Florencia Martinez. La chiamavano Millemiglia. Insisterò fino alla fine
![Florencia Martinez, La chiamavano Millemiglia, 2014 Florencia Martinez, La chiamavano Millemiglia, 2014](http://www.arte.it/foto/600x450/45/23291-Florencia_Martinez_La_chiamavano_Millemiglia_2014_2_.jpg)
Florencia Martinez, La chiamavano Millemiglia, 2014
Dal 12 Giugno 2014 al 30 Giugno 2014
Milano
Luogo: Galleria Francesco Zanuso
Indirizzo: corso di Porta Vigentina 26
Orari: da lunedì a venerdì 15,30-19 e su appuntamento
Curatori: Silvia Fabbri
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 335 6379291
E-Mail info: francesco.zanuso@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.galleriafrancescozanuso.com/
La Galleria Francesco Zanuso ospita l'originale mostra "Florencia Martinez. La chiamavano Millemiglia. Insisterò fino alla fine" a cura di Silvia Fabbri dal 13 al 30 giugno 2014, che presenta un'installazione con vecchie macchinine a pedali da collezione e opere su tavola realizzate con vivaci stoffe ricamate.
Florencia Martinez è un'artista argentina che svolge da tempo un ampio lavoro di ricerca sulle tematiche dell'identità femminile, del viaggio come abbandono, della complessità delle dinamiche familiari. In questa occasione con l?installazione "La chiamavano Millemiglia. Insisterò fino alla fine", rievoca climi e atmosfere dell'Italia del "miracolo economico" con una serie di vecchie macchinine giocattolo, bruciate dal fuoco, superstiti di un incendio che ne ha preservato quasi solo l'ossatura. Le piccole auto a pedali degli anni '30, '40 e '50 provengono dalla collezione di un imprenditore bresciano che fra il 1970 e 1980 aveva partecipato come pilota ai trofei monomarca Alfa sud e Renault.
Con questi modellini, perfette riproduzioni delle Bugatti con cui Tazio Nuvolari sfrecciava negli anni '50 nella famosa Millemiglia, Florencia Martinez ricrea voci e volti di quegli anni, e l'intensità emotiva che ci lega a quel clima ancora per noi mitico e meraviglioso, avvolgendo e ricoprendo quasi ossessivamente di tessuti intrecciati, aggrovigliati a forza, cuciti e ricuciti, i pezzi di manubrio, le ruote rotte, le capote, e aggiungendo foto di bambini, in una forma di ricostruzione di ciò che il fuoco ha distrutto e di quel periodo di storia italiana che i tempi hanno annientato.
Nel contempo, a fare da contrappunto concettuale a questi simboli della "disillusione e della furia crudele del tempo", l'artista espone una serie inedita di opere su tavola con stoffe avvolgenti, morbidi "chorizones" colorati, che si estendono in successive sovrapposizioni intorno alla tela, dove il ricamo acquista valenza letteraria di slogan ossessivo, un leit-motiv "Insisterò" scandito da ogni personaggio e immagine.
Stoffe coloratissime e arrotolate, dalle fantasie astratte e dalle superfici grezze, che assumono forme indefinite, in un lavoro ossessivo, affascinante, che acquista forza e vigore con una rispondenza cromatica e compositiva. In questi meravigliosi grovigli, l'occhio si perde attratto da continui dettagli, in un immaginario profondamente femminile ed estremamente originale che rende Florencia Martinez assolutamente originale nel panorama dell'arte contemporanea.
Florencia Martinez è nata a Buenos Aires nel 1962 e dal 1990 vive e lavora a Milano.
Dal 1984 ha esposto in numerose mostre collettive e personali in Argentina, Brasile, Cina, Cuba, Europa (Francia, Italia, Olanda, Austria) e USA. Hanno curato le sue mostre numerosi critici fra cui: Achille Bonito Oliva, Vittorio Sgarbi, Francesca Pasini, Angela Madesani, Luca Beatrice, Valerio Dehò.
Florencia Martinez è un'artista argentina che svolge da tempo un ampio lavoro di ricerca sulle tematiche dell'identità femminile, del viaggio come abbandono, della complessità delle dinamiche familiari. In questa occasione con l?installazione "La chiamavano Millemiglia. Insisterò fino alla fine", rievoca climi e atmosfere dell'Italia del "miracolo economico" con una serie di vecchie macchinine giocattolo, bruciate dal fuoco, superstiti di un incendio che ne ha preservato quasi solo l'ossatura. Le piccole auto a pedali degli anni '30, '40 e '50 provengono dalla collezione di un imprenditore bresciano che fra il 1970 e 1980 aveva partecipato come pilota ai trofei monomarca Alfa sud e Renault.
Con questi modellini, perfette riproduzioni delle Bugatti con cui Tazio Nuvolari sfrecciava negli anni '50 nella famosa Millemiglia, Florencia Martinez ricrea voci e volti di quegli anni, e l'intensità emotiva che ci lega a quel clima ancora per noi mitico e meraviglioso, avvolgendo e ricoprendo quasi ossessivamente di tessuti intrecciati, aggrovigliati a forza, cuciti e ricuciti, i pezzi di manubrio, le ruote rotte, le capote, e aggiungendo foto di bambini, in una forma di ricostruzione di ciò che il fuoco ha distrutto e di quel periodo di storia italiana che i tempi hanno annientato.
Nel contempo, a fare da contrappunto concettuale a questi simboli della "disillusione e della furia crudele del tempo", l'artista espone una serie inedita di opere su tavola con stoffe avvolgenti, morbidi "chorizones" colorati, che si estendono in successive sovrapposizioni intorno alla tela, dove il ricamo acquista valenza letteraria di slogan ossessivo, un leit-motiv "Insisterò" scandito da ogni personaggio e immagine.
Stoffe coloratissime e arrotolate, dalle fantasie astratte e dalle superfici grezze, che assumono forme indefinite, in un lavoro ossessivo, affascinante, che acquista forza e vigore con una rispondenza cromatica e compositiva. In questi meravigliosi grovigli, l'occhio si perde attratto da continui dettagli, in un immaginario profondamente femminile ed estremamente originale che rende Florencia Martinez assolutamente originale nel panorama dell'arte contemporanea.
Florencia Martinez è nata a Buenos Aires nel 1962 e dal 1990 vive e lavora a Milano.
Dal 1984 ha esposto in numerose mostre collettive e personali in Argentina, Brasile, Cina, Cuba, Europa (Francia, Italia, Olanda, Austria) e USA. Hanno curato le sue mostre numerosi critici fra cui: Achille Bonito Oliva, Vittorio Sgarbi, Francesca Pasini, Angela Madesani, Luca Beatrice, Valerio Dehò.
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