Marco Schifano. Personale
Dal 01 Ottobre 2014 al 21 Marzo 2015
Milano
Luogo: Studio Giangaleazzo Visconti
Indirizzo: c.so Monforte 23
Orari: da lunedì a venerdì 11-13 / 15-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 795251
E-Mail info: info@studiovisconti.net
Sito ufficiale: http://www.studiovisconti.net/
L’esposizione, presenterà 35 fotografie del giovane artista romano, caratterizzate da un’elevata precisione formale e da un notevole gusto compositivo.
Pur lavorando con gli strumenti fotografici - apparecchi che lo accompagnano fin dalla sua infanzia -, Schifano si muove seguendo una manualità antica, come un maestro rinascimentale o come un pittore fiammingo, ricostruendo con maniacale accuratezza le scene che saranno oggetto delle sue attenzioni.
In bilico tra fotografia, montaggio filmico e pittura, queste immagini si accostano però anche al meccanismo della drammatizzazione teatrale e rappresentano sia la soggettività propria dell’artista, sia l’aspirazione all’oggettività dei singoli particolari.
Come afferma il critico Gianluca Ranzi, nel suo testo in catalogo, “C’è un profondo senso dell’avventura che anima le opere di Marco Schifano. L’avventura consiste anche nella creazione di immagini che contrappongono la rapidità istantanea dello scatto al tempo lungo richiesto dalla complessa preparazione di ogni set, delle luci, delle piante rare, degli animali vivi che vi compaiono, anche amplificata dall’assenza pressoché totale di interventi di post-produzione digitale sugli scatti realizzati”.
I soggetti comprendono animali, siano essi comuni (capre, oche, rane), o rari e feroci (leoni, armadilli, coccodrilli, avvoltoi) e vegetali (piante, fiori, frutta) che Schifano combina con oggetti inanimati come suppellettili, bicchieri in cristallo, argenterie, strumenti musicali, scranni neo-gotici, e molto altro, in una sorta di dialogo continuo che porta a interagire sullo stesso piano cose inanimate e soggetti viventi, in un sottile gioco tra realtà e finzione.
“Schifano - sottolinea ancora Gianluca Ranzi - coinvolge lo spettatore in un’avventura estetica e conoscitiva che riguarda da una parte il manifestarsi inaspettato di una relazione tra i soggetti (di qualsiasi natura essi siano) e dall’altra la magia della prodigiosa resa fotografica delle textures, dei materiali e dei riflessi”.
Con questo suo modo di operare, Marco Schifano si pone al di fuori del comune sentire artistico. Laddove si predilige la provocazione o l’elemento spettacolare e concettuale, lui risponde con immagini colte, costruite con un profondo senso della bellezza e della composizione.
Accompagna la mostra un catalogo Edizioni Tip.Le.Co.
Marco Schifano (1985) vive e lavora a Roma.
Sin dall`infanzia i suoi “giocattoli” sono cineprese e macchine fotografiche, con le quali cresce sperimentando la propria capacità comunicativa. Si esercita nel “montaggio in macchina” per ottenere filmati dove fonde le sue ricerche sul senso e sul ritmo: tante ore di girato e un gran numero di scatti per arrivare a una propria rappresentazione estetica del mondo.
La sua opera fotografica più recente si basa su una processualità complessa che prevede una lunga ricerca preliminare di elementi coordinati, assemblati e quindi ripresi per dare vita a iconografie altamente formalizzate. Lo still life è usato per rileggere la tradizione pittorica della natura morta, attraverso immagini che si collocano sulla soglia tra realtà e finzione.
Pur lavorando con gli strumenti fotografici - apparecchi che lo accompagnano fin dalla sua infanzia -, Schifano si muove seguendo una manualità antica, come un maestro rinascimentale o come un pittore fiammingo, ricostruendo con maniacale accuratezza le scene che saranno oggetto delle sue attenzioni.
In bilico tra fotografia, montaggio filmico e pittura, queste immagini si accostano però anche al meccanismo della drammatizzazione teatrale e rappresentano sia la soggettività propria dell’artista, sia l’aspirazione all’oggettività dei singoli particolari.
Come afferma il critico Gianluca Ranzi, nel suo testo in catalogo, “C’è un profondo senso dell’avventura che anima le opere di Marco Schifano. L’avventura consiste anche nella creazione di immagini che contrappongono la rapidità istantanea dello scatto al tempo lungo richiesto dalla complessa preparazione di ogni set, delle luci, delle piante rare, degli animali vivi che vi compaiono, anche amplificata dall’assenza pressoché totale di interventi di post-produzione digitale sugli scatti realizzati”.
I soggetti comprendono animali, siano essi comuni (capre, oche, rane), o rari e feroci (leoni, armadilli, coccodrilli, avvoltoi) e vegetali (piante, fiori, frutta) che Schifano combina con oggetti inanimati come suppellettili, bicchieri in cristallo, argenterie, strumenti musicali, scranni neo-gotici, e molto altro, in una sorta di dialogo continuo che porta a interagire sullo stesso piano cose inanimate e soggetti viventi, in un sottile gioco tra realtà e finzione.
“Schifano - sottolinea ancora Gianluca Ranzi - coinvolge lo spettatore in un’avventura estetica e conoscitiva che riguarda da una parte il manifestarsi inaspettato di una relazione tra i soggetti (di qualsiasi natura essi siano) e dall’altra la magia della prodigiosa resa fotografica delle textures, dei materiali e dei riflessi”.
Con questo suo modo di operare, Marco Schifano si pone al di fuori del comune sentire artistico. Laddove si predilige la provocazione o l’elemento spettacolare e concettuale, lui risponde con immagini colte, costruite con un profondo senso della bellezza e della composizione.
Accompagna la mostra un catalogo Edizioni Tip.Le.Co.
Marco Schifano (1985) vive e lavora a Roma.
Sin dall`infanzia i suoi “giocattoli” sono cineprese e macchine fotografiche, con le quali cresce sperimentando la propria capacità comunicativa. Si esercita nel “montaggio in macchina” per ottenere filmati dove fonde le sue ricerche sul senso e sul ritmo: tante ore di girato e un gran numero di scatti per arrivare a una propria rappresentazione estetica del mondo.
La sua opera fotografica più recente si basa su una processualità complessa che prevede una lunga ricerca preliminare di elementi coordinati, assemblati e quindi ripresi per dare vita a iconografie altamente formalizzate. Lo still life è usato per rileggere la tradizione pittorica della natura morta, attraverso immagini che si collocano sulla soglia tra realtà e finzione.
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