Enrica Passoni. Viaggiatori
Dal 20 Ottobre 2015 al 31 Ottobre 2015
Monza | Milano
Luogo: Villa Reale di Monza
Indirizzo: viale Brianza 2
Curatori: Alberto Moioli
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 039 39464213
E-Mail info: comunicazione@reggiadimonza.it
Sito ufficiale: http://www.reggiadimonza.it
I “viaggiatori” di Enrica Passoni sono persone vere, divenute presenze-assenze attraverso un gioco, serissimo, quasi drammatico, intimamente presente nell’anima dell’artista. Le opere riprendono forme e movenze di figure umane sintetizzate da una riga continua che segue i profili di personaggi non riconoscibili, senza volto, senza caratteri, come ombre vuote, come anime di passaggio.
Siamo così circondati nella realtà, e in questa mostra, da viaggiatori che attraversano la nostra vita quotidianamente, personaggi sfuggevoli che appaiono e scompaiono velocemente e inesorabilmente lasciano una scia, un’impronta nei cuori più sinceri e sensibili.
Enrica ha la straordinaria capacità di rievocare questi passaggi attraverso il senso dell’ascolto, l’artista “sente” questi viaggiatori e li fa’ suoi nelle opere esposte, raccogliendoli attorno a noi nel silenzio della rappresentazione plastica.
L’alternanza tra una presenza e un’assenza, tra un personaggio e l’altro, come in un pentagramma in cui le note non sono identiche e la loro alternanza crea movimento e ritmo vitale all’opera stessa.
Il dialogo ideale che si crea tra la tensione e la compenetrazione delle figure evita che sia una rappresentazione inerte e disarmonica. Le opere di Enrica riescono a stabilire un contatto con il profondo fino ad aprire un varco e raggiungere l’interiorità dell’osservatore più sensibile.
Come in filosofia, le opere dell’artista, non offrono risposte certe ma aprono nuovi orizzonti e nuovi interrogativi particolarmente interessanti. Animata da un’incessante amore per la ricerca e la sperimentazione di nuovi codici e linguaggi espressivi, Enrica Passoni ospita le sue “figure” nella splendida Reggia della Villa Reale di Monza, aprendo un nuovo dialogo, quello tra l’opera e il luogo, tra il disegno e l’architettura.
E’ una mostra che può lasciare il segno dentro di noi visitatori e al tempo stesso viaggiatori, tracce invisibili ma presenti come in “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino.
“…ogni minuto che passo qui lascio tracce: lascio tracce se non parlo con nessuno in quanto mi qualifico come uno che non vuole aprir bocca: lascio tracce se parlo in quanto ogni parola detta è una parola che resta e può tornare a saltar fuori in seguito, con le virgolette o senza le virgolette ” - testo a cura di Alberto Moioli
L’artista, vive e lavora a Monza.
Attraverso tele a olio, carta e matita, collage, fotografia, materiali di recupero (legno, fil di ferro, scatole di cartone), dà vita e restituisce vita alla mancanza di condivisione, di intimità che lei sente nella realtà contemporanea e nella sua vita.
Figure senza visi né corpi, figure senza sguardi che illuminano o oscurano un volto, contorni umani, risolti con pochi e definiti tratti, che delineano una mancanza.
A gruppi, a coppie o sole queste figure appaiono come una proposta di relazione con il mondo, sia quello esterno che intrapsichico.
Dalle sue opere non percepiamo un pessimismo senza via di uscita, ma una tristezza fiduciosa di ciò che potrebbe essere e di ciò che dovrebbe essere.
L'artista e l'opera come creatori di un mondo possibile, speranza e apertura fanno riferimento a quelle terre amiche così difficili da esplorare, raggiungibili solo attraverso l'essenzialità nella vita e nel segno artistico.
Siamo così circondati nella realtà, e in questa mostra, da viaggiatori che attraversano la nostra vita quotidianamente, personaggi sfuggevoli che appaiono e scompaiono velocemente e inesorabilmente lasciano una scia, un’impronta nei cuori più sinceri e sensibili.
Enrica ha la straordinaria capacità di rievocare questi passaggi attraverso il senso dell’ascolto, l’artista “sente” questi viaggiatori e li fa’ suoi nelle opere esposte, raccogliendoli attorno a noi nel silenzio della rappresentazione plastica.
L’alternanza tra una presenza e un’assenza, tra un personaggio e l’altro, come in un pentagramma in cui le note non sono identiche e la loro alternanza crea movimento e ritmo vitale all’opera stessa.
Il dialogo ideale che si crea tra la tensione e la compenetrazione delle figure evita che sia una rappresentazione inerte e disarmonica. Le opere di Enrica riescono a stabilire un contatto con il profondo fino ad aprire un varco e raggiungere l’interiorità dell’osservatore più sensibile.
Come in filosofia, le opere dell’artista, non offrono risposte certe ma aprono nuovi orizzonti e nuovi interrogativi particolarmente interessanti. Animata da un’incessante amore per la ricerca e la sperimentazione di nuovi codici e linguaggi espressivi, Enrica Passoni ospita le sue “figure” nella splendida Reggia della Villa Reale di Monza, aprendo un nuovo dialogo, quello tra l’opera e il luogo, tra il disegno e l’architettura.
E’ una mostra che può lasciare il segno dentro di noi visitatori e al tempo stesso viaggiatori, tracce invisibili ma presenti come in “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino.
“…ogni minuto che passo qui lascio tracce: lascio tracce se non parlo con nessuno in quanto mi qualifico come uno che non vuole aprir bocca: lascio tracce se parlo in quanto ogni parola detta è una parola che resta e può tornare a saltar fuori in seguito, con le virgolette o senza le virgolette ” - testo a cura di Alberto Moioli
L’artista, vive e lavora a Monza.
Attraverso tele a olio, carta e matita, collage, fotografia, materiali di recupero (legno, fil di ferro, scatole di cartone), dà vita e restituisce vita alla mancanza di condivisione, di intimità che lei sente nella realtà contemporanea e nella sua vita.
Figure senza visi né corpi, figure senza sguardi che illuminano o oscurano un volto, contorni umani, risolti con pochi e definiti tratti, che delineano una mancanza.
A gruppi, a coppie o sole queste figure appaiono come una proposta di relazione con il mondo, sia quello esterno che intrapsichico.
Dalle sue opere non percepiamo un pessimismo senza via di uscita, ma una tristezza fiduciosa di ciò che potrebbe essere e di ciò che dovrebbe essere.
L'artista e l'opera come creatori di un mondo possibile, speranza e apertura fanno riferimento a quelle terre amiche così difficili da esplorare, raggiungibili solo attraverso l'essenzialità nella vita e nel segno artistico.
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