Intervista a Sandro Debono sul nuovo progetto di punta di Valletta Capitale Europea della Cultura 2018
MUŻA, il "museo del pubblico" concepito per far comprendere l'arte
La facciata dell'Auberge d'Italie, il palazzo che ospiterà il MUZA
Samantha De Martin
08/02/2018
Mondo - Un museo “democratico”, dedicato alla comunità, che avrà come missione la comprensione dell’opera d’arte e per mantra il principio di Pierre Nora ispirato ai luoghi della memoria.
Ci tiene a ribadirlo, Sandro Debono, curatore del MUŻA, il progetto di punta nell’ambito di Valletta, Capitale Europea della Cultura 2018, che aprirà i battenti a giugno prossimo, completamente rinnovato, nella nuova sede dell’Auberge d’Italie, lo storico sito che, a partire dagli anni Venti, ospitò il primo museo dell’isola.
Un polo culturale il cui nome è il risultato di un acronimo - MUŻew Nazzjonali tal-Arti - e che racchiude al suo interno la poetica allusione alle muse, da sempre fonte di creatività, ispirazione, bellezza.
Incontriamo Debono davanti a una spremuta d’arancia fresca, e a un’agenda curiosa, che in pochi minuti diventa un affastellarsi di attese, novità e progetti che ruotano intorno a quella che non costituisce soltanto la semplice riapertura di un museo all’interno di una nuova sede.
A pochi metri dalla nostra chiacchierata c’è un cantiere in fermento, dove si lavora a ritmi serratissimi per restituire alla città e all’isola un patrimonio che spazia dal Quattrocento al contemporaneo, tra capolavori di Carlo Maratta e Guido Reni, José de Ribera e Mattia Preti.
Siamo a pochi metri dal Renzo Piano City Gate, il quartier generale che reca, con il Palazzo del Parlamento e la rinnovata Royal Opera House, l’impronta inconfondibile dell’archistar italiana. Anche se manca ancora qualche mese all’ouverture, con l’aiuto di Debono proviamo a immaginare come sarà il nuovo National Museum of Art di Malta, un investimento costato dieci milioni di euro, cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2014-2020 dell’Unione Europea.
«Sarà uno spazio che porrà il pubblico, oltre che le opere, al centro dell’attenzione - spiega il curatore -. Già dal cortile, un luogo aperto a tutti e che ospiterà anche una caffetteria, si intuisce la visione del MUŻA, profondamente ispirata all’accoglienza e finalizzata a collocare i visitatori al centro dell’esperienza museale. E poi c’è la sede, l’Auberge d’Italie, uno scrigno che racchiude 500 anni di storia. Molto rimane dell’albergo originale, antica residenza dei Cavalieri dell'Ordine di San Giovanni di lingua italiana e, successivamente museo. Dove è stato possibile, abbiamo cercato di lasciare intatti i molteplici interventi realizzati nei secoli e, anziché valorizzare uno specifico periodo storico, abbiamo tentato di mantenere inalterate le diverse stratificazioni depositate dal tempo e dalla storia. C’è, ad esempio, un alto camerone che al tempo dei cavalieri serviva da sala da pranzo. Durante il periodo britannico la stanza fu divisa e nello stesso spazio furono realizzati due piani. Abbiamo così pensato di rimuovere parte dell’intervento del periodo britannico per restituire leggibilità al salone antico». In pratica, compiendo pochi passi, il visitatore avrà la possibilità di effettuare un salto nel tempo e nelle architetture frutto di epoche diverse.
Ma oltre alla struttura, un variegato sovrapporsi di differenti periodi storici, il MUŻA vanta una collezione esclusiva, ospitata fino al 2016 all’interno del National Museum of Fine Arts, oggi chiuso e presto inglobato all’interno del nuovo museo.
Principe di questa importante raccolta è senza dubbio Mattia Preti, che avrà uno spazio interamente dedicato e tra le cui opere si potranno ammirare Il martirio di Santa Caterina, Lot e le figlie, L’ebbrezza di Noè, il Battesimo di Cristo, il Dubbio di San Tommaso.
Elementi forte della collezione saranno anche i quattro pezzi di Victor Pasmore, le opere di Carlo Maratta, il Salvator Mundi di Guido Reni - una delle tele più importanti presenti a Malta - e ancora i lavori di Salvator Rosa, quelli dello scultore maltese Antonio Sciortino - attivo anche a Roma in via Margutta - del pittore napoletano Francesco De Mura. Insomma il meglio del Seicento italiano.
«Abbiamo circa 550 opere - alcune sottoposte a rotazione, ogni 4-5 mesi, per contribuire ad avere uno spazio più dinamico e soprattutto sempre diverso - che saranno presentate in quattro storie riguardanti il Mediterraneo, l’Europa, l’Impero - con il supporto della tecnologia e delle rappresentazioni 3D in grado di riprodurre il paesaggio culturale di Valletta nel XIX secolo. La quarta storia servirà a presentare l’artista esposto».
«Bisogna ricordare - continua Debono - che il MUŻA, oltre che per ospitare capolavori di pregio, è stato concepito, “with people for people”, e rappresenta un progetto comunitario nel quale la gente partecipa, fa domande, si avvicina alle opere e le comprende, grazie agli strumenti per l’interazione offerti dal museo».
L’annus mirabilis di Valletta, Capitale Europea della Cultura 2018 si apre con un’altra bella notizia per la cultura. «Le quattro mappe - tre appartenenti alla nostra collezione e una all’Università di Praga - che riproducono il Grande Assedio di Malta del cartografo Giovanni Francesco Camocio sono state incluse nel registro Unesco Memory of the World» spiega entusiasta Debono.
La scoperta, nel 2013, dello stato 2 del Grande Assedio di Malta del 1565, presso la Charles University Map Collection di Praga, ha consentito infatti di riunire questo con gli stati 1, 3 e 4 rinvenuti presso la Collezione cartografica del Museo Nazionale di Belle Arti di Valletta. Questi importanti pezzi, finalmente ricongiunti, costituiscono preziose fonti primarie che fungono da equivalenti visivi ai racconti scritti relativi a questa battaglia che ha fortemente influito sulla storia del Mediterraneo e dell'Europa nel XVI secolo.
Il primo e il quarto stato di queste importanti mappe - che rappresentano un vero racconto per immagini e i cui stati corrispondono ai diversi aggiornamenti riguardanti l’assedio - saranno al centro di una mostra in uno dei musei italiani più prestigiosi.
Non è la prima volta, tuttavia, che Malta e l’Italia si ritrovano insieme a celebrare l’arte. In occasione del semestre di presidenza maltese dell’Unione Europea, il MUŻA di Valletta e le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma si erano incontrate a Palazzo Barberini per mettere a confronto alcuni capolavori delle rispettive collezioni, promuovendone la conoscenza e lo studio in un’ottica di dialogo e di collaborazione.
Il lascito di Caravaggio aveva costituito il punto di riferimento della prima parte della mostra, dedicata ad alcuni pittori - attivi in Italia nei primi decenni del Seicento - che più ne subirono il fascino, da Ribera a Vouet, da Stomer a Mattia Preti.
«Questo nucleo di nove capolavori - spiega Debono - sta facendo il giro dell’Italia e attualmente si trova a Matera, in attesa di far ritorno a Malta, a marzo».
Adesso non resta che attendere l’apertura del MUZA, a giugno, quando l’incontro con Malta e con i suoi illustri maestri, nel segno dell’arte, sarà ancora più bello.
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• 7000 anni di arte sull'isola sacra del Mediterraneo: dai templi megalitici a Renzo Piano
Ci tiene a ribadirlo, Sandro Debono, curatore del MUŻA, il progetto di punta nell’ambito di Valletta, Capitale Europea della Cultura 2018, che aprirà i battenti a giugno prossimo, completamente rinnovato, nella nuova sede dell’Auberge d’Italie, lo storico sito che, a partire dagli anni Venti, ospitò il primo museo dell’isola.
Un polo culturale il cui nome è il risultato di un acronimo - MUŻew Nazzjonali tal-Arti - e che racchiude al suo interno la poetica allusione alle muse, da sempre fonte di creatività, ispirazione, bellezza.
Incontriamo Debono davanti a una spremuta d’arancia fresca, e a un’agenda curiosa, che in pochi minuti diventa un affastellarsi di attese, novità e progetti che ruotano intorno a quella che non costituisce soltanto la semplice riapertura di un museo all’interno di una nuova sede.
A pochi metri dalla nostra chiacchierata c’è un cantiere in fermento, dove si lavora a ritmi serratissimi per restituire alla città e all’isola un patrimonio che spazia dal Quattrocento al contemporaneo, tra capolavori di Carlo Maratta e Guido Reni, José de Ribera e Mattia Preti.
Siamo a pochi metri dal Renzo Piano City Gate, il quartier generale che reca, con il Palazzo del Parlamento e la rinnovata Royal Opera House, l’impronta inconfondibile dell’archistar italiana. Anche se manca ancora qualche mese all’ouverture, con l’aiuto di Debono proviamo a immaginare come sarà il nuovo National Museum of Art di Malta, un investimento costato dieci milioni di euro, cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2014-2020 dell’Unione Europea.
«Sarà uno spazio che porrà il pubblico, oltre che le opere, al centro dell’attenzione - spiega il curatore -. Già dal cortile, un luogo aperto a tutti e che ospiterà anche una caffetteria, si intuisce la visione del MUŻA, profondamente ispirata all’accoglienza e finalizzata a collocare i visitatori al centro dell’esperienza museale. E poi c’è la sede, l’Auberge d’Italie, uno scrigno che racchiude 500 anni di storia. Molto rimane dell’albergo originale, antica residenza dei Cavalieri dell'Ordine di San Giovanni di lingua italiana e, successivamente museo. Dove è stato possibile, abbiamo cercato di lasciare intatti i molteplici interventi realizzati nei secoli e, anziché valorizzare uno specifico periodo storico, abbiamo tentato di mantenere inalterate le diverse stratificazioni depositate dal tempo e dalla storia. C’è, ad esempio, un alto camerone che al tempo dei cavalieri serviva da sala da pranzo. Durante il periodo britannico la stanza fu divisa e nello stesso spazio furono realizzati due piani. Abbiamo così pensato di rimuovere parte dell’intervento del periodo britannico per restituire leggibilità al salone antico». In pratica, compiendo pochi passi, il visitatore avrà la possibilità di effettuare un salto nel tempo e nelle architetture frutto di epoche diverse.
Ma oltre alla struttura, un variegato sovrapporsi di differenti periodi storici, il MUŻA vanta una collezione esclusiva, ospitata fino al 2016 all’interno del National Museum of Fine Arts, oggi chiuso e presto inglobato all’interno del nuovo museo.
Principe di questa importante raccolta è senza dubbio Mattia Preti, che avrà uno spazio interamente dedicato e tra le cui opere si potranno ammirare Il martirio di Santa Caterina, Lot e le figlie, L’ebbrezza di Noè, il Battesimo di Cristo, il Dubbio di San Tommaso.
Elementi forte della collezione saranno anche i quattro pezzi di Victor Pasmore, le opere di Carlo Maratta, il Salvator Mundi di Guido Reni - una delle tele più importanti presenti a Malta - e ancora i lavori di Salvator Rosa, quelli dello scultore maltese Antonio Sciortino - attivo anche a Roma in via Margutta - del pittore napoletano Francesco De Mura. Insomma il meglio del Seicento italiano.
«Abbiamo circa 550 opere - alcune sottoposte a rotazione, ogni 4-5 mesi, per contribuire ad avere uno spazio più dinamico e soprattutto sempre diverso - che saranno presentate in quattro storie riguardanti il Mediterraneo, l’Europa, l’Impero - con il supporto della tecnologia e delle rappresentazioni 3D in grado di riprodurre il paesaggio culturale di Valletta nel XIX secolo. La quarta storia servirà a presentare l’artista esposto».
«Bisogna ricordare - continua Debono - che il MUŻA, oltre che per ospitare capolavori di pregio, è stato concepito, “with people for people”, e rappresenta un progetto comunitario nel quale la gente partecipa, fa domande, si avvicina alle opere e le comprende, grazie agli strumenti per l’interazione offerti dal museo».
L’annus mirabilis di Valletta, Capitale Europea della Cultura 2018 si apre con un’altra bella notizia per la cultura. «Le quattro mappe - tre appartenenti alla nostra collezione e una all’Università di Praga - che riproducono il Grande Assedio di Malta del cartografo Giovanni Francesco Camocio sono state incluse nel registro Unesco Memory of the World» spiega entusiasta Debono.
La scoperta, nel 2013, dello stato 2 del Grande Assedio di Malta del 1565, presso la Charles University Map Collection di Praga, ha consentito infatti di riunire questo con gli stati 1, 3 e 4 rinvenuti presso la Collezione cartografica del Museo Nazionale di Belle Arti di Valletta. Questi importanti pezzi, finalmente ricongiunti, costituiscono preziose fonti primarie che fungono da equivalenti visivi ai racconti scritti relativi a questa battaglia che ha fortemente influito sulla storia del Mediterraneo e dell'Europa nel XVI secolo.
Il primo e il quarto stato di queste importanti mappe - che rappresentano un vero racconto per immagini e i cui stati corrispondono ai diversi aggiornamenti riguardanti l’assedio - saranno al centro di una mostra in uno dei musei italiani più prestigiosi.
Non è la prima volta, tuttavia, che Malta e l’Italia si ritrovano insieme a celebrare l’arte. In occasione del semestre di presidenza maltese dell’Unione Europea, il MUŻA di Valletta e le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma si erano incontrate a Palazzo Barberini per mettere a confronto alcuni capolavori delle rispettive collezioni, promuovendone la conoscenza e lo studio in un’ottica di dialogo e di collaborazione.
Il lascito di Caravaggio aveva costituito il punto di riferimento della prima parte della mostra, dedicata ad alcuni pittori - attivi in Italia nei primi decenni del Seicento - che più ne subirono il fascino, da Ribera a Vouet, da Stomer a Mattia Preti.
«Questo nucleo di nove capolavori - spiega Debono - sta facendo il giro dell’Italia e attualmente si trova a Matera, in attesa di far ritorno a Malta, a marzo».
Adesso non resta che attendere l’apertura del MUZA, a giugno, quando l’incontro con Malta e con i suoi illustri maestri, nel segno dell’arte, sarà ancora più bello.
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