Il 5 maggio di 499 anni fa moriva in esilio l’Imperatore dei Francesi

Napoleone che valica le Alpi, un ritratto icona di Jacques-Louis David

Jacques-Louis David (1748 - 1825), Napoleone che valica le Alpi, 1801, Olio su tela,  260 x 221 cm, Rueil-Malmaison, Castello della Malmaison
 

Francesca Grego

05/05/2020

Il 5 maggio del 1821 Napoleone Bonaparte si spegneva sull’Isola di Sant’Elena, a 1900 chilometri dalla costa atlantica dell'Africa, smettendo definitivamente di dare grattacapi alle monarchie europee. Ma l’ex Imperatore dei Francesi lasciava dietro di sé l’aura del mito e una moltitudine di immagini: ritratti in forma di dipinto, scultura, stampa e moneta avrebbero ricordato per sempre l’incontenibile condottiero che aveva fatto tremare l’ancien régime in tutto il Vecchio Continente. Il più noto e riconoscibile di tutti è senza dubbio Napoleone che valica le Alpi di Jacques-Louis David.

Eroico, imperioso, solo al comando, in un quadro che ha la potenza di una scultura classica il generale guida il suo esercito tra le montagne più alte d’Europa, alla conquista della penisola italiana e di un posto di primo piano nella storia. Come Annibale in groppa all’elefante, come Alessandro Magno sul suo Bucefalo, monta un destriero focoso che si impenna di fronte a un cammino erto di difficoltà. Ma il cavaliere domina con fermezza l’impeto della natura e senza indugio indica ai suoi uomini la via da seguire.


Jacques-Louis David (1748 - 1825), Napoleone che valica le Alpi, 1801, Olio su tela, 260 x 221 cm, Rueil-Malmaison, Castello della Malmaison

Oltre ad evocare l'energia del generale, l’altezza e la posa del cavallo pongono Napoleone su un piedistallo che ci impedisce di notarne la piccola statura. Tra le volute del mantello svolazzante, vediamo un uomo vigoroso e ben proporzionato farsi strada contro il vento inospitale delle Alpi. Scompare così un altro difetto fisico del futuro imperatore. “Ha la testa grossa”, osservò un assistente di David tenendo tra le mani il celebre cappello a bicorno. “È vero, ma altrimenti i soldati non lo avrebbero neanche visto”, pare abbia risposto il Maestro, mentre provava il copricapo e scoppiava in una risata perché era talmente largo da ricadergli sugli occhi. 

Come nasce un'opera icona?
A commissionarla a Jacques-Louis David fu il re di Spagna Carlo IV, con l’intento di compiacere Napoleone. Dopo la riconquista francese dei territori italiani, interessi reciproci univano la Francia e la monarchia iberica, mentre tornava in voga una vecchia usanza dell’ancien régime, lo scambio dei doni tra potenze alleate. Una replica del dipinto fu consegnata perciò a Bonaparte insieme a sei cavalli provenienti dalle scuderie del re di Spagna e a un suo ritratto con la regina dipinto da Francisco Goya. Pare che Carlo IV avesse chiesto a David “un ritratto in piedi a grandezza naturale” del Primo Console. Fu Napoleone in persona - attentissimo al controllo della propria immagine - a  concordare con il pittore la realizzazione di un ritratto equestre da inserire nella scena del passaggio al valico del Gran San Bernardo.


Francisco Goya (1746 - 1828), Il 3 maggio 1808, 1814, Olio su tela Dimensioni, 268 x 347 cm, Madrid, Museo del Prado

Il ritratto portò fortuna al re di Spagna?
Per Carlo IV l’alleanza con Napoleone fu un pessimo affare. Per aiutare la Francia contro l’Inghilterra la Corona borbonica si imbarcò in una serie di costose campagne militari che la indebolirono, dalla guerra contro il Portogallo alla clamorosa disfatta di Trafalgar. Napoleone ringraziò occupando la Spagna alla prima occasione e consegnandone il governo al fratello Giuseppe, che regnò come Giuseppe I. Nei dipinti del 2 e del 3 de mayo 1808 Goya ha immortalato questo episodio come uno dei momenti bui nella storia della monarchia iberica. 
Carlo IV rimase isolato nella sede dell’ambasciata spagnola a Roma fino alla caduta dell’imperatore nel 1814. Diversamente da altri sovrani europei, non tornò sul trono con la Restaurazione: suo figlio Ferdinando VII ne prese il posto, lasciando per sempre i genitori in esilio presso la corte papale.   

Il processo creativo di Jacques-Louis David
Come farà anche in futuro, il Primo Console si rifiuta di posare presso l’atelier di David, ma fornisce all’artista l’uniforme, il cappello e gli accessori indossati durante la battaglia di Marengo. Per delinearne la figura il pittore si serve di un manichino di legno e dei suoi figli, che si prestano a vestire i panni di Napoleone assumendone la posa come a teatro. Nasce così il primo ritratto ufficiale del nuovo padrone dell’Europa: la sua immagine farà il giro dei domini francesi riprodotta su ogni genere di supporto, dalle stampe alle porcellane.   
Attivo sostenitore della Rivoluzione francese, Jacques-Louis David ne ha narrato le vicende in opere celebri come Marat ucciso nel bagno e Le Sabine, leggendo spesso l’attualità attraverso la propria passione per l’arte classica. Il suo entusiasmo per il generale corso è sincero: “avevo sempre pensato che non eravamo abbastanza virtuosi per essere repubblicani”, scriverà all’indomani del colpo di stato del 18 Brumaio. In Napoleone che valica le Alpi, il Maestro della pittura neoclassica rielabora suggestioni antiche e contemporanee. Tra i suoi modelli ci sono i cavalieri ammirati a Roma su steli e sarcofaghi, i Dioscuri di Piazza del Quirinale, ma anche l’imperatore Tito a cavallo dipinto da Nicolas Poussin nella Distruzione del Tempio di Gerusalemme, il Monumento a Pietro il Grande di Falconet e i Cavalli di Marly di Cousteau, che lui stesso aveva fatto collocare sugli Champs-Elysées durante la Rivoluzione.


Jacques-Louis David (1748 - 1825), Napoleone che valica le Alpi, 1801, Olio su tela, 260 x 226 cm, Berlino, Castello di Charlottenburg Palace

Di che colore era il cavallo di Napoleone?
Il futuro imperatore fu molto soddisfatto del lavoro di Jacques-Louis David, al punto da ordinarne diverse copie. Oltre alle due versioni iniziali - una per il re di Spagna, oggi conservata nel Castello francese della Malmaison, e una per Napoleone, che attualmente campeggia tra i tesori del Castello di Charlottenburg, a Berlino - ne esistono altre tre, realizzate per le diverse residenze del generale e ora custodite rispettivamente al Museo della Reggia di Versailles, al Museo del Belvedere di Vienna e al Louvre di Abu Dhabi. A fare la differenza sono dettagli come i colori del mantello, l’età del protagonista - via via più maturo - e il cavallo, ora bianco, ora baio, ora grigio. Qual era effettivamente l’animale montato dal Primo Console durante la traversata delle Alpi? In verità, pare che Napoleone abbia valicato il Passo del Gran San Bernardo sul dorso di una mula. A Jacques-Louis David furono in ogni caso forniti come modelli due cavalli personali dell’imperatore: la giumenta baia Belle, che figura nella replica di Charlottenburg, e “Le Marengo” dal mantello grigio, presente nelle versioni di Versailles e di Vienna.    

Che cosa recitano le iscrizioni sulle rocce?
In basso a sinistra, ai piedi del generale la pietra delle montagne reca tre iscrizioni: “Bonaparte”, “Annibal" e “Karolus Magnus Imp.”, in ricordo dei condottieri che oltrepassarono le Alpi in quest’area. Un elemento non nuovo nella pittura di Jacques-Louis David, che qui ha il compito di rendere ancora più eroica l’impresa avvicinandola alle gesta di due illustri predecessori. Napoleone era Primo Console della Repubblica quando valicò il Passo del Gran San Bernardo: si sarebbe auto-incoronato Imperatore dei Francesi nella Cattedrale di Notre-Dame solo quattro anni dopo, il 18 maggio del 1804. La scritta “Imp.” (imperatore), che nel ritratto di David appare accanto al nome di Carlo Magno, è stata perciò interpretata da molti come una profezia.


Jacques-Louis David (1748 - 1825), Napoleone che valica le Alpi, Dettaglio, 1802, Olio su tela, 273 x 234 cm, Palazzo di Versailles

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