300 anni fa la nascita dell'artista tra barocco e neoclassicismo
Tre secoli di Vanvitelli, l'architetto cortese, tra barocco e neoclassicismo
La Reggia di Caserta, Progetto di Luigi Vanvitellli
Samantha De Martin
08/05/2020
Era “affabile per natura, laborioso, vivace di spirito e ostinato di fatica", ma soprattutto amava il lotto ed era più fedele ai numeri e ai dettami della Cabala che ai salotti mondani di Napoli.
Il prossimo 12 maggio ricorrono esattamente 300 anni dalla nascita di Luigi Vanvitelli, il Maestro dall’estro creativo a cavallo tra il barocco e il neoclassicismo, svincolato dai confini di una corrente artistica rigorosamente inquadrabile.
La Reggia di Caserta: un gioiello di sfarzo e di potenza
Quando Vanvitelli, nel 1752, fu chiamato alla corte dei Borbone per iniziare i lavori della Reggia di Caserta, era alle prese con il restauro della Basilica di Loreto per conto dello Stato Pontificio. Carlo di Borbone ottenne dal Papa di poter affidare l'incarico all'artista e acquistò l'area necessaria per la costruzione.
Caserta, Palazzo Reale | Foto: Antonio Nardelli
Fu scelta Caserta, vicina a Napoli, ma lontana dal mare a sufficienza per non temere attacchi nemici. Il palazzo avrebbe dovuto rappresentare tutta la magnificenza e lo sfarzo della dinastia, ma avrebbe anche dovuto costituire un centro amministrativo per il regno.
Con i suoi 61mila metri quadrati, questo titanico edificio a forma di rettangolo, con i suoi cinque piani, quattro cortili, oltre mille ambienti, più di 1700 finestre, avrebbe dovuto superare in sfarzo la Reggia di Versailles.
Una lunga galleria d’ingresso conduce alla residenza reale più grande al mondo, mentre, grazie ad un effetto prospettico studiato, si intravede il meraviglioso parco con le vasche e le fontane ispirate alla mitologia, perfettamente allineate, con i loro caratteristici giochi d'acqua.
I famosi giardini all'italiana della Reggia di Caserta | Foto: Paolo Gallo
Il Parco accoglie anche il Giardino all’italiana con la Peschiera, la Fontana di Eolo e quella di Cerere, il Giardino inglese, ma soprattutto con la grotta lavica e un vero e proprio sito romano creato da Vanvitelli con statue originali, per riproporre la stessa suggestione emanata da Pompei ed Ercolano.
Per completare l’intero edificio ci volle quasi un secolo e nemmeno il suo architetto, morto nel 1773, ebbe la fortuna di vedere completamente realizzato il suo capolavoro, il cui progetto fu portato avanti dal figlio Carlo. Ai lavori della Reggia di Caserta, un cantiere immenso, un'opera monumentale considerato l'ultima perla del Barocco italiano, parteciparono persino i prigionieri delle carceri borboniche e i pirati turchi, mentre gli elefanti vennero impiegati per spostare i pesanti blocchi di marmo.
Lo scalone a Palazzo Reale di Caserta | Foto: Matyas Rehak / Shutterstock.com
Lo Scalone d'Onore, capolavoro dell’architettura tardo-barocca, accolse nel tempo ambascerie e delegazioni da tutto il mondo, sulle quali sorvegliava l’alta volta con le rappresentazioni delle quattro stagioni e, al centro, la Reggia di Apollo.
Lungo l’ultima rampa, un autentico trionfo di marmi, conduce agli appartamenti della corte.
Ambasciatori, domestici e camerieri, cortigiani, parrucchieri, ma anche addetti ai lampadari sembrano materializzarsi in questi spazi sconfinati che conducono il visitatore in un'altra epoca.
Nella Sala del Trono, bellissima con i suoi stucchi dorati, i medaglioni con i sovrani della dinastia dei Borbone, la Sirena partenope, i Leoni alati, la Cornucopia, la volta che ritrae la posa della prima pietra nella Reggia, nel 1752, venivano prese le decisioni più importanti per i sudditi del regno.
Gennaro Maldarelli (Napoli, 1795 circa - Napoli, 20 maggio 1858), La posa della prima pietra del Palazzo Reale il 20 gennaio 1752 con Carlo III di Spagna, 1844, Caserta, Palazzo Reale, Affresco della volta della Sala del Trono | Foto: LivioAndronico via Wikimedia Creative Commons
La Cappella Palatina, ispirata a quella della Reggia del Re Sole, è stata danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale, per essere in seguito oggetto di un accurato restauro.
Dalla Stanza da letto di Francesco II di Borbone, l’ultimo re ad abitare la Reggia, con il letto a baldacchino, le tappezzerie in seta provenienti dalle seterie di San Leucio, tra i primi poli industriali della penisola si passa all'Appartamento della Regina Maria Carolina. I servizi igienici, nel Gabinetto ad uso bagno, erano considerati più avanzati rispetto a quelli di Versailles, con tanto di bidet (che nel 1861, con la nascita del Regno d'Italia, fu inventariato dai funzionari sabaudi come "strano oggetto a forma di chitarra"). Nel bagno della Regina, con i suoi stucchi, gli affreschi le statue, la vasca è realizzata in un solo blocco di marmo e in rame dorato. Nell’anticamera del bagno i volti dei putti bendati fanno pensare che quello fosse uno spazio nel quale la regina si svestiva. Un sapiente gioco di aperture della parete e specchi avrebbe consentito a sua maestà di osservare, direttamente dalla vasca da bagno, cosa accadeva fuori.
Caserta Palazzo Reale, Camera da letto di Francesco II
Un'opera di alta ingegneria: l'acquedotto carolino
Per fare arrivare l’acqua fino alla Reggia di Caserta Vanvitelli realizzò l’Acquedotto Carolino, che segue un percorso, per la maggior parte sotterraneo, emergendo solo in un breve tratto, con tre file di arcate, simile ad un acquedotto romano. Ci vollero oltre 622mila ducati e sedici anni per ultimare quest’opera riconosciuta come una delle strutture di maggiore interesse architettonico ed ingegneristico del XVIII secolo.
Vai alla Gallery: La Reggia meravigliosa
Una passeggiata nel parco della Reggia di Caserta, il palazzo reale più grande al mondo, che l'architetto Luigi Vanvitelli progettò per il Re di Napoli Carlo di Borbone nel 1751.
A Roma il primo successo da architetto
Quando giunse alla corte dei Borbone Vanvitelli aveva 52 anni. Prima di approdare alla mastodontica dimora che lo rese noto in tutto il mondo, già negli anni precedenti, il brillante figlio del pittore olandese Gaspar van Wittel e della napoletana Anna Lorenzani aveva applicato la propria arte a diversi campi. Ad esempio alla scenografia (a Roma, al Capranica e al Teatro della Pace) e ancora alla pittura, con gli affreschi e la Pala dell'altare delle Reliquie nella Chiesa di Santa Cecilia e alcuni dipinti nella Chiesa di San Bartolomeo dei Bergamaschi.
Nel 1726, nominato aiuto architetto di Antonio Valerio a San Pietro, Vanvitelli si affaccia alla scena architettonica romana, acquista sempre maggiore fama nel mondo culturale capitolino, e la sua figura pubblica coincide presto con quella dell'uomo raffinato e brillante, membro dell'Arcadia.
Ingresso della Mole Vanvitelliana, Ancona | Foto: Lory3006 via Wikimedia Creative Commons / Wiki Loves Monuments Italia 2015
E se il primo reale approccio del Vanvitelli all'architettura risale al 1728, con il restauro, a Urbino, di Palazzo Albani, e ad Ancona con il Lazzaretto, la Porta Clementina, la Chiesa del Gesù, la Cappella delle reliquie del Duomo di San Ciriaco, il Palazzo Bourbon del Monte e il rifacimento della Chiesa di Sant'Agostino, il nome dell’architetto volò sempre più in alto. Il Il Lazzaretto di Ancona, in particolare, detto anche Mole Vanvitelliana, si erge su di un'isola artificiale situata all'interno del porto. Tre ponti lo collegano alla terraferma, un piccolo mandracchio lo divide.
Il Tempietto di San Rocco, aperto sui cinque lati, permetteva alle persone rinchiuse nelle stanze del Lazzaretto, che si affacciavano sul cortile, di ascoltare la messa senza entrare in contatto gli uni con gli altri e con il celebrante.
A Loreto il campanile più alto delle Marche
Prima di far ritorno a Roma, Vanvitelli ultimò a Loreto il loggiato del bramantesco Palazzo Apostolico e, tra il 1750 e il 1754, la torre campanaria del Santuario della Santa Casa (detto anche Campanile Vanvitelliano). Costruito in laterizi, su cinque livelli, con finiture in pietra bianca d'Istria, con i suoi oltre 70 metri è il campanile più alto delle Marche.
Campanile Vanvitelliano, Santuario della Santa Casa di Loreto, 1750-1754 | Foto: Sailko (Own Work) via Wikimedia Creative Commons
Vanvitelli architetto della Fabbrica di San Pietro
Nel 1742 le abilità di Vanvitelli furono messe alla prova dal consolidamento della Cupola di San Pietro a Roma, che, a partire dalla costruzione iniziata da Michelangelo, aveva suscitato forti preoccupazioni. La relazione pubblicata dall’architetto che, per rinforzare la cupola, suggeriva cerchioni di ferro, destò inizialmente scetticismo e polemiche alimentate da Ferdinando Fuga che convinse il Papa ad avvalersi della consulenza del matematico Giovanni Poleni. Tuttavia lo studioso avallò la proposta di Vanvitelli, lodandone apertamente la soluzione suggerita. E così i sei cerchi, nel giro di cinque anni, furono fissati alla Cupola. La costruzione del Convento degli Agostiniani e il restauro della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri impegnarono l’artista fino a quando, nel 1751, la chiamata alla corte di Carlo di Borbone non inaugurò uno dei periodi più floridi e laboriosi della sua esistenza.
Interno della cupola della Basilica di San Pietro a Roma | Immagine tratta dal film "San Pietro e le Basiliche Papali di Roma 3D" | Courtesy of © 2016 Sky 3D e CTV
Prima di iniziare la costruzione dell’edificio monumentale, Vanvitelli concordò con Carlo di Borbone un vasto programma iconografico di comunicazione che illustrasse a tutte le corti d’Europa la magnificenza del sovrano di Napoli.
Sfiancato dagli intrighi di corte e dai dissapori con il marchese Bernardo Tanucci, al quale l'architetto dovette addirittura inoltrare una supplica per avere un rifornimento di carbonella per il riscaldamento invernale, distribuito solitamente agli altri uffici, ad eccezione del suo, Vanvitelli era sempre più impegnato sul fronte delle commissioni, che - dal restauro di Palazzo Acquaviva a Caserta e del Teatro san Carlo a Napoli, alla costruzione del Foro Carolino nell’attuale Piazza Dante - arrivavano copiose.
Una vecchiaia solitaria
Dopo il rifiuto di un progetto fatto dall’architetto per il restauro del Palazzo Vicereale a Milano, Vanvitelli tornò a occuparsi di scenografia, come all’inizio della sua carriera. Si ritirò a Caserta dove morì duramente provato nel fisico il 1º marzo 1773, ormai quasi del tutto dimenticato.
Oggi riposa nella Chiesa di San Francesco di Paola, nei pressi del gioiello del barocco al quale è legata la sua fama.
Il 12 maggio la Reggia celebra il suo architetto con una maratona social
Racconti, aneddoti, curiosità. Domani, 12 maggio, in occasione del 320esimo anniversario dalla nascita dell’architetto, il Complesso vanvitelliano dedicherà l’intera giornata al suo illustre architetto, protagonista sui canali social Facebook, Twitter, Instagram, ma anche sul sito internet e sulle piattoforme Anchor, Spotify e Spreaker, di una serie di interessanti approfondimenti.
La narrazione si snoda dalle origini al rinnovamento della villa Rufinella dei Sacchetti a Frascati e quindi all'imponente Reggia voluta da Carlo di Borbone. I visitatori digitali avranno la possibilità di ascoltare, in podcast, le parole dello stesso Vanvitelli: “Mi ha ratificato che il re e la regina sono contentissimi di me, che amano il mio sincero parlare e che aspettano con gran piacere il mio ritorno col disegno”.
La maratona social terminerà con il Parco Reale, il Giardino Inglese e l’Acquedotto Carolino.
Monumento a Luigi Vanvitelli in Piazza Vanvitelli a Caserta | Foto: Marcok (Own Work) via Wikimedia Creative Commons
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• FOTO - La Reggia meravigliosa
• Visita eccezionale alla Reggia di Caserta con il direttore Tiziana Maffei
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Quando Vanvitelli, nel 1752, fu chiamato alla corte dei Borbone per iniziare i lavori della Reggia di Caserta, era alle prese con il restauro della Basilica di Loreto per conto dello Stato Pontificio. Carlo di Borbone ottenne dal Papa di poter affidare l'incarico all'artista e acquistò l'area necessaria per la costruzione.
Caserta, Palazzo Reale | Foto: Antonio Nardelli
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Con i suoi 61mila metri quadrati, questo titanico edificio a forma di rettangolo, con i suoi cinque piani, quattro cortili, oltre mille ambienti, più di 1700 finestre, avrebbe dovuto superare in sfarzo la Reggia di Versailles.
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Lo scalone a Palazzo Reale di Caserta | Foto: Matyas Rehak / Shutterstock.com
Lo Scalone d'Onore, capolavoro dell’architettura tardo-barocca, accolse nel tempo ambascerie e delegazioni da tutto il mondo, sulle quali sorvegliava l’alta volta con le rappresentazioni delle quattro stagioni e, al centro, la Reggia di Apollo.
Lungo l’ultima rampa, un autentico trionfo di marmi, conduce agli appartamenti della corte.
Ambasciatori, domestici e camerieri, cortigiani, parrucchieri, ma anche addetti ai lampadari sembrano materializzarsi in questi spazi sconfinati che conducono il visitatore in un'altra epoca.
Nella Sala del Trono, bellissima con i suoi stucchi dorati, i medaglioni con i sovrani della dinastia dei Borbone, la Sirena partenope, i Leoni alati, la Cornucopia, la volta che ritrae la posa della prima pietra nella Reggia, nel 1752, venivano prese le decisioni più importanti per i sudditi del regno.
Gennaro Maldarelli (Napoli, 1795 circa - Napoli, 20 maggio 1858), La posa della prima pietra del Palazzo Reale il 20 gennaio 1752 con Carlo III di Spagna, 1844, Caserta, Palazzo Reale, Affresco della volta della Sala del Trono | Foto: LivioAndronico via Wikimedia Creative Commons
La Cappella Palatina, ispirata a quella della Reggia del Re Sole, è stata danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale, per essere in seguito oggetto di un accurato restauro.
Dalla Stanza da letto di Francesco II di Borbone, l’ultimo re ad abitare la Reggia, con il letto a baldacchino, le tappezzerie in seta provenienti dalle seterie di San Leucio, tra i primi poli industriali della penisola si passa all'Appartamento della Regina Maria Carolina. I servizi igienici, nel Gabinetto ad uso bagno, erano considerati più avanzati rispetto a quelli di Versailles, con tanto di bidet (che nel 1861, con la nascita del Regno d'Italia, fu inventariato dai funzionari sabaudi come "strano oggetto a forma di chitarra"). Nel bagno della Regina, con i suoi stucchi, gli affreschi le statue, la vasca è realizzata in un solo blocco di marmo e in rame dorato. Nell’anticamera del bagno i volti dei putti bendati fanno pensare che quello fosse uno spazio nel quale la regina si svestiva. Un sapiente gioco di aperture della parete e specchi avrebbe consentito a sua maestà di osservare, direttamente dalla vasca da bagno, cosa accadeva fuori.
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E se il primo reale approccio del Vanvitelli all'architettura risale al 1728, con il restauro, a Urbino, di Palazzo Albani, e ad Ancona con il Lazzaretto, la Porta Clementina, la Chiesa del Gesù, la Cappella delle reliquie del Duomo di San Ciriaco, il Palazzo Bourbon del Monte e il rifacimento della Chiesa di Sant'Agostino, il nome dell’architetto volò sempre più in alto. Il Il Lazzaretto di Ancona, in particolare, detto anche Mole Vanvitelliana, si erge su di un'isola artificiale situata all'interno del porto. Tre ponti lo collegano alla terraferma, un piccolo mandracchio lo divide.
Il Tempietto di San Rocco, aperto sui cinque lati, permetteva alle persone rinchiuse nelle stanze del Lazzaretto, che si affacciavano sul cortile, di ascoltare la messa senza entrare in contatto gli uni con gli altri e con il celebrante.
A Loreto il campanile più alto delle Marche
Prima di far ritorno a Roma, Vanvitelli ultimò a Loreto il loggiato del bramantesco Palazzo Apostolico e, tra il 1750 e il 1754, la torre campanaria del Santuario della Santa Casa (detto anche Campanile Vanvitelliano). Costruito in laterizi, su cinque livelli, con finiture in pietra bianca d'Istria, con i suoi oltre 70 metri è il campanile più alto delle Marche.
Campanile Vanvitelliano, Santuario della Santa Casa di Loreto, 1750-1754 | Foto: Sailko (Own Work) via Wikimedia Creative Commons
Vanvitelli architetto della Fabbrica di San Pietro
Nel 1742 le abilità di Vanvitelli furono messe alla prova dal consolidamento della Cupola di San Pietro a Roma, che, a partire dalla costruzione iniziata da Michelangelo, aveva suscitato forti preoccupazioni. La relazione pubblicata dall’architetto che, per rinforzare la cupola, suggeriva cerchioni di ferro, destò inizialmente scetticismo e polemiche alimentate da Ferdinando Fuga che convinse il Papa ad avvalersi della consulenza del matematico Giovanni Poleni. Tuttavia lo studioso avallò la proposta di Vanvitelli, lodandone apertamente la soluzione suggerita. E così i sei cerchi, nel giro di cinque anni, furono fissati alla Cupola. La costruzione del Convento degli Agostiniani e il restauro della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri impegnarono l’artista fino a quando, nel 1751, la chiamata alla corte di Carlo di Borbone non inaugurò uno dei periodi più floridi e laboriosi della sua esistenza.
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Una vecchiaia solitaria
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Oggi riposa nella Chiesa di San Francesco di Paola, nei pressi del gioiello del barocco al quale è legata la sua fama.
Il 12 maggio la Reggia celebra il suo architetto con una maratona social
Racconti, aneddoti, curiosità. Domani, 12 maggio, in occasione del 320esimo anniversario dalla nascita dell’architetto, il Complesso vanvitelliano dedicherà l’intera giornata al suo illustre architetto, protagonista sui canali social Facebook, Twitter, Instagram, ma anche sul sito internet e sulle piattoforme Anchor, Spotify e Spreaker, di una serie di interessanti approfondimenti.
La narrazione si snoda dalle origini al rinnovamento della villa Rufinella dei Sacchetti a Frascati e quindi all'imponente Reggia voluta da Carlo di Borbone. I visitatori digitali avranno la possibilità di ascoltare, in podcast, le parole dello stesso Vanvitelli: “Mi ha ratificato che il re e la regina sono contentissimi di me, che amano il mio sincero parlare e che aspettano con gran piacere il mio ritorno col disegno”.
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