Thomas Qualmann. Disegni icastici
Dal 12 Febbraio 2016 al 13 Marzo 2016
Milano
Luogo: Nonostante Marras
Indirizzo: Via Cola di Rienzo 8
Orari: Dalle 10 alle 19
Curatori: Francesca Alfano Miglietti
Telefono per informazioni: +39 02 89.07.50.02
Sito ufficiale: http://www.facebook.com/Nonostantemarras
Parliamo di geometria, visione del mondo, soffio primordiale, e soprattutto di metodo.
Parliamo di ritmo… Il ritmo qui è legato in modo radicale all’idea di un fluire, un passare continuo, di un trapassare delle forme all’interno di disposizioni strutturali che sembrano costituire una serie di mutazioni che si succedono. Dunque non semplicemente una forma, ma una forma colta nel suo movimento, una forma in processo, che sembra voler perdere la propria fisionomia e determinare un ritmo. Un ritmo che determina il farsi della forma, attraverso intervalli più o meno regolari.
Quella delle opere di Thomas Qualmann è una capacità centripeta e centrifuga, un movimento doppio che questi disegni presentano e tengono insieme, come temi riducibili a uno o infiniti. Una traduzione dell’universo, e tradurre vuol sempre dire, in fondo, trovare metafore coerenti per una partitura. Se la matematica è un modo di scoprire e rappresentare la realtà attraverso un processo di astrazione della natura per giungere ad una sua rappresentazione, Thomas Qualmann, nelle sue varie forme espressive, obbedisce a regole di proporzioni e di misure. Nel panorama dell’arte contemporanea non è usuale il riferimento alle scienze e ai giochi matematici, e in questo contesto le opere di Thomas Qualmann divengono un racconto fantastico a più dimensioni, che sembrano vivere tra due assi cartesiani, un piano infinito su cui giacciono figure geometriche delimitate da contorni precisi. Il narratore sembra essere un quadrato.
“Il mio lavoro, spiega l’artista, è un’investigazione sulle tradizioni rappresentazionali della ricerca scientifica stessa, in cui ogni opera è parte di un processo cognitivo più ampio sulla forma, la modellizzazione e la simulazione”. Thomas Qualmann produce minuziosi disegni geometrici a matita con precisione ossessiva, ruotando forme tridimensionali, per ottenere una dimensione eterea vicina alla meditazione. Nel concetto di spazio su cui si basano le sue opere, fondamentale è la regolarità di configurazione: un processo di geometrizzazione dell’universo in cui l’utilizzo delle discipline scientifiche è strumento di spiegazione del mondo; da qui l’aspetto di esasperazione e di esagerazione presente nelle sue opere.
Le opere di Thomas richiedono una doppia vista, due ottiche, una da microscopio e una da telescopio, così come due tempi si trovano annodati nell’essere stesso di Thomas: il tempo della vita e il tempo della realizzazione dell’opera. Due tempi che lasciano spazio ad una fuoriuscita del tempo regolare…come disegnare il ritmo del respiro, come realizzare il grafico del battito delle ciglia, come segnare la scansione cardiaca… Si cerca di incasellare lo spazio, definirlo secondo moduli convenzionali che possano contenerlo, partendo da un elemento di spazio limitato, il foglio di carta, per finire alla conquista del mondo, dimostrando quanto lo spazio, in sintesi o in dispersione, mentalmente influisca sulla realtà che ci circonda condizionandola. Lo spazio è tutto ugualmente neutro ma si tende ad addomesticarlo, chiudendolo tra muri, recinti, cartine, frontiere e altri limiti immaginari per poterlo “definire”.
Thomas Qualmann sembra disegnare l’armonia dell’universo in costante evoluzione, e di farne opera, un elemento atto a mettere dell’ordine nel caos del mondo.
L’inquieta intelligenza dell’artista tende, nei molteplici aspetti della sua opera, a cercare soluzioni razionali, quasi a cercare un ordine mentale abbastanza solido per contenere il disordine. È l’idea di smarrimento che emerge in tanta regolarità, quasi a voler sopprimere l’individualità, l’io.
I disegni di Thomas Qualmann sembrano realizzare una mappa che permette l’uscita dal caos, la creazione di regole per una definizione coerente dell’essere e del mondo, in una ricerca che individua i modelli conoscitivi che consentano di differenziare il caos dalla realtà, per potere dare un senso all’esistenza.
Thomas Qualmann scorge nell’arte la capacità d’individuare modelli teorici, etici e conoscitivi, che permettono d’intuire la realtà nel suo apparente disordine e sembrano dare un senso al fatto di esistere.
Parliamo di ritmo… Il ritmo qui è legato in modo radicale all’idea di un fluire, un passare continuo, di un trapassare delle forme all’interno di disposizioni strutturali che sembrano costituire una serie di mutazioni che si succedono. Dunque non semplicemente una forma, ma una forma colta nel suo movimento, una forma in processo, che sembra voler perdere la propria fisionomia e determinare un ritmo. Un ritmo che determina il farsi della forma, attraverso intervalli più o meno regolari.
Quella delle opere di Thomas Qualmann è una capacità centripeta e centrifuga, un movimento doppio che questi disegni presentano e tengono insieme, come temi riducibili a uno o infiniti. Una traduzione dell’universo, e tradurre vuol sempre dire, in fondo, trovare metafore coerenti per una partitura. Se la matematica è un modo di scoprire e rappresentare la realtà attraverso un processo di astrazione della natura per giungere ad una sua rappresentazione, Thomas Qualmann, nelle sue varie forme espressive, obbedisce a regole di proporzioni e di misure. Nel panorama dell’arte contemporanea non è usuale il riferimento alle scienze e ai giochi matematici, e in questo contesto le opere di Thomas Qualmann divengono un racconto fantastico a più dimensioni, che sembrano vivere tra due assi cartesiani, un piano infinito su cui giacciono figure geometriche delimitate da contorni precisi. Il narratore sembra essere un quadrato.
“Il mio lavoro, spiega l’artista, è un’investigazione sulle tradizioni rappresentazionali della ricerca scientifica stessa, in cui ogni opera è parte di un processo cognitivo più ampio sulla forma, la modellizzazione e la simulazione”. Thomas Qualmann produce minuziosi disegni geometrici a matita con precisione ossessiva, ruotando forme tridimensionali, per ottenere una dimensione eterea vicina alla meditazione. Nel concetto di spazio su cui si basano le sue opere, fondamentale è la regolarità di configurazione: un processo di geometrizzazione dell’universo in cui l’utilizzo delle discipline scientifiche è strumento di spiegazione del mondo; da qui l’aspetto di esasperazione e di esagerazione presente nelle sue opere.
Le opere di Thomas richiedono una doppia vista, due ottiche, una da microscopio e una da telescopio, così come due tempi si trovano annodati nell’essere stesso di Thomas: il tempo della vita e il tempo della realizzazione dell’opera. Due tempi che lasciano spazio ad una fuoriuscita del tempo regolare…come disegnare il ritmo del respiro, come realizzare il grafico del battito delle ciglia, come segnare la scansione cardiaca… Si cerca di incasellare lo spazio, definirlo secondo moduli convenzionali che possano contenerlo, partendo da un elemento di spazio limitato, il foglio di carta, per finire alla conquista del mondo, dimostrando quanto lo spazio, in sintesi o in dispersione, mentalmente influisca sulla realtà che ci circonda condizionandola. Lo spazio è tutto ugualmente neutro ma si tende ad addomesticarlo, chiudendolo tra muri, recinti, cartine, frontiere e altri limiti immaginari per poterlo “definire”.
Thomas Qualmann sembra disegnare l’armonia dell’universo in costante evoluzione, e di farne opera, un elemento atto a mettere dell’ordine nel caos del mondo.
L’inquieta intelligenza dell’artista tende, nei molteplici aspetti della sua opera, a cercare soluzioni razionali, quasi a cercare un ordine mentale abbastanza solido per contenere il disordine. È l’idea di smarrimento che emerge in tanta regolarità, quasi a voler sopprimere l’individualità, l’io.
I disegni di Thomas Qualmann sembrano realizzare una mappa che permette l’uscita dal caos, la creazione di regole per una definizione coerente dell’essere e del mondo, in una ricerca che individua i modelli conoscitivi che consentano di differenziare il caos dalla realtà, per potere dare un senso all’esistenza.
Thomas Qualmann scorge nell’arte la capacità d’individuare modelli teorici, etici e conoscitivi, che permettono d’intuire la realtà nel suo apparente disordine e sembrano dare un senso al fatto di esistere.
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