Andrea Zucchi. Doppio gioco
![Andrea Zucchi, Giuseppe Garibaldi (da Fratelli Alinari, 1870), 2010, olio su lino, cm 120 x 90 Andrea Zucchi, Giuseppe Garibaldi (da Fratelli Alinari, 1870), 2010, olio su lino, cm 120 x 90](http://www.arte.it/foto/600x450/53/14797-01_108.jpg)
Andrea Zucchi, Giuseppe Garibaldi (da Fratelli Alinari, 1870), 2010, olio su lino, cm 120 x 90
Dal 13 Aprile 2013 al 12 Maggio 2013
Milano
Luogo: Fondazione Stelline
Indirizzo: corso Magenta 61
Orari: da martedì a domenica 10-20
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 45462411
E-Mail info: press@stelline.it
Sito ufficiale: http://www.stelline.it/
L’esposizione presenta 50 opere recenti dell’artista milanese, divise in due diversi e autonomi cicli, in grado di creare uno spiazzante “doppio gioco” di contrasti e assonanze tra appropriazione d’immagini fotografiche dell’Ottocento, piccole composizioni e sculture astratte.
Dal 14 aprile al 12 maggio 2013 la Fondazione Stelline di Milano ospita la mostra “Andrea Zucchi. Doppio gioco - Appropriazioni & Astrazioni”: cinquanta opere recenti del pittore milanese, tra figurazione di lontana ascendenza metafisica e astrazione.
L’iniziativa si inserisce nella sezione Stelline Spazio Aperto, format di ospitalità a eventi ideati da soggetti esterni, realizzati in collaborazione con la Fondazione Stelline.
La rassegna, a cura di Sergio Risaliti, presenta il nuovo progetto espositivo di Andrea Zucchi, in cui l’artista affronta il tema della ri-creazione in due diversi e autonomi cicli di opere che, affiancati simultaneamente, danno luogo a un “doppio gioco” di contrasti e assonanze.
Mai come oggi le pratiche di rielaborazione di materiali preesistenti sono al centro del dibattito delle arti contemporanee, dal cinema alla musica, dalla letteratura alle arti visive. Già nel passato, le opere d’arte si sono nutrite di scambi, metamorfosi e contagi, ma l’uso del computer, aprendo testi e immagini a un’indefinita virtualità, ha portato inevitabilmente a moltiplicare questi procedimenti. La facilità e comodità del “copia e incolla” è talmente diffusa a tutti i livelli da divenire una cifra caratteristica e rivelatrice di questi decenni.
In una serie di lavori, di medie e grandi dimensioni, Zucchi si appropria d’immagini fotografiche dell’Ottocento, traducendole in pittura e virando l’originale bianco e nero in un cromatismo esasperato ed eccentrico. Attraverso una sorta di plagio psichedelico, personaggi storici, figure allegoriche, nudi accademici, scene di genere, paesaggi romantici e nature morte, insomma tutto il repertorio di un’epoca a noi così stranamente familiare e lontana allo stesso tempo, riemerge nei dipinti di Zucchi acquistando un aspetto vivace, ironico che le rende insolitamente Pop. Una “ricreazione ottocentesca” che nella sua dichiarata artificialità si allontana da ogni possibile citazionismo.
In un altro nucleo di opere invece, tutte di piccolo formato, i cartoni da imballaggio degli oggetti elettronici vengono riutilizzati come supporti tridimensionali per composizioni astratte, che si riallacciano, da una parte, alle morbide geometrie biomorfe sviluppate nella prima metà del novecento da Kandinskij, Klee e Arp, e dall’altra alle ricerche sulla superficie oggettuale degli anni sessanta. Sfruttando i pieni e i vuoti di queste strane e variegate sagome, che spesso richiamano elementi architettonici, Zucchi elabora una sorta di sgargiante decorazione tribale che trasfigura in pura forma plastica i fragili gusci di protezione delle nostre merci.
A queste due opposte linee di ricerca si aggiunge infine, come trait d’union, una serie di sculture di panneggi che sembrano fuoriuscite dai dipinti per trasformarsi, una volta abbandonati al suolo, in forme quasi astratte.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo Skira editore con testi di Sergio Risaliti, Luca Scarlini e un’intervista di Silvia Fabbri.
Note biografiche
Andrea Zucchi vive e lavora a Milano, dove è nato nel 1964. Ha iniziato a dipingere come autodidatta mentre frequentava i primi due anni del Corso di Filosofia all'Università Statale di Milano. Per approfondire lo studio del disegno, ha seguito nel 1983 un Corso triennale di illustrazione presso l'Istituto Europeo di Design a Milano e nell’88 un corso di Disegno presso la Fondazione Ratti di Como. Dal 1985 al 1996 ha lavorato per un'azienda tessile, per poi dedicarsi a tempo pieno alla pittura. Ha tenuto varie mostre personali, le ultime nel 2008 alla Fondazione Durini a Milano, nel 2009 alla First Gallery a Roma, e nel giugno 2012 una mostra di disegni a biro dentro il complesso della Basilica di Sant’Ambrogio a Milano.
Inoltre ha partecipato a numerose collettive, tra cui “Sui Generis” al PAC di Milano nel 2000, “Premio Cairo Communication” nel 2002, “XIV Quadriennale – Anteprima” a La Promotrice delle Belle Arti a Torino nel 2004, e, nel 2007, “Arte Italiana, 1968-2007. Pittura” a Palazzo Reale a Milano.
Nel 2011 è stato invitato al “Padiglione Italia – Regione Lombardia” a Palazzo Te a Mantova, e al “Premio Maretti – Valerio Riva Memorial, III edizione” al Centro per L’Arte Contemporanea Luigi Pecci a Prato. Nello stesso anno un suo lavoro è stato esposto nella mostra “Percorsi riscoperti dell’Arte Italiana, VAF-Stiftung 1947-2010” al MART, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.
Dal 14 aprile al 12 maggio 2013 la Fondazione Stelline di Milano ospita la mostra “Andrea Zucchi. Doppio gioco - Appropriazioni & Astrazioni”: cinquanta opere recenti del pittore milanese, tra figurazione di lontana ascendenza metafisica e astrazione.
L’iniziativa si inserisce nella sezione Stelline Spazio Aperto, format di ospitalità a eventi ideati da soggetti esterni, realizzati in collaborazione con la Fondazione Stelline.
La rassegna, a cura di Sergio Risaliti, presenta il nuovo progetto espositivo di Andrea Zucchi, in cui l’artista affronta il tema della ri-creazione in due diversi e autonomi cicli di opere che, affiancati simultaneamente, danno luogo a un “doppio gioco” di contrasti e assonanze.
Mai come oggi le pratiche di rielaborazione di materiali preesistenti sono al centro del dibattito delle arti contemporanee, dal cinema alla musica, dalla letteratura alle arti visive. Già nel passato, le opere d’arte si sono nutrite di scambi, metamorfosi e contagi, ma l’uso del computer, aprendo testi e immagini a un’indefinita virtualità, ha portato inevitabilmente a moltiplicare questi procedimenti. La facilità e comodità del “copia e incolla” è talmente diffusa a tutti i livelli da divenire una cifra caratteristica e rivelatrice di questi decenni.
In una serie di lavori, di medie e grandi dimensioni, Zucchi si appropria d’immagini fotografiche dell’Ottocento, traducendole in pittura e virando l’originale bianco e nero in un cromatismo esasperato ed eccentrico. Attraverso una sorta di plagio psichedelico, personaggi storici, figure allegoriche, nudi accademici, scene di genere, paesaggi romantici e nature morte, insomma tutto il repertorio di un’epoca a noi così stranamente familiare e lontana allo stesso tempo, riemerge nei dipinti di Zucchi acquistando un aspetto vivace, ironico che le rende insolitamente Pop. Una “ricreazione ottocentesca” che nella sua dichiarata artificialità si allontana da ogni possibile citazionismo.
In un altro nucleo di opere invece, tutte di piccolo formato, i cartoni da imballaggio degli oggetti elettronici vengono riutilizzati come supporti tridimensionali per composizioni astratte, che si riallacciano, da una parte, alle morbide geometrie biomorfe sviluppate nella prima metà del novecento da Kandinskij, Klee e Arp, e dall’altra alle ricerche sulla superficie oggettuale degli anni sessanta. Sfruttando i pieni e i vuoti di queste strane e variegate sagome, che spesso richiamano elementi architettonici, Zucchi elabora una sorta di sgargiante decorazione tribale che trasfigura in pura forma plastica i fragili gusci di protezione delle nostre merci.
A queste due opposte linee di ricerca si aggiunge infine, come trait d’union, una serie di sculture di panneggi che sembrano fuoriuscite dai dipinti per trasformarsi, una volta abbandonati al suolo, in forme quasi astratte.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo Skira editore con testi di Sergio Risaliti, Luca Scarlini e un’intervista di Silvia Fabbri.
Note biografiche
Andrea Zucchi vive e lavora a Milano, dove è nato nel 1964. Ha iniziato a dipingere come autodidatta mentre frequentava i primi due anni del Corso di Filosofia all'Università Statale di Milano. Per approfondire lo studio del disegno, ha seguito nel 1983 un Corso triennale di illustrazione presso l'Istituto Europeo di Design a Milano e nell’88 un corso di Disegno presso la Fondazione Ratti di Como. Dal 1985 al 1996 ha lavorato per un'azienda tessile, per poi dedicarsi a tempo pieno alla pittura. Ha tenuto varie mostre personali, le ultime nel 2008 alla Fondazione Durini a Milano, nel 2009 alla First Gallery a Roma, e nel giugno 2012 una mostra di disegni a biro dentro il complesso della Basilica di Sant’Ambrogio a Milano.
Inoltre ha partecipato a numerose collettive, tra cui “Sui Generis” al PAC di Milano nel 2000, “Premio Cairo Communication” nel 2002, “XIV Quadriennale – Anteprima” a La Promotrice delle Belle Arti a Torino nel 2004, e, nel 2007, “Arte Italiana, 1968-2007. Pittura” a Palazzo Reale a Milano.
Nel 2011 è stato invitato al “Padiglione Italia – Regione Lombardia” a Palazzo Te a Mantova, e al “Premio Maretti – Valerio Riva Memorial, III edizione” al Centro per L’Arte Contemporanea Luigi Pecci a Prato. Nello stesso anno un suo lavoro è stato esposto nella mostra “Percorsi riscoperti dell’Arte Italiana, VAF-Stiftung 1947-2010” al MART, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.
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