Nato nelle Marche, si trasferì a Roma undicenne entrando nella bottega di Andrea Sacchi, massimo esponente della pittura accademica erede dei Carracci, in cui rimase fino al 1661. Maratta fece suo lo stile classicheggiante del maestro dando vita a una pittura, particolarmente elogiata da Bellori, che farà da contraltare al caravaggismo e alle tendenze più moderne nella seconda metà del ‘600. I suoi grandi modelli furono, oltre agli artisti già citati, Raffaello, Domenichino e Correggio.
Entrato nell’Accademia di San Luca nel 1662, ne divenne principe nel 1664, carica che ricoprì di nuovo nel 1699 e poi dal 1706 fino alla morte, una nomina “a vita” senza precedenti. Dopo le morti di Sacchi (1661) e Pietro da Cortona (1669), Maratta si ritrovò a essere uno dei massimi punti di riferimento della scena pittorica romana.
Alcuni dei suoi capolavori furono la Visitazione per Santa Maria della Pace; l’Adorazione dei Pastori per il palazzo del Quirinale; l’Adorazione dei Magi per San Marco; il Miracolo di san Filippo Benizzi e l’Allegoria della Clemenza per Palazzo Altieri.
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