Jean-Marie Barotte. Nerocenere
![Jean Marie Barotte, Feu la Cendre, 2013 Jean Marie Barotte, Feu la Cendre, 2013](http://www.arte.it/foto/600x450/fd/19829-6_-Jean-Marie-Barotte_-FEU-LA-CENDRE_-2013_-16x22_-tecnica-mista-con-nero-fumo-su-cartone-telato_1_.jpg)
Jean Marie Barotte, Feu la Cendre, 2013
Dal 23 Gennaio 2014 al 23 Febbraio 2014
Milano
Luogo: Fondazione Stelline
Indirizzo: corso Magenta 61
Orari: da martedì a domenica 10-20
Curatori: Chiara Gatti
Enti promotori:
- Fondazione Stelline
- Associazione Culturale T.Art
- Institut français Milano
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 45462411
E-Mail info: ufficiostampa@andromaca.it
Sito ufficiale: http://www.stelline.it
Dal 23 gennaio al 23 febbraio, promossa dalla Fondazione Stelline in collaborazione con l'Associazione Culturale T.Art e con il patrocinio dell'Institut français Milano, una mostra antologica ripercorre l'opera dell'artista italo-francese Jean-Marie Barotte.
La personale, curata da Chiara Gatti, è ricca di un centinaio di opere fra pezzi storici e lavori recenti e indaga la riflessione di un autore che ha saputo coniugare pittura e letteratura, ragionando sempre sul doppio registro del colore e della parola. Parola spesso intesa come evocazione di una scrittura dell'anima, di un messaggio inconscio, di una calligrafia arcaica, tracciata nella polvere della materia e depositata sulla tela. Materia che, come suggerisce il titolo della mostra, è cenere, è il risultato di una combustione lenta, di un processo di erosione, cancellazione e trasformazione di una sostanza in un'altra. Pensando al testo «Feu la cendre» del filosofo francese Jacques Derrida (tradotto, nell'edizione italiana, come Ciò che resta del fuoco), Jean-Marie Barotte utilizza la scrittura poetica e filosofica come detonatore pittorico affidando all'immagine la trascrizione di ciò che è stato “dato al fuoco”, resti di una memoria, dove frammenti di parole, di nomi, di lettere affiorano come reperti, indizi o ferite. In composizioni piccole come breviari o più ampie, spaziali come alcune installazioni ideate in funzione della mostra milanese, Barotte sposa anche la sua doppia origine, in bilico fra Italia e Francia, terre e culture ugualmente presenti nella sua formazione, mai disgiunte in trent'anni di ricerca inesausta.
Fluttuando fra carte e tele in cui l'istinto astratto va di pari passo con la citazione colta, si scoprono altri legami, con l'opera letteraria di Edmond Jabes, Paul Celan, oltre al percorso spirituale di Juan de la Cruz al cui celebre poema La noche oscura Barotte ha dedicato un ciclo di dipinti dal retrogusto esistenziale.
Jean-Marie Barotte, nato a Milano nel 1954. Dopo una lunga esperienza nel teatro come attore nel gruppo ‘Cricot 2’ del regista e pittore Tadeusz Kantor, matura la decisione di dedicarsi alla pittura come sua nuova forma di espressione. Partendo da opere letterarie poetiche e filosofiche la sua pittura prende la forma di una meditazione.
Nel periodo di esposizione della mostra saranno organizzate una serie di attività di approfondimento per offrire ulteriori possibilità di conoscenza dell’opera di Jean-Marie Barrotte.
Il 19 febbraio, alle ore 18.30 in collaborazione con l'Institut français Milano è in programma una conversazione con l'artista, presso il CineMagenta 63.
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