Sante Egadi. Diamo a tutti un pò di ‘900
Dal 17 Maggio 2014 al 17 Maggio 2014
Magenta | Milano
Luogo: Piazza Liberazione
Indirizzo: piazza Liberazione
Telefono per informazioni: +39 340 4873279
E-Mail info: smscomunicazione@libero.it
Sito ufficiale: http://marleneduchamp.125mb.com/index1.html
Sabato 17 maggio 2014 in Piazza Liberazione a Magenta si terrà “Diamo a tutti un po’ di ‘900” la nuova performance del provocatorio artista Sante Egadi (ex Bocconiano, Dottore di Ricerca, Commercialista, etc. recordman in fatto di titoli e carte varie) al suo esordio sotto pseudonimo.
Protagonista del circuito alternativo dell’arte contemporanea, Sante Egadi è noto per aver realizzato la prima opera con titoli di studio, sacrificando titoli e pergamene.
Recentemente definito da “Il Corriere della Sera” il nuovo Jeff Koons, Sante Egadi realizzerà dei collage con le pagine del prestigioso Catalogo, non ultime quelle che lo riguardano.
La performance fa riflettere sul mondo della comunicazione e della promozione nel campo dell’arte.
L’Artista va avanti come un treno nella sua critica alla società attuale e, dopo il settore dell’istruzione e la dilagante burocrazia che ci ricopre di carte (seppur a volte dematerializzate), sposta l’attenzione sulla promozione artistica e sul mercato dell’arte.
Partendo dal voluminoso Catalogo (sul quale anch’egli è pubblicato), Sante Egadi realizzerà alcuni collage. “Garantisco la qualità della carta!” ironizza.
C’è da chiedersi se gli editori apprezzeranno la creatività dell’Artista.
“Sono felice che la mia arte venga percepita e trovi sempre più spazio” - dichiara Sante Egadi - “Ringrazio tutti coloro che mi hanno assistito fin dall’esordio con Curriculum Vitae, le persone che a Salerno hanno condiviso il mio sogno e con le quali ho intrapreso l’avventura delle performance. Coloro i quali hanno messo a mia disposizione location, hanno lavorato di notte ai comunicati stampa, il caro amico Ing. Pagano che mi ha offerto la sua laurea in ingegneria meccanica affinché la strappassi e la trasformassi in collage… Tutte le persone incontrate negli scorsi mesi con le quali mi sono confrontato ed ho discusso a lungo e che hanno fatto sì che potessi avere queste occasioni per dire la mia. Finora è stata una vera e propria avventura. Da quel 9 dicembre 2012 non mi sono praticamente mai fermato, rischiando il tutto per tutto e mettendo tutto me stesso in ciò che faccio. Un ringraziamento particolare va all’amico Manuel Vulcano e a tutta l’Amministrazione del Comune di Magenta che, per la seconda volta, mi offrono ospitalità ed oserei dire asilo artistico, perché trovare luoghi davvero aperti e liberi è la vera sfida. Le performance comunque sono solo una parte della mia attività: ho in cantiere la realizzazione di un monumento ed una mostra nel 2014.”
Il perché di “Diamo a tutti un po’ di Novecento!”
Le motivazioni sembrano essere diverse. L’Artista non lesina nell’elencarle:
“Diamo a tutti un po’ di Novecento è una performance che agisce su un doppio binario. Da un lato ha un carattere strettamente soggettivo e personalistico, legato al mio percorso, ai miei successi, alla volontà di superarli e di non fermarmi, di andare oltre.
Dall’altro è una critica al settore della comunicazione nell’arte e più in generale verso un sistema di baroni stanchi incapaci di percepire e sentire il nuovo, intenti piuttosto a soffocarlo, in un macabro e triste esercizio di mors tua vita mea.
E’ inspiegabile come in Italia i critici siano più famosi degli artisti: delle due l’una, o gli artisti non valgono niente o qualcosa non va (o entrambe le soluzioni).
Quale modo migliore per un artista, che si sente emergente per far sentire la propria voce ed esternare la propria idea di arte, se non “bussare violentemente” alle porte delle istituzioni artistico-culturali che a suo dire “risentono dei mali di tutti gli altri settori”.
Questa performance è anche una critica al sistema della giustizia in Italia: è qualcosa che ha a che vedere con i tribunali e gli avvocati, ma il discorso sarebbe lungo da affrontare…
Siamo certi che questa iniziativa farà discutere dentro e fuori gli establishment dell’arte.
Classe 1979, di formazione duchampiana, milanese di adozione, Sante Egadi si muove attualmente sulla falsariga di un filone concettuale, caratterizzato dall’unicità dell’opera, dalla profonda ispirazione, libertà di pensiero ed autonomia intellettuale. Artista concettuale che non disdegna la pittura.
Trentacinque anni spesi tra arte, lavoro e studio. Autodidatta, appassionato, di tutte le forme artistiche “autentiche”, ha conseguito un dottorato di ricerca in comunicazione presso l’Università di Salerno, l’Abilitazione da dottore commercialista, vari master e diplomi.
La sua produzione artistica si sviluppa intorno a tre filoni principali: quello concettuale (tra cui i ready-made), gli smalti anarchici ed i piccoli olii.
Più vecchia è invece la produzione neorealista.
Protagonista del circuito alternativo dell’arte contemporanea, Sante Egadi è noto per aver realizzato la prima opera con titoli di studio, sacrificando titoli e pergamene.
Recentemente definito da “Il Corriere della Sera” il nuovo Jeff Koons, Sante Egadi realizzerà dei collage con le pagine del prestigioso Catalogo, non ultime quelle che lo riguardano.
La performance fa riflettere sul mondo della comunicazione e della promozione nel campo dell’arte.
L’Artista va avanti come un treno nella sua critica alla società attuale e, dopo il settore dell’istruzione e la dilagante burocrazia che ci ricopre di carte (seppur a volte dematerializzate), sposta l’attenzione sulla promozione artistica e sul mercato dell’arte.
Partendo dal voluminoso Catalogo (sul quale anch’egli è pubblicato), Sante Egadi realizzerà alcuni collage. “Garantisco la qualità della carta!” ironizza.
C’è da chiedersi se gli editori apprezzeranno la creatività dell’Artista.
“Sono felice che la mia arte venga percepita e trovi sempre più spazio” - dichiara Sante Egadi - “Ringrazio tutti coloro che mi hanno assistito fin dall’esordio con Curriculum Vitae, le persone che a Salerno hanno condiviso il mio sogno e con le quali ho intrapreso l’avventura delle performance. Coloro i quali hanno messo a mia disposizione location, hanno lavorato di notte ai comunicati stampa, il caro amico Ing. Pagano che mi ha offerto la sua laurea in ingegneria meccanica affinché la strappassi e la trasformassi in collage… Tutte le persone incontrate negli scorsi mesi con le quali mi sono confrontato ed ho discusso a lungo e che hanno fatto sì che potessi avere queste occasioni per dire la mia. Finora è stata una vera e propria avventura. Da quel 9 dicembre 2012 non mi sono praticamente mai fermato, rischiando il tutto per tutto e mettendo tutto me stesso in ciò che faccio. Un ringraziamento particolare va all’amico Manuel Vulcano e a tutta l’Amministrazione del Comune di Magenta che, per la seconda volta, mi offrono ospitalità ed oserei dire asilo artistico, perché trovare luoghi davvero aperti e liberi è la vera sfida. Le performance comunque sono solo una parte della mia attività: ho in cantiere la realizzazione di un monumento ed una mostra nel 2014.”
Il perché di “Diamo a tutti un po’ di Novecento!”
Le motivazioni sembrano essere diverse. L’Artista non lesina nell’elencarle:
“Diamo a tutti un po’ di Novecento è una performance che agisce su un doppio binario. Da un lato ha un carattere strettamente soggettivo e personalistico, legato al mio percorso, ai miei successi, alla volontà di superarli e di non fermarmi, di andare oltre.
Dall’altro è una critica al settore della comunicazione nell’arte e più in generale verso un sistema di baroni stanchi incapaci di percepire e sentire il nuovo, intenti piuttosto a soffocarlo, in un macabro e triste esercizio di mors tua vita mea.
E’ inspiegabile come in Italia i critici siano più famosi degli artisti: delle due l’una, o gli artisti non valgono niente o qualcosa non va (o entrambe le soluzioni).
Quale modo migliore per un artista, che si sente emergente per far sentire la propria voce ed esternare la propria idea di arte, se non “bussare violentemente” alle porte delle istituzioni artistico-culturali che a suo dire “risentono dei mali di tutti gli altri settori”.
Questa performance è anche una critica al sistema della giustizia in Italia: è qualcosa che ha a che vedere con i tribunali e gli avvocati, ma il discorso sarebbe lungo da affrontare…
Siamo certi che questa iniziativa farà discutere dentro e fuori gli establishment dell’arte.
Classe 1979, di formazione duchampiana, milanese di adozione, Sante Egadi si muove attualmente sulla falsariga di un filone concettuale, caratterizzato dall’unicità dell’opera, dalla profonda ispirazione, libertà di pensiero ed autonomia intellettuale. Artista concettuale che non disdegna la pittura.
Trentacinque anni spesi tra arte, lavoro e studio. Autodidatta, appassionato, di tutte le forme artistiche “autentiche”, ha conseguito un dottorato di ricerca in comunicazione presso l’Università di Salerno, l’Abilitazione da dottore commercialista, vari master e diplomi.
La sua produzione artistica si sviluppa intorno a tre filoni principali: quello concettuale (tra cui i ready-made), gli smalti anarchici ed i piccoli olii.
Più vecchia è invece la produzione neorealista.
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