Dall’11 ottobre ai Musei Reali
Guido Reni e i Savoia, una storia da scoprire a Torino

Guido Reni, San Giovanni Battista, 1635 circa, Olio su tela, Musei Reali di Torino - Galleria Sabauda
Francesca Grego
13/08/2025
Torino - Per gran parte della vita lavorò a Roma e nella sua Bologna, lasciandovi dipinti straordinari. Ma ai Savoia Guido Reni piaceva davvero tanto, fin dall’inizio. Ecco perché le sue opere non mancano nelle raccolte d’arte e nei luoghi di culto piemontesi. Lo scopriremo a partire dall’11 ottobre ai Musei Reali di Torino nella mostra Il “divino” Guido Reni nelle collezioni sabaude e sugli altari del Piemonte, che rende omaggio al pittore a 450 anni dalla nascita. Un’occasione per ammirare una parte forse meno nota della produzione del maestro emiliano, ma proprio per questo particolarmente preziosa.
Nel percorso a cura di Annamaria Bava e Sofia Villano, accanto alle opere amate dai duchi - oggi di proprietà dei Musei Reali - troveremo i gioielli celati nelle chiese e cappelle del territorio, nonché significativi prestiti in arrivo dal Musée des Augustins di Tolosa. Da non perdere è una tela recentemente ritrovata, l’Assunzione della Vergine, scoperta nella chiesa di Abbadia Alpina a Pinerolo (Torino) e visibile per la prima volta dopo il restauro.
Lo stile luminoso e composto di Reni, l’armonia delle forme e quella bellezza ideale ereditata dalla scultura antica e e dai maestri del Rinascimento, si rivelarono particolarmente congeniali al gusto dei duchi di Savoia, pronti ad acquistarne i dipinti per adornare maestose residenze ed eleganti altari di corte. Il primo a subire il fascino del pittore bolognese fu il Cardinal Maurizio ai primi del Seicento, proprio all’alba del collezionismo sabaudo. In seguito il principe Eugenio di Savoia Soissons riservò a Reni un posto d’onore nella propria quadreria: dopo la sua morte i dipinti del “divino” furono acquistati da re Carlo Emanuele III, giungendo a Torino nel 1741.
In programma fino al 18 gennaio 2026, la mostra ricostruirà passo dopo passo le vicende del collezionismo sabaudo, evidenziando il ruolo dei maggiori estimatori di Guido Reni. Un’ultima chicca sarà rappresentata da alcune opere grafiche dell’artista - che fu anche un disegnatore sopraffino - appartenenti al fondo della Galleria Sabauda e alle raccolte della Biblioteca Reale.
Nel percorso a cura di Annamaria Bava e Sofia Villano, accanto alle opere amate dai duchi - oggi di proprietà dei Musei Reali - troveremo i gioielli celati nelle chiese e cappelle del territorio, nonché significativi prestiti in arrivo dal Musée des Augustins di Tolosa. Da non perdere è una tela recentemente ritrovata, l’Assunzione della Vergine, scoperta nella chiesa di Abbadia Alpina a Pinerolo (Torino) e visibile per la prima volta dopo il restauro.
Lo stile luminoso e composto di Reni, l’armonia delle forme e quella bellezza ideale ereditata dalla scultura antica e e dai maestri del Rinascimento, si rivelarono particolarmente congeniali al gusto dei duchi di Savoia, pronti ad acquistarne i dipinti per adornare maestose residenze ed eleganti altari di corte. Il primo a subire il fascino del pittore bolognese fu il Cardinal Maurizio ai primi del Seicento, proprio all’alba del collezionismo sabaudo. In seguito il principe Eugenio di Savoia Soissons riservò a Reni un posto d’onore nella propria quadreria: dopo la sua morte i dipinti del “divino” furono acquistati da re Carlo Emanuele III, giungendo a Torino nel 1741.
In programma fino al 18 gennaio 2026, la mostra ricostruirà passo dopo passo le vicende del collezionismo sabaudo, evidenziando il ruolo dei maggiori estimatori di Guido Reni. Un’ultima chicca sarà rappresentata da alcune opere grafiche dell’artista - che fu anche un disegnatore sopraffino - appartenenti al fondo della Galleria Sabauda e alle raccolte della Biblioteca Reale.
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