Intervista a Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia
Il sito Unesco di Aquileia, archeologia vulnerabile di fronte ai cambiamenti climatici
Eleonora Zamparutti
27/11/2019
Udine - Aquileia, sito Unesco dal 1998 (VAI ALLA GUIDA DI AQUILEIA di ARTE.it), è un piccolo gioiello sulla costa adriatica del Friuli. Nata come avamposto militare romano per arginare l’avanzata dei barbari, Aquileia era diventata un fiorente snodo commerciale dell’Impero che tesseva rapporti con l’Oriente e rappresentava una porta di accesso agli scambi con il Nord Europa.
Una vocazione al dialogo con altre culture che ancora oggi la città mantiene attraverso il fitto programma di iniziative portate avanti dalla Fondazione Aquileia, l’ente preposto alla valorizzazione dell’area. Proprio in questi giorni la Fondazione ha inaugurato a Roma la mostra Aquileia 2020. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente presso l’Ara Pacis aperta al pubblico fino al 1 dicembre. E' stata anche l'occasione per presentare il nuovo documentario Le Tre Vite di Aquileia.
Abbiamo intervistato il direttore della fondazione, Cristiano Tiussi
Il maltempo di queste ultime settimane si abbatte inesorabilmente anche sulle aree archeologiche, già di per sé fragili e vulnerabili. Sotto questo aspetto Aquileia ne risente?
“L’intera area aquileiese manifesta una fragilità alla pari di altri siti archeologici che sorgono in zone basse costiere. Proprio in questi giorni ad Aquileia si sta manifestando uno scenario possibile che deve portarci a ragionare su quali sono le misure migliori da prendere per scongiurare ad esempio i pericoli provocati dai cambiamenti climatici, in particolare dall’innalzamento dei livelli dell’acqua nel Mar Adriatico.
Negli ultimi tempi si è evidenziata la necessità di mettere mano alle acque superficiali che sono abbondantissime e che talvolta, tracimando o uscendo dal proprio alveo, arrivano anche nelle aree archeologiche. Ma c’è un altro aspetto fondamentale da tenere presente: Aquileia ha sempre avuto un rapporto non solo con le acque superficiali, ma anche con le acque di falda cioè del sottosuolo. Quest’ultima è una caratteristiche specifica del nostro sito. In passato si è fatto ricorso anche a sistemi di pompaggio per mantenere le aree asciutte. La sfida che abbiamo davanti a noi è sempre più complessa e complicata. La combinazione dei fattori naturali derivati dai cambiamenti climatici è una minaccia per la tenuta delle aree archeologiche, oltre che del territorio in generale.”
Il Foro di Aquileia | Foto: © Elio Ciol
Quali sono le attività che vi vedono coinvolti sul fronte della valorizzazione del patrimonio di Aquileia?
“In generale le aree archeologiche vanno rese più intelligibili perché i visitatori possano intuire in modo immediato quali fossero la fisionomia e le dimensioni della città nell’antichità. Da questo punto di vista stiamo agendo con sistematicità sulle aree che abbiamo ricevuto in conferimento dallo Stato e sulle quali abbiamo cominciato già da tempo un’attività di valorizzazione. L’intervento ha interessato le aree intorno alla Basilica e verso Nord, stabilendo il collegamento tra le stesse in modo che i visitatori si orientino facilmente e capiscano quali sono i punti nodali dei percorsi archeologici di età romana.
Stiamo anche studiando come far conoscere maggiormente gli itinerari non archeologici. Aquileia possiede un ricco patrimonio storico che abbraccia varie epoche: dal Medioevo con un ampio tessuto di strutture ed edifici al Primo conflitto mondiale con le tracce visibili nel Cimitero degli Eroi dietro la Basilica.
Tra i progetti abbiamo in programma di portare in evidenza gli elementi paesaggistici tipici di un abitato urbano che è sempre stato ricco d’acqua. L’acqua è l’elemento centrale intorno al quale stiamo sviluppando un itinerario tematico che valorizzi e colleghi le tracce che hanno riguardato la sistemazione idraulica fondiaria in età romana e che sono oggi visibili nei dintorni di Aquileia.”
Dettaglio dei pesci nel mosaico dell'Aula Teodoriana Sud della Basilica di Aquileia | Foto: © Elio Ciol
Quali sono gli ambiti delle ricerche e degli studi che vengono portati avanti ad Aquileia?
“Ad Aquileia si svolgono le “Settimane di Studio Aquileiesi” dedicate ogni anno a un tema specifico della ricerca che riguarda non solo Aquileia, ma tutto il territorio circostante in forma più estesa. Lo scopo è di trovare riferimenti, analogie e confronti con altri siti.
Ancora oggi si scava ad Aquileia. In questo momento cinque università sono coinvolte nell’attività di scavo: Trieste, Udine, Padova, Verona, Venezia Ca’ Foscari. Gli studenti vengono ad Aquileia ad apprendere il mestiere dell’archeologo e svolgono la loro ricerca intorno a uno dei vari complessi della città. Ad esempio l’Università di Padova sta portando avanti lo scavo del teatro, l’Università di Udine conduce lo scavo presso le Grandi Terme, gli studenti di Padova e Trieste sono coinvolti nell’area delle Domus.
La Fondazione stabilisce di anno in anno delle convenzioni con le università affinché la ricerca si svolga nelle aree fruibili più importanti perché si possa passare eventualmente alla fase di apertura al pubblico. Non sempre tutto ciò che viene scoperto è degno di essere conservato all’aperto. Ma è molto importante cercare di fornire ai visitatori elementi di comprensione di ogni singola area.”
Quali sono le principali novità emerse recentemente dagli scavi?
“Sono emersi nuovi elementi che rafforzano la conoscenza topografica di Aquileia e altri, forse più puntuali, di storia economica e di storia commerciale della città. Solo quattro anni fa è stato individuato il Teatro di Aquileia. Si tratta di una struttura che in origine doveva essere molto grande e di cui si sapeva solo in maniera ipotetica la localizzazione. Gli scavi condotti dall’Università di Padova hanno portato all’individuazione sul campo di alcune strutture di fondazione del teatro che purtroppo sono molto esigue nella loro conservazione.
Sono in corso importantissime indagini nell’ambito delle Domus, le abitazioni che risalgono al IV secolo e che denotano, grazie alle superfici musive rivenute, una ricchezza evidente della città e dei suoi abitanti a quel tempo.
Altre indagini vanno nella direzione di cercare di comprendere maggiormente il rapporto tra le strutture archeologiche e l’antico quadro idrografico che in parte ancora oggi si conserva. Le indagini effettuate presso il Fondo Pasqualis hanno portato in evidenza, in corrispondenza delle strutture di banchina fluviale, un interessantissimo sistema di collegamento con i mercati che si svolgevano nelle piazze retrostanti. Scoperte interessanti che consentono di approfondire le dinamiche di smercio e di vendita di prodotti di vario genere. Anche lo scavo condotto dall’Università Ca’ Foscari in corrispondenza della sponda orientale del porto fluviale ci sta dando molte informazioni sulle attività produttive che si svolgevano in quest’area, in particolare attività legate alla macerazione della canapa per il cordame, e verosimilmente alla tintura di vesti, lane e tessuti. Si tratta di attività artigianali che ricostruiscono la vivacità di questo porto in tutto ciò che vi gravitava intorno.”
Attraverso quali attività la Fondazione intesse un dialogo con le aree limitrofe di interesse artistico e culturale?
“Aquileia è inclusa in una serie di itinerari Unesco che hanno nel web la prima e più importante manifestazione e che sono importanti per mantenere un ponte di collegamento con grandi siti Unesco d’Europa dalla Spagna fino alla Grecia. Vi sono tutta una serie di iniziative europee che ci legano ai siti costieri d’Italia e della Dalmazia e quindi della Croazia, e altre che ci legano ai siti Unesco dell’area balcanica in particolare Sirmium e Viminacium in Serbia. Altri progetti ci collegano alle aree friulane dove ci sono siti Unesco. Il Friuli è una delle regioni che in proporzione ha il maggior numero di siti iscritti al Patrimonio mondiale dell’Umanità. A una ventina di chilometri da Aquileia sorge Palmanova, un sito tardo rinascimentale, e a una quarantina Cividale, sito longobardo.”
Piazza del Patriarcato ad Aquileia | Foto: © Gianluca Baronchelli
Pensate che sia un bene incrementare il numero dei visitatori al sito di Aquileia?
“Sulla base dei ultimi dati di bigliettazione, i visitatori oscillano tra i 55 e i 60 mila su base annua nelle aree gestite dalla Fondazione Aquileia. Il numero è destinato a crescere fino a toccare quasi 200mila persone che si recano in visita nella Basilica di Aquileia. Per il Museo Archeologico attendiamo dei dati aggiornati dopo un periodo di chiusura di circa un anno a causa delle attività di restauro. Nel 2016 il Museo nazionale aveva raggiunto punte di 70 mila visitatori. Ora la sfida è di riuscire a coinvolgere nei diversi itinerari tematici i visitatori che giungono ad Aquileia per visitare la Basilica.
Tuttavia tutti gli attori in campo, dalla Fondazione Aquileia al Comune e agli altri enti preposti, concordano su un punto e cioè che il turismo sia sostenibile da tutti i punti di vista, compreso quello dell’impatto che può avere su una piccola città. Ci si dimentica spesso che Aquileia è un paese di 3500 abitanti in cui eventuali o diverse attitudini rispetto al turismo potrebbero essere fatali per l’equilibrio raggiunto. Il discorso della ricettività che possiede la vicina Grado, e che Aquileia non ha, è un discorso che necessariamente ci porta a collaborare con Grado. Lo abbiamo fatto recentemente con una campagna stampa destinata al mercato germanico. Quello che per tutti noi è importante è che non si deve snaturare alla ricerca spasmodica dei numeri che comunque possono ancora essere incrementati, rispettando le caratteristiche tipiche di un luogo tranquillo e interessante dal punto di vista del paesaggio che un turismo sfrenato potrebbe minacciare. Direi per sintetizzare: “avanti ma con giudizio”. Questo è il senso di questa città e di questo patrimonio ricchissimo.”
Quali sono le iniziative per il futuro?
“La prossima primavera ci sarà la musealizzazione della Domus di Tito Macro nei Fondi Cossar. Una struttura che già per le sue dimensioni, circa 1500 metri quadrati, è importante. Puntiamo a terminare quest’opera che è stata una delle prime tra quelle individuate dalla Fondazione Aquileia dopo la sua nascita nel 2008. Il progetto architettonico si completerà con contributi didattici multimediali volti alla spiegazione delle funzioni dei vari vani in cui è articolata l’abitazione. Confermate per il prossimo anno una serie di manifestazioni ormai tradizionali, come l’Aquileia Film Festival che come festival del cinema archeologico, ormai alla undicesima edizione, ha raggiunto traguardi significativi. Naturalmente potremmo avere delle novità sul fronte delle esposizioni mostre.”
Leggi anche:
• Aquileia 2200. Porta di Roma sui Balcani e sull’Oriente
• FOTO - Aquileia 2200: Tributo all'antica città rivolta ad Est dell'Impero
• Un docufilm per raccontare le tre vite di Aquileia
• Al Museo dell’Ara Pacis Aquileia 2200. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente
• ARTE.it - Guida di Aquileia
Una vocazione al dialogo con altre culture che ancora oggi la città mantiene attraverso il fitto programma di iniziative portate avanti dalla Fondazione Aquileia, l’ente preposto alla valorizzazione dell’area. Proprio in questi giorni la Fondazione ha inaugurato a Roma la mostra Aquileia 2020. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente presso l’Ara Pacis aperta al pubblico fino al 1 dicembre. E' stata anche l'occasione per presentare il nuovo documentario Le Tre Vite di Aquileia.
Abbiamo intervistato il direttore della fondazione, Cristiano Tiussi
Il maltempo di queste ultime settimane si abbatte inesorabilmente anche sulle aree archeologiche, già di per sé fragili e vulnerabili. Sotto questo aspetto Aquileia ne risente?
“L’intera area aquileiese manifesta una fragilità alla pari di altri siti archeologici che sorgono in zone basse costiere. Proprio in questi giorni ad Aquileia si sta manifestando uno scenario possibile che deve portarci a ragionare su quali sono le misure migliori da prendere per scongiurare ad esempio i pericoli provocati dai cambiamenti climatici, in particolare dall’innalzamento dei livelli dell’acqua nel Mar Adriatico.
Negli ultimi tempi si è evidenziata la necessità di mettere mano alle acque superficiali che sono abbondantissime e che talvolta, tracimando o uscendo dal proprio alveo, arrivano anche nelle aree archeologiche. Ma c’è un altro aspetto fondamentale da tenere presente: Aquileia ha sempre avuto un rapporto non solo con le acque superficiali, ma anche con le acque di falda cioè del sottosuolo. Quest’ultima è una caratteristiche specifica del nostro sito. In passato si è fatto ricorso anche a sistemi di pompaggio per mantenere le aree asciutte. La sfida che abbiamo davanti a noi è sempre più complessa e complicata. La combinazione dei fattori naturali derivati dai cambiamenti climatici è una minaccia per la tenuta delle aree archeologiche, oltre che del territorio in generale.”
Il Foro di Aquileia | Foto: © Elio Ciol
Quali sono le attività che vi vedono coinvolti sul fronte della valorizzazione del patrimonio di Aquileia?
“In generale le aree archeologiche vanno rese più intelligibili perché i visitatori possano intuire in modo immediato quali fossero la fisionomia e le dimensioni della città nell’antichità. Da questo punto di vista stiamo agendo con sistematicità sulle aree che abbiamo ricevuto in conferimento dallo Stato e sulle quali abbiamo cominciato già da tempo un’attività di valorizzazione. L’intervento ha interessato le aree intorno alla Basilica e verso Nord, stabilendo il collegamento tra le stesse in modo che i visitatori si orientino facilmente e capiscano quali sono i punti nodali dei percorsi archeologici di età romana.
Stiamo anche studiando come far conoscere maggiormente gli itinerari non archeologici. Aquileia possiede un ricco patrimonio storico che abbraccia varie epoche: dal Medioevo con un ampio tessuto di strutture ed edifici al Primo conflitto mondiale con le tracce visibili nel Cimitero degli Eroi dietro la Basilica.
Tra i progetti abbiamo in programma di portare in evidenza gli elementi paesaggistici tipici di un abitato urbano che è sempre stato ricco d’acqua. L’acqua è l’elemento centrale intorno al quale stiamo sviluppando un itinerario tematico che valorizzi e colleghi le tracce che hanno riguardato la sistemazione idraulica fondiaria in età romana e che sono oggi visibili nei dintorni di Aquileia.”
Dettaglio dei pesci nel mosaico dell'Aula Teodoriana Sud della Basilica di Aquileia | Foto: © Elio Ciol
Quali sono gli ambiti delle ricerche e degli studi che vengono portati avanti ad Aquileia?
“Ad Aquileia si svolgono le “Settimane di Studio Aquileiesi” dedicate ogni anno a un tema specifico della ricerca che riguarda non solo Aquileia, ma tutto il territorio circostante in forma più estesa. Lo scopo è di trovare riferimenti, analogie e confronti con altri siti.
Ancora oggi si scava ad Aquileia. In questo momento cinque università sono coinvolte nell’attività di scavo: Trieste, Udine, Padova, Verona, Venezia Ca’ Foscari. Gli studenti vengono ad Aquileia ad apprendere il mestiere dell’archeologo e svolgono la loro ricerca intorno a uno dei vari complessi della città. Ad esempio l’Università di Padova sta portando avanti lo scavo del teatro, l’Università di Udine conduce lo scavo presso le Grandi Terme, gli studenti di Padova e Trieste sono coinvolti nell’area delle Domus.
La Fondazione stabilisce di anno in anno delle convenzioni con le università affinché la ricerca si svolga nelle aree fruibili più importanti perché si possa passare eventualmente alla fase di apertura al pubblico. Non sempre tutto ciò che viene scoperto è degno di essere conservato all’aperto. Ma è molto importante cercare di fornire ai visitatori elementi di comprensione di ogni singola area.”
Quali sono le principali novità emerse recentemente dagli scavi?
“Sono emersi nuovi elementi che rafforzano la conoscenza topografica di Aquileia e altri, forse più puntuali, di storia economica e di storia commerciale della città. Solo quattro anni fa è stato individuato il Teatro di Aquileia. Si tratta di una struttura che in origine doveva essere molto grande e di cui si sapeva solo in maniera ipotetica la localizzazione. Gli scavi condotti dall’Università di Padova hanno portato all’individuazione sul campo di alcune strutture di fondazione del teatro che purtroppo sono molto esigue nella loro conservazione.
Sono in corso importantissime indagini nell’ambito delle Domus, le abitazioni che risalgono al IV secolo e che denotano, grazie alle superfici musive rivenute, una ricchezza evidente della città e dei suoi abitanti a quel tempo.
Altre indagini vanno nella direzione di cercare di comprendere maggiormente il rapporto tra le strutture archeologiche e l’antico quadro idrografico che in parte ancora oggi si conserva. Le indagini effettuate presso il Fondo Pasqualis hanno portato in evidenza, in corrispondenza delle strutture di banchina fluviale, un interessantissimo sistema di collegamento con i mercati che si svolgevano nelle piazze retrostanti. Scoperte interessanti che consentono di approfondire le dinamiche di smercio e di vendita di prodotti di vario genere. Anche lo scavo condotto dall’Università Ca’ Foscari in corrispondenza della sponda orientale del porto fluviale ci sta dando molte informazioni sulle attività produttive che si svolgevano in quest’area, in particolare attività legate alla macerazione della canapa per il cordame, e verosimilmente alla tintura di vesti, lane e tessuti. Si tratta di attività artigianali che ricostruiscono la vivacità di questo porto in tutto ciò che vi gravitava intorno.”
Attraverso quali attività la Fondazione intesse un dialogo con le aree limitrofe di interesse artistico e culturale?
“Aquileia è inclusa in una serie di itinerari Unesco che hanno nel web la prima e più importante manifestazione e che sono importanti per mantenere un ponte di collegamento con grandi siti Unesco d’Europa dalla Spagna fino alla Grecia. Vi sono tutta una serie di iniziative europee che ci legano ai siti costieri d’Italia e della Dalmazia e quindi della Croazia, e altre che ci legano ai siti Unesco dell’area balcanica in particolare Sirmium e Viminacium in Serbia. Altri progetti ci collegano alle aree friulane dove ci sono siti Unesco. Il Friuli è una delle regioni che in proporzione ha il maggior numero di siti iscritti al Patrimonio mondiale dell’Umanità. A una ventina di chilometri da Aquileia sorge Palmanova, un sito tardo rinascimentale, e a una quarantina Cividale, sito longobardo.”
Piazza del Patriarcato ad Aquileia | Foto: © Gianluca Baronchelli
Pensate che sia un bene incrementare il numero dei visitatori al sito di Aquileia?
“Sulla base dei ultimi dati di bigliettazione, i visitatori oscillano tra i 55 e i 60 mila su base annua nelle aree gestite dalla Fondazione Aquileia. Il numero è destinato a crescere fino a toccare quasi 200mila persone che si recano in visita nella Basilica di Aquileia. Per il Museo Archeologico attendiamo dei dati aggiornati dopo un periodo di chiusura di circa un anno a causa delle attività di restauro. Nel 2016 il Museo nazionale aveva raggiunto punte di 70 mila visitatori. Ora la sfida è di riuscire a coinvolgere nei diversi itinerari tematici i visitatori che giungono ad Aquileia per visitare la Basilica.
Tuttavia tutti gli attori in campo, dalla Fondazione Aquileia al Comune e agli altri enti preposti, concordano su un punto e cioè che il turismo sia sostenibile da tutti i punti di vista, compreso quello dell’impatto che può avere su una piccola città. Ci si dimentica spesso che Aquileia è un paese di 3500 abitanti in cui eventuali o diverse attitudini rispetto al turismo potrebbero essere fatali per l’equilibrio raggiunto. Il discorso della ricettività che possiede la vicina Grado, e che Aquileia non ha, è un discorso che necessariamente ci porta a collaborare con Grado. Lo abbiamo fatto recentemente con una campagna stampa destinata al mercato germanico. Quello che per tutti noi è importante è che non si deve snaturare alla ricerca spasmodica dei numeri che comunque possono ancora essere incrementati, rispettando le caratteristiche tipiche di un luogo tranquillo e interessante dal punto di vista del paesaggio che un turismo sfrenato potrebbe minacciare. Direi per sintetizzare: “avanti ma con giudizio”. Questo è il senso di questa città e di questo patrimonio ricchissimo.”
Quali sono le iniziative per il futuro?
“La prossima primavera ci sarà la musealizzazione della Domus di Tito Macro nei Fondi Cossar. Una struttura che già per le sue dimensioni, circa 1500 metri quadrati, è importante. Puntiamo a terminare quest’opera che è stata una delle prime tra quelle individuate dalla Fondazione Aquileia dopo la sua nascita nel 2008. Il progetto architettonico si completerà con contributi didattici multimediali volti alla spiegazione delle funzioni dei vari vani in cui è articolata l’abitazione. Confermate per il prossimo anno una serie di manifestazioni ormai tradizionali, come l’Aquileia Film Festival che come festival del cinema archeologico, ormai alla undicesima edizione, ha raggiunto traguardi significativi. Naturalmente potremmo avere delle novità sul fronte delle esposizioni mostre.”
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