Lo spazio come utopia: Fontana e l'architettura a Milano
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Lucio Fontana, Ambienti/Environments, Pirelli HangarBicocca, Milano
Dal 09 Novembre 2017 al 09 Novembre 2017
Milano
Luogo: Pirelli HangarBicocca
Indirizzo: via Chiese 2
Orari: h 20.30
Costo del biglietto: ingresso libero fino a esaurimento posti. Prenotazione riservata ai Member Pirelli HangarBicocca
Telefono per informazioni: +39 02 66 11 15 73
Sito ufficiale: http://www.hangarbicocca.org
Il Public Program | Lucio Fontana, presentato da Pirelli HangarBicocca, è un ricco programma di conferenze, conversazioni e concerti, dedicato alla mostra “Ambienti/Environments” di Lucio Fontana.
Giovedì 9 novembre alle 20.30 il primo appuntamento con la conferenza di Paolo Campiglio:
LO SPAZIO COME UTOPIA: FONTANA E L’ARCHITETTURA A MILANO
Paolo Campiglio, studioso del lavoro di Lucio Fontana, accompagna il pubblico alla scoperta dei progetti realizzati dall’artista in collaborazione con i maggiori architetti del suo tempo, negli atrii dei condomini, nei cinema, nei luoghi pubblici e privati di Milano. Opere ancora visibili o ormai scomparse, che sono la premessa degli ambienti presentati nella mostra “Ambienti/Environments”.
Fin dagli anni giovanili le collaborazioni di Fontana con i maggiori esponenti dell’avanguardia architettonica italiana, dai BBPR a Luciano Baldessari, svilupparono nell’artista la consapevolezza dello spazio come utopia. Dal 1951, con l’elaborazione del Manifesto tecnico (1951) esposto al I Congresso delle Proporzioni alla IX Triennale di Milano, si chiarisce in lui come questa utopia sia realizzabile in rapporto allo spazio architettonico vissuto; la collaborazione con gli architetti assolve perciò negli anni Cinquanta alla mancata possibilità di creare degli ambienti in autonomia, come dimostrano i reiterati dinieghi della Biennale di Venezia (1950 e 1952) alle proposte ambientali dell’artista. L’analisi di alcuni esempi di architetture milanesi che ancora oggi presentano interventi di Fontana pone in evidenza come le numerose collaborazioni nell’architettura costituiscano una sorta di prova generale per la più consapevole e autonoma elaborazione degli ambienti spaziali negli anni Sessanta.
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