“Fragili tesori dei Principi”: a Firenze dal 13 novembre al 10 marzo
Racconti di porcellana a Palazzo Pitti
Fragili tesori dei Principi. Le vie della porcellana tra Vienna e Firenze, Palazzo Pitti
Francesca Grego
13/11/2018
Firenze - La storia è servita, su un piatto di… porcellana. Succede a Palazzo Pitti, dove i rapporti politici e artistici tra due raffinate capitali del Settecento vanno in scena nel racconto di oggetti preziosi: porcellane, appunto, ma anche dipinti, sculture, commessi in pietra dura, cere, cristalli, arazzi e incisioni, giunti da grandi musei italiani, europei e statunitensi, o da prestigiose collezioni private come quella del Principe di Liechtenstein.
A cura di Rita Balleri, Andreina d’Agliano e Claudia Lehner-Jobst, Fragili tesori dei Principi. Le vie della porcellana tra Vienna e Firenze fotografa un momento d’oro per la Toscana, quello in cui il marchese Carlo Ginori fonda a Sesto Fiorentino una manifattura d’eccellenza destinata a una lunga vita (1735). Ginori punta subito in alto e offre al pittore austriaco Carl Wendelin Anreiter de Ziernfeld uno stipendio da capogiro, assicurandosi il miglior artista del genere sulla piazza europea nonché strettissime relazioni con la fabbrica viennese Du Paquier, più giovane di pochi anni ma già rinomata.
Il risultato è lo sviluppo di un’arte cosmopolita, in cui motivi, forme e tecniche passano per osmosi da un paese all’altro dando vita al gusto di un’epoca.
Non importa se, dal suo scranno nel Senato fiorentino, il marchese fiancheggia l’opposizione agli Asburgo-Lorena che governano la città: la sua sensibilità estetica e imprenditoriale è capace di guardare lontano. Alla corte austriaca, che per le porcellane si ispira alla tradizione di Meissen, in Germania, e perfino al Nord Africa, con l’ideazione di pregiato vasellame per il Bey di Tripoli e con l’invio di rappresentanti ad Algeri. Irresistibile è poi l’influsso delle porcellane cinesi, conosciute attraverso oggetti importati direttamente dal Celeste Impero o con la mediazione delle creazioni viennesi.
E nel frattempo dal Vicino Oriente e dalle Americhe sono arrivati anche il caffè e la cioccolata: in un’epoca di grandi cambiamenti, anche le abitudini delle elite europee si rimodellano, rendendo “necessaria la creazione di nuovi oggetti e di vasellame - spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – che possiamo immaginarci tintinnare e splendere nel Kaffeehaus fatto erigere apposta a Boboli su progetto di Zanobi del Rosso. Un gioiello architettonico rotondo e bombato ispirato al barocchetto viennese, che da lontano sembra una fantasia in porcellana di Doccia, quasi una chicchera gigante, con una cupoletta per coperchio”.
Mentre l’elegante Kaffeehaus del Giardino di Boboli è al centro di un intervento di restauro che lo restituirà presto alla sua funzione primaria, i Fragili tesori dei Principi si offriranno allo sguardo da oggi, 13 novembre, al 10 marzo a Palazzo Pitti, in un evento creato in collaborazione con la Collezione del Principe di Lichtenstein.
Leggi anche:
• Agli Uffizi Leonardo, il Codice Leicester e le lastre fotografiche dei manoscritti
• Caravaggio e la pittura del Seicento: il nuovo allestimento agli Uffizi
A cura di Rita Balleri, Andreina d’Agliano e Claudia Lehner-Jobst, Fragili tesori dei Principi. Le vie della porcellana tra Vienna e Firenze fotografa un momento d’oro per la Toscana, quello in cui il marchese Carlo Ginori fonda a Sesto Fiorentino una manifattura d’eccellenza destinata a una lunga vita (1735). Ginori punta subito in alto e offre al pittore austriaco Carl Wendelin Anreiter de Ziernfeld uno stipendio da capogiro, assicurandosi il miglior artista del genere sulla piazza europea nonché strettissime relazioni con la fabbrica viennese Du Paquier, più giovane di pochi anni ma già rinomata.
Il risultato è lo sviluppo di un’arte cosmopolita, in cui motivi, forme e tecniche passano per osmosi da un paese all’altro dando vita al gusto di un’epoca.
Non importa se, dal suo scranno nel Senato fiorentino, il marchese fiancheggia l’opposizione agli Asburgo-Lorena che governano la città: la sua sensibilità estetica e imprenditoriale è capace di guardare lontano. Alla corte austriaca, che per le porcellane si ispira alla tradizione di Meissen, in Germania, e perfino al Nord Africa, con l’ideazione di pregiato vasellame per il Bey di Tripoli e con l’invio di rappresentanti ad Algeri. Irresistibile è poi l’influsso delle porcellane cinesi, conosciute attraverso oggetti importati direttamente dal Celeste Impero o con la mediazione delle creazioni viennesi.
E nel frattempo dal Vicino Oriente e dalle Americhe sono arrivati anche il caffè e la cioccolata: in un’epoca di grandi cambiamenti, anche le abitudini delle elite europee si rimodellano, rendendo “necessaria la creazione di nuovi oggetti e di vasellame - spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – che possiamo immaginarci tintinnare e splendere nel Kaffeehaus fatto erigere apposta a Boboli su progetto di Zanobi del Rosso. Un gioiello architettonico rotondo e bombato ispirato al barocchetto viennese, che da lontano sembra una fantasia in porcellana di Doccia, quasi una chicchera gigante, con una cupoletta per coperchio”.
Mentre l’elegante Kaffeehaus del Giardino di Boboli è al centro di un intervento di restauro che lo restituirà presto alla sua funzione primaria, i Fragili tesori dei Principi si offriranno allo sguardo da oggi, 13 novembre, al 10 marzo a Palazzo Pitti, in un evento creato in collaborazione con la Collezione del Principe di Lichtenstein.
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