Metamorfosi d'Eroe
Dal 10 Maggio 2014 al 10 Giugno 2014
Bologna
Luogo: Pinacoteca Nazionale di Bologna
Indirizzo: via Belle Arti 56
Orari: lunedì chiuso; martedì e mercoledì 9-13.30; giovedì, venerdì, sabato e domenica 14-19
Curatori: Luca Farulli
Enti promotori:
- Soprintendenza per i Beni Storici
- Artistici ed Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì-Cesena Ravenna Rimini
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0514209411 / 345 9996898
E-Mail info: sbsae-bo.ufficiostampa@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://www.pinacotecabologna.beniculturali.it
La mostra d’arte Metamorfosi d'Eroe che verrà inaugurata sabato 10 maggio alle ore 17 presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna è un progetto espositivo realizzato da Cooperativa Sociale Nazareno in co-produzione con Pinacoteca Nazionale di Bologna e Soprintendenza Beni Storici Artistici ed Etnoantropolgici di Bologna. Il curatore è Luca Farulli, docente di Estetica presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. La mostra è patrocinata da: Comune di Bologna, Provincia di Bologna, Regione Emilia-Romagna, Assemblea Legislativa Emilia-Romagna e Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Il Progetto è stato realizzato con il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità – Presidenza del Consiglio dei Ministri.
All’inaugurazione interverranno, oltre alle autorità, Luigi Ficacci, Soprintendente Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini; Franco Faranda, Direttore Pinacoteca Nazionale di Bologna; Sergio Zini, Presidente della Cooperativa Nazareno e Fabio Roversi Monaco, Presidente Genus Bononiae. La mostra, dedicata al tema delle metamorfosi della figura dell’eroe, espone opere scultoree, figurative e video, realizzate sia da affermati artisti contemporanei che da artisti cosiddetti irregolari, ovvero persone che non hanno avuto una formazione artistica canonica o che sono al di fuori dei circuiti artistici “tradizionali”. Per dare un’idea di questa “poli-vocalità artistica” che dialoga sullo stesso tema, citiamo le bombosculture di Stagnaro, artista ligure che ha trovato un modo tutto suo di realizzare coloratissimi personaggi, forgiando le bombole del gas; le raffigurazioni dell’effige umana all’interno di figure circolari di Bergamaschi e la satirica installazione video-animata dell’irlandese Pike, dedicata alla politica estera degli Stati Uniti “Going to war over a banana truck”. Oltre a queste, tutte le opere in mostra raccontano diversi aspetti di eroismo declinato in varie forme che vanno dalla richiesta di aiuto delle cartoline di Saccuzzo alla rappresentazione dei volti del potere dei ritratti di Paltrinieri o dell’artista cinese Zhong Qi. L’accento non è posto né sui CV, né sulle cartelle cliniche, né tanto meno sulle fedine penali, bensì il riflettore è acceso sul prodotto artistico in grado di parlare delle metamorfosi d’eroe, appunto.
Ideazione, organizzazione e promozione: NAZARENO Società Cooperativa Sociale
in co-produzione con Pinacoteca Nazionale di Bologna e Soprintendenza Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Seguono il concept del curatore Luca Farulli, estratti dei saggi e una breve descrizione dei 25 artisti che espongono in mostra, provenienti da Italia, Irlanda, Belgio, Cina e Stati Uniti: Umberto Bergamaschi, Simone Borciani, Luca Caimmi, Francis Casey, Dante Gambassi, Umberto Gervasi, Gloria Giampiccolo, Andrea Giordani, Rosario Lattuca, Eugenio Lenzi e opere museo Lombroso, Léon Luis, Bonaria Manca, Pietro Moschini, Cesare Paltrinieri, Riccardo Persico, Andrew Pike, Gianluca Pirrotta, Antimo Puca, Enrico Saccuzzo, Alice Secci, Matt Sesow, Franca Settembrini, Marco Spaggiari, Angelo Stagnaro, Geng Zhong Qi.
Bergamaschi Umberto
(n. 1954 Milano)
Frequenta le scuole fino alle medie e in seguito si iscrive a corsi di serigrafia. Nel 1975 perde il padre. Di natura indipendente, vive da solo. Partecipa con costanza all’atelier Adriano e Michele, fondato dall’artista Michele Munno che lo incoraggia a sviluppare il suo potenziale creativo. Inizialmente rappresenta paesaggi di campagna con uno stile naturalistico. In seguito allo studio di una immagine rappresentata in una moneta, esplode il suo stile, caratterizzato dalla rappresentazione di figure umane o animali in maniera stilizzata e decontestualizzata all’interno di una forma chiusa e circolare. L’eroe di Umberto Bergamaschi è leggero, come se galleggiasse nell’aria all’interno di una bolla di sapone. Al suo interno le figure non sono identificabili, come se fossero eroi mascherati completamente al servizio dei bisognosi.
Simone Borciani
(n. 1991 Sassuolo –MO)
Vive con la sua famiglia a Campogalliano in una casa di campagna dove il padre svolge l’attività di allevatore. Si diploma all’Istituto Tecnico nel 2011. Da qualche anno frequenta l’Atelier Manolibera della Cooperativa Sociale Nazareno. Il suo interesse per l’arte figurativa lo porta a realizzare opere che mescolano le sue esperienze di vita vissuta con storie e favole tratte da libri illustrati. Ha un carattere determinato e padroneggia varie tecniche esecutive che lo portano a cucire un discorso attraverso vari elementi figurativi recuperati sia dalla memoria che dai libri illustrati a cui si ispira. L’immaginario fanciullesco di Borciani racconta personaggi che diventano eroi nel momento dell’emergenza, personaggi deboli che improvvisamente acquisiscono una forza ultra-umana per realizzare gesta inspiegabili, che vanno oltre i loro stessi limiti.
Luca Caimmi
(n. 1978 Fano –PU)
Frequenta la scuola di disegno animato presso la Scuola d’arte di Urbino e in seguito si iscrive all’Accademia di Belle Arti, diplomandosi in pittura. Alterna l’attività editoriale a quella artistica ed espone, a partire dal 2001, disegni, illustrazioni, dipinti e opere in ceramica. Partecipa a numerose mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero. Le sue opere in mostra rappresentano dei palombari che fungono da protagonisti di un racconto fantastico in una sorta di rappresentazione di colui in grado di sondare le regioni oscure del mondo interiore.
Francis Casey
(n. 1968 Carrick-on-Suir –Tipperary- Irlanda)
Dopo aver partecipato al primo progetto di KCAT Horizon, studia per un breve periodo all’Ormonde College di Kilkenny, Casey rientra a Callan in qualità di membro fondatore di KCAT Studio. Inizialmente lavora principalmente con la pietra, ma ora Casey dedica il suo tempo anche al disegno e alla pittura, oltre che alla scultura. Accanto alla passione per l’arte figurativa, Casey ha alimentato quella della scrittura, componendo anche poesie, testi di prosa e intelligenti contributi di carattere sociale. Dal 1997 partecipa a mostre. In questa esposizione Casey propone due opere dedicate al culto degli eroi contemporanei, le cui sembianze sono talmente diffuse fino a trasformarli in “eroi di carta”. Ugolini asserisce che Casey “ha scelto i Beatles, proponendone una fisionomia vintage, che dialoga direttamente con l’immagine ufficiale promossa dai media anni Sessanta e Settanta”.
Dante Gambassi
(n. 1965, Poggibonsi –SI)
Vive con la madre Elia, pittrice naïf. Disegna da sempre, anche utilizzando supporti inusuali recuperati dalle confezioni degli indumenti provenienti dal negozio gestito dalla madre. Disegna i soggetti con un’abilità stupefacente: traccia i segni senza ricorrere alla matita, servendosi direttamente di un pennarello indelebile che scorre in modo fluido, come in un automatismo. Le tematiche affrontate, spesso ricorrendo a grandi formati, spaziano da temi danteschi (inferno, purgatorio, paradiso), a soggetti più contemporanei, anche fantastici, senza mai abbandonare la visionarietà che li caratterizza. Ugolini sostiene che Gambassi “ci proietta in un universo remoto dominato dagli elementi naturali che ospitano sia la dimensione dell’inconsueto e del favoloso, sia luoghi ed esseri conosciuti. Come antiche testimonianze cartografiche, le mappe dell’autore contemplano la dimensione dell’inconsueto e del favoloso ma descrivono, allo stesso tempo, anche luoghi ed esseri conosciuti. Anche quando esistenti, i territori stilati da Gambassi sembrano immaginati più che realmente vissuti, ma ogni carta, prima ancora di essere il resoconto di un itinerario, è un plan, cioè un piano d’azione e l’eroismo rappresenta la sua stessa condizione d’esistenza, facendo tutt’uno con l’impulso all’esplorazione e alla scoperta”.
Umberto Gervasi
(n. 1939 Catania)
Trascorre la sua infanzia e la sua adolescenza in Sicilia con la famiglia di dolciari ambulanti. Inizia a lavorare come muratore e nel 1967 si trasferisce a Sesto San Giovanni in Lombardia, dove lavora come metalmeccanico per trent’anni. A cinquant’anni, da autodidatta, scopre la passione per la scultura che tuttora coltiva a tempo pieno. Gervasi è un artista messaggero di una poetica della vita comune, di piccoli eroi del quotidiano. Il suo bisogno di raccontare con e attraverso l’arte nasce dall’inserimento nella grande azienda siderurgica, nella quale rimane colpito sia dalle macchine che dai rapporti coesi tra gli operai. La sua scultura ha un’ispirazione antica ma è sensibile ai temi di ingiustizia sociale. L’opera esposta rappresenta un missile sul quale si possono individuare corpi esanimi, volti disperati e colombe di salvezza.
Gloria Giampiccolo
(n. 1986 Sarzana –SP)
Diplomata al Liceo artistico di Carrara e laureata in Scienze dei Beni culturali all’Università di Pisa. Dopo aver sperimentato diverse tecniche, approda alla fotografia. L’atmosfera della sua fotografia è restituita dall’incontro e dalla fusione tra i soggetti ritratti e le luci e le ombre nei quali questi ultimi sono calati. Farulli asserisce che l’albero dell’artista “equivale ad un eroe sopravvissuto, ad una sorta di Odisseo approdato all’isola dei Feaci, dopo aver tenuto testa al mare”.
Andrea Giordani
(n. 1970 Bologna)
A sedici anni abbandona la scuola e comincia a lavorare. Inizia a disegnare da auto-didatta. Da bambino rappresenta figure grottesche e, successivamente, durante il periodo adolescenziale realizza personaggi da fumetto. Le sue opere attuali rappresentano scorci architettonici, traiettorie interrotte, facce e soprattutto occhi. Ugolini racconta che “questo corteo infinito di pupille dilatate e occhiate subite è il prezzo che si paga alla libertà di movimento”.
Rosario Lattuca
(n. 1926 Aragona –AG, m. 1999 Boretto –PR)
Vive un’infanzia difficile: all’età di nove anni diventa sordomuto a causa di una meningite. Studia in collegio e impara la professione di falegname, ebanista e restauratore di mobili. Accanto alla professione, coltiva la pittura e la scultura che diventano il canale espressivo privilegiato. Nel 1963 a Parma, conosce la compagna della vita. Il racconto di Lattuca rappresenta una mitologia privata che si sviluppa in una dimensione magica, di ambienti chimerosi che ricordano le foreste esotiche e i complessi mondi onirici.
I suoi personaggi vengono raffigurati in battaglia in un personale universo fantasy nel quale il potente guerriero corazzato deve affrontare mitiche incarnazioni di esseri fantastici. Caterina Nizzoli riporta le parole dell’artista: “Ed eccomi a dipingere i miei sogni sulla tela o sul cartone, a raffigurare un bestiario allucinante con alberi che allungano le enormi bocche verso i fiori squillanti: verdi, gialli, rossi e violetti si mescolano in un’alchimia di colori come in una pignatta. Ed eccomi come a scolpire il legno ricavandone draghi, chimere, uccelli di fuoco, mostri della mia infanzia e dell’infanzia di tanti, figure fantastiche che emergono dalla memoria di racconti lontani e che offro come un esorcismo alla paura di vivere”.
Il Progetto è stato realizzato con il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità – Presidenza del Consiglio dei Ministri.
All’inaugurazione interverranno, oltre alle autorità, Luigi Ficacci, Soprintendente Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini; Franco Faranda, Direttore Pinacoteca Nazionale di Bologna; Sergio Zini, Presidente della Cooperativa Nazareno e Fabio Roversi Monaco, Presidente Genus Bononiae. La mostra, dedicata al tema delle metamorfosi della figura dell’eroe, espone opere scultoree, figurative e video, realizzate sia da affermati artisti contemporanei che da artisti cosiddetti irregolari, ovvero persone che non hanno avuto una formazione artistica canonica o che sono al di fuori dei circuiti artistici “tradizionali”. Per dare un’idea di questa “poli-vocalità artistica” che dialoga sullo stesso tema, citiamo le bombosculture di Stagnaro, artista ligure che ha trovato un modo tutto suo di realizzare coloratissimi personaggi, forgiando le bombole del gas; le raffigurazioni dell’effige umana all’interno di figure circolari di Bergamaschi e la satirica installazione video-animata dell’irlandese Pike, dedicata alla politica estera degli Stati Uniti “Going to war over a banana truck”. Oltre a queste, tutte le opere in mostra raccontano diversi aspetti di eroismo declinato in varie forme che vanno dalla richiesta di aiuto delle cartoline di Saccuzzo alla rappresentazione dei volti del potere dei ritratti di Paltrinieri o dell’artista cinese Zhong Qi. L’accento non è posto né sui CV, né sulle cartelle cliniche, né tanto meno sulle fedine penali, bensì il riflettore è acceso sul prodotto artistico in grado di parlare delle metamorfosi d’eroe, appunto.
Ideazione, organizzazione e promozione: NAZARENO Società Cooperativa Sociale
in co-produzione con Pinacoteca Nazionale di Bologna e Soprintendenza Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Seguono il concept del curatore Luca Farulli, estratti dei saggi e una breve descrizione dei 25 artisti che espongono in mostra, provenienti da Italia, Irlanda, Belgio, Cina e Stati Uniti: Umberto Bergamaschi, Simone Borciani, Luca Caimmi, Francis Casey, Dante Gambassi, Umberto Gervasi, Gloria Giampiccolo, Andrea Giordani, Rosario Lattuca, Eugenio Lenzi e opere museo Lombroso, Léon Luis, Bonaria Manca, Pietro Moschini, Cesare Paltrinieri, Riccardo Persico, Andrew Pike, Gianluca Pirrotta, Antimo Puca, Enrico Saccuzzo, Alice Secci, Matt Sesow, Franca Settembrini, Marco Spaggiari, Angelo Stagnaro, Geng Zhong Qi.
Bergamaschi Umberto
(n. 1954 Milano)
Frequenta le scuole fino alle medie e in seguito si iscrive a corsi di serigrafia. Nel 1975 perde il padre. Di natura indipendente, vive da solo. Partecipa con costanza all’atelier Adriano e Michele, fondato dall’artista Michele Munno che lo incoraggia a sviluppare il suo potenziale creativo. Inizialmente rappresenta paesaggi di campagna con uno stile naturalistico. In seguito allo studio di una immagine rappresentata in una moneta, esplode il suo stile, caratterizzato dalla rappresentazione di figure umane o animali in maniera stilizzata e decontestualizzata all’interno di una forma chiusa e circolare. L’eroe di Umberto Bergamaschi è leggero, come se galleggiasse nell’aria all’interno di una bolla di sapone. Al suo interno le figure non sono identificabili, come se fossero eroi mascherati completamente al servizio dei bisognosi.
Simone Borciani
(n. 1991 Sassuolo –MO)
Vive con la sua famiglia a Campogalliano in una casa di campagna dove il padre svolge l’attività di allevatore. Si diploma all’Istituto Tecnico nel 2011. Da qualche anno frequenta l’Atelier Manolibera della Cooperativa Sociale Nazareno. Il suo interesse per l’arte figurativa lo porta a realizzare opere che mescolano le sue esperienze di vita vissuta con storie e favole tratte da libri illustrati. Ha un carattere determinato e padroneggia varie tecniche esecutive che lo portano a cucire un discorso attraverso vari elementi figurativi recuperati sia dalla memoria che dai libri illustrati a cui si ispira. L’immaginario fanciullesco di Borciani racconta personaggi che diventano eroi nel momento dell’emergenza, personaggi deboli che improvvisamente acquisiscono una forza ultra-umana per realizzare gesta inspiegabili, che vanno oltre i loro stessi limiti.
Luca Caimmi
(n. 1978 Fano –PU)
Frequenta la scuola di disegno animato presso la Scuola d’arte di Urbino e in seguito si iscrive all’Accademia di Belle Arti, diplomandosi in pittura. Alterna l’attività editoriale a quella artistica ed espone, a partire dal 2001, disegni, illustrazioni, dipinti e opere in ceramica. Partecipa a numerose mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero. Le sue opere in mostra rappresentano dei palombari che fungono da protagonisti di un racconto fantastico in una sorta di rappresentazione di colui in grado di sondare le regioni oscure del mondo interiore.
Francis Casey
(n. 1968 Carrick-on-Suir –Tipperary- Irlanda)
Dopo aver partecipato al primo progetto di KCAT Horizon, studia per un breve periodo all’Ormonde College di Kilkenny, Casey rientra a Callan in qualità di membro fondatore di KCAT Studio. Inizialmente lavora principalmente con la pietra, ma ora Casey dedica il suo tempo anche al disegno e alla pittura, oltre che alla scultura. Accanto alla passione per l’arte figurativa, Casey ha alimentato quella della scrittura, componendo anche poesie, testi di prosa e intelligenti contributi di carattere sociale. Dal 1997 partecipa a mostre. In questa esposizione Casey propone due opere dedicate al culto degli eroi contemporanei, le cui sembianze sono talmente diffuse fino a trasformarli in “eroi di carta”. Ugolini asserisce che Casey “ha scelto i Beatles, proponendone una fisionomia vintage, che dialoga direttamente con l’immagine ufficiale promossa dai media anni Sessanta e Settanta”.
Dante Gambassi
(n. 1965, Poggibonsi –SI)
Vive con la madre Elia, pittrice naïf. Disegna da sempre, anche utilizzando supporti inusuali recuperati dalle confezioni degli indumenti provenienti dal negozio gestito dalla madre. Disegna i soggetti con un’abilità stupefacente: traccia i segni senza ricorrere alla matita, servendosi direttamente di un pennarello indelebile che scorre in modo fluido, come in un automatismo. Le tematiche affrontate, spesso ricorrendo a grandi formati, spaziano da temi danteschi (inferno, purgatorio, paradiso), a soggetti più contemporanei, anche fantastici, senza mai abbandonare la visionarietà che li caratterizza. Ugolini sostiene che Gambassi “ci proietta in un universo remoto dominato dagli elementi naturali che ospitano sia la dimensione dell’inconsueto e del favoloso, sia luoghi ed esseri conosciuti. Come antiche testimonianze cartografiche, le mappe dell’autore contemplano la dimensione dell’inconsueto e del favoloso ma descrivono, allo stesso tempo, anche luoghi ed esseri conosciuti. Anche quando esistenti, i territori stilati da Gambassi sembrano immaginati più che realmente vissuti, ma ogni carta, prima ancora di essere il resoconto di un itinerario, è un plan, cioè un piano d’azione e l’eroismo rappresenta la sua stessa condizione d’esistenza, facendo tutt’uno con l’impulso all’esplorazione e alla scoperta”.
Umberto Gervasi
(n. 1939 Catania)
Trascorre la sua infanzia e la sua adolescenza in Sicilia con la famiglia di dolciari ambulanti. Inizia a lavorare come muratore e nel 1967 si trasferisce a Sesto San Giovanni in Lombardia, dove lavora come metalmeccanico per trent’anni. A cinquant’anni, da autodidatta, scopre la passione per la scultura che tuttora coltiva a tempo pieno. Gervasi è un artista messaggero di una poetica della vita comune, di piccoli eroi del quotidiano. Il suo bisogno di raccontare con e attraverso l’arte nasce dall’inserimento nella grande azienda siderurgica, nella quale rimane colpito sia dalle macchine che dai rapporti coesi tra gli operai. La sua scultura ha un’ispirazione antica ma è sensibile ai temi di ingiustizia sociale. L’opera esposta rappresenta un missile sul quale si possono individuare corpi esanimi, volti disperati e colombe di salvezza.
Gloria Giampiccolo
(n. 1986 Sarzana –SP)
Diplomata al Liceo artistico di Carrara e laureata in Scienze dei Beni culturali all’Università di Pisa. Dopo aver sperimentato diverse tecniche, approda alla fotografia. L’atmosfera della sua fotografia è restituita dall’incontro e dalla fusione tra i soggetti ritratti e le luci e le ombre nei quali questi ultimi sono calati. Farulli asserisce che l’albero dell’artista “equivale ad un eroe sopravvissuto, ad una sorta di Odisseo approdato all’isola dei Feaci, dopo aver tenuto testa al mare”.
Andrea Giordani
(n. 1970 Bologna)
A sedici anni abbandona la scuola e comincia a lavorare. Inizia a disegnare da auto-didatta. Da bambino rappresenta figure grottesche e, successivamente, durante il periodo adolescenziale realizza personaggi da fumetto. Le sue opere attuali rappresentano scorci architettonici, traiettorie interrotte, facce e soprattutto occhi. Ugolini racconta che “questo corteo infinito di pupille dilatate e occhiate subite è il prezzo che si paga alla libertà di movimento”.
Rosario Lattuca
(n. 1926 Aragona –AG, m. 1999 Boretto –PR)
Vive un’infanzia difficile: all’età di nove anni diventa sordomuto a causa di una meningite. Studia in collegio e impara la professione di falegname, ebanista e restauratore di mobili. Accanto alla professione, coltiva la pittura e la scultura che diventano il canale espressivo privilegiato. Nel 1963 a Parma, conosce la compagna della vita. Il racconto di Lattuca rappresenta una mitologia privata che si sviluppa in una dimensione magica, di ambienti chimerosi che ricordano le foreste esotiche e i complessi mondi onirici.
I suoi personaggi vengono raffigurati in battaglia in un personale universo fantasy nel quale il potente guerriero corazzato deve affrontare mitiche incarnazioni di esseri fantastici. Caterina Nizzoli riporta le parole dell’artista: “Ed eccomi a dipingere i miei sogni sulla tela o sul cartone, a raffigurare un bestiario allucinante con alberi che allungano le enormi bocche verso i fiori squillanti: verdi, gialli, rossi e violetti si mescolano in un’alchimia di colori come in una pignatta. Ed eccomi come a scolpire il legno ricavandone draghi, chimere, uccelli di fuoco, mostri della mia infanzia e dell’infanzia di tanti, figure fantastiche che emergono dalla memoria di racconti lontani e che offro come un esorcismo alla paura di vivere”.
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