, un’eccezionale tecnica pittorica e un’attitudine all’iperrealismo. Tutti questi aspetti, uniti a una forte carica e tensione espressiva, generano immagini perturbanti che disorientano e confondono chi guarda. I volti sembrano essere stati ritagliati come immagini fatte a pezzi e poi ricombinate, per corrispondere, nelle intenzioni dell’artista, al volto di chi è ritratto e a un personale senso di realtà. Nutrendosi di ispirazioni che provengono anche dal campo musicale, letterario e psicologico, Quinn pone al centro del fare artistico il montaggio, quel “taglia e cuci” sperimentato tanto nell’arte che nella moda dalle avanguardie del Novecento. I suoi ritratti sono un concentrato temporale che fonde presente e passato, memorie personali e stralci di un archivio collettivo tratto dai più disparati media. Questo processo di elaborazione dell’immagine ci induce a riflettere sul modo in cui comunichiamo e percepiamo la realtà contemporanea, su come costruiamo e rappresentiamo la nostra vita e quella degli altri.
Guardando opere come Mama, Joe, and James Brown, Mr. Nightmare o Split Face siamo invitati ad abbandonare i nostri modelli estetici che spesso imprigionano la complessità psicologica del soggetto, alle volte anche disturbante, in una fisiognomica sempre rassicurante, in termini di equilibrio e armonia. Queste opere non hanno nulla della levigatezza e della correttezza formale di certe immagini contemporanee, ancora propense a sfruttare le forme classiche e rinascimentali attraverso citazioni piatte di spirito postmoderno, ma appaiono come ‘un cocktail’ formale che può essere brutale e violento, ‘anti-grazioso’, per riprendere il titolo di un celebre dipinto del 1916 Carlo Carrà. All’interno del Museo Bardini, la cui collezione e sistemazione museologica è il frutto della passione eclettica del mercante Stefano Bardini per l’arte classica, medioevale e rinascimentale, le opere di Quinn urlano e ribadiscono la loro appartenenza al mondo della realtà e della verità, tra verità e apparenza.
In occasione della terza edizione della Florence Art Week, Museo Novecento è lieto di annunciare, dal 7 Ottobre 2023 al 11 Marzo 2024, Split Face, una mostra monografica di Nathaniel Mary Quinn (Chicago, 1977) artista noto per i suoi ritratti pittorici realizzati con uno stile che richiama la scomposizione e il collage tipici delle avanguardie storiche.
La mostra, a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, è la prima monografica dell’artista in Italia e a Firenze, e coinvolgerà il Museo Stefano Bardini e il Museo Novecento, offrendo al pubblico la possibilità di conoscere una serie di dipinti inediti o di recente produzione accanto alle opere della ritrattistica rinascimentale fiorentina e dei maestri del Novecento italiano.
Insieme ai capolavori di Donatello, del Pollaiolo, dei Della Robbia, e a quelle di Felice Casorati, Virgilio Guidi, Carlo Levi e molti altri, verranno presentate oltre quindici opere dell’artista provenienti dal suo studio e da alcune prestigiose collezioni pubbliche e private.
Split Face è un'occasione unica per presentare al pubblico una selezione di opere di Quinn, tra cui diversi nuovi dipinti creati appositamente per questa mostra e in diretto dialogo con i ritratti del Rinascimento fiorentino e dei maestri italiani del XX secolo.
Come nelle passate incursioni di John Currin, Gleen Brown, Luca Pignatelli, Anj Smith, Emiliano Maggi e Rachel Feinstein, la direzione artistica del Museo Novecento rinnova e ripropone il dialogo tra una delle ricerche più avanzate in campo figurativo, come quella di Quinn, e il Museo Bardini, la cui collezione e sistemazione museologica è il frutto di una passione eclettica per l’arte classica, medioevale e rinascimentale, come è stata quella del mercante e collezionista Stefano Bardini.
I ritratti di Nathaniel Mary Quinn, a tratti grotteschi, distorti e scombinati, sono realizzati con una meticolosa attenzione ai particolari, un’eccezionale qualità e tecnica pittorica e un’attitudine all’iperrealismo e al cartoon. Tutti questi aspetti, uniti a una forte carica e tensione espressiva, creano un senso di disorientamento e confusione in chi guarda. I volti sembrano ritagliati, come immagini fatte a pezzi e poi ricombinate, per corrispondere nelle intenzioni dell’artista al volto del ritrattato.
Attraverso un esercizio quotidiano, costante e meticoloso, Quinn ha perfezionato negli anni uno stile pittorico unico nel suo genere che affonda le sue radici tanto nel passato, richiamando alla mente la scomposizione e il collage tipici delle avanguardie storiche, quanto nella cultura visiva contemporanea, attingendo a immagini e contenuti dei mass media (fotografie, pubblicità, illustrazioni) e muovendosi continuamente tra low e high culture. Le sue opere, incentrate esclusivamente sulla pittura e sul ritratto, hanno uno stretto legame con il suo vissuto e mescolano l’universo biografico, popolato da eventi e persone a lui vicine, a quello immaginifico, sovrapponendo livelli di memoria e indagando la capacità di elaborare i ricordi nonché di percepire l’Altro.
Pur essendo a tratti grotteschi e deformati, i ritratti sono realizzati con una meticolosa attenzione ai particolari, un’eccezionale tecnica pittorica e un’attitudine all’iperrealismo. Tutti questi aspetti, uniti a una forte carica e tensione espressiva, generano immagini perturbanti che disorientano e confondono chi guarda. I volti sembrano essere stati ritagliati come immagini fatte a pezzi e poi ricombinate, per corrispondere, nelle intenzioni dell’artista, al volto di chi è ritratto e a un personale senso di realtà. Nutrendosi di ispirazioni che provengono anche dal campo musicale, letterario e psicologico, Quinn pone al centro del fare artistico il montaggio, quel “taglia e cuci” sperimentato tanto nell’arte che nella moda dalle avanguardie del Novecento. I suoi ritratti sono un concentrato temporale che fonde presente e passato, memorie personali e stralci di un archivio collettivo tratto dai più disparati media. Questo processo di elaborazione dell’immagine ci induce a riflettere sul modo in cui comunichiamo e percepiamo la realtà contemporanea, su come costruiamo e rappresentiamo la nostra vita e quella degli altri.
Guardando opere come Mama, Joe, and James Brown, Mr. Nightmare o Split Face siamo invitati ad abbandonare i nostri modelli estetici che spesso imprigionano la complessità psicologica del soggetto, alle volte anche disturbante, in una fisiognomica sempre rassicurante, in termini di equilibrio e armonia. Queste opere non hanno nulla della levigatezza e della correttezza formale di certe immagini contemporanee, ancora propense a sfruttare le forme classiche e rinascimentali attraverso citazioni piatte di spirito postmoderno, ma appaiono come ‘un cocktail’ formale che può essere brutale e violento, ‘anti-grazioso’, per riprendere il titolo di un celebre dipinto del 1916 Carlo Carrà. All’interno del Museo Bardini, la cui collezione e sistemazione museologica è il frutto della passione eclettica del mercante Stefano Bardini per l’arte classica, medioevale e rinascimentale, le opere di Quinn urlano e ribadiscono la loro appartenenza al mondo della realtà e della verità, tra verità e apparenza.
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