Fino al 21 gennaio al KMSKA - Royal Museum of Fine Arts Antwerp
Ad Anversa vanno in scena i volti dipinti dai grandi Maestri
Turning Heads, Allestimento della mostra al KMSKA di Anversa | Courtesy Visitflanders
Samantha De Martin
31/10/2023
Una giovane donna rappresentata a mezzo busto, con un grande cappello di piume rosse di gusto esotico, volge lo sguardo allo spettatore, mentre un fascio di luce, da destra, le illumina la guancia.
La Fanciulla con cappello rosso di Vermeer sembra colta in un'istantanea, con le labbra languidamente dischiuse, il braccio destro come poggiato all'altezza della cornice del dipinto, sullo schienale di una sedia della quale si intravedono solo le estremità con teste leonine. Quest’olio su tavola, una delle opere più piccole di Vermeer, arrivata ad Anversa dalla National Gallery of Art di Washington chiude l’ampio percorso espositivo che il KMSKA - Royal Museum of Fine Arts dedica fino al prossimo 21 gennaio ai volti umani.
Turning Heads, questo il titolo del percorso, è molto più di una classica mostra sui ritratti. All’interno della prima grande esposizione che arricchisce il calendario autunnale del rinnovato museo fiammingo, espressioni come il riso, la rabbia, il mistero, l’inquietudine raccontano la storia dei volti rappresentati consentendo ai visitatori di seguire l'evoluzione del genere attraverso cinque filoni tematici.
Johannes Vermeer (1632 - 1675), Ragazza con il cappello rosso, 1665-1667, Olio su pannello, 22.8 × 18 cm, Washington, National Gallery of Art
Si inizia dal XV secolo per arrivare al XIX, concentrandosi principalmente sull'arte del Seicento. Artisti come Rubens e Rembrandt, guide preziose i cui capolavori affiorano costantemente durante la visita, si servivano, per realizzare le loro opere, di modelli anonimi che dovevano rimanere non riconoscibili. L'interesse per i volti fiorisce in realtà già a partire dal XV secolo quando gli antichi Maestri dipingevano “scene storiche” tratte in particolare dalla Bibbia e dalla mitologia. Tutto ha avuto inizio da un genere artistico, ovvero lo studio del volto, noto in olandese antico come tronie.
Tra il XVI e il XVII secolo artisti del calibro di Rubens, Rembrandt e Vermeer furono responsabili di un’autentica rivoluzione che trasformò quegli studi in intimi capolavori, certo di dimensioni ridotte, ma dipinti, disegnati o incisi in modo sorprendente, capaci di avvicinare il pubblico ai moti dell’animo dei soggetti rappresentati.
Se i volti erano stati in precedenza appannaggio di affollate scene bibliche e mitologiche, in seguito iniziarono ad essere mostrati singolarmente e in tutto il loro splendore, studiati e ravvivati con costumi ed espressioni esagerate. Rubens, Rembrandt e Vermeer compresero che i volti fornivano un tela ideale attraverso la quale dare vita alle loro narrazioni, grazie alle figure capaci di esprimere una vasta gamma di emozioni in modi estremamente vividi.
Michael Sweerts, Head of a Girl, Leicester Museum and Art Gallery | Courtesy Visitflanders
"Turning Heads non è una mostra che riguarda i ritratti. In realtà abbraccia tutto tranne i ritratti - spiega il curatore Nico Van Hout -. Gli artisti si servono di persone comuni che non abbiamo bisogno di riconoscere e il volto dei quali racconta la loro storia. Spesso si tratta di piccole opere, eseguite in modo sbalorditivo”.
Nel caleidoscopico mondo di Turning Heads, che riunisce 78 importanti capolavori provenienti da collezioni belghe e internazionali, il visitatore ha l’opportunità di ammirare, tra i vari lavori, Cristo che porta la croce di un seguace di Jhieronymus Bosch e Gesù tra i dottori di Albrecht Dürer, opera che raramente lascia la sua sede nel Museo Thyssen-Bornemisza a Madrid.
Quello che più colpisce è come le più importanti figure cristiane come Gesù e Maria incorporino ideali di bellezza prossimi alla perfezione, mentre ai "cattivi" viene conferito un aspetto meno lusinghiero. Sebbene talvolta alcune teste realizzate dagli artisti servissero a uno scopo puramente pratico, appunto come studi, la qualità della loro esecuzione non era affatto rudimentale. Alcuni sono dipinti in maniera così realistica da sembrare fotografie. Colpisce il caso di Abraham Grapheus, un apprezzato membro della Gilda di San Luca. In occasione della mostra, il KMSKA ha raggruppato diverse versioni di Il volto di Grafeo, studiato da diversi pittori.
Peter Paul Rubens, Head of bearded man, National Gallery of Ireland | Courtesy Visitflanders
Il percorso punta i riflettori sul ruolo che Hals, Rembrandt, Vermeer ebbero nello sviluppo dei volti, trasformando quella che era stata un’attività pratica, lo studio del volto noto come tronie, in un nuovo genere che toccò punte incredibili nella storia dell’arte. In questo viaggio il pubblico scoprirà come anche i costumi siano spesso in grado di offrire indizi circa il mestiere del soggetto rappresentato o la sua provenienza, come dimostrano i contadini di Pieter Bruegel il Vecchio già nel XVI secolo.
Sarà soprattutto il Seicento a riempire le tele di gente comune. Tessuti stampati e colorati provenienti da varie parti del mondo hanno stimolato l'immaginazione di Rubens e Rembrandt che scelsero di abbigliare le loro modelle con turbanti e vesti capaci di evocare luoghi esotici, senza alludere a un tempo o a un luogo specifico. Aggirandosi tra le opere in mostra i visitatori si accorgeranno come il percorso riproponga l’idea, nata nel XVII secolo, secondo la quale gli spettatori proverebbero le stesse emozioni del soggetto di un quadro: un volto allegro renderebbe felici, una faccia desolata metterebbe tristezza.
Ma l’elemento che più balza agli occhi è senza dubbio la luce. Nel XVII secolo le proprietà fisiche della luce suscitarono un crescente interesse anche tra gli artisti. Come dipingerla affinché fosse tangibile? Per gli artisti è la testa il riflettore per eccellenza. Così i Maestri hanno giocato con luci e ombre per conferire carattere e volume al viso.
In un contesto in cui, tra pubblicità, selfie, TikTok, il volto umano è sempre più onnipresente, il KMSKA offre un avvincente viaggio nel tempo fino ai secoli XVI e XVII, in un intimo faccia a faccia con persone e caratteri. Tra le sale espositive, come per gioco, il visitatore può mettersi nei panni di un artista e creare il proprio tronie (digitale), con un copricapo insolito, un'espressione divertente o spettacolari effetti di luce.
Turning Heads, Allestimento della mostra al KMSKA di Anversa | Courtesy Visitflanders
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La Fanciulla con cappello rosso di Vermeer sembra colta in un'istantanea, con le labbra languidamente dischiuse, il braccio destro come poggiato all'altezza della cornice del dipinto, sullo schienale di una sedia della quale si intravedono solo le estremità con teste leonine. Quest’olio su tavola, una delle opere più piccole di Vermeer, arrivata ad Anversa dalla National Gallery of Art di Washington chiude l’ampio percorso espositivo che il KMSKA - Royal Museum of Fine Arts dedica fino al prossimo 21 gennaio ai volti umani.
Turning Heads, questo il titolo del percorso, è molto più di una classica mostra sui ritratti. All’interno della prima grande esposizione che arricchisce il calendario autunnale del rinnovato museo fiammingo, espressioni come il riso, la rabbia, il mistero, l’inquietudine raccontano la storia dei volti rappresentati consentendo ai visitatori di seguire l'evoluzione del genere attraverso cinque filoni tematici.
Johannes Vermeer (1632 - 1675), Ragazza con il cappello rosso, 1665-1667, Olio su pannello, 22.8 × 18 cm, Washington, National Gallery of Art
Si inizia dal XV secolo per arrivare al XIX, concentrandosi principalmente sull'arte del Seicento. Artisti come Rubens e Rembrandt, guide preziose i cui capolavori affiorano costantemente durante la visita, si servivano, per realizzare le loro opere, di modelli anonimi che dovevano rimanere non riconoscibili. L'interesse per i volti fiorisce in realtà già a partire dal XV secolo quando gli antichi Maestri dipingevano “scene storiche” tratte in particolare dalla Bibbia e dalla mitologia. Tutto ha avuto inizio da un genere artistico, ovvero lo studio del volto, noto in olandese antico come tronie.
Tra il XVI e il XVII secolo artisti del calibro di Rubens, Rembrandt e Vermeer furono responsabili di un’autentica rivoluzione che trasformò quegli studi in intimi capolavori, certo di dimensioni ridotte, ma dipinti, disegnati o incisi in modo sorprendente, capaci di avvicinare il pubblico ai moti dell’animo dei soggetti rappresentati.
Se i volti erano stati in precedenza appannaggio di affollate scene bibliche e mitologiche, in seguito iniziarono ad essere mostrati singolarmente e in tutto il loro splendore, studiati e ravvivati con costumi ed espressioni esagerate. Rubens, Rembrandt e Vermeer compresero che i volti fornivano un tela ideale attraverso la quale dare vita alle loro narrazioni, grazie alle figure capaci di esprimere una vasta gamma di emozioni in modi estremamente vividi.
Michael Sweerts, Head of a Girl, Leicester Museum and Art Gallery | Courtesy Visitflanders
"Turning Heads non è una mostra che riguarda i ritratti. In realtà abbraccia tutto tranne i ritratti - spiega il curatore Nico Van Hout -. Gli artisti si servono di persone comuni che non abbiamo bisogno di riconoscere e il volto dei quali racconta la loro storia. Spesso si tratta di piccole opere, eseguite in modo sbalorditivo”.
Nel caleidoscopico mondo di Turning Heads, che riunisce 78 importanti capolavori provenienti da collezioni belghe e internazionali, il visitatore ha l’opportunità di ammirare, tra i vari lavori, Cristo che porta la croce di un seguace di Jhieronymus Bosch e Gesù tra i dottori di Albrecht Dürer, opera che raramente lascia la sua sede nel Museo Thyssen-Bornemisza a Madrid.
Quello che più colpisce è come le più importanti figure cristiane come Gesù e Maria incorporino ideali di bellezza prossimi alla perfezione, mentre ai "cattivi" viene conferito un aspetto meno lusinghiero. Sebbene talvolta alcune teste realizzate dagli artisti servissero a uno scopo puramente pratico, appunto come studi, la qualità della loro esecuzione non era affatto rudimentale. Alcuni sono dipinti in maniera così realistica da sembrare fotografie. Colpisce il caso di Abraham Grapheus, un apprezzato membro della Gilda di San Luca. In occasione della mostra, il KMSKA ha raggruppato diverse versioni di Il volto di Grafeo, studiato da diversi pittori.
Peter Paul Rubens, Head of bearded man, National Gallery of Ireland | Courtesy Visitflanders
Il percorso punta i riflettori sul ruolo che Hals, Rembrandt, Vermeer ebbero nello sviluppo dei volti, trasformando quella che era stata un’attività pratica, lo studio del volto noto come tronie, in un nuovo genere che toccò punte incredibili nella storia dell’arte. In questo viaggio il pubblico scoprirà come anche i costumi siano spesso in grado di offrire indizi circa il mestiere del soggetto rappresentato o la sua provenienza, come dimostrano i contadini di Pieter Bruegel il Vecchio già nel XVI secolo.
Sarà soprattutto il Seicento a riempire le tele di gente comune. Tessuti stampati e colorati provenienti da varie parti del mondo hanno stimolato l'immaginazione di Rubens e Rembrandt che scelsero di abbigliare le loro modelle con turbanti e vesti capaci di evocare luoghi esotici, senza alludere a un tempo o a un luogo specifico. Aggirandosi tra le opere in mostra i visitatori si accorgeranno come il percorso riproponga l’idea, nata nel XVII secolo, secondo la quale gli spettatori proverebbero le stesse emozioni del soggetto di un quadro: un volto allegro renderebbe felici, una faccia desolata metterebbe tristezza.
Ma l’elemento che più balza agli occhi è senza dubbio la luce. Nel XVII secolo le proprietà fisiche della luce suscitarono un crescente interesse anche tra gli artisti. Come dipingerla affinché fosse tangibile? Per gli artisti è la testa il riflettore per eccellenza. Così i Maestri hanno giocato con luci e ombre per conferire carattere e volume al viso.
In un contesto in cui, tra pubblicità, selfie, TikTok, il volto umano è sempre più onnipresente, il KMSKA offre un avvincente viaggio nel tempo fino ai secoli XVI e XVII, in un intimo faccia a faccia con persone e caratteri. Tra le sale espositive, come per gioco, il visitatore può mettersi nei panni di un artista e creare il proprio tronie (digitale), con un copricapo insolito, un'espressione divertente o spettacolari effetti di luce.
Turning Heads, Allestimento della mostra al KMSKA di Anversa | Courtesy Visitflanders
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Anversa, 1599 - Londra, 1641