Continuano gli scavi della Regio V per il progetto Grande Pompei
A Pompei riemerge il Tesoro della Fattucchiera
Monili Regio V, Pompei. Foto Cesare Abbate (ANSA) © Parco Archeologico di Pompei
Francesca Grego
12/08/2019
Napoli - Nuove sorprese si affacciano dalla Casa del Giardino, la domus pompeiana diventata famosa nel 2018 per l’iscrizione che cambiò la fatidica data dell’eruzione del Vesuvio. Oggi le sue mura restituiscono un singolare tesoro: collane, amuleti, scarabei orientali, specchi e oggetti femminili sono apparsi agli archeologi racchiusi in uno scrigno, svelando i riverberi variopinti di ambre, ametiste, smalti, cristalli e pietre dure.
Quasi certamente non si tratta dei gioielli della padrona di casa, una giovane signora benestante che nel ritratto ritrovato su una parete della domus indossa un paio di orecchini raffinatissimi. L’assenza di ori, un must per le matrone di Pompei, la collocazione della cassetta in un ambiente di servizio e la presenza di oggetti singolari ma non propriamente preziosi – bamboline, falli, campanelle, pugni chiusi, una spiga e un piccolo teschio – sembrano suggerire un’altra strada: quella di una sorta di scatola magica, che avrebbe contenuto tutto l’occorrente per scongiurare il malocchio, propiziare la fertilità, la seduzione, il buon esito di un parto o di un matrimonio. Di grande pregio appaiono le gemme e le paste vitree incise con figure femminili, una testa di Dioniso e un satiro danzante.
“Monili da indossare in occasioni rituali, più che per mostrarsi elegante”, ha spiegato Massimo Osanna, da poco riconfermato alla direzione del Parco Archeologico di Pompei, probabilmente custoditi da una persona – forse una schiava - dotata di capacità taumaturgiche e poteri magici.
Ripuliti e restaurati nei laboratori del Parco, i tesori della fattucchiera saranno ora esaminati uno per uno, alla ricerca di notizie certe sul loro significato.
Intanto si indaga sulla famiglia che abitava la domus della Regio V. Un’altra stanza, infatti, ha restituito i resti scheletrici di dieci persone sterminate dalla furia del vulcano mentre cercavano di mettersi in salvo: un gruppo composto di sole donne e bambini, mentre con ogni probabilità gli uomini erano partiti in avanscoperta alla ricerca di vie di fuga, come sembra confermare il rinvenimento delle ossa di due uomini poco più in là della porta di casa. L’assetto degli inquilini della Casa del Giardino è apparso sconvolto da scavi clandestini condotti tra il Seicento e il Settecento, che probabilmente hanno sottratto alle vittime gli oggetti preziosi che cercavano di portare in salvo al momento della catastrofe, fatta eccezione per un anello di ferro e un amuleto di faïence.
“Stiamo cercando di stabilire le relazioni di parentela e ricomporre la biografia del gruppo familiare attraverso le analisi sul DNA”, ha proseguito Osanna: “Pensiamo si trattasse di un’intera familia nel senso romano del termine, quindi comprensivo degli schiavi al servizio. E chissà che la cassetta di preziosi non appartenesse a una di queste vittime. Particolarmente interessante è l'iconografia ricorrente degli oggetti e amuleti, che invocano la fortuna, la fertilità e la protezione contro la mala sorte. E dunque i numerosi pendenti a forma di piccoli falli, o la spiga, il pugno chiuso, il teschio, la figura di Arpocrate, gli scarabei. Simboli e iconografie che sono ora in corso di studio per comprenderne significato e funzione".
Presto i monili saranno esposti nella Palestra Grande degli Scavi insieme ad altri gioielli pompeiani in un progetto che prosegue la strada inaugurata da Vanity, la mostra che ha messo a confronto l’antica oreficeria vesuviana con i tesori delle Cicladi.
Leggi anche:
• Vanity: storie di gioielli tra la Grecia e Pompei
• A Pompei riemerge il mito di Narciso
Quasi certamente non si tratta dei gioielli della padrona di casa, una giovane signora benestante che nel ritratto ritrovato su una parete della domus indossa un paio di orecchini raffinatissimi. L’assenza di ori, un must per le matrone di Pompei, la collocazione della cassetta in un ambiente di servizio e la presenza di oggetti singolari ma non propriamente preziosi – bamboline, falli, campanelle, pugni chiusi, una spiga e un piccolo teschio – sembrano suggerire un’altra strada: quella di una sorta di scatola magica, che avrebbe contenuto tutto l’occorrente per scongiurare il malocchio, propiziare la fertilità, la seduzione, il buon esito di un parto o di un matrimonio. Di grande pregio appaiono le gemme e le paste vitree incise con figure femminili, una testa di Dioniso e un satiro danzante.
“Monili da indossare in occasioni rituali, più che per mostrarsi elegante”, ha spiegato Massimo Osanna, da poco riconfermato alla direzione del Parco Archeologico di Pompei, probabilmente custoditi da una persona – forse una schiava - dotata di capacità taumaturgiche e poteri magici.
Ripuliti e restaurati nei laboratori del Parco, i tesori della fattucchiera saranno ora esaminati uno per uno, alla ricerca di notizie certe sul loro significato.
Intanto si indaga sulla famiglia che abitava la domus della Regio V. Un’altra stanza, infatti, ha restituito i resti scheletrici di dieci persone sterminate dalla furia del vulcano mentre cercavano di mettersi in salvo: un gruppo composto di sole donne e bambini, mentre con ogni probabilità gli uomini erano partiti in avanscoperta alla ricerca di vie di fuga, come sembra confermare il rinvenimento delle ossa di due uomini poco più in là della porta di casa. L’assetto degli inquilini della Casa del Giardino è apparso sconvolto da scavi clandestini condotti tra il Seicento e il Settecento, che probabilmente hanno sottratto alle vittime gli oggetti preziosi che cercavano di portare in salvo al momento della catastrofe, fatta eccezione per un anello di ferro e un amuleto di faïence.
“Stiamo cercando di stabilire le relazioni di parentela e ricomporre la biografia del gruppo familiare attraverso le analisi sul DNA”, ha proseguito Osanna: “Pensiamo si trattasse di un’intera familia nel senso romano del termine, quindi comprensivo degli schiavi al servizio. E chissà che la cassetta di preziosi non appartenesse a una di queste vittime. Particolarmente interessante è l'iconografia ricorrente degli oggetti e amuleti, che invocano la fortuna, la fertilità e la protezione contro la mala sorte. E dunque i numerosi pendenti a forma di piccoli falli, o la spiga, il pugno chiuso, il teschio, la figura di Arpocrate, gli scarabei. Simboli e iconografie che sono ora in corso di studio per comprenderne significato e funzione".
Presto i monili saranno esposti nella Palestra Grande degli Scavi insieme ad altri gioielli pompeiani in un progetto che prosegue la strada inaugurata da Vanity, la mostra che ha messo a confronto l’antica oreficeria vesuviana con i tesori delle Cicladi.
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