Ivano Facchetti. POPLAND. Oltre, Meta, Ultra
Dal 04 Maggio 2023 al 04 Maggio 2023
Milano
Luogo: Republic Milano
Indirizzo: Piazza della Repubblica 12
Orari: dalle ore 18.30
Curatori: Luca Cantore D’Amore
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Cosa ci fanno Batman, Spiderman, Roger Rabbit, Darth Vader nella metropoli italiana più europea e creativa? Milano per una notte diventa Gotham City, da vivere nei sottosuoli, in uno dei suoi club più esclusivi: il Republic Milano.
È qui che il 4 maggio dalle 18.30 va in scena “POPLAND. Oltre, Meta, Ultra”, una mostra di Ivano Facchetti, a cura di Luca Cantore D’Amore, organizzata da Arland Milano. Una “one night” (la mostra, infatti, si può visitare solo il 4 maggio) fatta di sciabolate di colore e di passione. Un progetto trasgressivo e audace, a partire da luogo davvero atipico per l’arte, che punta a coinvolgere soprattutto, ma non solo, i giovani, appassionati e neofiti.
Artland e Republic Milano, infatti, con la direzione artistica di Luca Cantore D’Amore, invitano il pubblico a scendere girone per girone in una black room e per immergersi in uno spazio senza tempo, senza feritoie di luce. Un contenitore di stupore, di musica e di performance che, è pronto da oggi a ospitare artisti di valore, a partire da Francesco Simonetta (Artland) e Sirio Saccani (Republic) QUI NON E’ CHIARO, L’ARTISTA NON E’ Facchetti?
È in questo contesto sorprendente che si caleranno le opere di Ivano Facchetti, artista giovane e ultra contemporaneo, originariodi Caravaggio, conosciuto per oltrepassare la gabbia della tela e della cornice, con le sue composizioni POP o “ultra POP”, come le ha definite il critico d’arte Luca Cantore D’Amore. “L’estetica di Ivano Facchetti sembra provenire da uno spettro galattico di una dimensione metallica e cromata molto lontana. L’Artista, finalmente, riesce ad aggiungere, a variare, a distorcere virtuosamentela stasi figurativa all’interno della quale versa la Pop Art da ormai una dozzina d’anni. Ivano Facchetti, attraverso un procedimento che è innanzitutto mentale, genera nuove traiettorie di un’estetica che, senza di lui, avrebbe potuto definirsi stantia o,addirittura, ripetitiva. La grande forza rivoluzionaria di alcuni filoni dell’immagine e della creazione, infatti, spesso, si dimentica che, storicamente, ha trovato il proprio senso e la propria collocazione nel panorama contemporaneo poiché figlia dell’epoca e del periodo a cui appartiene - e che l’ha generata. La Pop Art, invece, da questo punto di vista e più di ogni altro stilema figurativo, sembrava, da alcuni anni, essere diventata mero esercizio di stile e di riproduzione: come un rifugio per “creativi con lacune di creatività” che, semplicemente, copiano, riproducono e ripropongono in maniera pedissequa; senza, però, aggiungeremai nulla all’Opera o all’elaborato: venendo, così, di conseguenza, meno al patto con l’essenza dell’Arte. La potenza di Ivano Facchetti, invece, è quella di essere riuscito ad inserirsi in uno scenario che non solo, fino a questo momento, è risultato assolutamente confondibile e miscelabile con quanto lo ha preceduto - generando stile e, di conseguenza, riconoscibilità -, ma anche di aver oltrepassato il confine della tela, facendo deflagrare le icone che omaggia e che propone dentro le nostre vite, come elementi di rottura inconfondibili: come fossero coinquilini non più soltanto del nostro sguardo, del nostro immaginario statico, ma anche fisicamente delle nostre dimore, dei nostri spazi, delle nostre intimità, attraverso una percezione quasi oggettuale dell’immagine e, prima ancora, dell’idea. Ci si può parlare tranquillamente - pare - con le opere di Ivano Facchetti, sembrano quasi essere composte di carne e di ossa: grazie a questa intuizione provocatoria e memorabile della dimensionalitàdell’opera che, finalmente, con una felice grazia e attraverso un ponderato equilibrio compositivo (che è ponderato anchequando, volutamente eccede), riesce a collocarsi, senza disturbare, ma quasi sedendosi sulle spalle dei giganti, in un’identità che,oscilla serenamente tra quella del quadro, del design, del complemento d’arredo o della scultura. Senza la puzza dello snobismo della superiorità a tutti i costi tipica degli sperimentatori della modernità, Ivano Facchetti, in fine, può tranquillamente definirsi un Artista che scende dalla sua torre e si mescola, liquidamente, nella democratica modalità di stare al mondo necessaria percontribuire con una nota allo spartito - nel suo caso Rock – del nostro tempo”: queste le parole del curatore, Luca CantoreD’Amore.
E non è un caso che sia il Republic, in Piazza della Repubblica, nel pieno centro di Milano, il luogo scelto per la mostra “one night”. Un luogo, come l’artista che vi espone, iconico e riconosciuto nel panorama del nostro tempo: “Una memoria dalsottosuolo che proviene dal futuro,” come lo definisce il curatore. Ivano Facchetti (Caravaggio, 1974) esprime il suo talento artistico fin da bambino. Dopo l'abbandono degli studi superiori per lavorare in una falegnameria, qui, fuori dagli orari lavorativi, trova lo spazio per sperimentare creazioni e per concedere libero sfogo alla sua creatività. Le sue opere crescono con lui, in un procedimento artistico da autodidatta, che lo hanno portato oggi ad una pittura sperimentale orientata verso la Pop Art.
È qui che il 4 maggio dalle 18.30 va in scena “POPLAND. Oltre, Meta, Ultra”, una mostra di Ivano Facchetti, a cura di Luca Cantore D’Amore, organizzata da Arland Milano. Una “one night” (la mostra, infatti, si può visitare solo il 4 maggio) fatta di sciabolate di colore e di passione. Un progetto trasgressivo e audace, a partire da luogo davvero atipico per l’arte, che punta a coinvolgere soprattutto, ma non solo, i giovani, appassionati e neofiti.
Artland e Republic Milano, infatti, con la direzione artistica di Luca Cantore D’Amore, invitano il pubblico a scendere girone per girone in una black room e per immergersi in uno spazio senza tempo, senza feritoie di luce. Un contenitore di stupore, di musica e di performance che, è pronto da oggi a ospitare artisti di valore, a partire da Francesco Simonetta (Artland) e Sirio Saccani (Republic) QUI NON E’ CHIARO, L’ARTISTA NON E’ Facchetti?
È in questo contesto sorprendente che si caleranno le opere di Ivano Facchetti, artista giovane e ultra contemporaneo, originariodi Caravaggio, conosciuto per oltrepassare la gabbia della tela e della cornice, con le sue composizioni POP o “ultra POP”, come le ha definite il critico d’arte Luca Cantore D’Amore. “L’estetica di Ivano Facchetti sembra provenire da uno spettro galattico di una dimensione metallica e cromata molto lontana. L’Artista, finalmente, riesce ad aggiungere, a variare, a distorcere virtuosamentela stasi figurativa all’interno della quale versa la Pop Art da ormai una dozzina d’anni. Ivano Facchetti, attraverso un procedimento che è innanzitutto mentale, genera nuove traiettorie di un’estetica che, senza di lui, avrebbe potuto definirsi stantia o,addirittura, ripetitiva. La grande forza rivoluzionaria di alcuni filoni dell’immagine e della creazione, infatti, spesso, si dimentica che, storicamente, ha trovato il proprio senso e la propria collocazione nel panorama contemporaneo poiché figlia dell’epoca e del periodo a cui appartiene - e che l’ha generata. La Pop Art, invece, da questo punto di vista e più di ogni altro stilema figurativo, sembrava, da alcuni anni, essere diventata mero esercizio di stile e di riproduzione: come un rifugio per “creativi con lacune di creatività” che, semplicemente, copiano, riproducono e ripropongono in maniera pedissequa; senza, però, aggiungeremai nulla all’Opera o all’elaborato: venendo, così, di conseguenza, meno al patto con l’essenza dell’Arte. La potenza di Ivano Facchetti, invece, è quella di essere riuscito ad inserirsi in uno scenario che non solo, fino a questo momento, è risultato assolutamente confondibile e miscelabile con quanto lo ha preceduto - generando stile e, di conseguenza, riconoscibilità -, ma anche di aver oltrepassato il confine della tela, facendo deflagrare le icone che omaggia e che propone dentro le nostre vite, come elementi di rottura inconfondibili: come fossero coinquilini non più soltanto del nostro sguardo, del nostro immaginario statico, ma anche fisicamente delle nostre dimore, dei nostri spazi, delle nostre intimità, attraverso una percezione quasi oggettuale dell’immagine e, prima ancora, dell’idea. Ci si può parlare tranquillamente - pare - con le opere di Ivano Facchetti, sembrano quasi essere composte di carne e di ossa: grazie a questa intuizione provocatoria e memorabile della dimensionalitàdell’opera che, finalmente, con una felice grazia e attraverso un ponderato equilibrio compositivo (che è ponderato anchequando, volutamente eccede), riesce a collocarsi, senza disturbare, ma quasi sedendosi sulle spalle dei giganti, in un’identità che,oscilla serenamente tra quella del quadro, del design, del complemento d’arredo o della scultura. Senza la puzza dello snobismo della superiorità a tutti i costi tipica degli sperimentatori della modernità, Ivano Facchetti, in fine, può tranquillamente definirsi un Artista che scende dalla sua torre e si mescola, liquidamente, nella democratica modalità di stare al mondo necessaria percontribuire con una nota allo spartito - nel suo caso Rock – del nostro tempo”: queste le parole del curatore, Luca CantoreD’Amore.
E non è un caso che sia il Republic, in Piazza della Repubblica, nel pieno centro di Milano, il luogo scelto per la mostra “one night”. Un luogo, come l’artista che vi espone, iconico e riconosciuto nel panorama del nostro tempo: “Una memoria dalsottosuolo che proviene dal futuro,” come lo definisce il curatore. Ivano Facchetti (Caravaggio, 1974) esprime il suo talento artistico fin da bambino. Dopo l'abbandono degli studi superiori per lavorare in una falegnameria, qui, fuori dagli orari lavorativi, trova lo spazio per sperimentare creazioni e per concedere libero sfogo alla sua creatività. Le sue opere crescono con lui, in un procedimento artistico da autodidatta, che lo hanno portato oggi ad una pittura sperimentale orientata verso la Pop Art.
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