Giappone. L’arte nel quotidiano. Manufatti mingei dalla Collezione Jeffrey Montgomery

Maschera di cervo stilizzato (Shika men), Periodo Edo, tardo XVIII sec. Collezione Jeffrey Montgomery Yuki Seli 2019, Courtesy Jeffrey Montgomery Collection

 

Dal 13 Ottobre 2019 al 08 Marzo 2020

Ligornetto |

Luogo: Museo Vincenzo Vela

Indirizzo: Largo Vincenzo Vela

Orari: tutti i giorni 10 - 17. Chiuso lunedì

Curatori: Gianna A. Mina, Rossella Menegazzo, Hans Bjarne Thomsen

Costo del biglietto: intero 12 €, ridotto 8 €

Telefono per informazioni: +41 58 481 30 44

E-Mail info: museo.vela@bak.admin.ch

Sito ufficiale: http://https://www.museo-vela.ch/



Domenica 13 ottobre 2019 il Museo Vincenzo Vela a Ligornetto inaugura la stagione espositiva autunnale presentando una ricca selezione di opere provenienti dalla Collezione Jeffrey Montgomery, internazionalmente nota per essere una delle più importanti raccolte di artigianato artistico giapponese. Nel solco delle riflessioni su temi di ordine storico-artistico, oltre che filosofico e sociale, sviluppati in precedenti occasioni, rivolte anche a contesti culturali extraeuropei, il Museo si apre a un nuovo percorso di approfondimento dedicato all’arte nel quotidiano del Giappone.

La mostra Giappone. L’arte nel quotidiano, curata da Gianna A. Mina insieme a Rossella
Menegazzo e Hans Bjarne Thomsen, presenta al pubblico oltre duecento opere appartenenti alla Collezione Jeffrey Montgomery, tra le più importanti raccolte di artigianato artistico giapponese al di fuori del Paese del Sol Levante. Con passione e dedizione il collezionista svizzero-americano Jeffrey Montgomery, residente in Ticino, ha costituito sull’arco di oltre cinquant’anni una straordinaria raccolta di manufatti unica nel suo genere per varietà e qualità, oltre che per l’estensione temporale che copre oltre due millenni.

Il termine mingei, ripreso nel titolo della mostra, liberamente traducibile con “arte e artigianato popolari”, fu coniato in Giappone nel 1925 dal critico d’arte e filosofo Sōetsu Yanagi (1889-1961) per definire oggetti di uso quotidiano, realizzati a mano da anonimi artigiani, di solito in grandi quantità, ed emblematici delle aree geografiche di provenienza. Si trattava dunque di articoli di massa e, all’epoca della loro fabbricazione, di prezzo contenuto, prodotti tuttavia secondo tradizione e utilizzando materiali e tecniche tramandate e interpretate.

L’esposizione rivela pertanto aspetti di un Giappone insolito, in cui una bellezza silenziosa, indotta dall’uso, pervade la vita quotidiana. In mostra si potranno ammirare oggetti legati al vissuto della società giapponese, e riconducibili agli ideali mingei: ceramiche per vario uso, utensili da cucina, figure benauguranti e religiose, futonji e kimono, nonché rappresentazioni di animali tipici della cultura giapponese e oggi noti anche attraverso la cultura dei manga o dei disegni animati. La presentazione dei manufatti, in parte inediti, in un museo d’arte (istituzione lontana da intenti etnografici) ne esalta l’aspetto formale ed estetico, sconosciuto o comunque poco noto al pubblico europeo. A quest’ultimo viene infatti veicolata una nozione selettiva dell’arte giapponese, mediata in anni recenti da esposizioni soprattutto incentrate su espressioni artistiche “alte”, di straordinario virtuosismo e perfezione, prodotte per cerchie aristocratiche o per un’esportazione mirata a collezionisti raffinati.

I manufatti in mostra, realizzati con tecniche e materiali diversi – ceramica invetriata, legno, lacca, tessuto, bambù – sono presentati secondo criteri tematici nelle sale al primo piano, oltre che in alcuni ambienti situati al pianterreno della casa-museo, in un inedito ma stimolante dialogo con le opere appartenenti alla collezione della famiglia Vela.
Le varie tipologie di oggetti vengono illustrate in un articolato e ragionato percorso nel quale funzione e valenza estetica si fondono con esiti di indubbio interesse. È precisamente nella varietà di materiali, colori e impiego degli oggetti raccolti che risiede il fascino della Collezione Jeffrey Montgomery. Essa è stata infatti costituita con il piacere di riunire in un insieme organico oggetti differenti per storia e destinazione, ma al tempo stesso nell’intento di acquisire, valorizzare e contribuire a rinnovare una tradizione secolare, ridando senso al vero rapporto uomo-manufatto e stimolare nel contempo in coloro che ne fruiscono riflessioni su un diverso canone di giudizio.

Questo approccio all’argomento della mostra rispecchia tematiche care al Museo Vincenzo Vela, istituzione federale che in più occasioni negli ultimi trent’anni ha proposto mostre dedicate a concetti quali lo sconfinamento delle categorie (nel caso specifico, tra folclore, arte e design contemporaneo) e delle definizioni (identitarie, gerarchiche, pubbliche) in ambito culturale in senso lato, dedicando mostre a forme d’arte lontane (quali, ad esempio, l’arte egizia letta attraverso la grande letteratura e il collezionismo europei) o a forme espressive allora confinate in un non meglio definito ambito delle arti applicate.

Per l’occasione il Museo pubblica un catalogo che sarà disponibile e presentato in occasione del Simposio di studi Riconsiderando il Mingei (25-26 ottobre 2019). Riccamente illustrato, in edizione italiana e inglese, presenta testi dei curatori oltre che di altri studiosi del campo.

La mostra è accompagnata da una serie di attività ed eventi collaterali raccolti sotto il titolo “Relazioni. Incontri di altro tipo”, nonché da un convegno organizzato in collaborazione con le Università di Zurigo e di Milano, che offrirà l’opportunità di riflettere sul concetto di Mingei nei suoi complessi risvolti e alla luce delle più recenti ricerche in proposito.

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