Armida Gandini. La terra e le fantasticherie
Dal 07 Luglio 2022 al 18 Settembre 2022
Brescia
Luogo: Palazzo Martinengo Cesaresco
Indirizzo: Via Musei 30
Orari: venerdì dalle 16.00 alle 19.00, sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.00
Curatori: Gabriele Salvaterra
“Stranissimo, e sempre più stranissimo!”. Nelle sale del pianterreno di Palazzo Martinengo Cesaresco si sviluppa il percorso espositivo di Armida Gandini, organizzato per sale monografiche dedicate a singole serie espressive e guidato dal titolo La terra e le fantasticherie. Questo binomio mira a evidenziare due elementi apparentemente contrastanti tipici del lavoro di Armida Gandini: la ripresa di stimoli concreti, spesso ordinari, esistenti nella realtà quotidiana e il loro riutilizzo, decontestualizzato, per far nascere da essi nuovi significati e nuove “fantasticherie”. Vecchie foto di famiglia, opere della storia dell’arte, spezzoni di film del passato, tappeti usati diventano i materiali evocativi, gli “oggetti-cercati-e-trovati”, da cui far scaturire inedite riflessioni identitarie sulle esperienze anche traumatiche e di superamento che rendono le persone quelle che sono. La mostra è suddivisa in sezioni che alternano nuclei storici, allestiti secondo visioni attuali, a lavori recenti e inediti, tra cui l’importante corpus dedicato al film Marnie (1964) di Alfred Hitchcock da cui nasce la passione totalizzante di Gandini per il cinema. Tra balene piangenti, lacrime concretizzate nel vetro, tappeti da viaggio, bambini fiabeschi, borsette camminanti, climax rossi – in un caleidoscopio di medium e tecniche – la mostra racconta l’avventura dell’esistenza con i suoi traumi e discontinuità.
Il percorso espositivo si sviluppa a partire da una prima sala dedicata ai lavori de Il bosco delle fiabe dove l’azione di remix su immagini d’archivio viene rilanciato in un immaginario fiabesco che parla di crescita e identità; segue lo spazio dedicato A Marnie, impostato come un’unica opera multimediale che mette a confronto, rispettivamente, la nascita della “magnifica ossessione” per il cinema di Armida Gandini e il “grande capolavoro malato” di Alfred Hitchcock da cui questo coinvolgimento è nato. La sezione Gustose e dolcissime utilizza il tema del pianto e della lacrima come simboli di una crescita e una trasformazione che passano da traumi anche liberatori, mentre il capitolo successivo ci porta nella dimensione del viaggio attraverso i lavori dalle serie Geografie umane e Pubblico dominio, sempre con al centro la riflessione sulla costruzione dell’identità. Conclude la mostra l’opera video inedita Une baleine qui pleure che, come una sintesi visiva dell’intero lavoro di Gandini, connette tra loro tutti gli elementi caratteristici della sua poetica: mondo dell’infanzia, cinema, citazione, frammento, sofferenza e trasformazione.
La mostra è accompagnata da una monografia, realizzata grazie al supporto di Fondazione Brescia Musei ed edita da Skira, che analizza in maniera completa l’intera produzione dell’artista, fornendo, oltre che un’occasione di approfondimento per appassionati, anche uno strumento scientifico per studiosi.
La ricerca di Armida Gandini è da sempre focalizzata sul tema dell’identità, declinato mediante linguaggi diversi ed eclettici come il disegno, la fotografia, l’installazione e il video. Gandini, nata a Brescia nel 1968 (vive e lavora a Verolanuova, BS), si forma all’Accademia di Belle Arti di Brera, diplomandosi con una tesi sul cinema di Eric Rohmer. Per Gandini, l’approfondimento di un ambito attraverso le varie prospettive che può mettere in campo è il modo congeniale per sviluppare una riflessione che diventa ragionamento visivo nello spazio, con un approccio spesso installativo e coinvolgente.
Sin dal progetto I luoghi della memoria (2001), l’elemento identitario è indagato attraverso le esperienze di vita delle persone nella loro relazione con l’altro, con il mondo e con la storia culturale dell’uomo, in uno scenario che si fa sempre più complesso sia dal punto di vista sociale che antropologico. Il rapporto con il cinema e i “testi” culturali esistenti è costante nella sua pratica.
Gandini ha partecipato a numerose mostre presso spazi pubblici e gallerie private, sia nazionali che internazionali. I suoi lavori sono presenti in molte collezioni sia in Italia che all’estero e i suoi video sono stati esposti in vari festival internazionali. Il progetto Noli me tangere viene selezionato per il Premio Gallarate nel 2009, entrando a far parte della collezione del MAGA. Nel 2011 l’opera Portami si aggiudica il Primo Premio della Sezione Disegno al Premio Combat di Livorno, l’opera Mi guardo fuori ottiene il primo posto del Premio Visible White 2014 nella sezione Best Single Work (Fondazione Marangoni, Firenze), mentre nel 2018 il video Pulses vince il Premio Paolo VI per l’arte contemporanea. Nel 2015 è autrice con Piero Cavellini del volume I remember.
Dal 1999 insegna presso la LABA Libera Accademia di Belle Arti di Brescia e dal 2000 collabora con Fondazione PInAC di Rezzato (BS) come artista dello staff creativo.
Il percorso espositivo si sviluppa a partire da una prima sala dedicata ai lavori de Il bosco delle fiabe dove l’azione di remix su immagini d’archivio viene rilanciato in un immaginario fiabesco che parla di crescita e identità; segue lo spazio dedicato A Marnie, impostato come un’unica opera multimediale che mette a confronto, rispettivamente, la nascita della “magnifica ossessione” per il cinema di Armida Gandini e il “grande capolavoro malato” di Alfred Hitchcock da cui questo coinvolgimento è nato. La sezione Gustose e dolcissime utilizza il tema del pianto e della lacrima come simboli di una crescita e una trasformazione che passano da traumi anche liberatori, mentre il capitolo successivo ci porta nella dimensione del viaggio attraverso i lavori dalle serie Geografie umane e Pubblico dominio, sempre con al centro la riflessione sulla costruzione dell’identità. Conclude la mostra l’opera video inedita Une baleine qui pleure che, come una sintesi visiva dell’intero lavoro di Gandini, connette tra loro tutti gli elementi caratteristici della sua poetica: mondo dell’infanzia, cinema, citazione, frammento, sofferenza e trasformazione.
La mostra è accompagnata da una monografia, realizzata grazie al supporto di Fondazione Brescia Musei ed edita da Skira, che analizza in maniera completa l’intera produzione dell’artista, fornendo, oltre che un’occasione di approfondimento per appassionati, anche uno strumento scientifico per studiosi.
La ricerca di Armida Gandini è da sempre focalizzata sul tema dell’identità, declinato mediante linguaggi diversi ed eclettici come il disegno, la fotografia, l’installazione e il video. Gandini, nata a Brescia nel 1968 (vive e lavora a Verolanuova, BS), si forma all’Accademia di Belle Arti di Brera, diplomandosi con una tesi sul cinema di Eric Rohmer. Per Gandini, l’approfondimento di un ambito attraverso le varie prospettive che può mettere in campo è il modo congeniale per sviluppare una riflessione che diventa ragionamento visivo nello spazio, con un approccio spesso installativo e coinvolgente.
Sin dal progetto I luoghi della memoria (2001), l’elemento identitario è indagato attraverso le esperienze di vita delle persone nella loro relazione con l’altro, con il mondo e con la storia culturale dell’uomo, in uno scenario che si fa sempre più complesso sia dal punto di vista sociale che antropologico. Il rapporto con il cinema e i “testi” culturali esistenti è costante nella sua pratica.
Gandini ha partecipato a numerose mostre presso spazi pubblici e gallerie private, sia nazionali che internazionali. I suoi lavori sono presenti in molte collezioni sia in Italia che all’estero e i suoi video sono stati esposti in vari festival internazionali. Il progetto Noli me tangere viene selezionato per il Premio Gallarate nel 2009, entrando a far parte della collezione del MAGA. Nel 2011 l’opera Portami si aggiudica il Primo Premio della Sezione Disegno al Premio Combat di Livorno, l’opera Mi guardo fuori ottiene il primo posto del Premio Visible White 2014 nella sezione Best Single Work (Fondazione Marangoni, Firenze), mentre nel 2018 il video Pulses vince il Premio Paolo VI per l’arte contemporanea. Nel 2015 è autrice con Piero Cavellini del volume I remember.
Dal 1999 insegna presso la LABA Libera Accademia di Belle Arti di Brescia e dal 2000 collabora con Fondazione PInAC di Rezzato (BS) come artista dello staff creativo.
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