Corita Kent | to the everyday miracle
Dal 04 Marzo 2021 al 30 Aprile 2021
Milano
Luogo: kaufmann repetto
Indirizzo: Via di porta Tenaglia 7
Prolungata: fino al 30 aprile 2021
Telefono per informazioni: +39 02 72094331
E-Mail info: info@kaufmannrepetto.com
kaufmann repetto è lieta di annunciare la mostra personale di Corita Kent (1918, Fort Dodge - 1986, Boston). Sviluppata in collaborazione con il Corita Art Center di Los Angeles, to the everyday miracle è una mostra retrospettiva dell’ intera opera di Corita, attraverso oltre 40 serigrafie e acquerelli, accompagnati da una selezione di materiali d’archivio dai primi anni ’50 fino alla sua morte nel 1986.
Corita Kent è stata un’artista, educatrice e sostenitrice di cause a sfondo sociale. Il suo lavoro riflette l’ascesa della Pop Art, il rinnovamento spirituale del Secondo Concilio Vaticano e l’attivismo politico degli anni ’60. Suora cattolica per più di trent’anni, Kent e’ stata profondamente impegnata nell’innovazione culturale, sociale ed estetica della sua epoca. Il suo personale e diretto attivismo la rese non solo un bersaglio di critiche da parte del clero conservatore, ma ostacolò anche l’accoglienza della sua opera nei circuiti artistici. Nata Frances Elizabeth Kent, a diciotto anni entra nell’ordine religioso Immaculate Heart of Mary a Hollywood, prendendo il nome di Suor Mary Corita. Dal 1947 insegna arte all’Immaculate Heart College, divenendo successivamente direttrice del dipartimento di arte nel 1964. Durante questo periodo, il dipartimento diventa un rinomato centro di creatività e pensiero liberale.
Corita inizia a produrre le sue prime serigrafie all’inizio degli anni ’50. Influenzata dagli studi di arte medievale presso l’University of Southern California, le sue stampe consistevano in dense composizioni figurative su temi e iconografie religiose. Mentre queste prime stampe richiamano i dipinti bizantini e le vetrate colorate delle cattedrali europee, in molti casi Corita attinge a influenze più moderne. Nell’opera at cana of galilee (1952) Cristo e Maria sono circondati da calici medievali assieme alle iconiche sedie di plastica di Charles Eames. Corita viene influenzata anche dalla pittura dell’Espressionismo Astratto, che la porterà ad abbandonare le forme figurative a in favore di segni più astratti. In opere come you air that serves me (1963), Corita utilizza un pennello e il processo tusche-glue per riprodurre gesti pittorici e testi scritti a mano. Sul finire degli anni ’50, Corita incorpora citazioni da fonti bibliche e da rinomate figure letterarie, come Gertrude Stein, E.E. Cummings e Walt Whitman.
Sulla scia degli anni ’60, gli interessi di Corita sono in continua espansione e le sue stampe riflettono influenze eterogenee, che includono la filosofia, la politica e la cultura pop. Nel 1962 Corita vede per la prima volta le Campbell’s Soup Cans di Andy Warhol alla Ferus Gallery di Los Angeles. Questo momento, formativo per l’artista, porta Corita verso l’appropriazione di slogan e grafiche della cultura consumistica, non solo in ottica religiosa, ma anche a fini socio-politici. Reinterpretando le rèclame della Chevrolet e della Pepsi Cola in chiave spirituale, opere come handle with care (1967) e come alive (1967), sono esempi archetipici della singolare interpretazione di Corita della Pop Art, che pone una particolare enfasi sulla natura polivalente del linguaggio.
Con il passare degli anni, il lavoro di Corita diventa sempre più politico, spingendo l’osservatore a considerare temi come povertà, razzismo e ingiustizia. Stampe come stop the bombing (1967) e you shoot at yourself, america (1968), non solo riflettono il movimento pacifista statunitense e i diffusi disordini sociali, ma rivelano anche la sensibilità dell’artista verso la crescente presenza e influenza dei mass media. Impiegando colori e composizioni audaci, immagini sempre più crude tratte dalla stampa, il lavoro di Corita si fa più apertamente polemico sul finire degli anni ’60. La sua serie heroes and sheroes fa esplicito riferimento ai movimenti sociali e politici dell’epoca, e affronta i grandi temi di quella decade, come il lavoro e i diritti civili, il disarmo nucleare e gli omicidi politici. L’opera american sampler (1969) colpisce subito per l’uso simbolico del rosso, bianco e blu, scandendo attraverso caratteri tipografici parole come “nazione”, “americano” e “Vietnam”, mentre l’introduzione di campi di colore evidenzia significati aggiuntivi, facendo emergere parole come “TV”, “peccato”, “io” e “perché”.
Nell’estate del 1968, logorata dai conflitti con l’arcidiocesi e da un frenetico programma di mostre, insegnamento e conferenze per tutta la nazione, Corita chiede la dispensa dai propri voti e si trasferisce a Boston. Influenzata dal nuovo ambiente e dalla vita come di artista indipendente, il suo lavoro si evolve verso uno stile molto più introspettivo a cavallo degli anni ‘70. now is enough - shell writing #8 (1967) - che presenta un dettaglio astratto e ravvicinato di una conchiglia raccolta sulla spiaggia – ci rende partecipi dell’esplorazione di Corita verso nuove modalità spirituali e la sua profonda consapevolezza dell’ambiente naturale.
Negli ultimi anni della sua vita, Kent ricorre più spesso alla pratica dell’acquerello, abbracciando nuovamente il gesto pittorico (come nei primissimi lavori degli anni ’50) e la propria sfera personale. Gli acquarelli forniranno l’immaginario di molte delle sue ultime stampe. La mostra milanese include una selezione di questi dipinti ad acquerello, mai esposti prima, alcuni dei quali riflettono sull’ambiente naturale che la circonda (fiori, cielo e l’acqua della baia di Boston), mentre altri continuano a incorporare adagi poetici e personali affermazioni spirituali, come in untitled (1977): “the dark has its own light”.
Il lavoro di Corita Kent è parte delle collezioni di importanti istituzioni come il Museum of Modern Art, New York; Whitney Museum of American Art, New York; Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles; Museum of Modern Art, San Francisco; National Gallery of Art, Washington DC; Victoria and Albert Museum, London; e molte altre. Kent è stata inoltre inclusa in mostre di notevole rilevanza, come: Joyful Revolutionary, Taxispalais Kunsthalle Tirol, Innsbruck (2020); Artists Respond: American Art and the Vietnam War, 1965-1975, Minneapolis Institute of Art, Minneapolis (2019); Corita Kent: Get With The Action, Ditchling Museum of Art+Craft, Ditchling (2019); Corita Kent: Spiritual Pop, Portland Art Museum, Portland (2017); Corita Kent and the Language of Pop, Harvard Art Museums, Cambridge (2015); Someday is Now: The Art of Corita Kent, Museum of Contemporary Art, Cleveland (2014); traveled to the Andy Warhol Museum, Pittsburgh (2014); R(ad)ical Love: Sister Mary Corita, National Museum of Women in the Arts, Washington (2012); Brussels Biennial, Brussels (2008); Yes People Like Us: Prints from the 1960s by Sister Corita, Museum Ludwig, Cologne (2007).
Corita Kent è stata un’artista, educatrice e sostenitrice di cause a sfondo sociale. Il suo lavoro riflette l’ascesa della Pop Art, il rinnovamento spirituale del Secondo Concilio Vaticano e l’attivismo politico degli anni ’60. Suora cattolica per più di trent’anni, Kent e’ stata profondamente impegnata nell’innovazione culturale, sociale ed estetica della sua epoca. Il suo personale e diretto attivismo la rese non solo un bersaglio di critiche da parte del clero conservatore, ma ostacolò anche l’accoglienza della sua opera nei circuiti artistici. Nata Frances Elizabeth Kent, a diciotto anni entra nell’ordine religioso Immaculate Heart of Mary a Hollywood, prendendo il nome di Suor Mary Corita. Dal 1947 insegna arte all’Immaculate Heart College, divenendo successivamente direttrice del dipartimento di arte nel 1964. Durante questo periodo, il dipartimento diventa un rinomato centro di creatività e pensiero liberale.
Corita inizia a produrre le sue prime serigrafie all’inizio degli anni ’50. Influenzata dagli studi di arte medievale presso l’University of Southern California, le sue stampe consistevano in dense composizioni figurative su temi e iconografie religiose. Mentre queste prime stampe richiamano i dipinti bizantini e le vetrate colorate delle cattedrali europee, in molti casi Corita attinge a influenze più moderne. Nell’opera at cana of galilee (1952) Cristo e Maria sono circondati da calici medievali assieme alle iconiche sedie di plastica di Charles Eames. Corita viene influenzata anche dalla pittura dell’Espressionismo Astratto, che la porterà ad abbandonare le forme figurative a in favore di segni più astratti. In opere come you air that serves me (1963), Corita utilizza un pennello e il processo tusche-glue per riprodurre gesti pittorici e testi scritti a mano. Sul finire degli anni ’50, Corita incorpora citazioni da fonti bibliche e da rinomate figure letterarie, come Gertrude Stein, E.E. Cummings e Walt Whitman.
Sulla scia degli anni ’60, gli interessi di Corita sono in continua espansione e le sue stampe riflettono influenze eterogenee, che includono la filosofia, la politica e la cultura pop. Nel 1962 Corita vede per la prima volta le Campbell’s Soup Cans di Andy Warhol alla Ferus Gallery di Los Angeles. Questo momento, formativo per l’artista, porta Corita verso l’appropriazione di slogan e grafiche della cultura consumistica, non solo in ottica religiosa, ma anche a fini socio-politici. Reinterpretando le rèclame della Chevrolet e della Pepsi Cola in chiave spirituale, opere come handle with care (1967) e come alive (1967), sono esempi archetipici della singolare interpretazione di Corita della Pop Art, che pone una particolare enfasi sulla natura polivalente del linguaggio.
Con il passare degli anni, il lavoro di Corita diventa sempre più politico, spingendo l’osservatore a considerare temi come povertà, razzismo e ingiustizia. Stampe come stop the bombing (1967) e you shoot at yourself, america (1968), non solo riflettono il movimento pacifista statunitense e i diffusi disordini sociali, ma rivelano anche la sensibilità dell’artista verso la crescente presenza e influenza dei mass media. Impiegando colori e composizioni audaci, immagini sempre più crude tratte dalla stampa, il lavoro di Corita si fa più apertamente polemico sul finire degli anni ’60. La sua serie heroes and sheroes fa esplicito riferimento ai movimenti sociali e politici dell’epoca, e affronta i grandi temi di quella decade, come il lavoro e i diritti civili, il disarmo nucleare e gli omicidi politici. L’opera american sampler (1969) colpisce subito per l’uso simbolico del rosso, bianco e blu, scandendo attraverso caratteri tipografici parole come “nazione”, “americano” e “Vietnam”, mentre l’introduzione di campi di colore evidenzia significati aggiuntivi, facendo emergere parole come “TV”, “peccato”, “io” e “perché”.
Nell’estate del 1968, logorata dai conflitti con l’arcidiocesi e da un frenetico programma di mostre, insegnamento e conferenze per tutta la nazione, Corita chiede la dispensa dai propri voti e si trasferisce a Boston. Influenzata dal nuovo ambiente e dalla vita come di artista indipendente, il suo lavoro si evolve verso uno stile molto più introspettivo a cavallo degli anni ‘70. now is enough - shell writing #8 (1967) - che presenta un dettaglio astratto e ravvicinato di una conchiglia raccolta sulla spiaggia – ci rende partecipi dell’esplorazione di Corita verso nuove modalità spirituali e la sua profonda consapevolezza dell’ambiente naturale.
Negli ultimi anni della sua vita, Kent ricorre più spesso alla pratica dell’acquerello, abbracciando nuovamente il gesto pittorico (come nei primissimi lavori degli anni ’50) e la propria sfera personale. Gli acquarelli forniranno l’immaginario di molte delle sue ultime stampe. La mostra milanese include una selezione di questi dipinti ad acquerello, mai esposti prima, alcuni dei quali riflettono sull’ambiente naturale che la circonda (fiori, cielo e l’acqua della baia di Boston), mentre altri continuano a incorporare adagi poetici e personali affermazioni spirituali, come in untitled (1977): “the dark has its own light”.
Il lavoro di Corita Kent è parte delle collezioni di importanti istituzioni come il Museum of Modern Art, New York; Whitney Museum of American Art, New York; Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles; Museum of Modern Art, San Francisco; National Gallery of Art, Washington DC; Victoria and Albert Museum, London; e molte altre. Kent è stata inoltre inclusa in mostre di notevole rilevanza, come: Joyful Revolutionary, Taxispalais Kunsthalle Tirol, Innsbruck (2020); Artists Respond: American Art and the Vietnam War, 1965-1975, Minneapolis Institute of Art, Minneapolis (2019); Corita Kent: Get With The Action, Ditchling Museum of Art+Craft, Ditchling (2019); Corita Kent: Spiritual Pop, Portland Art Museum, Portland (2017); Corita Kent and the Language of Pop, Harvard Art Museums, Cambridge (2015); Someday is Now: The Art of Corita Kent, Museum of Contemporary Art, Cleveland (2014); traveled to the Andy Warhol Museum, Pittsburgh (2014); R(ad)ical Love: Sister Mary Corita, National Museum of Women in the Arts, Washington (2012); Brussels Biennial, Brussels (2008); Yes People Like Us: Prints from the 1960s by Sister Corita, Museum Ludwig, Cologne (2007).
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