La materia e il colore

La materia e il colore, Villa Brasini 489, Roma
Dal 13 Giugno 2013 al 12 Luglio 2013
Roma
Luogo: Villa Brasini 489
Indirizzo: via Flaminia Vecchia 489
Orari: da lunedì a venerdì 10-18; sabato 10-16
Enti promotori:
- Regione Puglia – Ass. Cultura e Mediterraneo
- Presidenza della Provincia di Bari
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 33221084
E-Mail info: IginioIurilli@libero.it
Sito ufficiale: http://www.matmaproject.com/matma
Villa Brasini 489 a Roma presenta “La materia e il colore”, doppia personale di Iginio Iurilli ed Ernesto Galizia, dal 12 giugno al 12 luglio 2013.
I due artisti, chiamati ad un confronto giocato sulle eleganti evoluzioni dinamiche e sull’astrazione informale dei corpi, intervengono con opere di scultura e digital painting all’interno del complesso neobarocco della villa romana, espressione di magnificenza e grandiosità architettonica, opera del progettista Armando Brasini negli anni ’30 del secolo scorso.
Le opere dei due artisti definiscono un percorso visuale di grande vitalità materica, indagano i processi metamorfici alla base del movimento di astrazione che conduce la materia verso la sua sublimazione plastica.
Esempi di questo divenire sono i “Grovigli” di Iginio Iurilli, corpi nidificati nella perenne deformazione delle superfici, o la meravigliosa “Impronta di Giunone”, scultura nivea e voluttuosa che l’artista pugliese concepisce come genesi di una vita che rigenera altre forme, nel ciclico tornare della storia.
“Nell’opera tutto si contiene, avvolgendosi tra spire e superfici ripiegate su se stesse; forme che contengono altre forme, ma anche immagini colte da un provenire ancestrale. L’artista afferra, tra le pliche della scultura, il grembo gravido della natura e del mito e, come al termine del processo di astrazione e sublimazione del reale, essa diviene invenzione purissima e fondazione di nuovo mondo a partire dalla sedimentazione del vissuto”. (R. Lacarbonara, Tout se tient, 2013).
Volge lo sguardo ai corpi collettivi, alle città e alle sue inquietudini, l’artista romano Ernesto Galizia. Il suo astrattismo mira a “un processo di chiarificazione del reale, un procedimento seriale, mai mera ripetizione, che in work in progress scava e rileva le profonde radici della città, avendo sempre come unico obiettivo quello di trovare, magari solo dentro la mente, la città ideale dove veramente sia possibile non solo sopravvivere, ma vivere bene. In questo processo che non parte mai da planimetrie urbane reali, le città che sono state viste come New York o Los Angeles, vengono rielaborate e superate. In “New Town”, la città appare come una gigantesca piovra che abbraccia tutto e che a sua volta si fa abbracciare dall’acqua, l’elemento fondamentale per una città, primario per la vita”. (P. Cento, Astrazioni urbane, 2004)
I due artisti, chiamati ad un confronto giocato sulle eleganti evoluzioni dinamiche e sull’astrazione informale dei corpi, intervengono con opere di scultura e digital painting all’interno del complesso neobarocco della villa romana, espressione di magnificenza e grandiosità architettonica, opera del progettista Armando Brasini negli anni ’30 del secolo scorso.
Le opere dei due artisti definiscono un percorso visuale di grande vitalità materica, indagano i processi metamorfici alla base del movimento di astrazione che conduce la materia verso la sua sublimazione plastica.
Esempi di questo divenire sono i “Grovigli” di Iginio Iurilli, corpi nidificati nella perenne deformazione delle superfici, o la meravigliosa “Impronta di Giunone”, scultura nivea e voluttuosa che l’artista pugliese concepisce come genesi di una vita che rigenera altre forme, nel ciclico tornare della storia.
“Nell’opera tutto si contiene, avvolgendosi tra spire e superfici ripiegate su se stesse; forme che contengono altre forme, ma anche immagini colte da un provenire ancestrale. L’artista afferra, tra le pliche della scultura, il grembo gravido della natura e del mito e, come al termine del processo di astrazione e sublimazione del reale, essa diviene invenzione purissima e fondazione di nuovo mondo a partire dalla sedimentazione del vissuto”. (R. Lacarbonara, Tout se tient, 2013).
Volge lo sguardo ai corpi collettivi, alle città e alle sue inquietudini, l’artista romano Ernesto Galizia. Il suo astrattismo mira a “un processo di chiarificazione del reale, un procedimento seriale, mai mera ripetizione, che in work in progress scava e rileva le profonde radici della città, avendo sempre come unico obiettivo quello di trovare, magari solo dentro la mente, la città ideale dove veramente sia possibile non solo sopravvivere, ma vivere bene. In questo processo che non parte mai da planimetrie urbane reali, le città che sono state viste come New York o Los Angeles, vengono rielaborate e superate. In “New Town”, la città appare come una gigantesca piovra che abbraccia tutto e che a sua volta si fa abbracciare dall’acqua, l’elemento fondamentale per una città, primario per la vita”. (P. Cento, Astrazioni urbane, 2004)
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