Francesco Biondo. La Storia dipinta. Chi l’ha detto che le date sono solo numeri!

Francesco Biondo, Io la vita l'ho vissuta tutta, (omaggio a Giovanni Pesce), 2016

 

Dal 03 Giugno 2016 al 10 Giugno 2016

Milano

Luogo: Ex Fornace

Indirizzo: Alzaia Naviglio Pavese 16

Orari: tutti i giorni 10-12 / 15-20

Curatori: Neva Pedrazzini

Enti promotori:

  • Con il patrocinio del Comune di Milano/Zona 6

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 329 1231064



La Storia al centro dell’opera d’arte, la Storia come esercizio di memoria collettiva. 
Ma anche l’opera d’arte che rende omaggio alla Storia di Milano attraverso il ricordo di alcune delle figure, come Alda Merini, Dario Fo, Giovanni Pesce, Primo Moroni.

Inaugura venerdì 3 giugno 2016 dalle 18 alle 22 negli spazi dell’ex Fornace in Alzaia Naviglio Pavese 16 la mostra “La Storia dipinta. Chi l’ha detto che le date sono solo numeri!” dell’artista siciliano Francesco Biondo, curata da Neva Pedrazzini e realizzata con il patrocinio del Comune di Milano/Zona 6.
 
Fil rouge dell’arte di Francesco Biondo, nato a Gangi in provincia di Palermo nel 1958, è la “cultura del frammento”,  che esprime la necessità non solo dell’artista, ma soprattutto dell’uomo (insegnante di disegno tecnico all’ITIS Feltrinelli di Milano) di non dimenticare che alcune date storiche sono per tutti noi veri e propri esercizi di memoria. 
Ecco perché Francesco Biondo imprime sulle proprie tele, accanto a una serie di nomi, alcune date, sì poco conosciute e a volte dimenticate, ma ugualmente decisive per la storia passata e recente di ogni cittadino. Così facendo  trasforma la poetica informale e creativa dei suoi dipinti in una sorta di “Almanacco” storico per non dimenticare mai, dove la materia pittorica diventa energia e racconto.
Scrive Neva Pedrazzini “ Le opere selezionate presenti in mostra sono l’omaggio alle storie che non si dimenticano, sono restituzioni di memoria filtrata dalla sensibilità di artista e di persona impegnata quotidianamente”

L’impatto visivo delle opere di Francesco Biondo presenta sollecitazioni e riferimenti diversificati, dall’espressionismo all’arte povera, dal collage all’action painting, ma anche una unitarietà di ricerca: l’impostazione compositiva è esplicitata dall’uso del colore e arricchita dall’utilizzo di frammenti organici e non, oggetti comuni per collage materici carichi di vita propria, corrosi dal tempo e spesso ritrovati sulle spiagge della sua Sicilia, luoghi da sempre deputati alla cultura dell’abbandono.
 
Francesco Biondo, che nel 1995 ha illustrato la copertina del romanzo dello scrittore croato Vladimir Arsenijevic “Sottocoperta” (Edizioni Comedit 2000, Milano) sullo scoppio della guerra nell’ex Jugoslavia con l’opera “Negazioni Chiarite” del 1991,  a Milano presenta oltre venti opere - quasi tutte a ripercorrere non solo la Storia, ma anche le sue connessioni con la Giustizia - attraverso momenti topici come la sentenza sulla strage nei cieli di Ustica del 15 dicembre 2005 (“Tutti assolti”),  l’assoluzione il 3 maggio 2005 di Maggi, Rognoni e Zorzi a proposito della strage di Piazza Fontana (“Beffa di Stato”), l’incriminazione senza esito il 1 maggio 2003 di George Bush come criminale di guerra (“La guerra è finita/Criminale di guerra”).
Ma l’esposizione milanese è anche l’occasione di ricordare figure umane importantissime per l’Italia,  ma soprattutto per la città di Milano, come la poetessa Alda Merini, il partigiano e uomo  politico Giovanni Pesce,  il Premio Nobel1997 per la Letteratura Dario Fo. La serie dei lavori prende il titolo da un verso proprio di Alda Merini: “Io la vita l’ho vissuta tutta”.
 
Durante la settimana di apertura della mostra sono previsti due serate di letture aperte al pubblico (ingresso libero sino ad esaurimento posti), a cura di Roberto Carusi, volte a far conoscere meglio la storia e la poetica sociale nell’opera di Francesco Biondo. 
 
Venerdì 3 giugno ore 19
“Primi Accadimenti” letture di Livia Rosato e Roberto Carusi
 
Giovedì 9 giugno ore 19
“Altri Accadimenti” letture di Patrizia Grioni e Stefano Nosotti

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