L'alba di un torturatore
Il "Progetto Milgram" al Teatrino Clandestino
26/10/2005
Lo spettacolo è ispirato agli studi dello psicologo sociale Stanley Milgram, che aveva dimostrato come in un contesto di giustificazione scientifica anche persone ‘normali’ possono torturare e uccidere, purché convinte dell’autorevolezza dell’ordine.
Progetto Milgram - l’alba di un torturatore è una piéce forte e studiata nei dettagli. Un rumore, che si rivela un ansito all’interno di un respiratore, scandisce ogni attimo dell’atto unico; lo stridore prolungato dello strumento di punizione; una narrazione volutamente asettica restituisce e crea l’atmosfera sconvolgente preludio di qualsiasi tortura. La rappresentazione affronta temi di attualità, portando la domanda sul grado di responsabilità che ognuno di noi ha nel compimento di azioni, analizzando inoltre la necessità di ricercare i propri valori morali individualmente al di fuori del potere imposta dall’autorità.
Nel 1962 Milgram condusse una serie di esperimenti sul rapporto tra autorità e obbedienza, partendo dall’osservazione del processo che si stava svolgendo in Israele ad Adolf Eichmann, detto “il trasportatore di morte”, l’uomo responsabile dell’organizzazione dei treni per i campi di sterminio. Quello che colpì Milgram e non solo (anche Hannah Arendt nel suo fondamentale La banalità del male) fu non riscontrare nella figura di Eichmann l’immagine del mostro, l’evidenza nella sua persona della crudeltà e del male.
Ma cosa può spingere un uomo ‘normale’ a commettere simili atrocità? Milgram reclutò un campione di volontari con il pretesto di uno studio sulla memoria, attribuendo loro i ruoli di allievo e insegnante. Avvertito della pericolosità dell’esperimento per l’allievo, l’insegnante doveva infliggergli una scarica elettrica di intensità sempre crescente ogni volta che questo commetteva un errore. L’allievo era un complice dello sperimentatore, l’oggetto dell’esperimento era infatti il professore. Il risultato fu che la maggior parte dei soggetti, di qualunque età, sesso, estrazione sociale, livello di istruzione, arrivò a somministrare consapevolmente la scarica che credeva più forte, confermando la tesi della Arendt secondo cui non bisogna essere un mostro per commettere violenze sui propri simili.
Il progetto, realizzato con la collaborazione di Adriano Zamperini, psicologo sociale, autore dell’introduzione al saggio Obbedienza all’autorità di Stanley Milgram (Einaudi), è una coproduzione Teatrino Clandestino, Romaeuropa Festival, ERT Emilia Romagna Teatro, Ferme du Buisson Scene National de Marne la Vallée.
Progetto Milgram - L’alba di un torturatore
Teatrino Clandestino
ideazione e drammaturgia Fiorenza Menni, Pietro Babina
regia e musiche Pietro Babina
produzione Romaeuropa Festival, ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione, Festival Temps d’Images-Ferme du Buisson/Scène Nationale de Marne la Vallée, Teatrino Clandestino
Progetto Milgram - l’alba di un torturatore è una piéce forte e studiata nei dettagli. Un rumore, che si rivela un ansito all’interno di un respiratore, scandisce ogni attimo dell’atto unico; lo stridore prolungato dello strumento di punizione; una narrazione volutamente asettica restituisce e crea l’atmosfera sconvolgente preludio di qualsiasi tortura. La rappresentazione affronta temi di attualità, portando la domanda sul grado di responsabilità che ognuno di noi ha nel compimento di azioni, analizzando inoltre la necessità di ricercare i propri valori morali individualmente al di fuori del potere imposta dall’autorità.
Nel 1962 Milgram condusse una serie di esperimenti sul rapporto tra autorità e obbedienza, partendo dall’osservazione del processo che si stava svolgendo in Israele ad Adolf Eichmann, detto “il trasportatore di morte”, l’uomo responsabile dell’organizzazione dei treni per i campi di sterminio. Quello che colpì Milgram e non solo (anche Hannah Arendt nel suo fondamentale La banalità del male) fu non riscontrare nella figura di Eichmann l’immagine del mostro, l’evidenza nella sua persona della crudeltà e del male.
Ma cosa può spingere un uomo ‘normale’ a commettere simili atrocità? Milgram reclutò un campione di volontari con il pretesto di uno studio sulla memoria, attribuendo loro i ruoli di allievo e insegnante. Avvertito della pericolosità dell’esperimento per l’allievo, l’insegnante doveva infliggergli una scarica elettrica di intensità sempre crescente ogni volta che questo commetteva un errore. L’allievo era un complice dello sperimentatore, l’oggetto dell’esperimento era infatti il professore. Il risultato fu che la maggior parte dei soggetti, di qualunque età, sesso, estrazione sociale, livello di istruzione, arrivò a somministrare consapevolmente la scarica che credeva più forte, confermando la tesi della Arendt secondo cui non bisogna essere un mostro per commettere violenze sui propri simili.
Il progetto, realizzato con la collaborazione di Adriano Zamperini, psicologo sociale, autore dell’introduzione al saggio Obbedienza all’autorità di Stanley Milgram (Einaudi), è una coproduzione Teatrino Clandestino, Romaeuropa Festival, ERT Emilia Romagna Teatro, Ferme du Buisson Scene National de Marne la Vallée.
Progetto Milgram - L’alba di un torturatore
Teatrino Clandestino
ideazione e drammaturgia Fiorenza Menni, Pietro Babina
regia e musiche Pietro Babina
produzione Romaeuropa Festival, ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione, Festival Temps d’Images-Ferme du Buisson/Scène Nationale de Marne la Vallée, Teatrino Clandestino
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