Etruschi. L’ideale eroico e il vino lucente
Visiera in bronzo, Musei Vaticani
Dal 17 Marzo 2012 al 14 Ottobre 2012
Asti
Luogo: Palazzo Mazzetti
Indirizzo: corso Vittorio Alfieri 357
Orari: da martedì a domenica, 9.30 – 19.30
Curatori: Alessandro Mandolesi, Maurizio Sannibale
Enti promotori:
- Fondazione Cassa di Risparmio di Asti
Costo del biglietto: intero euro 9; ridotto euro 7; speciale scuole euro 3
Telefono per informazioni: 199 75 75 17
E-Mail info: press@clponline.it
Sito ufficiale: http://www.palazzomazzetti.it
A quasi cinquant’anni dall’ultima esposizione (Torino, 1967), Palazzo Mazzetti di Asti ospita, dal 17 marzo al 15 luglio 2012, un grande evento che analizza, per la prima volta, il rapporto socio-culturale tra il Mediterraneo greco e orientale e il popolo etrusco che entrò in stretto contatto proprio con le comunità indigene della valle del Tanaro, e che ebbe inevitabili riverberi nell’Italia settentrionale e nell’Europa celtica,
Furono proprio gli Etruschi a rappresentare la prima cerniera culturale fra il Mediterraneo e l’Europa; attraverso i loro intensi traffici diffusero, soprattutto verso l’Italia nord-occidentale, idee e costumi caratteristici del mondo greco-omerico e levantino.
La mostra, curata da Alessandro Mandolesi e Maurizio Sannibale, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, con la collaborazione scientifica dei Musei Vaticani, con il sostegno della Regione Piemonte e il coordinamento organizzativo di Civita, presenta 300 oggetti, in molti casi inediti, provenienti dai Musei Vaticani e dalle principali istituzioni museali e culturali italiane.
A questi si aggiunge la straordinaria ricomposizione di una tomba a camera etrusca dipinta, detta “della Scrofa nera”, restaurata in occasione della mostra, con una scena di banchetto aristocratico del V secolo a.C., suggestivamente ambientata nel suo contesto originale.
Il percorso espositivo, suddiviso in due parti, si apre con l’Elmo crestato villanoviano in bronzo, simbolo del primo contatto tra gli Etruschi e la comunità della valle del Tanaro, ritrovato proprio ad Asti alla fine dell’Ottocento, forse donato a un capo locale da uno dei principi-guerrieri che nella seconda metà dell’VIII sec. a.C. dall’Etruria giunsero in queste zone per aprire nuovi sbocchi al commercio etrusco.
Con l’arrivo di manufatti di pregio - com’è l’Elmo villanoviano - si trasmettono nell’Italia nord-occidentale anche le ideologie più in voga nel Mediterraneo; in primo luogo quelle “omeriche” legate alla manifestazione del prestigio sociale, e le più avanzate tecniche artigianali - come la cottura della ceramica - e agricole - come la viticoltura e l’olivicoltura.
Saranno inoltre analizzati i temi caratteristici delle antiche fasi della civiltà etrusca, tra cui il commercio, il mito, l’oplitismo, l’atletismo, il costume, la cura del corpo.
Con la diffusione dell’epopea omerica nella nostra penisola muta l’autorappresentazione delle figure più autorevoli della società etrusca che aderiscono all’ideale del principe-eroe e si distinguono, oltre che per le capacità militari, anche per le ingenti ricchezze accumulate e le pratiche cerimoniali.
In particolare, dall’immagine di capi-guerrieri affermatasi nell’età villanoviana (IX-VIII sec. a.C.) si passa all’immedesimazione del principe etrusco nell’eroe di tipo “omerico” (VII sec. a.C.), che si distingue per un elevato prestigio sociale derivato, oltre che dalle capacità militari, anche dal possesso di ingenti ricchezze.
Particolari ambientazioni richiamano le virtù dei principi e dell’aristocrazia etrusca: come la suggestiva ricostruzione, con oggetti reali, di un guerriero-oplita di età arcaica, il cui volto è celato dalla splendida visiera in bronzo proveniente dai Musei Vaticani. L’uomo etrusco si dedica anche all’attività sportiva e alla cura della persona; parimenti la donna utilizza balsami e unguenti di tradizione orientale, cui è dedicata un’apposita area sensoriale con antiche fragranze.
Raffinate tempere ottocentesche che riproducono fedelmente due delle più rappresentative tombe dipinte di Tarquinia - “delle Bighe” e “del Triclinio” - consentono infine di rivivere le atmosfere dei giochi atletici e delle cerimonie svolte in omaggio dei nobili defunti.
La seconda parte si apre con l’analisi dei cerimoniali del banchetto, nelle sue diverse rappresentazioni, documentate da servizi di pregio, arredi ed eloquenti immagini di pittura e scultura.
Il tema viene illustrato con la ricomposizione originale della tomba “della Scrofa nera”, le cui pitture furono staccate dall’ipogeo a scopo conservativo.
Sarà inoltre riunificato - per la prima volta dopo la scoperta ottocentesca - il pregevole sarcofago dei Vipinana da Tuscania, con l’immagine del defunto banchettante sul coperchio e la rappresentazione del mito dei Niobidi sulla cassa.
La sezione prosegue con una suggestiva rassegna di immagini di Etruschi, composta da teste votive provenienti da santuari, con una successione di tipi, dal bambino in fasce all’anziano, fino a due volti grotteschi, di grande intensità emotiva, usciti per l’occasione, in anteprima, dai depositi dei Musei Vaticani.
La mostra si chiude con una rarità espositiva e un ritorno in terra piemontese. Viene infatti riproposto il lussuoso gabinetto “etrusco” del Castello di Racconigi, commissionato da re Carlo Alberto al genio artistico di Pelagio Palagi. Per la prima volta sono raccolti assieme disegni originali, arredi e decori dello studiolo neoclassico: un omaggio al rapporto fra Etruschi e Savoia e al gusto artistico “all’etrusca” che si diffuse in Europa fra Sette e Ottocento.
Furono proprio gli Etruschi a rappresentare la prima cerniera culturale fra il Mediterraneo e l’Europa; attraverso i loro intensi traffici diffusero, soprattutto verso l’Italia nord-occidentale, idee e costumi caratteristici del mondo greco-omerico e levantino.
La mostra, curata da Alessandro Mandolesi e Maurizio Sannibale, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, con la collaborazione scientifica dei Musei Vaticani, con il sostegno della Regione Piemonte e il coordinamento organizzativo di Civita, presenta 300 oggetti, in molti casi inediti, provenienti dai Musei Vaticani e dalle principali istituzioni museali e culturali italiane.
A questi si aggiunge la straordinaria ricomposizione di una tomba a camera etrusca dipinta, detta “della Scrofa nera”, restaurata in occasione della mostra, con una scena di banchetto aristocratico del V secolo a.C., suggestivamente ambientata nel suo contesto originale.
Il percorso espositivo, suddiviso in due parti, si apre con l’Elmo crestato villanoviano in bronzo, simbolo del primo contatto tra gli Etruschi e la comunità della valle del Tanaro, ritrovato proprio ad Asti alla fine dell’Ottocento, forse donato a un capo locale da uno dei principi-guerrieri che nella seconda metà dell’VIII sec. a.C. dall’Etruria giunsero in queste zone per aprire nuovi sbocchi al commercio etrusco.
Con l’arrivo di manufatti di pregio - com’è l’Elmo villanoviano - si trasmettono nell’Italia nord-occidentale anche le ideologie più in voga nel Mediterraneo; in primo luogo quelle “omeriche” legate alla manifestazione del prestigio sociale, e le più avanzate tecniche artigianali - come la cottura della ceramica - e agricole - come la viticoltura e l’olivicoltura.
Saranno inoltre analizzati i temi caratteristici delle antiche fasi della civiltà etrusca, tra cui il commercio, il mito, l’oplitismo, l’atletismo, il costume, la cura del corpo.
Con la diffusione dell’epopea omerica nella nostra penisola muta l’autorappresentazione delle figure più autorevoli della società etrusca che aderiscono all’ideale del principe-eroe e si distinguono, oltre che per le capacità militari, anche per le ingenti ricchezze accumulate e le pratiche cerimoniali.
In particolare, dall’immagine di capi-guerrieri affermatasi nell’età villanoviana (IX-VIII sec. a.C.) si passa all’immedesimazione del principe etrusco nell’eroe di tipo “omerico” (VII sec. a.C.), che si distingue per un elevato prestigio sociale derivato, oltre che dalle capacità militari, anche dal possesso di ingenti ricchezze.
Particolari ambientazioni richiamano le virtù dei principi e dell’aristocrazia etrusca: come la suggestiva ricostruzione, con oggetti reali, di un guerriero-oplita di età arcaica, il cui volto è celato dalla splendida visiera in bronzo proveniente dai Musei Vaticani. L’uomo etrusco si dedica anche all’attività sportiva e alla cura della persona; parimenti la donna utilizza balsami e unguenti di tradizione orientale, cui è dedicata un’apposita area sensoriale con antiche fragranze.
Raffinate tempere ottocentesche che riproducono fedelmente due delle più rappresentative tombe dipinte di Tarquinia - “delle Bighe” e “del Triclinio” - consentono infine di rivivere le atmosfere dei giochi atletici e delle cerimonie svolte in omaggio dei nobili defunti.
La seconda parte si apre con l’analisi dei cerimoniali del banchetto, nelle sue diverse rappresentazioni, documentate da servizi di pregio, arredi ed eloquenti immagini di pittura e scultura.
Il tema viene illustrato con la ricomposizione originale della tomba “della Scrofa nera”, le cui pitture furono staccate dall’ipogeo a scopo conservativo.
Sarà inoltre riunificato - per la prima volta dopo la scoperta ottocentesca - il pregevole sarcofago dei Vipinana da Tuscania, con l’immagine del defunto banchettante sul coperchio e la rappresentazione del mito dei Niobidi sulla cassa.
La sezione prosegue con una suggestiva rassegna di immagini di Etruschi, composta da teste votive provenienti da santuari, con una successione di tipi, dal bambino in fasce all’anziano, fino a due volti grotteschi, di grande intensità emotiva, usciti per l’occasione, in anteprima, dai depositi dei Musei Vaticani.
La mostra si chiude con una rarità espositiva e un ritorno in terra piemontese. Viene infatti riproposto il lussuoso gabinetto “etrusco” del Castello di Racconigi, commissionato da re Carlo Alberto al genio artistico di Pelagio Palagi. Per la prima volta sono raccolti assieme disegni originali, arredi e decori dello studiolo neoclassico: un omaggio al rapporto fra Etruschi e Savoia e al gusto artistico “all’etrusca” che si diffuse in Europa fra Sette e Ottocento.
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