Una felice corsa. Pinuccia Bernardoni
Dal 20 Gennaio 2023 al 26 Febbraio 2023
Bologna
Luogo: Palazzo Paltroni
Indirizzo: Via delle Donzelle 2
Curatori: Cecilia Canziani
Enti promotori:
- Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Sito ufficiale: http://fondazionedelmonte.it
Pinuccia Bernardoni è l’artista protagonista della nuova mostra promossa e organizzata dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. L’esposizione, curata da Cecilia Canziani, sarà aperta al pubblico gratuitamente dal 20 gennaio al 26 febbraio 2023 a Palazzo Paltroni.
Con la mostra Una felice corsa. Pinuccia Bernardoni la Fondazione del Monte inaugura un nuovo ciclo espositivo che riporta lo sguardo su poetiche e pratiche di artiste che hanno dedicato una vita intera alla ricerca artistica, donne appartenenti a una generazione che spesso non ha ricevuto la giusta attenzione dalla critica contemporanea, settore per lungo tempo principalmente maschile.
Una felice corsa attraversa l’intero arco della lunghissima produzione di Pinuccia Bernardoni, presentando opere dai primissimi anni Ottanta a oggi, che individuano nella carta un medium privilegiato della sua indagine sulla relazione tra scultura e corpo, tra corpo e paesaggio, e tra natura e astrazione. La carta, declinata come scultura e come supporto nel disegno, viene gradualmente integrata e sostituita da altri materiali: ferro, vetro, foglie che attraverso processi di manipolazione - come la piegatura, la foratura e l’assemblaggio - mettono in evidenza da un lato la specificità della materia, dall’altro la possibilità di dialogo tra elementi differenti.
«Oltre a restituire luce al lavoro, ingiustamente obliato, di un’artista della nostra città, con questo percorso espositivo abbiamo inteso dare continuità alla narrazione sul femminile iniziata con le mostre collettive 3 BodyConfigurations nel 2020 e Libero Spazio Libero nel 2021. Da alcuni anni, infatti, abbiamo scelto di porre il tema di genere al centro delle nostre linee strategiche d’intervento. È giusto allargare la riflessione culturale ed estetica allo sguardo sul mondo di grandi artiste, con operazioni non di tipo celebrativo ma seminativo: la mostra farà conoscere al largo pubblico l’opera di Pinuccia Bernardoni e nel contempo sarà d’ispirazione per molte artiste della nuova generazione» dichiara Giusella Finocchiaro, presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Dopo gli esordi a Firenze, ancora legati all’arte concettuale e alla poesia visiva, nel 1976 Pinuccia Bernardoni si trasferisce a Bologna e inizia a lavorare a installazioni ambientali sul tema della memoria, per giungere, a partire dai primi anni Ottanta, a maturare un’indagine personale sulla scultura in chiave anti-monumentale e processuale. Materiale d’elezione di questo periodo è la carta di riso, al centro di una pratica artistica che attraverso l’innesto di fili di metallo, la bruciatura, la piegatura e il collage, ne afferma e al tempo stesso ne mette in discussione la bidimensionalità e il volume.
Nel corso degli anni Novanta il suo interesse materico si estende all’impiego della lastra di ferro, spesso posta in relazione dialettica con la carta, per approdare in seguito all’uso di un materiale naturale, la foglia, a cui vengono riconosciuti forma e valore scultoreo. La foglia viene forata, inserita in cornici che hanno una funzione architettonica, usata come matrice - ombra, calco, traccia - fino a diventare soggetto di una serie di grandi disegni su carta sottile, le cosiddette antropometrie.
Il disegno accompagnerà tutto l’arco della carriera di Bernardoni, sottolineando un’affinità elettiva tra questo medium e la scultura, come forma che si produce attorno al vuoto e attraverso il gesto e il segno. In questo intreccio si inserisce un altro, importante, strumento analitico, quello del libro, capace, a partire dal 2013, di farsi corpo scultoreo unendo in un solo oggetto parola, volume, colore, azione.
«La mostra è costruita per assonanze e contrappunti tra opere che appartengono a periodi e cicli diversi: un attraversamento del lavoro di Pinuccia Bernardoni che intende illuminarne la felicità - e il rigore - della ricerca, l’approccio meditato alla materia, lo stupore per il sensibile che ci circonda – spiega la curatrice Cecilia Canziani».
Accompagna la mostra una pubblicazione pensata come una “biografia visiva” dell’artista, dove le immagini diventeranno metafore significative per conoscere la sua vita e la sua poetica nonché per aprire un dialogo con il visitatore, facendolo entrare in un certo senso nello studio. A disposizione per i più piccoli ci sarà un quaderno di attività: uno strumento per comprendere, attraverso il fare, il lavoro di Pinuccia Bernardoni.
Pinuccia Bernardoni nasce a Bientina (Pisa) nel 1953. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Firenze dove segue il corso di percezione visiva di Giovanni Maria Accame e si diploma in scultura con Quinto Ghermandi, entrambi maestri che la introducono all’arte contemporanea. Si trasferisce a Bologna dove insegna Anatomia dell’Immagine a fianco di Severino Storti Gajani; qui, dal 1997 al 2017, ha ricoperto la cattedra di Disegno Contemporaneo. L’esordio come artista è nel 1974 a Volterra, in una collettiva curata da Giovanni Maria Accame. Nel 1975 è presente alla X Quadriennale di Roma dove realizza un’installazione ambientale con Franco Bertini dal titolo “Segno come Segno”. La sua prima personale è nel 1978 presso la Galleria 2000 a Bologna, “La torre e i suoi doppi” a cura di Alfredo De Paz.
Dopo le prime mostre personali tra 1978 e 1981 a Torino, Bologna, Parma, Vienna e Trieste, inizia la collaborazione regolare con Galleria Studio G7 di Bologna (dal 1982) e con la galleria Primo Piano di Roma (dal 1983) che ne accompagneranno la ricerca. Tra le mostre personali si segnalano: 2018 Pinuccia Bernardoni, Naturalia, LabOratorio degli Angeli, Bologna; 2013 Nascite, Galleria Studio G7, Bologna; 2011 La germinazione violenta ha un suono, Archiginnasio, Bologna; Bologna, 2008 Not so private, Villa delle Rose Bologna; 2006 Vie di Dialogo Castell’Arquato, Palazzo della Pretura; 1998 Giardino d’ombra, Santa Maria delle Croci, Ravenna; 1994, Ceci Est Une Galerie, Bruxelles; 1993 Galerie La Serre, Saint Etienne e Galleria Milos, Salonicco; 1992 Beatrix Wilhelm Galerie, Stuttgart; 1990 Oratorio di San Sebastiano, Forlì; 1987, Galleria Meta, Bolzano.
Tra le mostre collettive si segnalano: 1973 Premio Suzzara, Volterra 73; 1975 X Quadriennale Nazionale d’arte, Roma; 1979 Audio Scene 79 - Sound Medium der Bildenden Kunst, Galleria Krinzinger, Innsbruck; 1984 Figure dallo sfondo, Palazzo dei Diamanti, Ferrara; 1985 Kunst mit Eignensinn, Museum Moderner Kunst, Vienna; 1986 Quadriennale Nazionale d’arte, Roma; 1987 Pittori & Pittori, Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia, 1992 Omaggio ad Angelica Kauffman, Liechtensteinische Staatliche Kunstammlug, Vaduz e Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, Milano; 1993 Arte contemporanea a Bologna, I Biennale Palazzo Re Enzo, Bologna; 1994 XXII Biennale della Scultura, Gubbio; 2000 Teatro Botanico, la natura nell’arte del XX secolo, Museo Civico di Castello Ursino, Catania; 2005 Bologna, Galleria d’Arte Moderna, Bologna Contemporanea; 2017 My way, A modo mio - Ginevra Grigolo e lo Studio G7, 44 anni tra attualità e ricerca MAMbo, Bologna; 2021 Bologna, 141 - Un secolo di disegno in Italia, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna; 2022 Bologna, Paura della libertà. Un omaggio a Carlo Levi mtn | museo temporaneo navile.
Con la mostra Una felice corsa. Pinuccia Bernardoni la Fondazione del Monte inaugura un nuovo ciclo espositivo che riporta lo sguardo su poetiche e pratiche di artiste che hanno dedicato una vita intera alla ricerca artistica, donne appartenenti a una generazione che spesso non ha ricevuto la giusta attenzione dalla critica contemporanea, settore per lungo tempo principalmente maschile.
Una felice corsa attraversa l’intero arco della lunghissima produzione di Pinuccia Bernardoni, presentando opere dai primissimi anni Ottanta a oggi, che individuano nella carta un medium privilegiato della sua indagine sulla relazione tra scultura e corpo, tra corpo e paesaggio, e tra natura e astrazione. La carta, declinata come scultura e come supporto nel disegno, viene gradualmente integrata e sostituita da altri materiali: ferro, vetro, foglie che attraverso processi di manipolazione - come la piegatura, la foratura e l’assemblaggio - mettono in evidenza da un lato la specificità della materia, dall’altro la possibilità di dialogo tra elementi differenti.
«Oltre a restituire luce al lavoro, ingiustamente obliato, di un’artista della nostra città, con questo percorso espositivo abbiamo inteso dare continuità alla narrazione sul femminile iniziata con le mostre collettive 3 BodyConfigurations nel 2020 e Libero Spazio Libero nel 2021. Da alcuni anni, infatti, abbiamo scelto di porre il tema di genere al centro delle nostre linee strategiche d’intervento. È giusto allargare la riflessione culturale ed estetica allo sguardo sul mondo di grandi artiste, con operazioni non di tipo celebrativo ma seminativo: la mostra farà conoscere al largo pubblico l’opera di Pinuccia Bernardoni e nel contempo sarà d’ispirazione per molte artiste della nuova generazione» dichiara Giusella Finocchiaro, presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Dopo gli esordi a Firenze, ancora legati all’arte concettuale e alla poesia visiva, nel 1976 Pinuccia Bernardoni si trasferisce a Bologna e inizia a lavorare a installazioni ambientali sul tema della memoria, per giungere, a partire dai primi anni Ottanta, a maturare un’indagine personale sulla scultura in chiave anti-monumentale e processuale. Materiale d’elezione di questo periodo è la carta di riso, al centro di una pratica artistica che attraverso l’innesto di fili di metallo, la bruciatura, la piegatura e il collage, ne afferma e al tempo stesso ne mette in discussione la bidimensionalità e il volume.
Nel corso degli anni Novanta il suo interesse materico si estende all’impiego della lastra di ferro, spesso posta in relazione dialettica con la carta, per approdare in seguito all’uso di un materiale naturale, la foglia, a cui vengono riconosciuti forma e valore scultoreo. La foglia viene forata, inserita in cornici che hanno una funzione architettonica, usata come matrice - ombra, calco, traccia - fino a diventare soggetto di una serie di grandi disegni su carta sottile, le cosiddette antropometrie.
Il disegno accompagnerà tutto l’arco della carriera di Bernardoni, sottolineando un’affinità elettiva tra questo medium e la scultura, come forma che si produce attorno al vuoto e attraverso il gesto e il segno. In questo intreccio si inserisce un altro, importante, strumento analitico, quello del libro, capace, a partire dal 2013, di farsi corpo scultoreo unendo in un solo oggetto parola, volume, colore, azione.
«La mostra è costruita per assonanze e contrappunti tra opere che appartengono a periodi e cicli diversi: un attraversamento del lavoro di Pinuccia Bernardoni che intende illuminarne la felicità - e il rigore - della ricerca, l’approccio meditato alla materia, lo stupore per il sensibile che ci circonda – spiega la curatrice Cecilia Canziani».
Accompagna la mostra una pubblicazione pensata come una “biografia visiva” dell’artista, dove le immagini diventeranno metafore significative per conoscere la sua vita e la sua poetica nonché per aprire un dialogo con il visitatore, facendolo entrare in un certo senso nello studio. A disposizione per i più piccoli ci sarà un quaderno di attività: uno strumento per comprendere, attraverso il fare, il lavoro di Pinuccia Bernardoni.
Pinuccia Bernardoni nasce a Bientina (Pisa) nel 1953. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Firenze dove segue il corso di percezione visiva di Giovanni Maria Accame e si diploma in scultura con Quinto Ghermandi, entrambi maestri che la introducono all’arte contemporanea. Si trasferisce a Bologna dove insegna Anatomia dell’Immagine a fianco di Severino Storti Gajani; qui, dal 1997 al 2017, ha ricoperto la cattedra di Disegno Contemporaneo. L’esordio come artista è nel 1974 a Volterra, in una collettiva curata da Giovanni Maria Accame. Nel 1975 è presente alla X Quadriennale di Roma dove realizza un’installazione ambientale con Franco Bertini dal titolo “Segno come Segno”. La sua prima personale è nel 1978 presso la Galleria 2000 a Bologna, “La torre e i suoi doppi” a cura di Alfredo De Paz.
Dopo le prime mostre personali tra 1978 e 1981 a Torino, Bologna, Parma, Vienna e Trieste, inizia la collaborazione regolare con Galleria Studio G7 di Bologna (dal 1982) e con la galleria Primo Piano di Roma (dal 1983) che ne accompagneranno la ricerca. Tra le mostre personali si segnalano: 2018 Pinuccia Bernardoni, Naturalia, LabOratorio degli Angeli, Bologna; 2013 Nascite, Galleria Studio G7, Bologna; 2011 La germinazione violenta ha un suono, Archiginnasio, Bologna; Bologna, 2008 Not so private, Villa delle Rose Bologna; 2006 Vie di Dialogo Castell’Arquato, Palazzo della Pretura; 1998 Giardino d’ombra, Santa Maria delle Croci, Ravenna; 1994, Ceci Est Une Galerie, Bruxelles; 1993 Galerie La Serre, Saint Etienne e Galleria Milos, Salonicco; 1992 Beatrix Wilhelm Galerie, Stuttgart; 1990 Oratorio di San Sebastiano, Forlì; 1987, Galleria Meta, Bolzano.
Tra le mostre collettive si segnalano: 1973 Premio Suzzara, Volterra 73; 1975 X Quadriennale Nazionale d’arte, Roma; 1979 Audio Scene 79 - Sound Medium der Bildenden Kunst, Galleria Krinzinger, Innsbruck; 1984 Figure dallo sfondo, Palazzo dei Diamanti, Ferrara; 1985 Kunst mit Eignensinn, Museum Moderner Kunst, Vienna; 1986 Quadriennale Nazionale d’arte, Roma; 1987 Pittori & Pittori, Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia, 1992 Omaggio ad Angelica Kauffman, Liechtensteinische Staatliche Kunstammlug, Vaduz e Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, Milano; 1993 Arte contemporanea a Bologna, I Biennale Palazzo Re Enzo, Bologna; 1994 XXII Biennale della Scultura, Gubbio; 2000 Teatro Botanico, la natura nell’arte del XX secolo, Museo Civico di Castello Ursino, Catania; 2005 Bologna, Galleria d’Arte Moderna, Bologna Contemporanea; 2017 My way, A modo mio - Ginevra Grigolo e lo Studio G7, 44 anni tra attualità e ricerca MAMbo, Bologna; 2021 Bologna, 141 - Un secolo di disegno in Italia, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna; 2022 Bologna, Paura della libertà. Un omaggio a Carlo Levi mtn | museo temporaneo navile.
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