Archeologia hi-tech

Svelati dal laser dell’ENEA i misteri delle tombe etrusche

Di Franck Schneider (Opera propria) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], attraverso Wikimedia Commons | Tomba dipinta
 

Francesca Grego

16/01/2017

Viterbo - Laser puntati sui siti archeologici dell’Alto Lazio, nel progetto “Tecnologie avanzate per la grande pittura etrusca da Veio a Tarquinia”. Sei famose tombe dell’Etruria meridionale, che rappresentano la più antica “pinacoteca” dell’Italia preromana, sono scandagliate palmo a palmo dalle apparecchiature del dipartimento ENEA-FSN, per raccogliere informazioni utili a studiosi e restauratori, creare riproduzioni digitali delle delicate pitture e consegnare al pubblico modelli 3D per una fruizione immersiva.

Già completato il case study della Tomba dei Demoni Azzurri (Tarquinia), preziosa testimonianza dell’incontro fra Etruschi e Greci nel V secolo a.C. Le scene del viaggio dei defunti verso l’aldilà, che adornano il monumento, sono infatti costellate di riferimenti alla mitologia ellenica: dalla presenza del traghettatore Charu (Caronte) alle figure femminili raffigurate con gli attributi di Demetra e Persefone, oltre agli inediti demoni e all’ambientazione che richiama i cupi paesaggi descritti nelle Rane di Aristofane.

Sono stati digitalizzati ad alta definizione in 3D anche i dipinti della Tomba Querciola di Tarquinia, che raffigurano scene di caccia e di banchetto. Si tratta di un intervento particolarmente strategico, vista l’alta deperibilità dell’opera. Già al momento della scoperta, nel 1831, le pitture si presentavano in condizioni critiche. Sembra incredibile, ma finora l’unico documento delle raffinate decorazioni originarie è stato rappresentato dalle riproduzioni ad acquerello realizzate nel 1835 grazie al mecenate Ludwig I di Baviera.

La prossima tappa sarà la Tomba dei Leoni Ruggenti a Veio, le cui pitture sono le più antiche rinvenute nell’area del Mediterraneo Occidentale. Risalgono infatti ai primi due decenni del VII secolo a.C. le teorie di uccelli acquatici e felini con le fauci spalancate, prodotte con tecnica arcaica: prima incise e poi delineate con un tratto rosso o nero.
L’iniziativa è stata realizzata grazie alla collaborazione fra ENEA, Around Culture e Soprintendenza di Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, e fa parte del più ampio progetto CO.B.RA, che promuove l’uso delle tecnologie e le sinergie scientifiche nei luoghi culturali complessi.
 
Per saperne di più:
La necropoli etrusca di Monterozzi a Tarquinia