Dal 6 settembre al 10 dicembre
Il debutto di Wang Guangyi a Palazzo Pitti
Wang Guangy - Obscured Existence – Pietà - 2022 - 140x180cm - acrylic on canvas I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Francesca Grego
06/09/2023
Firenze - “Ho visto per la prima volta le opere dei maestri nella collezione degli Uffizi trent'anni fa. Questi lavori hanno avuto un impatto profondo su di me. Mi sentivo come se avessi scoperto una nuova altissima montagna da scalare”, racconta Wang Guangyi, tra i più importanti pittori cinesi dei nostri tempi, nella cui ricerca si incontrano le tradizioni artistiche orientali e occidentali. Da oggi fino al prossimo 10 dicembre quasi trenta dei suoi dipinti porteranno in scena questo dialogo a Palazzo Pitti nella mostra Obscured Existence, a cura di Demetrio Paparoni, al termine della quale un autoritratto del pittore entrerà a far parte delle collezioni delle Gallerie degli Uffizi.
“La mostra che si apre oggi vuole essere il mio omaggio ai maestri di un tempo, ma anche uno sguardo indietro alla mia giovinezza”, prosegue l’artista: “A mio modo di vedere, la storia è vuota/non significa nulla. Solo la storia dell'arte può testimoniare l'esistenza degli esseri umani”.
Che cosa si nasconde dietro la rassicurante familiarità degli ambienti domestici, nelle ombre degli spazi legati all’intimità della vita di ogni giorno? La ripetitività delle azioni quotidiane può essere interpretata come un rito religioso? Queste e altre inquietanti domande aleggiano nell’allestimento a cura di Demetrio Paparoni, che negli ultimi anni ha studiato a fondo gli sviluppi della pittura contemporanea cinese. “Nel Novecento la svolta nell’arte cinese l’ha data la generazione di Wang Guangyi”, spiega il curatore: “Nella seconda metà degli anni Ottanta lui è tra quanti in Cina hanno dato vita a una rivoluzione linguistica e contenutistica con lo stesso spirito che tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo ha animato in Europa l’azione delle avanguardie storiche. Il peso assunto dalla sua ricerca filosofica e spirituale, portata avanti attraverso la pittura, la scultura, le grandi installazioni, fa di Wang Guangyi uno dei grandi protagonisti della storia dell’arte contemporanea cinese”.
Wang Guangy, Ritual No.3, 2015 . 180x140cm, acrylic on canvas I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Il percorso della mostra è un viaggio attraverso quattro diversi cicli di dipinti, ciascuno corrispondente a una diversa fase della ricerca dell’artista. Nel primo, Daily Life, Wang Guangyi si ritrae in momenti della vita privata, solo, inerme di fronte alla propria corporeità; la ripetitività dell’ordinario assume quasi la valenza di un rituale, mentre la meccanicità delle abitudini si carica di un’aura sacra. In questi attimi di apparente noncuranza l’uomo è capace di riconnettersi con se stesso, protetto da quelle che l’artista definisce “strutture di potere”.
Come quando, leggendo un libro, il senso della narrazione si svela man mano che entriamo nel vivo del racconto, nella serie Ritual la fragilità della figura umana agli oggetti, che diventano simboli di una liturgia segreta e personale, traccia di un significato che supera la cosa. Protagonista di Ritual n. 3, per esempio, è un water di ceramica bianca protetto da un cordone rosso sorretto da due colonnine in ottone, il tipico separatore in uso nei musei o nei luoghi sacri.
Wang Guangy, Obscured Existence, Expanded Medusa, 2019. 180x140cm, acrylic on canvas I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Il senso della mostra si svela con la serie Obscured Existence, che dà il titolo al progetto. Riprendendo un’antica tecnica pittorica cinese, il Wu Lou Hen, l’artista inonda le figure di una fitta sgocciolatura che ne cancella le sembianze ordinarie per rivelarne l’anima oscura, mistica, inafferrabile. Determinato a dimostrare come sistemi sociali differenti portino a una diversa comprensione del mondo, qui il pittore si immerge nell’iconografia occidentale, descrivendo le forme della tradizione cristiana attraverso un linguaggio a loro estraneo, in parte personale, in parte mutuato dalla tradizione orientale. In Enlarged Medusa, ispirato dallo scudo di Caravaggio delle Gallerie degli Uffizi, l’artista sovrappone all’immagine una particolare griglia a nove quadri, retaggio della tradizione cinese. L’osservatore si ritrova così a dover “scavalcare” visivamente il dipinto di Caravaggio, per afferrare invece la verità sepolta nell’opera.
Wang Guangy, Daily Life No.2, 2013. 180x140cm, acrylic on canvas I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Il percorso si chiude con il ciclo The shadow of memory, che registra quel che resta del nostro passaggio nella memoria di un luogo. Da segnalare, infine, l’autoritratto di Wang Guangyi che al termine della mostra verrà donato agli Uffizi, entrando così a far parte della più vasta collezione museale di autoritratti esistente al mondo.
Wang Guangyi “riesce ad unire, senza confonderle, le tradizioni occidentali e orientali in modo originale e innovativo”, ha detto il direttore del museo fiorentino Eike Schmidt: “Con questa mostra si conferma la vocazione universale delle Gallerie degli Uffizi, aperte alle ricerche sul passato e alle voci più interessanti e importanti dell’arte contemporanea”.
Wang Guangy, Obscured Existence, Paradise Lost, 2019. 180x140cm - acrylic on canvas I Courtesy Gallerie degli Uffizi
“La mostra che si apre oggi vuole essere il mio omaggio ai maestri di un tempo, ma anche uno sguardo indietro alla mia giovinezza”, prosegue l’artista: “A mio modo di vedere, la storia è vuota/non significa nulla. Solo la storia dell'arte può testimoniare l'esistenza degli esseri umani”.
Che cosa si nasconde dietro la rassicurante familiarità degli ambienti domestici, nelle ombre degli spazi legati all’intimità della vita di ogni giorno? La ripetitività delle azioni quotidiane può essere interpretata come un rito religioso? Queste e altre inquietanti domande aleggiano nell’allestimento a cura di Demetrio Paparoni, che negli ultimi anni ha studiato a fondo gli sviluppi della pittura contemporanea cinese. “Nel Novecento la svolta nell’arte cinese l’ha data la generazione di Wang Guangyi”, spiega il curatore: “Nella seconda metà degli anni Ottanta lui è tra quanti in Cina hanno dato vita a una rivoluzione linguistica e contenutistica con lo stesso spirito che tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo ha animato in Europa l’azione delle avanguardie storiche. Il peso assunto dalla sua ricerca filosofica e spirituale, portata avanti attraverso la pittura, la scultura, le grandi installazioni, fa di Wang Guangyi uno dei grandi protagonisti della storia dell’arte contemporanea cinese”.
Wang Guangy, Ritual No.3, 2015 . 180x140cm, acrylic on canvas I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Il percorso della mostra è un viaggio attraverso quattro diversi cicli di dipinti, ciascuno corrispondente a una diversa fase della ricerca dell’artista. Nel primo, Daily Life, Wang Guangyi si ritrae in momenti della vita privata, solo, inerme di fronte alla propria corporeità; la ripetitività dell’ordinario assume quasi la valenza di un rituale, mentre la meccanicità delle abitudini si carica di un’aura sacra. In questi attimi di apparente noncuranza l’uomo è capace di riconnettersi con se stesso, protetto da quelle che l’artista definisce “strutture di potere”.
Come quando, leggendo un libro, il senso della narrazione si svela man mano che entriamo nel vivo del racconto, nella serie Ritual la fragilità della figura umana agli oggetti, che diventano simboli di una liturgia segreta e personale, traccia di un significato che supera la cosa. Protagonista di Ritual n. 3, per esempio, è un water di ceramica bianca protetto da un cordone rosso sorretto da due colonnine in ottone, il tipico separatore in uso nei musei o nei luoghi sacri.
Wang Guangy, Obscured Existence, Expanded Medusa, 2019. 180x140cm, acrylic on canvas I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Il senso della mostra si svela con la serie Obscured Existence, che dà il titolo al progetto. Riprendendo un’antica tecnica pittorica cinese, il Wu Lou Hen, l’artista inonda le figure di una fitta sgocciolatura che ne cancella le sembianze ordinarie per rivelarne l’anima oscura, mistica, inafferrabile. Determinato a dimostrare come sistemi sociali differenti portino a una diversa comprensione del mondo, qui il pittore si immerge nell’iconografia occidentale, descrivendo le forme della tradizione cristiana attraverso un linguaggio a loro estraneo, in parte personale, in parte mutuato dalla tradizione orientale. In Enlarged Medusa, ispirato dallo scudo di Caravaggio delle Gallerie degli Uffizi, l’artista sovrappone all’immagine una particolare griglia a nove quadri, retaggio della tradizione cinese. L’osservatore si ritrova così a dover “scavalcare” visivamente il dipinto di Caravaggio, per afferrare invece la verità sepolta nell’opera.
Wang Guangy, Daily Life No.2, 2013. 180x140cm, acrylic on canvas I Courtesy Gallerie degli Uffizi
Il percorso si chiude con il ciclo The shadow of memory, che registra quel che resta del nostro passaggio nella memoria di un luogo. Da segnalare, infine, l’autoritratto di Wang Guangyi che al termine della mostra verrà donato agli Uffizi, entrando così a far parte della più vasta collezione museale di autoritratti esistente al mondo.
Wang Guangyi “riesce ad unire, senza confonderle, le tradizioni occidentali e orientali in modo originale e innovativo”, ha detto il direttore del museo fiorentino Eike Schmidt: “Con questa mostra si conferma la vocazione universale delle Gallerie degli Uffizi, aperte alle ricerche sul passato e alle voci più interessanti e importanti dell’arte contemporanea”.
Wang Guangy, Obscured Existence, Paradise Lost, 2019. 180x140cm - acrylic on canvas I Courtesy Gallerie degli Uffizi
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